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Autore: Fuuma    17/07/2006    1 recensioni
E' facile ottenere qualcosa quando la si desidera con tutto sè stesso, fino a cedere alla propria morbosa follia.
Basta fare un Patto.
Vender l'Anima.
Ed ogni cosa diventa possibile.
Lui voleva diventare Il Poeta di tutti i tempi. Il Migliore.
Divenendolo, firmò anche la sua Condanna.
Tutto pur di superare gli Hikari...
Genere: Romantico, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daisuke Niwa, Dark Mousy, Krad, Risa Harada, Satoshi Hiwatari
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Autore: Toy & Jemei
Titolo: La Muse du Demon
Capitolo: -3 di 9-
Rating: Nc-14
Pairing: Principalmente SatoshixDaisuke, in minor parte KradxSatoshi e DaisukexRisa
Disclaimers: I personaggi di D.N.Angel sono © Yuriko Sugisaki. Il personaggio di Eve è © Jemey & Toy.


§°°Capitolo 3°°§

“Sono a casa!”
Daisuke salutò con un cenno del capo il nonno e la madre, correndo subito dopo in camera sua per cambiarsi.
Indossò un semplice paio di pantaloni scuri, ed una maglietta a maniche corte dello stesso colore.
“Mhm, davvero bella come mostra.. anche se non mi aspettavo di trovarci Hiwatari-kun…” mormorò tra sé, subito prima di rispondere alla madre, che gli aveva detto che la cena sarebbe stata pronta a breve.
Effettivamente, trovare lì Satoshi Hiwatari era stata una sorpresa.
Anche se sapeva che il ragazzo con gli occhiali era migliore di molti dei poliziotti adulti.
Sospirò, lasciandosi cadere sul letto.
"Che hai tanto da sospirare tu? Almeno l'hai vista con il tuo corpo!"
La voce di Dark risuonò imbronciata nella mente del ragazzino.
Era ancora arrabbiato per aver perso l'occasione di poter passare una giornata con Riku e sarebbe stato così per molto tempo ancora.
"Sei un insensibile Daisuke, ecco cosa sei."
Bravo, bella mossa far leva sul senso di colpa! Si complimentò con sè stesso ghignando volpescamente. Ghignando sì, ma tanto nessuno lo avrebbe potuto vedere.
"E pensare che Risa non ha fatto altro che guardarti oggi."
Tasto dolente, ma sicuramente piacevole.

Infatti l’altro arrossì di botto.

“Ma cosa... cosa stai dicendo?!”
"Non smetteva di fissarti."

“Eh?!?” blaterò Daisuke ancor più rosso dei suoi capelli.
Dark sorrise, la malizia sulle sue labbra.

Non restava che insistere ancora un po’.
"Eh già, la piccola Risa." sussurrò appena il suo nome che, tra le sue labbra in cui il miele si mischiava con il fiele, risuonò ancor più seducente.
E boom!
In men che non si dica le molecole di Daisuke andarono in sovraccarico, l'adrenalina rifluì al contrario insieme al sangue che gli andava alla testa e tutto mutava.
Daisuke Niwa in Dark.
Dark Mousy in Daisuke.

“Lo hai fatto apposta Dark!!!” urlò la vocetta di Daisuke prigioniera nella mente di un ladro che sorrideva compiaciuto.

“Lo puoi dire forte, bello.”

In ogni caso, missione compiuta.

”Interessante la mostra.”
La voce pacata e appena maliziosa risuonò nella mente di Satoshi.
“Già. Davvero interessante.” continuò, con un tono apparentemente innocente.
Falso. Bugiardo.
Perché lui era tutto fuorché innocente.
Nella mente di Satoshi comparve un ragazzo.
Un ragazzo con lunghi capelli color dell’oro e iridi simili al sole. Vestito con un abito bianco che risaltava la sua figura, già splendida.
Sarebbe potuto apparire come un angelo. E lo era.
Solo che aveva quel sorriso deliziosamente sadico perennemente sulle labbra.
“Ti è piaciuta, Satoshi-sama?” sussurrò, socchiudendo appena gli occhi e rivolgendosi direttamente al suo ospite.
Lui c’era sempre. Nella sua mente.
Quella voce dannata era sempre lì.
Le labbra di Satoshi si schiusero in un movimento del tutto meccanico.
Avrebbe voluto urlare.
Chissà perché, ormai era abituato alla sua presenza, a quell'angelo maledetto che distruggeva tutto ciò che toccava. Eppure avrebbe voluto urlare.
Stava distruggendo anche lui.
Piano. Lentamente. Inesorabilmente.
Avrebbe rotto anche Satoshi, lo stesso Satoshi che il biondo amava chiamare Satoshi-sama oppure "my everything". Era tutto per lui.
Ma cosa sarebbe stato quando quel delicato e fragile corpo si sarebbe spezzato per sempre?
Era pur sempre un essere umano, aveva pur sempre soltanto quattordici anni.
"Sì..." rispose il ragazzo seduto in terra con la schiena poggiata al letto.
"Mi è piaciuta."
Mentiva.
Anche lui sapeva mentire e, comunque, non aveva avuto tempo di rimirare la bellezza di quei quadri.
Lo sapeva anche l'altro.
"E' stata interessante." insistette con aria assorta ai file che stava leggendo, appena arrivati via fax.
Krad, nella sua mente, nella sua immaginazione quasi, si sedette sul letto, la gamba destra che sfiorava la spalla di Satoshi.
“ Interessante... per i quadri... o per altro?” domandò, ancora, con quel sorriso malizioso sulle labbra.
Dannato angelo.
Sia tu maledetto.
Continuava a fissare Satoshi.
Sì, perché anche se il ragazzo aveva solo quattordici anni, Krad provava una passione morbosa per lui.
Perché lui era solo suo.
Non apparteneva a nessun altro.
E prima o poi, anche Satoshi lo avrebbe capito.
Lui era il suo “everything”. Il suo tutto. Senza di lui, non poteva esistere.
Ma Satoshi non era ancora abbastanza forte per sconfiggerlo.
E così, lo avrebbe dovuto sopportare per molto, molto tempo ancora.
Finché Satoshi Hiwatari non si sarebbe spezzato dinnanzi a lui.
"Per i quadri naturalmente."
Piccolo bugiardo, che senso aveva mentire al maestro dell'inganno?
Scostò lo sguardo dai plichi osservando distrattamente gli occhiali che aveva abbandonato sul pavimento.
Non gli servivano, lui ci vedeva benissimo anche senza.
Eppure li portava sempre.
A scuola.
Nelle gallerie d'arte o musei, quando dava la caccia a Dark.
Per strada.
Ovunque.
A parte in quel momento, forse soltanto perché sapeva già che l'angelo avrebbe fatto la sua apparizione, disturbandolo.
"Eppure c'era qualcosa di strano." asserì vago cercando di proseguire sul discorso del museo, probabilmente invano.
"E' la prima volta che mio padre mi obbliga a controllare la galleria d'arte di un museo tanto ben protetto senza che ci sia di mezzo..."
Si bloccò di colpo, incerto se fare quel nome o no.
Dark.
Che, a differenza di quell'angelo biondo dal candido piumaggio, aveva corvini capelli e ali nere come la notte...
L'esatto opposto.
Per l’appunto, Krad era la nemesi di Dark.
Completamente diversi.
Avevano solo due cose in comune:
Entrambi possedevano il corpo di un ragazzino quattordicenne.
Entrambi erano belli come angeli.
E questo, lo sapevano bene sia lui che Dark.
Fingendo di interessarsi ai documenti di Satoshi, Krad si sporse appena, lasciando che alcune ciocche bionde solleticassero la guancia del quattordicenne.
“Cosa leggi?” domandò, apparentemente interessato, mentre le labbra di seta parevano sfiorare la pelle di Satoshi.
Oh, adorava quel ragazzino, che cercava in tutti i modi di ribellarsi a lui…
..e che non ci sarebbe mai riuscito.
Era così…divertente, vederlo imporsi ogni volta, provando ad ignorarlo, combatterlo per non farlo uscire.
Ma non ci riusciva mai.
Era questa la differenza fondamentale tra lui e Dark.
Dark Mousy e Daisuke Niwa vivevano, si poteva dire, pacificamente. Avevano un bel rapporto d’amicizia, alla fin fine.
Mentre tra lui e Satoshi Hiwatari c’era indifferenza apparente, c’erano lotte continue per il predominio.
Perché il ragazzo dagli occhi di zaffiro non si sarebbe mai arreso a lui.
Krad lo sapeva bene.
E, proprio per questo, lo adorava.
"Un rapporto di mio padre." Rispose il ragazzo, laconico. Sapeva che in realtà a Krad non importava nulla.
Quando i capelli del biondo iniziarono a diventare un fastidio sulla sua guancia, decise di spostarli con un movimento della mano, scostandoli lontani da sè.
Ricominciava.
La lotta per il predominio.
Si alzò portando con sè i fogli stampati per lasciarli sulla piccola scrivania di legno di faggio spostata sotto la finestra, in modo che ci fosse soltanto il chiarore della luna ad illuminarla.
La luce era spenta infatti e la penombra vigeva nella stanza.
Preferiva così Satoshi, preferiva stare al buio, in quel modo Krad appariva meno candido e bianco di quanto non sembrasse... e di quanto in realtà non fosse affatto.
Si volse verso di lui.
Lapislazzuli di un intenso blu che si scontravano con oro colato in occhi ferini fatti per ammaliare.
"Domani dovrò svegliarmi presto." disse come se solo con quella frase avrebbe mutato qualcosa "Perciò ho bisogno di dormire."
Forse sperava che a quel modo Krad si togliesse dal suo letto.
Illuso.
Povero piccolo illuso.
“Dormi” Replicò semplicemente l’angelo, senza spostarsi.
Tsk…davvero credeva che lui l’avrebbe lasciato dormire in pace?
Assolutamente no.
Altrimenti, dove andava a finire il divertimento?
Continuava a fissarlo, con quel sorriso malizioso e dolcemente sadico sulle labbra sottili.
“Non vedo quale sia il problema, Satoshi-sama” sussurrò, donando una cadenza particolarmente enfatica sul nome del ragazzo.
Lo prendeva in giro.
Come sempre.
Solo così si divertiva.
Prendendo in giro il SUO Satoshi-sama.
Gli sorrise. Un sorriso innocente, all’apparenza. Tutto il contrario in realtà.
Aveva posseduto altre persone, appartenenti a quella famiglia.
E tutte si erano spezzate.
Satoshi era il migliore.
Satoshi era l’Unico.
"Krad, non so cos'hai in mente..."
Davvero non lo sapeva?
"Ma ti ordino di spostarti." lo disse con tutta la tranquillità di cui disponeva -e che in realtà iniziava a scarseggiare-.
"Non ho voglia di giocare con te."
Il suo tono era distaccato.
A differenza dell'altro lui non provava nulla per Krad, solo disprezzo.
Disprezzo?
Davvero?
Davvero.

Assolutamente.

Soltanto disprezzo.
Avanzò giungendo innanzi al letto.
Le braccia incrociate al petto e, sul viso, la solita espressione i sempre: seria, matura, fredda. Un'espressione che molto difficilmente poteva appartenere ad un ragazzino della sua età.
“Oh…” sussurrò solamente Krad, alzandosi in piedi, con un movimento felino del corpo. Un movimento estremamente sensuale, a dirla tutta.
E lui lo sapeva benissimo.
“E chi ha detto che io voglio giocare?” continuò, chinando appena il busto, per scontrarsi con le iridi zaffirine di Satoshi.
Il fiato caldo che sfiorava il volto del ragazzino.
“Io non voglio giocare, my everything…” mormorò, dolce. Apparentemente.
Dolce come un serpente velenoso che sta per colpirti.
Satoshi smise di parlare, smise anche di guardarlo... smise di considerarlo.
Si spogliò della divisa scolastica che ancora indossava, piegandola e poggiandola sull'unica sedia alla scrivania.
Con passi misurati si portò al letto, aggirandolo per stendersi dalla parte in cui Krad non lo occupava.
In fondo quell'angelo non era altro che una materializzazione della sua immaginazione. In realtà non era lì con lui. In realtà era dentro di lui.
Perché Krad non esisteva senza Satoshi... Ma Satoshi?
Gli occhi di zaffiro del ragazzo posarono alla finestra, cercando di scorgere il panorama attraverso le tende.
Lui sarebbe potuto esistere senza Krad...?
Avrebbe voluto saperlo...

Krad sorrise tra sè, osservando Satoshi.
Si chinò appena su di lui, schiudendo le labbra vicino al suo orecchio:
"Buonanotte, Satoshi-sama... Dormi bene..." sussurrò, sfiorandogli volutamente il lobo dell'orecchio e augurandogli la buona notte con una voce che era tutto tranne che innocente.
L'Angelo biondo si rialzò, sorridendo maliziosamente al suo alter ego, prima di scomparire.
Lasciando Satoshi solo. Per il momento.
Perché Satoshi non sarebbe stato mai solo.

"Rikuuuuuuuuu!! Hai di nuovo preso la mia maglia, per caso?!" urlò Risa, sbattendo la porta della camera della sorella, rossa in viso.
L'altra ragazza alzò un sopracciglio, fissando la gemella.
"Dovresti saperlo che i tuoi vestiti non mi piacciono." replicò, tranquillamente, tornando a leggere il suo libro.
Risa socchiuse gli occhi, guardando l'altra.
Non la sopportava. Per niente.
Solo perché era nata prima, pensava di essere la migliore.
Era LEI la migliore! Lei era più bella, più simpatica, più intelligente!
Pestò il piede a terra con il visino imbronciato e soltanto dopo molto si decise a richiudere la porta della sua stanza, sbattendola con violenza.
"Risa!" esclamò la sorella disturbata dal rumore.
Sbuffò pesantemente lanciando il libro sul letto e scendendo dal materasso.
Quella Risa, le dava sempre troppo da fare!
Con calma uscì dalla camera all'inseguimento della sorella.
"Allora che maglia stai cercando?" domandò, in realtà poco gentilmente, a dirla tutta le seccava aiutarla nella ricerca dopo come era entrata e uscita dalla sua camera.
Che razza di sorella viziata!
"L'ho lasciata qui, ne sono sicura!" ribatté l'altra. Tutto l'opposto di lei.
Perché Riku era bella, ma Risa.. bè lei lo era molto di più, o forse era solo che valutava maggiormente il suo aspetto esteriore, abbellendolo con vestiti che risaltavano la sua femminilità, colori brillanti che mettevano in mostra i suoi occhi nocciola, grandi e dolci, e i suoi morbidi capelli profumati sempre di lavanda.
"Qui dove?" insistette Riku, la più grande, ma soltanto di una manciata di minuti.
Lei tra le due era quella più matura. Teneva i capelli corti per differenziarsi da Risa, ma anche perchè li trovava più pratici. Molto più agile della sorella era sicuramente portata per gli sport.
In definitiva però erano pur sempre gemelle e questo non sarebbe cambiato mai.

“Qui!” ribatté semplicemente l’altra, guardandosi intorno, continuando a sibilare qualcosa sottovoce.
Riku sospirò.
“Risa… QUI dove?” domandò, per l’ennesima volta, mentre osservava la gonna bianca della gemella svolazzare un po’ ovunque.
“Uff.. ma dove accidenti è?!”
Risa si sedette sul proprio letto, le braccia bianche incrociate sotto al seno, le morbide labbra di bocciolo ferme in un broncio.
“L’avrai messa nell’armadio...” sospirò laconica l’altra, scuotendo il capo e dirigendosi verso l’armadio di Risa.
Lo aprì, guardando rapidamente dentro.
Tutti abiti completamente differenti dai suoi.
“E’ questa, per caso?” domandò, voltandosi, con in mano una maglia azzurra dalle scritte blu.
“Esattamente!” esclamò l’altra, saltando in piedi e afferrando la maglia, stringendosela al petto, senza neanche ringraziare Riku.
“Aaaah! Con questa sicuramente Dark mi noterà, no?” continuò, con le stelline negli occhi nocciola, sognando tra sé.
“Sì, certo... come no...” sospirò l’altra, ormai esasperata.
Dark, Dark, Dark… ma che aveva di speciale, quello?
E pensare che Niwa non faceva altro che sbavarle dietro.
Poveraccio...
Sentì una fitta al cuore al pensiero. Scosse il capo mentre i corti capelli castani si muovevano a seguirlo lasciando una scia marroncina.
"A questo punto me ne torno in camera mia." annunciò, tanto non c'era più bisogno di lei.
"Buona notte."
Risa non si accorse nemmeno che Riku se ne era andata.
Continuava a guardarsi allo specchio, ruotando il busto da una parte e dall'altra mentre, tra le braccia, la maglia azzurra ondeggiava morbidamente.
Sorrise contenta, cantilenando il nome di Dark in continuazione, fantasticando su lei e il bel ladro e ridendo imbarazzata.
Sedendosi davanti alla specchiera iniziò a pettinarsi i capelli, lo sguardo sempre fisso allo specchio e gli occhi nocciola intenti a guardare quelli del proprio riflesso.
Occhi altrettanto nocciola.
Erano belli i suoi occhi, vero?
Grandi, dolci, gentili. Proprio dei begli occhi.
E anche la sua bocca, i lineamenti delicati del suo viso, e il suo corpo in generale.
Era bella.
Vero?
Oh, sì.
Era proprio bella.
"Ah, Risa, senti domani..." Riku era rientrata nella stanza della sorella all'improvviso e, fermandosi con la testolina che sbucava dalla soglia guardò il suo riflesso allo specchio lasciando la frase a mezz'aria.
Stropicciò gli occhi.
"Ah..."
Che sciocca per un momento aveva visto qualcun altro riflettersi al posto della sorella. Si vede che aveva proprio bisogno di dormire.
"No niente." concluse allora "Buona notte."
Fece per richiudere la porta ma Risa la fermò, soltanto con il suono della propria voce.
"Riku..."
Suadente, una carezza di petali di rose rosse. Passionali e peccatrici.
Era la prima volta che lo notava.
"Sì?"
"Tu credi che io..." Risa fece una pausa ravviando delicatamente la chioma con la mancina "...sia bella?"
Ma che razza di domanda?!?
Riku sospirò.
Aveva capito.
Quel Dark le aveva dato proprio alla testa.
Evitò di rispondere e richiuse cautamente la porta sparendo in camera sua mentre Risa sorrideva. Un sorriso dolce.
Un sorriso anche fin troppo dolce.


3° CAPITOLO FINE

   
 
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