Moments
You know I'll be
Your life, your voice your reason to be
My love, my heart
Is breathing for this
Moment in time
I'll find the words to say
Before you leave me today
I
fiocchi di neve cadevano silenziosamente dal cielo grigio,
volteggiando nell’aria londinese, e si andavano ad aggiungere
allo spesso
strato di neve che ormai rivestiva l’intera Regent Street.
Luci natalizie
risplendevano potenti, diffondendo
un
bagliore caldo ed avvolgente, degli
alberelli disposti all’infuori dei negozi
contribuivano ad illuminare quella strada, insieme ad
altri addobbi, che
spesso erano dipinti di rosso, verde o più frequentemente
d’oro.
Degli
occhi verdi, frastagliati
da qualche pagliuzza dorata, ammiravano
tutto ciò dall’interno di una caffetteria. Seduta
comodamente su una morbida
poltrona in tessuto Martina sorseggiava il suo adorato thè
caldo, dal quale si
levava una leggera nuvoletta di vapore,
stringendo
la tazza tra le mani per assorbire tutto il tepore che questa emanava.
Il
suo sguardo oltrepassava la vetrina davanti alla quale
era seduta, posandosi sulle macchine, sui taxi ed ancora su quei grandi
autobus
rossi a due piani, talmente caratteristici di quel posto, i quali
sfrecciavano
sull’asfalto veloci, e sulla gran quantità di
gente che affollava l’importante
via, la quale si muoveva frenetica, avida del proprio tempo. C’erano persone
di tutti i tipi: signori in
giacca e cravatta appena usciti dal lavoro, coppiette di fidanzati,
turisti che
con occhi spalancati contemplavano l’immenso candore che li
circondava, bambini
che trascinavano i propri genitori dentro
al più famoso negozio di giocattoli di tutta la Gran
Bretagna.
Martina
amava quella città, dal più profondo del suo
cuore.
C’era un qualcosa di
Londra - non
avrebbe saputo specificare con esattezza cosa – che ai suoi
occhi la faceva
apparire meravigliosa. Un qualcosa
di
magico, si potrebbe dire; al quale contribuivano gli stessi inglesi che
popolavano la metropoli, così moderni ma allo stesso tempo
attaccati alle loro
strambe tradizioni. Per non parlare del loro accento, così
caratteristico e
peculiare.
Ogni
volta che doveva recarsi nella capitale Inglese per
lavoro ( era caporedattrice di un rilevante giornale di moda italiano )
lo faceva
con estremo piacere, siccome era proprio quello il luogo a cui lei si
sentiva
di appartenere.
La
prima volta che era atterrata sul suolo britannico,
provando molteplici emozioni, era stato circa sei anni prima ed a
quella erano
seguite una seconda, una terza, una quarta e così via. Ma
innegabilmente il più
significativo di quei viaggi era stato il terzo; diretta lì
per uno stage aveva
conosciuto una persona davvero eccezionale, e per questo motivo, si era
trattenuta in quella città molto più di quanto in
realtà il lavoro avesse
richiesto. Senza
dubbio questo era un
altro ‘qualcosa’
che la legava in maniera
così intima alla metropoli.
Quattro
anni prima
Il
Natale era ormai alle porte. Anche quell’anno
l’atmosfera natalizia era
respirabile ovunque, particolarmente nelle strade del centro, le quali venivano accese
ed illuminate da
migliaia di luci abbaglianti e colorate. Adorare quel clima di
contentezza e
bontà era cosa comune, la maggior parte delle persone per
l’appunto erano
affezionate a quella festività, ed amavano fare
l’albero, ritrovarsi con amici
e parenti la sera della vigilia, preparare il pranzo di Natale, ed alla
fine
scambiarsi i regali nella speranza di aver comprato la cosa giusta alla
persona
giusta.
Ma
quel
giorno di Dicembre già dal risveglio, la ragazza era stata
assalita da una
malinconia profonda; diversamente dai giorni precedenti infatti, tutti
quegli
addobbi e scampanellii le mettevano addosso una gran tristezza. Forse,
pensò, ciò
era dovuto al fatto che quell’anno avrebbe passato una delle
più importanti ricorrenze
globali lontano dalla sua famiglia e dai suoi più cari
amici, e questo non era
mai successo prima d’ora. La sua migliore amica avrebbe
dovuto raggiungerla il
giorno stesso di Natale, ma sfortunatamente, era stata bloccata a
Barcellona a
causa di impegni lavorativi.
Stretta
nel suo woolrich parka blu uscì di casa, un modesto
appartamentino in Fulham
Road che divideva con altre due ragazze, immergendosi nel gelido
inverno
Londinese. Le gote
si arrossarono
subito, giacché
il vento freddo sbatteva
sul suo viso delicato e giocava con i suoi capelli scuri, coperti in
parte da
uno stretto cappellino.
Hyde
Park era la sua destinazione, che dopo circa una trentina di minuti,
raggiunse.
Idolatrava la calma paciosa di quel luogo, dove spesso si recava
quando, come
ad esempio quel giorno, voleva riflettere ed isolarsi dal mondo.
A
causa
di quel fenomeno meteorologico qual ’era la neve il parco si
era trasformato in
una sconfinata distesa bianca, ostruita in alcuni tratti da qualche
laghetto
ghiacciato. Le tipiche cabine telefoniche rosse spiccavano qua e
là, non ancora
del tutto sommerse dalla neve.
Da
qualche settimana, per di più, era stata costruita
– in tema natalizio – una
nuova area giochi, nella quale risaltava imponente una Giostra in stile
barocco, ricca di bagliori, cavalli di tutti i colori possibili ed
immaginabili,
colonnine che in movimento ascensionale si avvitavano su loro stesse ed
alla
fine vari, maestosi specchi.
Martina
si approssimò a quello spazio, accomodandosi
su una panchina.
Le
risate dei bambini sovrastavano ogni suo pensiero, li vedeva correre,
saltellare felici, liberi da qualsiasi problema, mentre le madri
chiacchieravano tranquillamente, controllando ansiose ogni singolo
movimento
dei propri pargoli. Per i piccoli il Natale era pura magia, lo si
poteva
leggere dai loro occhi: Presto, come ogni anno durante quel periodo, si
sarebbe
intrufolato nella loro abitazione il mitico Babbo Natale, quel
vecchietto un
po’ in sovrappeso vestito interamente di rosso, con una lunga
barba bianca, ed
avrebbe portato loro una – non – modica
quantità di regali.
La
ragazza non voleva ammetterlo a se stessa, ma in cuore suo, sapeva
benissimo
che era invidiosa di quei bimbi, poiché lei aveva perso da
tempo quella
spensieratezza ed
ingenuità tipica di
quell’età. Anche lei avrebbe voluto scrivere una
letterina all’omone vestito di
rosso.
Le
mancava farlo.
Da
morire.
“
Che
invidia eh?” domandò una voce accanto a lei,
richiamando la sua attenzione. La
giovane voltò la testa verso sinistra e, con sorpresa, vide
un ragazzo di cui
non aveva notato la presenza prima. I folti capelli scuri e ricci erano
mossi
dal vento, ed i suoi due grandi occhi verdi per la prima volta si
imbatterono
in quelli di lei. Un sorriso sincero si fece largo sul suo viso, in
modo tale
da formare due simpatiche fossette sulle guance vermiglie.
Era
coperto
da un lungo cappotto marrone ed, intorno al collo, aveva avvolta una
soffice
sciarpa di lana bianca, che lo riparava dal freddo.
Martina
ricambiò il sorriso, chiedendosi se il ragazzo avesse la
capacità di leggere
nel pensiero.
“
Già”
rispose “Loro non devono pensare al futuro, preoccuparsi del
lavoro,
angosciarsi del fatto che passeranno il natale soli come un cane senza
uno
sputo di regalo perché la propria famiglia è
all’estero ed anche la propria
migliore amica” confessò inoltre, amaramente.
Lui
la
fissò, languidamente. Quella ragazza, di cui ancora non
conosceva il nome,
l’aveva attratto dal primo momento che l’aveva
vista o meglio, da quando si era
avvicinata alla panchina con fare tranquillo.
Gli
occhi di verdi pagliuzzati d’oro di lei brillavano e le
illuminavano il viso, e
la bocca soffice era serrata in un sorriso malinconico.
Per
di
più lei non si era accorta di chi lui fosse in
realtà.
“
Beh,
puoi sempre passare il Natale con me.” propose, con fare
serio. Martina sgranò
gli occhi, stupita per ciò che aveva appena udito. Uno
sconosciuto le aveva
appena offerto di trascorrere la lieta festività natalizia
con lui, non era
cosa da tutti i giorni.
“
HARRY! VIENI, ANDIAMO! “ Gridò un ragazzo biondo
in lontananza, con forte
accento irlandese.
Harry,
così doveva chiamarsi quel misterioso ragazzo.
“
Io
devo andare, ma pensa alla mia proposta.” Ciò
detto le porse un bigliettino con
su scritto il suo numero, nome ed altre cose. Lei lo afferrò
e, mentre lui si
stava avviando verso il biondino, si alzò di scatto ed
affondando ogni passo
nello strato compatto di neve che ricopriva la terra, lo raggiunse
correndo.
Posò
una mano sulla sua spalla, facendolo voltare di scatto.
“
Grazie…” commentò lei, con il respiro
ancora affannato dalla breve corsa,
imbarazzata dalla situazione che si era venuta a creare.
“
Mi chiamo Martina comunque, piacere.”
Sospirò
pensando al passato. Pensando a quanto lo avesse amato e quanto lui
avesse
amato lei; a quanto il loro amore fosse stato sincero , e
ripensò ai giorni,
agli anni trascorsi insieme. Al
primo appuntamento,
al loro primo bacio, alla loro prima volta; alle passeggiate mano per
mano
sulle rive del Tamigi, ai week-end passati a Brighton, Windsor e
Oxford, ai
frequenti viaggi in Italia; ai concerti ed i tour in cui lei lo aveva
sempre
seguito con passione. Era proprio quello ciò che lui
desiderava fare, la
seconda cosa ( la prima vi lascio immaginare cos’era ) che
Harry adorava di più
al mondo era, appunto, cantare. Da circa un anno faceva parte di un
gruppo di
fama mondiale, gli One Direction, resi celebri grazie al programma
televisivo
X- Factor.
Per
quanto Martina fosse la ragione di vita di Harry, il
gruppo e la fama furono ciò che li divise.
Contrariamente a quello che credeva lei, il riccio si
malediva con
costanza ogni giorno, per aver scelto il lavoro piuttosto che la
ragazza. I
giorni seguenti la loro separazione appunto, si rese conto di quanto
non
riuscisse a stare senza di lei, e di quanto desiderasse andare indietro
nel
tempo, per ricominciare tutto da capo.
Una
goccia di pianto calda cominciò a scendere, lenta, sul
suo viso; ma con un rapido movimento della mano venne spazzata via.
Ancora
sovrappensiero, la sua attenzione venne attirata
dallo scampanellio della porta d’ingresso, provocato
dall’entrata di un ragazzo
nel bar.
Al
contrario di quando si erano incontrati per la prima
volta, fu lui a voltare il viso verso di lei, facendo così
incrociare i loro
sguardi.
In
quell’esatto momento della sua esistenza, Martina
constatò quanto potesse essere bastardo e malefico il
destino. Di tutte
le biliardi di caffetterie che erano
presenti a Londra, Harry era riuscito a ficcarsi proprio in quella dove
si
trovava lei.
Entrambi
i volti dei due giovani erano impassibili, ma inversamente
dentro i loro corpi un qualcosa si
era acceso, allarmato; ed aveva cominciato a muoversi scatenato, come
un
vortice impazzito.
Occhi
verdi s’imbatterono in altri occhi verdi, ambedue
foderati da un sottile velo di lacrime. Ricordi affiorarono alla mente, i momenti più
belli della loro vita emersero
dalle profondità dei loro animi, nascosti in precedenza con accuratezza, cercando di
sfuggire al dolore,
il quale spesso riappariva
sotto forma
di fitte lancinanti al petto.
Harry
si avvicinò alla poltrona dove Martina si era
accomodata, mestamente. Era sempre più bella; i capelli nei
quali amava passare
le dita mentre la baciava erano raccolti in una coda, in modo tale da
scoprire
il volto pallido, che in quell’istante lo stava scrutando con
dispiacere. I
suoi occhi verdi, nei quali amava perdersi ,erano velati dalle lacrime.
Si era
fatta più donna, più matura; questo lo poteva
notare anche dal suo corpo
sinuoso, che aveva posseduto più volte, ed avrebbe voluto
farlo ancora adesso.
“
Ciao” esordì, sperando di non sembrare un totale
deficiente.
“
ciao.” Rispose lei, fredda.
Quel
semplice saluto ed il suono della sua voce, così
familiare, l’avevano colpita come una pallottola,
insinuandosi nel suo
cervello. Non poteva negarlo, per quanto odiasse la sua voce
– causa della loro
dipartita - le era mancata terribilmente; come le era mancato lui ed il
suo
modo di fare. Egli aveva infatti la strabiliante capacità di
toglierle il fiato
con una semplice occhiata.
“Come
va?” Chiese lui sorridendo, scoprendo così le
fossette
che lei amava tanto.
“Va.
Tu invece? La tua carriera da cantante?”
“
Benone, dopo quattro anni ancora facciamo sold out. E’ una
bella conquista”
Lei
fece un sorriso forzato, alche lui quasi svelò i suoi
veri sentimenti, provando
il desiderio
pungente di rivelarle quanto in realtà lui pensasse di
essersi comportato da
emerito coglione e di quanto si fosse sbagliato ad aver preferito la
carriera a
lei.
Ma
decise di non proferire parola.
Nel
frattempo Martina si rincuorò, pensando che almeno
adesso lui era felice dal momento faceva
ciò che più gli piaceva ed aveva inoltre orde di
donne – cantanti, attrici,
modelle – che sbavavano indegnamente su di lui.
Quelle
stesse lacrime che prima si limitavano a velargli gli
occhi, iniziarono a scendere copiosamente, come un fiume in piena,
rigando le
guance.“ Mi manchi.” Ammise Harry con il nodo alla
gola. Non riuscì a reprimere
quelle parole, che uscirono dalla sua bocca di getto, e quasi
vomitò quella
breve ma coincisa frase. Ancora una volta i loro occhi si ritrovarono,
poiché
Martina andava cercando la conferma di ciò che lui aveva
appena affermato. Quando
vide le gocce di pianto incidere prepotenti sul volto, non
poté fare a meno di
cominciare a singhiozzare anche lei, sommessamente, come mai aveva
fatto da
quando si erano separati.
“Mi
manchi anche tu.”
Tre
anni
dopo
Come
ogni domenica di Dicembre che si rispettasse, Hyde Park
era pieno di gente. La neve cadeva abbondantemente dal cielo livido, ed
una
folta coltre di nebbia avvolgeva la città. Il periodo
Natalizio era giunto,
finalmente, con i suoi decori e le sue luci brillanti;
all’atmosfera relativa
al Natale già sparsa per la capitale, al solito, contribuiva
l’area dei giochi natalizia
del parco più conosciuto di tutta Londra.
Un
bambino di circa quattro anni si precipitò su quella
giostra in stile barocco, ormai danneggiata dal rapido scorrere del
tempo, ma
ancora funzionante. Dei capelli ricci e folti incorniciavano un viso
paffuto,
del quale le gote erano arrossate, in più due occhi verdi
luccicavano di luce
propria, come fossero due stelle del firmamento.
“Mamma,
Papà!Voglio salire su quella!” Gridò
con una vocetta
stridula, entusiasta.
“
Stai calmo tesoro” Disse la donna, accarezzando i capelli
del bambino. “Devi sapere che questo è un posto
davvero speciale per mamma e
papà”
“Davvero?”
Domandò, con espressione curiosa.
“
Questo è il luogo dove i tuoi genitori si sono
conosciuti”
Disse l’uomo che teneva stretto per mano il bimbo, sorridendo.
Presumibilmente quell’anno il Natale avrebbe avuto un senso completamente diverso dai trascorsi passati.
Note
dell’Autrice:
Salve
a tutti! Innanzitutto grazie per aver letto questa
one-shot, che per me ha un significato particolare. Infatti
è un regalo per la
mia migliore amica Martina, che è la mia ragione di vita,
senza di lei non
saprei proprio come andare avanti. (:
Londra
è l’ambientazione di questa OS, città
che sia io che
lei amiamo con tutte noi stesse.
Il
membro degli one direction di cui tratta è Harry Styles,
come già avrete capito xD
Grazie
ancora, un bacione,
frà.