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Autore: xfrankybadass    21/11/2011    3 recensioni
Sospirò pensando al passato. Pensando a quanto lo avesse amato e quanto lui avesse amato lei; a quanto il loro amore fosse stato sincero , e ripensò ai giorni, agli anni trascorsi insieme. Al primo appuntamento, al loro primo bacio, alla loro prima volta; alle passeggiate mano per mano sulle rive del Tamigi, ai week-end passati a Brighton, Windsor e Oxford, ai frequenti viaggi in Italia; ai concerti ed i tour in cui lei lo aveva sempre seguito con passione.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Moments 

You know I'll be
Your life, your voice your reason to be
My love, my heart
Is breathing for this
Moment in time
I'll find the words to say
Before you leave me today

I fiocchi di neve cadevano silenziosamente dal cielo grigio, volteggiando nell’aria londinese, e si andavano ad aggiungere allo spesso strato di neve che ormai rivestiva l’intera Regent Street. Luci natalizie risplendevano potenti,  diffondendo un bagliore caldo ed avvolgente,  degli alberelli disposti all’infuori dei negozi  contribuivano ad illuminare quella strada, insieme ad altri addobbi, che spesso erano dipinti di rosso, verde o più frequentemente d’oro.

Degli occhi verdi,  frastagliati da qualche pagliuzza dorata,  ammiravano tutto ciò dall’interno di una caffetteria. Seduta comodamente su una morbida poltrona in tessuto Martina sorseggiava il suo adorato thè caldo, dal quale si levava una leggera nuvoletta di vapore,  stringendo la tazza tra le mani per assorbire tutto il tepore che questa emanava.

Il suo sguardo oltrepassava la vetrina davanti alla quale era seduta, posandosi sulle macchine, sui taxi ed ancora su quei grandi autobus rossi a due piani, talmente caratteristici di quel posto, i quali sfrecciavano sull’asfalto veloci, e sulla gran quantità di gente che affollava l’importante via, la quale si muoveva frenetica, avida del proprio tempo.  C’erano persone di tutti i tipi: signori in giacca e cravatta appena usciti dal lavoro, coppiette di fidanzati, turisti che con occhi spalancati contemplavano l’immenso candore che li circondava, bambini che trascinavano i propri genitori  dentro al più famoso negozio di giocattoli di tutta la Gran Bretagna.

Martina amava quella città, dal più profondo del suo cuore. C’era un qualcosa di Londra - non avrebbe saputo specificare con esattezza cosa – che ai suoi occhi la faceva apparire meravigliosa. Un qualcosa di magico, si potrebbe dire; al quale contribuivano gli stessi inglesi che popolavano la metropoli, così moderni ma allo stesso tempo attaccati alle loro strambe tradizioni. Per non parlare del loro accento, così caratteristico e peculiare.

Ogni volta che doveva recarsi nella capitale Inglese per lavoro ( era caporedattrice di un rilevante giornale di moda italiano ) lo faceva con estremo piacere, siccome era proprio quello il luogo a cui lei si sentiva di appartenere.

La prima volta che era atterrata sul suolo britannico, provando molteplici emozioni, era stato circa sei anni prima ed a quella erano seguite una seconda, una terza, una quarta e così via. Ma innegabilmente il più significativo di quei viaggi era stato il terzo; diretta lì per uno stage aveva conosciuto una persona davvero eccezionale, e per questo motivo, si era trattenuta in quella città molto più di quanto in realtà il lavoro avesse richiesto.  Senza dubbio questo era un altro ‘qualcosa’ che la legava in maniera così intima alla metropoli.

Quattro anni prima

Il Natale era ormai alle porte. Anche quell’anno l’atmosfera natalizia era respirabile ovunque,  particolarmente  nelle strade del centro,  le quali venivano accese ed illuminate da migliaia di luci abbaglianti e colorate. Adorare quel clima di contentezza e bontà era cosa comune, la maggior parte delle persone per l’appunto erano affezionate a quella festività, ed amavano fare l’albero, ritrovarsi con amici e parenti la sera della vigilia, preparare il pranzo di Natale, ed alla fine scambiarsi i regali nella speranza di aver comprato la cosa giusta alla persona giusta.

Ma quel giorno di Dicembre già dal risveglio, la ragazza era stata assalita da una malinconia profonda; diversamente dai giorni precedenti infatti, tutti quegli addobbi e scampanellii le mettevano addosso una gran tristezza. Forse, pensò, ciò era dovuto al fatto che quell’anno avrebbe passato una delle più importanti ricorrenze globali lontano dalla sua famiglia e dai suoi più cari amici, e questo non era mai successo prima d’ora. La sua migliore amica avrebbe dovuto raggiungerla il giorno stesso di Natale, ma sfortunatamente, era stata bloccata a Barcellona a causa di impegni lavorativi.

Stretta nel suo woolrich parka blu uscì di casa, un modesto appartamentino in Fulham Road che divideva con altre due ragazze, immergendosi nel gelido inverno Londinese.  Le gote si arrossarono subito,  giacché il vento freddo sbatteva sul suo viso delicato e giocava con i suoi capelli scuri, coperti in parte da uno stretto cappellino.

Hyde Park era la sua destinazione, che dopo circa una trentina di minuti, raggiunse. Idolatrava la calma paciosa di quel luogo, dove spesso si recava quando, come ad esempio quel giorno, voleva riflettere ed isolarsi dal mondo.

A causa di quel fenomeno meteorologico qual ’era la neve il parco si era trasformato in una sconfinata distesa bianca, ostruita in alcuni tratti da qualche laghetto ghiacciato. Le tipiche cabine telefoniche rosse spiccavano qua e là, non ancora del tutto sommerse dalla neve.

Da qualche settimana, per di più, era stata costruita – in tema natalizio – una nuova area giochi, nella quale risaltava imponente una Giostra in stile barocco, ricca di bagliori, cavalli di tutti i colori possibili ed immaginabili, colonnine che in movimento ascensionale si avvitavano su loro stesse ed alla fine vari, maestosi specchi.

Martina si approssimò a quello spazio, accomodandosi  su una panchina.

Le risate dei bambini sovrastavano ogni suo pensiero, li vedeva correre, saltellare felici, liberi da qualsiasi problema, mentre le madri chiacchieravano tranquillamente, controllando ansiose ogni singolo movimento dei propri pargoli. Per i piccoli il Natale era pura magia, lo si poteva leggere dai loro occhi: Presto, come ogni anno durante quel periodo, si sarebbe intrufolato nella loro abitazione il mitico Babbo Natale, quel vecchietto un po’ in sovrappeso vestito interamente di rosso, con una lunga barba bianca, ed avrebbe portato loro una – non – modica quantità di regali.

La ragazza non voleva ammetterlo a se stessa, ma in cuore suo, sapeva benissimo che era invidiosa di quei bimbi, poiché lei aveva perso da tempo quella spensieratezza  ed ingenuità tipica di quell’età. Anche lei avrebbe voluto scrivere una letterina all’omone vestito di rosso.

Le mancava farlo.

Da morire.

“ Che invidia eh?” domandò una voce accanto a lei, richiamando la sua attenzione. La giovane voltò la testa verso sinistra e, con sorpresa, vide un ragazzo di cui non aveva notato la presenza prima. I folti capelli scuri e ricci erano mossi dal vento, ed i suoi due grandi occhi verdi per la prima volta si imbatterono in quelli di lei. Un sorriso sincero si fece largo sul suo viso, in modo tale da formare due simpatiche fossette sulle guance vermiglie.

Era coperto da un lungo cappotto marrone ed, intorno al collo, aveva avvolta una soffice sciarpa di lana bianca, che lo riparava dal freddo.

Martina ricambiò il sorriso, chiedendosi se il ragazzo avesse la capacità di leggere nel pensiero.

“ Già” rispose “Loro non devono pensare al futuro, preoccuparsi del lavoro, angosciarsi del fatto che passeranno il natale soli come un cane senza uno sputo di regalo perché la propria famiglia è all’estero ed anche la propria migliore amica” confessò inoltre, amaramente.

Lui la fissò, languidamente. Quella ragazza, di cui ancora non conosceva il nome, l’aveva attratto dal primo momento che l’aveva vista o meglio, da quando si era avvicinata alla panchina con fare tranquillo.

Gli occhi di verdi pagliuzzati d’oro di lei brillavano e le illuminavano il viso, e la bocca soffice era serrata in un sorriso malinconico.

Per di più lei non si era accorta di chi lui fosse in realtà.

“ Beh, puoi sempre passare il Natale con me.” propose, con fare serio. Martina sgranò gli occhi, stupita per ciò che aveva appena udito. Uno sconosciuto le aveva appena offerto di trascorrere la lieta festività natalizia con lui, non era cosa da tutti i giorni.

“ HARRY! VIENI, ANDIAMO! “ Gridò un ragazzo biondo in lontananza, con forte accento irlandese.

Harry, così doveva chiamarsi quel misterioso ragazzo.

“ Io devo andare, ma pensa alla mia proposta.” Ciò detto le porse un bigliettino con su scritto il suo numero, nome ed altre cose. Lei lo afferrò e, mentre lui si stava avviando verso il biondino, si alzò di scatto ed affondando ogni passo nello strato compatto di neve che ricopriva la terra, lo raggiunse correndo.

Posò una mano sulla sua spalla, facendolo voltare di scatto.

“ Grazie…” commentò lei, con il respiro ancora affannato dalla breve corsa, imbarazzata dalla situazione che si era venuta a creare.

“ Mi chiamo Martina comunque, piacere.”

Sospirò pensando al passato. Pensando a quanto lo avesse amato e quanto lui avesse amato lei; a quanto il loro amore fosse stato sincero , e ripensò ai giorni, agli anni trascorsi insieme.  Al primo appuntamento, al loro primo bacio, alla loro prima volta; alle passeggiate mano per mano sulle rive del Tamigi, ai week-end passati a Brighton, Windsor e Oxford, ai frequenti viaggi in Italia; ai concerti ed i tour in cui lei lo aveva sempre seguito con passione. Era proprio quello ciò che lui desiderava fare, la seconda cosa ( la prima vi lascio immaginare cos’era ) che Harry adorava di più al mondo era, appunto, cantare. Da circa un anno faceva parte di un gruppo di fama mondiale, gli One Direction, resi celebri grazie al programma televisivo X- Factor.

Per quanto Martina fosse la ragione di vita di Harry, il gruppo e la fama furono ciò che li divise.  Contrariamente a quello che credeva lei, il riccio si malediva con costanza ogni giorno, per aver scelto il lavoro piuttosto che la ragazza. I giorni seguenti la loro separazione appunto, si rese conto di quanto non riuscisse a stare senza di lei, e di quanto desiderasse andare indietro nel tempo, per ricominciare tutto da capo.

Una goccia di pianto calda cominciò a scendere, lenta, sul suo viso; ma con un rapido movimento della mano venne spazzata via.

Ancora sovrappensiero, la sua attenzione venne attirata dallo scampanellio della porta d’ingresso, provocato dall’entrata di un ragazzo nel bar.

Al contrario di quando si erano incontrati per la prima volta, fu lui a voltare il viso verso di lei, facendo così incrociare i loro sguardi.

In quell’esatto momento della sua esistenza, Martina constatò quanto potesse essere bastardo e malefico il destino.  Di tutte le biliardi di caffetterie che erano presenti a Londra, Harry era riuscito a ficcarsi proprio in quella dove si trovava lei.

Entrambi i volti dei due giovani erano impassibili, ma inversamente dentro i loro corpi un qualcosa si era acceso, allarmato; ed aveva cominciato a muoversi scatenato, come un vortice impazzito.

Occhi verdi s’imbatterono in altri occhi verdi, ambedue foderati da un sottile velo di lacrime. Ricordi affiorarono alla mente,  i momenti più belli della loro vita emersero dalle profondità dei loro animi, nascosti in precedenza con  accuratezza, cercando di sfuggire al dolore, il quale spesso  riappariva sotto forma di fitte lancinanti al petto.

Harry si avvicinò alla poltrona dove Martina si era accomodata, mestamente. Era sempre più bella; i capelli nei quali amava passare le dita mentre la baciava erano raccolti in una coda, in modo tale da scoprire il volto pallido, che in quell’istante lo stava scrutando con dispiacere. I suoi occhi verdi, nei quali amava perdersi ,erano velati dalle lacrime. Si era fatta più donna, più matura; questo lo poteva notare anche dal suo corpo sinuoso, che aveva posseduto più volte, ed avrebbe voluto farlo ancora adesso.

“ Ciao” esordì, sperando di non sembrare un totale deficiente.

“ ciao.” Rispose lei, fredda.

Quel semplice saluto ed il suono della sua voce, così familiare, l’avevano colpita come una pallottola, insinuandosi nel suo cervello. Non poteva negarlo, per quanto odiasse la sua voce – causa della loro dipartita - le era mancata terribilmente; come le era mancato lui ed il suo modo di fare. Egli aveva infatti la strabiliante capacità di toglierle il fiato con una semplice occhiata.

“Come va?” Chiese lui sorridendo, scoprendo così le fossette che lei amava tanto.

“Va. Tu invece? La tua carriera da cantante?”

“ Benone, dopo quattro anni ancora facciamo sold out. E’ una bella conquista”

Lei fece un sorriso forzato, alche lui quasi svelò i suoi veri sentimenti,  provando il desiderio pungente di rivelarle quanto in realtà lui pensasse di essersi comportato da emerito coglione e di quanto si fosse sbagliato ad aver preferito la carriera a lei.

Ma decise di non proferire parola.

Nel frattempo Martina si rincuorò, pensando che almeno adesso lui era felice dal momento  faceva ciò che più gli piaceva ed aveva inoltre orde di donne – cantanti, attrici, modelle – che sbavavano indegnamente su di lui.

Quelle stesse lacrime che prima si limitavano a velargli gli occhi, iniziarono a scendere copiosamente, come un fiume in piena, rigando le guance.“ Mi manchi.” Ammise Harry con il nodo alla gola. Non riuscì a reprimere quelle parole, che uscirono dalla sua bocca di getto, e quasi vomitò quella breve ma coincisa frase. Ancora una volta i loro occhi si ritrovarono, poiché Martina andava cercando la conferma di ciò che lui aveva appena affermato. Quando vide le gocce di pianto incidere prepotenti sul volto, non poté fare a meno di cominciare a singhiozzare anche lei, sommessamente, come mai aveva fatto da quando si erano separati.

“Mi manchi anche tu.”

Tre anni dopo

Come ogni domenica di Dicembre che si rispettasse, Hyde Park era pieno di gente. La neve cadeva abbondantemente dal cielo livido, ed una folta coltre di nebbia avvolgeva la città. Il periodo Natalizio era giunto, finalmente, con i suoi decori e le sue luci brillanti; all’atmosfera relativa al Natale già sparsa per la capitale, al solito, contribuiva l’area dei giochi natalizia del parco più conosciuto di tutta Londra.

Un bambino di circa quattro anni si precipitò su quella giostra in stile barocco, ormai danneggiata dal rapido scorrere del tempo, ma ancora funzionante. Dei capelli ricci e folti incorniciavano un viso paffuto, del quale le gote erano arrossate, in più due occhi verdi luccicavano di luce propria, come fossero due stelle del firmamento.

“Mamma, Papà!Voglio salire su quella!” Gridò con una vocetta stridula, entusiasta.

“ Stai calmo tesoro” Disse la donna, accarezzando i capelli del bambino. “Devi sapere che questo è un posto davvero speciale per mamma e papà”

“Davvero?” Domandò, con espressione curiosa.

“ Questo è il luogo dove i tuoi genitori si sono conosciuti” Disse l’uomo che teneva stretto per mano il bimbo, sorridendo.

 

Presumibilmente quell’anno il Natale avrebbe avuto un senso completamente diverso dai trascorsi passati.

Note dell’Autrice:

Salve a tutti! Innanzitutto grazie per aver letto questa one-shot, che per me ha un significato particolare. Infatti è un regalo per la mia migliore amica Martina, che è la mia ragione di vita, senza di lei non saprei proprio come andare avanti. (:

Londra è l’ambientazione di questa OS, città che sia io che lei amiamo con tutte noi stesse.

Il membro degli one direction di cui tratta è Harry Styles, come già avrete capito xD

Grazie ancora, un bacione,

frà.

  
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