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Autore: IWontFade    22/11/2011    1 recensioni
Questo è il prologo di quella che è la mia prima vera fanfiction. Quando nello stesso istante una normale ragazza italiana scopre di non essere così normale e un incredibile uomo americano scopre che si, è davvero incredibile, qualcosa di strano può accadere e stravolgere due interi universi.
Io non conosco assolutamente i protagonisti e non so come si comporterebbero in situazione assurde e improababili come queste, ma far galoppare la fantasia è forse una delle qualità migliori che ho e mi piace vivere, morire, sanguinare per lei, nella mente, negli ochhi la posso vedere , è la fantasia.
Di questo parla la storia. Di pura fantasia.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In pochissimo tempo fummo davanti al tourbus, che nel frattempo si era spostato nel parcheggio. Non sapevo se qualcuno ci avesse notati, non sapevo se l’indomani avrei visto la mia foto in prima pagina su un giornale. Ma più di tanto non mi interessava, più che altro mi dispiaceva se era una preoccupazione per lui. Ma si era offerto lui stesso, se l’aveva fatto voleva dire che non si faceva certi problemi, e tanto meglio.
Mentre Jared saliva, lasciandomi a terra per aiutarmi dopo, Shannon da dentro lo vide e gli chiese come mai ci aveva messo tanto.

- Ho avuto delle complicazioni…

- Adesso sbrigati che dobbiamo trovare un modo per scollare Tomo dal computer, si sta fondendo il cervello davanti a quello schermo! E tutto per cosa? Per una ragazza. Io proprio non...

Si interruppe a metà frase e sbarrò gli occhi: mi aveva vista. E io avevo visto lui. Mi vennero in mente le sue parole della sera prima “ti prometto che ci sarà altro tempo per la mia voce”. Mi sembrò come se avesse fatto una specie di predizione del futuro. E quel futuro mi piaceva.

- Ciao!

Sorrise, per niente imbarazzato, con gli occhi luminosi e guardò maliziosamente il fratello.

-Ecco perchè ci mettevi tanto, fratello. Vedi di non prendere l’abitudine di fare il furbetto anche di giorno, eh!

Feci una risatina sottovoce e ricevetti lo stesso sguardo severo che Jared aveva lanciato a Shannon e da quest’ultimo una rapida occhiata di complicità. Chissà se era felice di vedermi. Io lo ero di certo. Jared mi aiutò a salire gli ultimi due gradini e mi sentii un po’ ridicola perché ci misi un secolo, senza contare i versi che facevo per il male. Shannon rideva sotto i baffi , mentre chiedeva al fratello se aveva bisogno d’aiuto e riceveva sempre un no come risposta.
Quando finalmente fui salita Jared guardò me, guardo Shannon e mise le mani sui fianchi.

-E adesso?

Dopo mezzo secondo scoppiammo tutti e tre a ridere. In quel momento comparve Tomo dal fondo del bus.

-Che succede? Che mi sono perso? Oh, ciao!

Mi guardava come per dire “tu hai una faccia familiare” e così facevo anch’io mentre ero in quello stato di adorazione muta e totale. Sapevo benissimo cosa aveva di familiare: era il mio chitarrista preferito, il migliore, nonché lo sfondo del mio cellulare in carne ed ossa e stava salutando proprio me. Shannon gli diede un colpo sulla spalla.

-Ehi, l’uomo Vicky-dipendente si è scollato dal computer! Finalmente skype può vivere in pace e curarsi il diabete che gli avete causato!

-Parla quello che si collega due volte al giorno per salutare la mamma!

-Non è vero!

-Oh si che lo è!

Iniziarono a prendersi a botte per finta. Shannon tirava i capelli a Tomo mentre lui aveva una mano intorno al suo collo il tutto incorniciato da dolorosi calci ovunque. Era proprio quello l’amore Shomesco che mi immaginavo tra loro. Trattenni a stento una risata e mi girai verso Jared che mi guardò con occhi pietosi.

-Perdonali…e dai ragazzi! Smettetela! Qui c’è bisogno di voi!

Shannon si ricompose e guardò in cagnesco Tomo che si lisciava i capelli con le mani.

-Ok, ma non è finita qui…Allora, che è successo alla fanciulla?

Jared spiegò velocemente il mio imbarazzante volo del bagno e vidi che tutti sorrisero. Scoppiai io per prima a ridere ma mi guardarono male e tornai seria.

-Scusate, è che mi sembra così comico pensandoci!

In realtà non mi faceva davvero ridere, ridevo solo per sdrammatizzare, mentre mi sarei volentieri sotterrata sotto una decina di chilometri di terra, pensante terra. Perché diavolo ero
così maledettamente imbranata? Come al solito mi arrabbiai con me stessa e decisi di non pensare più.

-Lo è cara, anche se lo stiamo solo immaginando…

Per l’ennesima e piacevolissima volta il bus si era riempito delle nostre risate. Ridevano di me, quei cretini. Ma non ci misero molto a farsi perdonare.

-Qui c’è bisogno del suo intervento, dottor Milicevic.

-Che genere di intervento?

Tomo rizzò la schiena e alzò il mento in modo da guardare tutto dall’alto in basso, non che di solito facesse diversamente. Shannon prese dei fogli e fece finta di leggerli.

-Vediamo, visitare la paziente ed effettuare la probabile amputazione dell’arto inferiore sinistro.

-Ah ah! È la nostra pratica preferita, dico bene dottor Leto?

-Eccome amico mio. Vado a prendere la motosega! Muahaha!

Shan sparì per poi tornare poco dopo con una valigetta del kit di pronto soccorso. Nel frattempo mi ero seduta e tolta la scarpa.

-Eccomi. La tua fine è vicina arto inferiore sinistro! O destro? No, sinistro…che piede era?

-Il sinistro. Dottor Leto temo che qui sia sufficiente solo una fasciatura.

-No! E io che speravo di vedere un po’ di sangue…

Shannon fece un’espressione delusa e si sedette. Mentre Tomo maneggiava il mio piede senza farmi male, lui lo guardava attento, buttando l’occhio su di me ogni tanto.

-Non ti preoccupare, è un buon medico. Ha fatto un sacco di corsi e ha anche un brevetto.

-Meno male…è grave il mio piede?

-Mmmm..beh, credo che sia slogato, come ho già detto una fasciatura per ora è abbastanza. Però devi farti visitare sul serio.

Mentre girava la garza mi guardò. Io gli sorrisi un po’ imbarazzata ma grata ed ecco che il mondo sembrò confinarsi in quel contatto visivo così intenso. Così tante volte avevo
desiderato che accadesse, avevo voluto essere in sua compagnia, resa felice dalla sua risata e sempre stupita dalla sua perfezione. Si fermò un attimo ma poi completò il suo lavoro.

-Fatto!

-Grazie, dottor Milicevic.

-Si figuri…

Mi sorrise ancora più dolcemente e mi diede due leggeri colpetti sul ginocchio mentre si alzava, poi Shannon iniziò a mettere via tutto quello che era uscito dalla cassetta bianca.

-E adesso?

Venne a tutti da sorridere: Jared sembrava ormai capace di dire solo quello.

-Beh, fratello cerca di differenziare o risulterai noioso alla nostra ospite.

-si, ok, ma adesso?

-Ahah! Adesso non ne ho idea...tu ce l’hai una casa?

Shannon mi guardò curioso con le mani sui fianchi.

-Certo…

-Ed è lontana?

-Più o meno un’ora di strada.

-Ok, allora diciamo che potremmo portarti a casa, poi tu con calma ti chiami il medico e ti fai fare le robe infrarossi eccetera, no?

-Si, sarebbe magnifico da parte vostra! Sicuri che non è un problema?

Tomo assunse un’espressione pensosa, grattandosi la corta e nera barba che gli scuriva il mento.

-No, penso proprio di no! Jared?

-Sono d’accordo! Sapete quanto adoro le scampagnate in periferia! Che male c’è?

-Perfetto, avviso John!

Shan sembrava contento, se ne era andato quasi saltellando, con un grande sorriso sulle labbra. Tomo lo guardò male.

-Ma che ha?!?

-Lo sai com’è fatto, ogni novità o sorpresa lo manda su di giri!

Quando tornò era un po’ meno felice.

-Ragazzi c’è un problema: la sua macchina?

-Oh, è vero! Fa niente, chiamo un carro attrezzi e mi faccio portare con lei fino a casa. Grazie comunque per la disponibilità!

-Oppure si potrebbe fare che uno di noi va in macchina con te fino a casa tua e poi torna sul bus che ci aveva seguiti…

Tomo si girò e sempre con la stessa espressione confusa alzò le sopracciglia.

-Shan, puoi venire di là? Mi è venuta in mente una cosa che ti devo fare vedere sul computer.

-Ok…

Mi girai ancora più confusa verso Jared.

-Tutto bene?

-Si, si, non ti preoccupare è che non ci capita spesso una cosa così!

-Neanche a me, credimi!

Feci una breve pausa che mi sembrò immensa.

-Mi dispiace solo se causo casini. Sul serio, odio essere di troppo.

-Ma non lo sei, davvero! Anzi, non ci dispiace avere intorno qualcuno che ci fa compagnia e che non sia il nostro autista o il nostro BB.

Sorrisi. Allora tutte le storie sulla relazione fin troppo paparazzata tra Jared e il suo Blackberry erano vere…

-Comunque non vi fate problemi, se sono d’intralcio, ditemelo! Senza peli sulla lingua, io me ne vado.

-Non ti preoccupare, non c’è nessun problema.

-Grazie…

Sentii i passi di Tomo e Shan che già tornavano scendendo le scale. Aguzzai le orecchie, per pura e semplice curiosità.

-Davvero non ti interessa? Neanche per una botta e via?

-…

-Shannon!

-No, neanche per una botta e via. Uff, i tuoi figli ti odieranno, lo sai questo, vero?

Mentre compariva di fronte a noi Tomo si mise a ridere e Shannon dietro lo seguì. Fu lui a riprendere il discorso.

-Quindi che si fa? Chi prende la sua macchina?

Shannon si girò verso suo fratello.

-Non se ne parla, sai quanto odio guidare se non è strettamente necessario. Tocca a Tomo!

-Ehm, veramente io avrei appuntamento con Vicky su skype tra… tipo dieci minuti! Non posso darle buca.

-Ok, ci vado io! Dove hai parcheggiato?

Mentre scendevamo dal bus, con molta, molta fatica, mi venne in mente quella mia amica che credeva nella reincarnazione. Magari io e Shannon nella scorsa vita eravamo stati un
fiore e una farfalla, un ippopotamo e uno di quegli uccellini che ci vivono sopra, una cellula e un cloroplasto. Insomma magari eravamo stati indivisibili e in simbiosi per secoli e ora che ci eravamo reincarnati dovevamo stare ancora insieme. Mi chiesi dove diavolo era stato per tutta la mia vita, e come aveva fatto a sopravvivere senza di lui. Shannon, dov’eri stato fino ad ora? Dov’eri andato? 

  
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