CAPITOLO
2.
Salirono
le scale che li avrebbero condotti alla soffitta in religioso silenzio, facendo
attenzione a non fare troppo rumore per non destare i sospetti della signora
Weasley, che ultimamente aveva la fissa di seguirli e spiarli ovunque.
Ronald
sbuffò in silenzio, improvvisamente preso da un disagio interno crescente.
Cominciò a sudare inspiegabilmente e a chiedersi cosa ci facesse ancora sulla
Terra. Tanto valeva essere morti, che continuare a condurre quel tipo di vita.
Che continuare ad avere paura del pericolo, a fare i conti con la morte ogni
giorno e con la tristezza dei suoi familiari e dei suoi amici.
Lui
non aveva la forza interiore di Hermione, o di Harry.
Non
sarebbe sopravvissuto. Non ce la faceva proprio ultimamente.
-
Che cosa volete?-
La
porta della soffitta si era appena appena aperta e già Ginny era scattata.
Non
dandole ascolto, i due amici entrarono.
La
stanza buia, vuota, era abitata dal fantasma argenteo che svolazzava intristito
e da Ginny che sedeva in un angolo, le gambe tra le braccia.
Sembrava
così piccola e così fragile.
Ron
si sentì un idiota. Non aveva nemmeno una parola di conforto per sua sorella.
Nulla. Era stato privato di tutto. Riusciva solo a guardarla in quella maniera
stupida, con un’espressione metà di sorpresa, metà di orrore.
Hermione
sembrava cercare una soluzione a tutti i costi e sforzarsi per trovare una
parola di conforto che per magia riuscisse a rimettere assieme i cocci
dell’animo di Ginny.
Ma
probabilmente nemmeno lei riuscì nell’intento.
Si avvicinò
all’amica e le si sedette accanto. Ginny rimase impassibile; non abbracciò
Hermione, non ebbe nessuna reazione. Disse solamente:
-
Voglio Harry-
Come
fosse stata una bambina piccola che faceva i capricci. Quella frase fu un pugno
nello stomaco di Ronald e scatenò il largo sospiro rassegnato di Hermione.
Non
c’era nessuna parola, nessuna speranza…Harry, solo Harry.
E
in quel momento non poteva che essere più lontano.
Hermione
prese parola, come se non avesse capito il nocciolo della questione.
-Ginny
vedrai che arriverà presto, ma tu non puoi distruggerti così…-
fu
la prima volta che Ginny articolò una frase completa.
-
Quando verrà, non sarà come prima-
Hermione
cercò disperatamente di non commuoversi guardando Ron con sguardo colpevole.
-
Che c’è? Cosa vuoi da me, perché mi guardi in quel modo?-
La
tensione era tanta che si poteva respirare.
Hermione
fece finta di niente, rendendosi conto di non aver fatto nulla di sensato.
Ron
si avvicinò con cautela ala sorella, come fosse un pericoloso animale dello
zoo.
-
Guarda che non mordo, puoi avvicinarti- disse Ginny, con un labile sorriso
sulle labbra-
il
fratello le diede un pizzicotto su di una guancia e le disse:
-
Ti prego esci da qui, vieni con noi-
Ginny
lo guardò con quegli occhi verdi una volta così vivaci, ora così spenti e privi
di qualsiasi emozione.
Hermione
incalzò, scuotendola un poco.
-
Dai, vieni, ti dai una ripulita e poi ci facciamo una bella chiacchierata-
Ron
si fece prendere dalla foga del momento.
-
Si e dopo mandiamo una bella lettera ad Harry-
Lo
sguardo fulminante stavolta lo colpì per un buon motivo.
Ginny
però fece orecchie da mercante sull’ultima frase e si alzò.
Fece
molta fatica, come se avesse corso per qualche chilometro senza mai fermarsi e
ora avesse i muscoli delle gambe in pappa.
Faceva
così tanta pena.
Stavano
preparando il matrimonio di Bill e Fleur, ma le cose si stavano dimostrando più
complesse del previsto.
Bill
continuava ad avere atteggiamenti animaleschi e, anche se Fleur non sembrava
per nulla scoraggiata, tutta la famiglia di Bill era scettica e metteva di
malumore la povera sposa che talvolta si arrabbiava mandando tutto a monte.
E
poi c’erano cose ben più gravi che preparare un matrimonio.
Anche
se vedere Lupin e Tonks abbracciarsi o coccolarsi davanti al camino spento
talvolta donavano un po’ di calore e di speranza all’intero Ordine della
Fenice.
Già.
L’Ordine della Fenice.
Senza
il suo capo, senza il suo comandante, le cose stavano precipitando.
Non
avevano più un quartiere generale ufficiale, si dividevano tra riunioni alla
Tana e a Grimmuld Place. Riunioni per giunta brevi e ridicole, piene di pause
di silenzio, piene di inutili litigi dovuti al nervosismo e piene di
fallimenti. Le cose non andavano per niente bene.
Nell’ultima
riunione avevano deciso di aspettare Harry per consultarlo e parlare delle
Horcrux, della Profezia e su ciò che lui aveva intenzione di fare. Tutti erano
molto intenzionati a rispedirlo a scuola, ma nel caso Hogwarts fosse rimasta
chiusa, bhè, allora Harry avrebbe dovuto cercare le Horcrux a proprio rischio e
pericolo. Non c’erano altre alternative.
Mentre
percorrevano le tortuose strade di questi pensieri, i tre amici tornarono
assieme in camera di Ron.
Ginny
si lasciò cadere sul letto, come fosse esausta.
-
Credete che Harry ci raggiungerà, prima o poi?-
Fece
Hermione, con l’aria di chi non aspetta altro che fare una bella lavata di
testa al proprio amico.
-
Si. Ma non torneremo mai insieme-
Ginny
fissò il vuoto e gli occhi le si fecero lucidi.
Ron
strinse i denti e i pugni e tentò disperatamente di non dire la sua.
Ma
non ci riuscì.
-
Adesso che lo prendo…ma come ha potuto?Io…io gli ho dato fiducia…io ho…-
Hermione
seguiva Ron con lo sguardo, pregando che non si sbilanciasse troppo.
Fu
Ginny però ad interrompere il fratello.
-
Smettila-
gli disse, quasi pregandolo.
NDA: eccomi
qua,col secondo capitolo…come avrete potuto notare, nn sn capitoli mlt lunghi,
x il semplice fatto che ho scelto di fare così…
Qst è una fic nata
x caso, semplice, che nn ha nessuna pretesa!
Grazie cmq a tutte x i commenti,l continuate a lasciarmene, m danno la spinta
in più x continuare ad aggiornare la fic!
THANKS a tutti!
Ely91.