Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Viki_chan    21/11/2011    6 recensioni
La dannazione di un'anima solitaria.
Harry Potter per tutti è un'eroe.
Ma cosa vede lui guardandosi allo specchio?
Hermione Granger è una ragazza curiosa, forse troppo.
Per quelli che tramano nell'ombra le persone come lei diventano scomode.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'All we need is Harmony'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Damnation of a lonely soul
Rating: giallo/arancio
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Altro personaggio
Prompts: Rapimento, Tradimento, Fame, Fuoco
Ora che siamo adulti e sappiamo che non esiste qualcosa come l'eternità. Ma allora... il tempo si fermò davvero e noi eravamo le uniche persone al mondo. Quell'istante fu così reale eppure così simile a un sogno, sembrò durare solo un attimo ma anche un'eternità. Sono sicura che nei nostri giovani cuori di allora l'eternità fosse realmente esistita.

Damnation of a lonely soul

VI.



Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo,
ma niente, assolutamente niente,
sostituisce lo sguardo dell'essere umano.
(Paulo Coelho)




Emozioni, sentimenti, brividi.
Hermione era diventata un animale in cattività.
Ogni rumore, ogni odore, ogni gesto intorno a lei era cambiato.
Tutto amplificato.
Tutto nuovo, diverso, incredibilmente importante.
Ormai aveva imparato a memoria tutte le facce degli Indicibili, a riconoscerne i ritmi, le espressioni facciali.
I punti di vista.
Li aveva contati, almeno ci aveva provato.
Una buona metà approvava la sua carcerazione.
Alcuni erano spaventati dalla sua presenza.
Mezza dozzina era dalla sua parte.
Un uomo, in particolare, aveva avuto il coraggio di parlare con lei.
Almeno, ci aveva provato.
Ogni volta, però, la voce di Melinda Falk rimbombava minacciosa nella teca di vetro.
Hermione aveva capito che non c'erano solo telecamere a sorvegliarla, o strumenti magici simili.
Aveva capito che la sua presenza in quella teca era rilevata attraverso le emozioni che provava.
Melinda Falk si era fatta scappare delle frasi, il resto Hermione lo aveva intuito dalle parole di quell'uomo.
Piccoli pezzi di verità.
Quel giorno, Hermione lo contò come il settimo dopo il messaggio che era stata obbligata a scrivere ad Harry, l'uomo si avvicinò alla teca, con discrezione.
“Loro sanno cosa pensi.” scandì con il labiale.
Lei fece finta di niente, cercando di non modificare in alcun modo il suo stato emotivo.
Si voltò verso di lui solo un istante.
Vide che l'uomo fingeva di prendere appunti.
Nessuna voce.
Melinda Falk doveva essersi concessa il primo momento di distrazione in moltissimo tempo.
“A chi pensi.” aggiunse l'uomo prima di andarsene come se niente fosse.
Hermione lo guardò, accennò un sorriso e tornò a leggere il libro che aveva scelto quel giorno.
Ogni giorno, come un rito, estraeva un volume dalla piccola libreria.
Lo guardava, lo accarezzava.
Ogni libro era diverso per genere.
Compendi scientifici accanto a romanzi d'amore.
Istruzioni per la cura di piante acquatiche e epopee classiche.
Quel giorno aveva scelto una raccolta di fiabe per bambini.
Come al solito, si mise a leggere ad alta voce.
“C'era una volta una mamma drago molto preoccupata, il suo cucciolo era malato. Il draghetto non volava e la sua pelle a scaglie verdi era spenta e secca...”
Hermione leggeva ad alta voce per non pensare.
Per dimenticare tutti quei gesti e rumori e voci che rimbombavano amplificati nella sua prigione di cristallo.
Poi, accadde qualcosa.
In un angolo della teca, un uomo si fermò.
Incappucciato come gli Indicibili più importanti.
Quasi sempre inseriti in quella metà che trovava la prigionia di Hermione più che giustificata.
Hermione si avvicinò, rimase ad un passo dal vetro.
Guardò gli occhi brillanti sotto quel cappuccio.
E senza che potesse dire qualcosa, senza che potesse commentare quello che stava accadendo, mille sirene iniziarono a suonare.



***


“Harry?”
Ron alzò appena lo sguardo dalla scacchiera.
Neville, al contrario, si agitò così tanto per salutarlo da far cadere la sua regina.
“Ops... Ehi, Harry! E' una vita che non ci vediamo.”
“Sì.” disse Harry sbrigativo, avvicinandosi poi al bancone per ordinare una birra scura.
Il Salem Pub di Londra era il locale più frequentato dai Maghi che non giravano a Diagon Alley.
Era gestito da una vecchia locandiera chiacchierona, che aveva preso Harry in simpatia.
La donna, prima di lasciarlo tornare dagli amici, gli tenne un po' il muso per non essersi fatto vedere per molti giorni.
Quando finalmente poté tornare da Ron e Neville, i due avevano sgombrato il tavolo dalla scacchiera.
“Allora, tutto bene?” chiese Neville sorridendo.
“Sì, sì. Ron.. hai avuto notizie di Hermione?” chiese cercando qualcosa nella giacca.
“No, no. Perché?”
“Qualche giorno fa ho ricevuto questa.”
Harry porse la pergamena che circa una settimana prima un vecchio gufo bruno gli aveva consegnato.
Aveva aspettato del tempo per mostrargliela.
Giusto il tempo per rileggerla un milione di volte, per capire.
Per trovare una risposta adatta.
Per convincere Ron.
Dal canto suo, il rosso impiegò un tempo lunghissimo per leggerla.
“Hai chiesto ad Hermione di metterti con te?”
Nonostante sorridesse, Ron si era irrigidito.
“No. Leggila bene.”
Caro Harry, mi dispiace per non averti dato mie notizie, ma ho bisogno di tempo, come il terzo anno, ricordi? Lo aveva detto anche Sirius, prima di partire. Ho capito che Ron ha molto più cervello di te: lui, mentre tu cercavi il tuo destino, mi è stato vicino. Mettiamo una croce sopra a tutto questo. Sono in un luogo che mi piace molto, non cercarmi. Hermione. Eh.. quindi?”
“Non capisci? Sirius, il tempo, il cervello... Hermione è all'Ufficio Misteri!”
Neville, che per tutto il tempo era rimasto in silenzio, deglutì rumorosamente.
“Harry, smettila.” disse Ron serio. “E' la scusa più patetica che io abbia mai sentito per un rifiuto.”
“Sono serio.” ribadì Harry. “Possibile che tu non sia preoccupato? Hermione non si fa sentire da giorni.”
“Questa è la sua scrittura.”
“Beh, non importa.” disse Harry riprendendosi la lettera di Hermione. “Domani entrerò all'Ufficio Misteri e andrò a prendere Hermione.”
“COSA?” esclamò Ron incredulo. “Harry, miseriaccia, stai veramente esagerando. Secondo te é possibile tenere un prigioniero al Ministero senza dare nell'occhio? Dai, Harry, tu sei pazzo.”
“Può darsi, ma tutto questo non ha senso. Perché Hermione dovrebbe scrivermi una lettera del genere? Io non le ho chiesto nulla.” Harry si tolse gli occhiali, si sfregò gli occhi.
Non aveva raccontato a Ron della sua improvvisata al Ministero, la settimana prima.
Non aveva detto niente a nessuno, per combattere la sua crociata personale.
Non gli aveva parlato delle ricerche sulla coordinatrice Falk, sui suoi dubbi.
Aveva deciso di smettere di pensare, di ritornare all'azione.
Un po' per Hermione.
Molto, forse troppo, per il vecchio Harry.
Si era dato un limite, comunque: l'Ufficio Misteri era l'ultimo tentativo.
“Che cosa devo fare?” chiese Ron sbuffando.
Sottovoce aggiunse una frase che Harry non riuscì a comprendere.



“Cosa ci fai qui Ronald?” chiese Arthur Weasley sorpreso.
Guardò il figlio appoggiato sulla sua scrivania dell'ufficio Applicazione della Magia e sorrise.
“Niente, stavo solo... Non hai 10 galeoni da prestarmi? Ho lasciato il portafoglio in negozio.”
“Certo.”
E mentre svuotava la tasca interna della sua giacca, non si rese conto che suo figlio se n'era già andato con un messaggio interuffici in mano.


“Chi?” Melinda Falk non distolse lo sguardo dalla parete del suo ufficio, su cui le immagini della teca di Hermione Granger scorrevano giorno e notte.
Sotto alle immagini, una scritta: tranquillità.
Un sentimento inutile.
“E' tranquilla.” commentò quasi stizzita. “Chi mi vuole?”
“Morgana Jorkers, dell'Ufficio Mediazione con i Troll.”
“Mediazione con i Troll?”
Melinda Falk si sistemò meglio sulla sedia.
Sullo schermo Hermione Granger leggeva un libro.
“Sarà uno di quei nuovi reparti.” rispose la sua segretaria.
“Non puoi mandarci, McFair? ”
“No, dice che ha bisogno proprio di lei.”
Miranda Falk diede un'altra occhiata al muro.
La Granger si era alzata, stava camminando verso il vetro.
“Curiosità? Potter!”
E prima di dire altro, premette a fondo il pulsante di emergenza sotto la sua scrivania.


Harry aveva superato i controlli senza nessuna difficoltà.
Era entrato in un ufficio di soppiatto, aveva rubato un pesante mantello da Indicibile.
Si era fatto guidare dall'istinto.
Era arrivato davanti alla verità e ne era rimasto per metà disgustato e per metà incuriosito.
Hermione era chiusa in un cubo di vetro grande quanto la sala comune dei Grifondoro.
Intorno a lei, uomini e donne passeggiavano senza darle attenzione alcuna.
Probabilmente abituati a quello spettacolo.
Convinto che la teca fosse in qualche modo protetta, Harry rimase ad osservare Hermione da uno dei corridoi che vi convergevano.
Pallida, dimagrita.
Il suo sguardo, posato sul libro che portava in grembo, era nascosto dai soliti capelli arruffati.
Lo alzò solo un istante, per guardare un uomo che prendeva appunti.
Hermione gli accennò un mezzo sorriso, permettendo a Harry di rivedere il suo volto.
Vivo.
Poi, la sua voce.
Hermione si mise a leggere qualcosa di molto simile ad una fiaba.
Quella voce, il tono così conosciuto eppure dimenticato, provocò in Harry una reazione improvvisa.
Quella voce gli stava dicendo qualcosa.
“Avevi ragione Harry” e “Mi hai trovata.” e “Ti ho aspettato tanto tempo.” e “Bentornato.”
Noncurante dell'inferiorità numerica, del fatto di essere nel covo del nemico, Harry non riuscì a stare lontano da quella voce.
Si avvicinò alla teca, rimase a osservare qualche secondo Hermione.
Poi anche lei lo notò, si avvicinò al vetro.
I loro occhi si incontrarono.
Hermione schiuse la bocca, forse disse qualcosa.
Una sirena iniziò a fischiare e qualcuno, qualcuno di molto forte, intrappolò i polsi di Harry.
Una trappola.
Ma nonostante intorno a lui tutti avessero iniziato a muoversi con velocità doppia, nonostante le due mani che lo tenevano fossero diventate quattro e poi otto e poi di più, Harry non distolse lo sguardo.
Rimase a fissare Hermione e i suoi occhi nocciola.
I suoi pugni battere contro il vetro che li divideva.
Le sue gote impallidire alla vista di qualcosa che Harry, schermato da decine di uomini, non poteva vedere.
Qualcosa che, notò Harry, le aveva riempito gli occhi di terrore.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Viki_chan