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Autore: anonimaG    20/11/2011    3 recensioni
Dal capitolo 11:
Sono sopra di lui e lui mi sta guardando.
Mi leva il ciuffo di capelli da davanti gli occhi e ride.
-Che c’è?-.
-Sei imbranata. Mi piace.
Mi sposto da sopra il suo corpo e rotolo pure io a terra.
Lui si gira verso di me e mi viene sopra.
Gli tocco una guancia e rido.
-Che c’è?
-Mi fai sorridere. Mi piace.
Leggete la mia FF e spero vi piaccia e se recensite per dirmi com'è mi fate anche più felice ^.^
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ORMAI TI HO PERSO

 
 

 9 anni prima...

 
   Sono da sola e seduta in una panchina.
Vedo gli altri bambini giocare con la palla, vorrei giocare anche io con loro, sono così felici e vivaci.
Finalmente mi decido ad andarci.
Tutti mi guardano straniti, come se fossero sorpresi.
-Posso giocare con voi?-. Chiedo con tono innocente.
Infondo ho solo otto anni, che posso fare di male?
Nessuno mi risponde e per un po’ ci sono degli sguardi schifati.
Un bambino dai capelli castani e gli occhi neri si fa avanti.
-Tu sei la figlia di quei ricchi! Non ti vogliamo con noi! Sei un caccola!-. Mi dice tirandomi la palla in testa.
Cado.
-Andiamo via-. Ordina il bambino agli altri.
Ho un ginocchio sbucciato e mi esce il sangue.
Inizio a piangere, fa veramente male.
Un bambino biondo e dagli occhi azzurri mi guarda e mi porge la mano per aiutarmi.
Mi rialzo e mi asciugo le lacrime.
-Non piangere, tu non sei una caccola-. Vuole consolarmi.
-Dici veramente?
-Si, i tuoi genitori che lavoro fanno?-. Mi dice come se volesse riparare all’offesa da parte di quel bambino castano.
-Hanno un’azienda.
-Cos’è un’azienda?
-Non lo so ma mamma mi ha detto che hanno un azienda-. Dico ridendo.
-E tu abiti qua?
-No, sono da mia nonna-. Rispondo guardandomi il ginocchio ancora sanguinante.
-Ti fa male?-. Mi chiede guardando il ginocchio affascinato.
-Ora non tanto.
-Bene, sono contento.
-Io mi chiamo Bea.
-Ma che nome è Bea?-. Ride.
-In realtà mi chiamo Beatrice ma mi fa schifo come nome-. Commento arrossendo un po’.
-Io sono C…
-Cristy andiamo!!!-. Una bambina mora urla contro il biondino.
-Ti ho detto di non chiamarmi Cristy! Mi fa schifo quel soprannome! È da femmine!-. Il bambino se ne va senza darmi più retta e io rimango di nuovo sola nel campetto.
Decido di tornare nella casa di mia nonna.
Strano, mia nonna non è ricca ed è una contadina, a quanto mi ha detto mamma una contadina è una persona che lavora nei campi.
Però questa è la seconda volta che sono venuta a trovare mia nonna e lei non la vedo mai, si vede che mamma e papà non hanno un buon rapporto con lei anche se per me è molto buona e dolce.
Mio nonno invece non c’è, mi hanno detto che se n’è andato lassù; nel cielo.
Mi hanno detto anche che nel cielo c’è Gesù e che è una persona molto buona che ti fa stare in un bellissimo posto chiamato paradiso.
Arrivo nella casetta della nonna e mia mamma mi guarda, sembra arrabbiata.
-Cos’hai fatto al ginocchio?
-Sono caduta.
-Sei sempre sbadata! Guarda dove metti i piedi una buona volta!-. Anche se se la prende con me non sembra davvero arrabbiata verso di me ma verso qualcun altro, forse la nonna.
Mi prende per la mano e mi porta in macchina senza salutare la nonna.
 
 
 
 

Adesso…

 
 
 
 
   Sono nella scuola privata, liceo psico-pedagogico.
Ne ho combinata un'altra delle mie.
Anche se la scuola finisce tra due giorni l’ho combinata grossa.
È iniziato tutto quando quella grandissima stronza di Adele mi aveva fatto cadere, lo fa sempre apposta, ce l’ha con me ma è solamente gelosia in realtà.
Cadendo ero andata a finire sopra Richard al quale avevo versato la bottiglietta d’acqua addosso bagnandolo tutto.
Dopo di ché lui se la prese con me e io con Adele.
Adele incominciò a prendermi in giro e io per tirarle la bottiglietta addosso presi il vaso.
Il sacro vaso a cui il preside era affezionato e avrebbe dato la vita pur di salvarlo.
La mia bottiglietta mi aveva tradito.
Possibile che la bottiglietta fosse più pesante del vaso? Mistero…
Ed ora sono qua in presidenza a parlare con il preside e mia madre.
   Finito di parlare io e mia madre usciamo da scuola.
-Possibile che non combini mai niente di buono?
-Mamma avevo preso il vaso per sbaglio!!!
-Non m’interessa, non mi piace il tuo carattere, ti metto in punizione! Ma questa volta non la passi come con le altre, no cara mia! Già ho la punizione in mente!
-No mamma, non una punizione severa come quelle tue!-. La supplico per un po’ ma lei mi ignora.
-Ho deciso! Da tua nonna c’è un liceo psico-pedagogico, certo non è privato ma… Si, si è perfetto! Passerai il tuo ultimo anno di superiori in campagna da tua nonna a iniziare da questa estate! Tanto la città è a pochi minuti di strada dalla campagna e il liceo è proprio là vicino!
-No mamma! Non conosco nessuno là!
  Adele sei una bastarda.
Mia nonna, non la vedevo da quando avevo otto anni e non sapevo neanche che fare là in quella campagna sconfinata piena di schifosissimi insetti!
-A iniziare da questa estate, cosa intendi con questo?-. Chiedo, spero che stia scherzando perché preferisco suicidarmi che andare là!
-Che partirai fra tre giorni!!!
   
 
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