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Autore: Witch_Hazel    21/11/2011    1 recensioni
Una serie di storie semiserie autoconclusive che prendono ispirazione dai colori di capelli di Jared e dall'umore altalenante di Ivy. Enjoy!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Under the burning sun
I take a look around
Imagine if this all came down
I'm waiting for the day to come
(30 Seconds to Mars- Oblivion)

Fu l’assistente di volo a svegliarla con dolcezza: stavano per atterrare. Ormai era talmente avvezza ai gridolini della madre e della sorella da riuscire ad addormentarsi persino quando raggiungevano il livello degli ultra suoni. Poco male: erano anni che non si faceva una dormita così piacevole, praticamente da quando aveva iniziato l’università e, contemporaneamente, a lavorare. Ma ora che si era finalmente laureata, si era arrogata il diritto di prestare l’attenzione molto meno e perdersi in pensieri fini a se stessi molto più spesso. Aveva deciso di concedersi quel lusso per un po’ almeno, con buona pace di tutti, persino del Boss, che con un sorriso le aveva regalato ben due settimane di ferie, ferie che sua madre aveva già pensato di riempire col suo regalo di laurea.

<< Signorina, stiamo atterrando a Los Angeles, la prego allacciarsi la cintura. >>

Quello era il fantomatico regalo, un viaggio nella città degli angeli. Che non aveva ancora capito, in realtà, se fosse per lei, la figlia neolaureata, o per la madre stessa.

 

Ennesimo sbuffo.

<< Suvvia, Ivy, non siamo ancora a metà del giro che abbiamo programmato e io e mamma abbiamo appuntamento alla manicure! >>

Ivy scrollò le spalle con cipiglio annoiato. Decisamente doveva rivedere il suo catalogo di espressioni facciali, si appuntò.

<< è solo il terzo giorno di vacanza: non capisco questa vostra ossessione per vedere tutta Los Angeles nel giro di poche ore visto che staremo qui per ben due settimane. Oltretutto è un progetto veramente utopico. >>

La sorella si rivolse alla madre, che stava squadrando un tubino elegante in una luccicante vetrina:

<< Ma mamma, non avevi detto che era diventata un po’ meno acida dopo la laurea? >>

<< Sì, l’ho detto - rispose la donna, continuando a fissare l’abito rapita - ma è rimasta comunque permalosa >>.

Ivy alzò gli occhi al cielo, decidendo di non prestare orecchio a quello scambio di frecciatine che sua madre e sua sorella si stavano scambiando, di cui era l’argomento. Fu quando decise di dare un’occhiata in giro che lo vide.

Stava lanciando sguardi distratti alle vetrine del centro, ogni tanto digitava qualcosa sulla tastiera del cellulare, con l’indice correggeva la posizione degli occhiali da sole. Era decisamente Shannon Leto e Ivy era decisamente in panico. E da brava cretina che si rispetti, visto che aveva accuratamente evitato di avvisare il fratello che sarebbe stata “nei paraggi” sapendo che si stavano concedendo una delle loro rare pause durante quel tour pressoché infinito, non solo non mosse nemmeno un muscolo, ma continuò a fissarlo imbambolata, quasi le fosse apparsa la Madonna. L’unico neurone che non era ancora in standby aveva avuto la brillante idea di mettersi a pregare che lui, nonostante tutto, non si accorgesse di lei, visto che doveva essere abituato e abbastanza allenato a sopportare gli sguardi opprimenti di folle di ragazze in preda a crisi ormonali o lobotomizzate. Però, il caso volle, come nelle migliori e più stucchevoli fanfictions, che lui alzasse la testa in quel momento.

“Magari non mi riconosce”.

Aveva iniziato a camminare verso di lei. Ecco, pure l’ultimo neurone aveva urlato “allarme rosso!”.

<< Hey Ivy! >>

Stretta di mano e abbraccio cordiale, il tutto mentre sua madre e sua sorella avevano indecorosamente perso il controllo delle loro mandibole.

<< Ciao Shannon >> replicò senza troppo entusiasmo. Non che non fosse felice di vederlo, ma avrebbe preferito che quella scenetta non si svolgesse davanti a sua madre e sua sorella.

<< Ehm....Ivy? >>

Ecco, appunto.

<< Sì mamma? >>

<< Chi è questo aitante giovanotto? >>

L’aveva veramente definito “aitante giovanotto”? O. Dio.

Sua sorella, nel frattempo, sembrava aver perso le più banali capacità di articolazione di suoni più complessi di “oh” e “ah”. Sarebbe sicuramente entrata a far parte del lobotomizzate - team.

<< Lui è Shannon mamma, un mio conoscente. >>

Preferì essere sincera ma vaga, era già abbastanza surreale di per sé come situazione.

La donna strinse la mano a Shannon mentre Ivy cercava un modo per scomparire all’istante, quando fu la sua stessa genitrice a trarla d’impaccio, ma, evidentemente in cattiva (pessima!) fede, visto le occhiate ammiccanti che iniziò a lanciare alla figlia che credeva aver fatto un voto di fedeltà perpetua ai libri.

<< Accidenti, come si è fatto tardi! Io e Marlene dobbiamo tornare all’hotel per l’appuntamento, ma tu tesoro puoi restare qui con il tuo amico Shannon. Sono sicura che avrete molte cose di cui parlare… >>

Detto questo prese la figlia minore e la trascinò con sé senza dare ad Ivy alcun tempo per replicare. Comunque, pensò, almeno un problema era risolto. Anzi, due.

Si voltò verso Shannon, che stava ridacchiando sotto i baffi.

<< Carina tua madre. Molto...fantasiosa. >>

Ivy finse di ponderare sulla sua affermazione:

<< Fantasiosa dici? Io avrei usato la parola “invadente”, ma credo andrà bene comunque. >>

<< Temo sia arrivato il momento delle “molte cose” di cui dobbiamo parlare: cosa diamine ci fai a Los Angeles? >>

<< Ehm.... >>

 

 

Ivy e Shannon non si potevano certo considerare amici, anche se, durante gli scambi di email con Jared, si erano sempre inviati dei saluti reciprocamente. Quando si erano conosciuti a Natale, Ivy aveva pensato che fosse una persona piacevole e interessante, ma non aveva avuto occasione di approfondire la conoscenza con lui. Certo, il suo impatto  fisico era decisamente notevole, come sua madre aveva notato e manifestato abbastanza apertamente. Trovarsi a bere un caffè, anzi, un frappuccino, con lui, quindi, le risultava abbastanza surreale visto che oltre una reciproca simpatia di certo non erano compagni di merende. Comunque, si ritrovò a pensare, l’impatto dell’incontro con lui, era stato decisamente attutito, visto che Jared sarebbe stato molto più drammatico e teatrale.

Ci aveva pensato, in effetti, ad avvisarlo che sarebbe stata a Los Angeles per due settimane. Però, dopo aver visto le foto degli ultimi concerti e aver constato che tutta la band si stava letteralmente consumando di lavoro e aver ricevuto una mail di Jared che le annunciava qualche giorno di vacanza, non aveva avuto il cuore di dirglielo. Conoscendo almeno un poco il cantante, avrebbe di certo organizzato qualche mirabolante tour per farle esplorare la città e fare un sacco di cose divertenti, con il risultato che lui non avrebbe riposato nemmeno un poco.

Raccontò tutto questo a Shannon, mentre lui si beveva un caffè americano e il suo frappuccino si scioglieva inesorabilmente.

<< ....e questo è quanto. >> sentenziò tuffandosi nella sua bevanda onde evitare di dover affrontare lo sguardo del suo interlocutore.

<< Sai com’è fatto, si arrabbierà. >>

<< Io in realtà pensavo di fargli un favore lasciandolo riposare, ma il timore della sua ira funesta mi sta facendo pensare di non aver proprio capito un fico secco. >>

Shannon la guardò divertito.

<< Pensavo che avessi imparato qualcosa dalla scenata di Natale! >>

<< Vuoi la sincera verità? Credo che questa cosa dell’imparare dagli errori sia una grandissima stronzata. Se uno è come è, agisce di conseguenza, non riuscirà a deviare dal suo percorso. Quindi io mi comporto sempre da idiota. >> sentenziò.

Shannon, decisamente attonito di fronte a questa esternazione improvvisa, sbarrò gli occhi.

<< Effettivamente forse ho un po’ esagerato vista la situazione... >> sentenziò Ivy, pensando di avergli dato un po’ troppa confidenza. Ipotesi confermata dal silenziò che calò tra i due. Avrebbe sinceramente voluto tagliarsi la lingua da sola ogni tanto. Anzi, da quando aveva incontrato Jared, le era successo molto più spesso del solito.

<< Facciamo così. - sentenziò l’altro d’improvviso - possiamo fingere che gli abbiamo organizzato una sorpresa. >>

Ivy lo guardò scettica.

<< Credi davvero che abboccherà a questa storiella? Non è molto plausibile, visto che la conversazione più lunga che abbiamo mai fatto sta avvenendo in questo preciso istante. >>

Shannon finì il proprio caffè, e prima di rispondere si prese il proprio tempo per distendersi sulla poltroncina del locare e sfoderare uno sguardo, anzi, lo sguardo: quello di chi la sa lunga:

<< è mio fratello: so esattamente come prenderlo. >>

Ivy si prese qualche secondo di riflessione, constatando che il suo interlocutore non avrebbe contemplato alcuna obiezione da parte sua. Probabilmente non aveva nessuna voglia di sorbirsi i malumori di Jared in caso avesse scoperto che Ivy era stata  Los Angeles in incognito. Si accordò quindi con lui per la fantomatica sorpresa. Stavano per uscire quando Shannon improvvisamente disse:

<< Ho visto le foto della tua laurea che hai mandato a Jared, complimenti! >>

<< Grazie! Ora posso passare al grado successivo >>

<< C’era solo tua madre, però, mi sembra....>>

Lei per qualche secondo sembrò distante, con la mente persa chissà dove:

<< Sì, in effetti c’era solo mia madre. Grazie di tutto Shannon, ci sentiamo presto. Fammi sapere se tuo fratello abbocca. >>

Shannon la guardò camminare per strada, pensando che ciò che di Ivy si vedeva da fuori era soltanto la superficie.

Nugae:

Immagino pensaste di esservi liberate di me...beh, sono ancora qua invece. Sono stati mesi pienissimi e il tempo per scrivere effettivamente non esisteva affatto. Avevo già scritto gran parte di questo capitolo, ma non era ancora ultimato e, vista la lunghezza ho deciso di dividerlo in 2 parti. Avrei in mente di pubblicare la seconda abbastanza presto, tesi permettendo.... Intanto vi saluto tutte e vi mando un bacio e mille scuse per la straordinaria attesa!

   
 
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