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Autore: Slits    21/11/2011    1 recensioni
« Sto facendo il possibile per divenire popolare. » ©} Cartoon KAT-TUN
#07. « I'm giving my all. » « In acting like a otaku? Yes, you're. » { Akanishi, Taguchi
« Comprare casa a meno di un chilometro dal quinto aeroporto più trafficato del mondo. Seriamente.
Decidere di abitare a seicento metri dal quinto aeroporto più trafficato del mondo.
No, seriamente. »
Genere: Comico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jin, Junnosuke, Kazuya, Koki, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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« Sto facendo il possibile per divenire popolare. »
Taguchi Junnosuke /Cartoon KAT-TUN



- Finalmente! – urlò Taguchi Junnosuke, continuando ad agitare il braccio destro con così tanta foga ed accanimento da far credere che le sorti dell’intera umana stirpe potessero dipendere da questo – E’ successo, Akanishi-senpai! E’ successo! -
- Sei divenuto immortale? – replicò Akanishi Jin dal portatile del suo appartamento a Los Angeles – Perché dopo avermi svegliato alle quattro di mattina è l’unica cosa per cui avresti ragione di esultare. A parte, ovviamente, la possibilità che la tua dubbia situazione estetica non subisca un’ulteriore variazione dopo che la mia mano avrà incontrato la tua faccia di cazz... -
- Sono così felice! – ribatté l’altro semplicemente.
- Credimi, fino ad un istante prima della tua chiamata avrei potuto dire lo stesso. -
Dal sottile mugolio di sottofondo, Jin immaginò che l’idiota fosse troppo impegnato a continuare a crogiolarsi in quell’insensato tripudio di felicità e gioia per prestare attenzione (la dovuta attenzione, perdiana) alla sua non poi così velata minaccia.
Ci fu una pausa in cui l’ex leader dei KAT-TUN si passò una mano sulla faccia e si diede una sana grattata ai genitali, giusto per trovare un buon modo per impiegare il tempo che Taguchi stava continuando a perdere (e fargli soprattutto sprecare) continuando ad emettere versi incoerenti come un moccioso di un anno e qualcosa.
Senza offesa per i mocciosi di un anno e qualcosa, si intende.
- Lo stordimento da jet lag non durerà in eterno, Taguchi. – disse Jin alla fine – Ti consiglio di arrivare al punto prima che mi ricordi che da Los Angeles a Tokyo il tragitto in aereo non è poi così tanto e che casa tua non è poi così tanto distante dall’aeroporto. -
Comprare casa a meno di un chilometro dal quinto aeroporto più trafficato del mondo. Seriamente.
Decidere di abitare a seicento metri dal quinto aeroporto più trafficato del mondo.
No, seriamente.
- Qualcuno mi ha riconosciuto per strada, Akanishi-senpai! – gridò Taguchi alla fine – E mi ha pure chiesto un autografo! Uno vero! Non come quella volta che mi avevano quasi convinto a firmare un contratto matrimoniale ed a sposare quel ragazzo con la gonnellina da marinaretta! -
Akanishi Jin chiuse il telefono ancor prima di sentire la fine della frase.
- Ma ci pensi? Dopo undici anni! -
Taguchi Junnosuke non sentì neanche il segnale della comunicazione interrotta.
 
Una delle poche cose che Taguchi Junnosuke aveva appreso dallo sconsiderato numero di dorami coreani passati in rassegna, era che raggiungere il successo non è mai una cosa semplice.
Esser membro di un gruppo di discreta fama non vuol di certo dire avere una discreta fama, così come essere figlio dell’Imperatore della Corea ed avere un matrimonio combinato con una comune cittadina non equivale di certo a – comunque. Il successo non è cosa da tutti.
Da bravo, responsabile neo Johnny’s, Taguchi Junnosuke aveva fatto tesoro di questa verità e per undici, lunghi anni aveva convissuto con la consapevolezza che girare a volto scoperto per le strade di Shibuya e non essere fermato neanche una volta, neanche per errore (a parte quella volta in cui un signore  aveva tentato di assoldarlo come host per il suo locale) non equivale poi alla fine del mondo. Ci si può convivere.
Con calma, qualche anno prima aveva spiegato ad un ansante Kamenashi Kazuya in fuga da un plotone di teenagers in pieno squilibrio ormonale, che adesso che erano diventati famosi e lavoravano insieme, era più che giusto che ciascuno raccogliesse i frutti del proprio operato.
Per Kamenashi, che Johnny Kitagawa aveva col tempo trasformato da brutto anatroccolo ad effusore di feromoni D.O.C., questi erano costituiti da ragazze nei loro primi venti, per lo più con dubbi gusti in fatto di musica e programmi televisivi.
Per Junnosuke, che la JE aveva reso una sorta di attrazione da circo, erano invece composti da fratture multiple e lussazioni e – occasionalmente – operazioni alle teste dei femori.
Nulla di grave, aveva aggiunto.
Kamenashi ci aveva riso su, si era asciugato un po’ di sangue con la manica della camicia e gli aveva dato una sonora pacca sulla spalla, ma Junnosuke non si era unito alla risata. La popolarità era una faccenda seria.
Fu per questo che quando finalmente un sabato mattina (sei anni, tre mesi e dodici giorni dopo quella discussione) una studentessa gli chiese un suo autografo, la prima cosa che l’acrobata dei KAT-TUN fece fu premurarsi che non avesse sbagliato persona. Per poi – una volta ottenuta conferma che no, era proprio lui che voleva – firmarle quasi l’intera agenda ed un paio di scontrini e (se il controllore non lo avesse fermato in tempo ) anche il biglietto del treno.
Per poi, alla fine dell’intera faccenda, tornare a sedersi al proprio posto e cominciare a sorridere come un pagliaccio con evidenti tracce di paresi facciale a qualsiasi persona fosse così poco furba da incrociare il suo sguardo.

Una volta arrivata alla propria fermata, la studentessa lanciò un ultimo sguardo all’agenda e scosse la testa - Oh. Ma questo non è Junnosuke Kitagawa. - disse incerta, guardando ora al blocco di fogli come se ogni pagina fosse stata fatta cadere e ricadere in una fogna a cielo aperto - Mh, forse posso comunque scambiarlo con qualche cestino del pranzo. –
Poi scrollò le spalle e si avviò verso il cortiletto della propria scuola.



« Finora la cosa non ha funzionato granché, huh? »
Akanishi Jin su Taguchi Junnosuke /Cartoon KAT-TUN

   
 
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