Aprire gli occhi è la parte più
difficile della giornata.
Sai cosa ti ritroverai
davanti: il soffitto della tua stanza, la tua cameretta, i tuoi mobili....come
sempre, some ogni giorno.
Anche quel giorno non avrebbe dovuto fare
differenza. Era andata a dormire come tutte le sere, con la sveglia importata
alle 8 del mattino, tra le sue soffici lenzuola color panna con ricami floreali
e il suo pigiama azzurro pastello completo di pantaloncino e maglietta,
indumenti adatti al periodo estivo in cui svolgeva le sue giornate.
Anche
quella mattina la ragazza aprì gli occhi, soppesando il soffitto e le pareti.
Intontita, ma non per questo meno attenta ai piccoli dettagli, notò che il
soffitto si presentava di un marmo dal colore indefinito pressoché scuro e così
anche le pareti che lo reggevano. Qualcosa non quadrava…
Dov’erano
le sue belle pareti bianche intonacate? Dov’era la
luce che entrava dalla finestra della sua stanza ogni mattina a svegliarla
prima ancora che suonasse la sveglia? Dormiva ancora e sognava? O era ancora notte fonda e non distingueva le cose per il
sonno?
Chiuse gli
occhi e respirò a fondo, nell’aria vi era un dolce aroma di colazione, cosa
ancora più strana, poiché era lei stessa a prepararsela ogni mattina. Cercò di
concentrarsi sull’udito: sentiva mormorii, scarpe che battevano più o meno violentemente sul marmo, qualcuno camminava…molti
camminavano. Il rumore proveniva dal basso.
Aprì di
nuovo gli occhi e si guardò attorno. Forse era andata dormire a casa di
un’amica? Ma non le risultava che nessuno vivesse in
un ambiente così…tetro…e “antico” aveva tutta l’aria di essere un freddo e cupo
castello come si vedevano nei film.
Si mise a
sedere e proseguì nella sua dettagliata osservazione. Era distesa su un lettino,
coperta da un lenzuolo, tutto sommato, pulito, tutt’intorno
vi erano altri lettini disposti simmetricamente. La
luce entrava fioca dalle grandi finestre chiuse quasi ermeticamente. Aveva
tutta l’aria di essere una specie di ospedale o
meglio…un infermeria!
Vicino al
suo letto vi era una sedie e un comodino. Sul comodino
vi era una lettera, ma prima di prenderla e leggerla squadrò gli abiti
posizionati accuratamente sulla sedia. Era un grande
mantello nero, alquanto strano a dire il vero. Decisamente
fuori moda.
D’improvviso
avvertì il gelo che le entrava nelle ossa, doveva ammetterlo! Nonostante il
pessimo gusto l’aria fredda che si diffondeva nella
stanza la invogliava non poco a mettersi quell’orrore
sulla sedia. Almeno sembrava caldo…
Dopo
essersi messa quella “tunica riscaldante”, che risultava
esattamente della sua misura, si apprestò ad aprire la lettera.
Cara
Signorina.
Le diamo il
benvenuto alla grande scuola di magie e stregoneria di Hogwarts.
Ci scusiamo
per l’increscioso risveglio, tuttavia la invitiamo a mantenere la calma e a
dirigersi verso il mio studio appena si sentirà meglio.
Le sarà
tutto spiegato in una più idonea sede.
In fede
Albus
Silente
La ragazza chiuse e riaprì gli occhi ripetitivamente per mettere a fuoco la lettera che,
constatò, era in realtà di rara bellezza. Rimase quasi incantata dalla
pergamena dall’aria antica e dalle scritte verdi smeraldo luccicanti. Era
chiusa con ceralacca color porpora e decorato con uno stemma che rappresentava
un leone, un ariete, un tasso e un serpente attorno ad una grande”H” . Poi si soffermò sul contenuto.
Innanzi
tutto: “magie e stregoneria di Hogwarts”….magia?
Stregoneria? Hogowarts?
”La
invitiamo a mantenere la calma e a dirigersi verso il mio studio” bene….ed
essere calma era calma…ma dov’era questo famigerato
studio?!?!
Squadrò la
lettera da cima a fondo per svariate volte finché non si convinse che non vi
era null’altro che potesse indicarle la via per lo studio. Molto probabilmente
era nell’altra stanza o avrebbe chiesto in giro.
Infondo aveva sentito che c’era gente in giro.
< Lo
studio di Albus Silente>
sussurrò tra se e se,tenendo a mente questo nome.
Si alzò e si incamminò per la stanza. La luce fioca che entrava dalle
poche fessure rimaste nelle finestre le permise di
intravedere il proprio aspetto nel unico specchio presente.
Aveva capelli medio lunghi ondulati, di un color nero come la pece
ma striati di blu e occhi di color ametista.
Erano
sempre stati singolari i suoi occhi, spesso le chiedevano se portasse delle
lenti a contatto, ma erano così di natura. Da quando era
nata.
Il fisico asciutto, non molto alta, una ragazza normale.
Convenne
che non era il caso di perdere tempo e si diresse
verso l’unica porta che le risultava esserci. Appena l’aprì si trovò di fronte
ad un lungo corridoio dalle stesse mura del’infermeria,
ma chiaramente più luminose per via della luce che finalmente invadeva l’aria.
Ci volle un po’ per abituarsi, essendo stata fin’ora
nell’oscurità.
Si guardò
attorno.
Non vi era
anima viva.
Con addosso quello strano abito si incammino da una parte a
caso. Prima o poi avrebbe incontrato qualcuno!
Camminò per
molto,e per tutto il tempo contemplò quella strana
costruzione che ora più che mai le sembrava un castello e si accorse, con
infinito rammarico per i suoi piedi, che era tutt’altro
che piccolo. Trovare questo famigerato studio sarebbe stato tutt’altro
che facile!
< Oh
eccola signorina!!>
Una voce di
donna la raggiunse, si trovò di fronte una signora
dall’aria severa, con i capelli racconti e occhiali quadrati.
La corvina
si guardò attorno per cercare qualcun altro < Dice
a me?> chiese infine.
< Certo
Signorina, la cercavo! Mi è venuto un colpo quando non
l’ho trovata in infermeria! Dove pensava di andare da
sola?> chiese con la solita aria severa.
< Da Albus Silente> rispose lei prontamente.
La donna
sembrò piuttosto sorpresa < Pensava di arrivarci da sola?>
< Bhè no…speravo di incontrare qualcuno a cui chiedere >
rispose < Ora che c’è lei posso sapere…>
< Bene
l’accompagno io! > tagliò corto la donna, invitandola a seguirla.
< Io sono
< Piancere> rispose < Io sono…>
< Eccoci arrivati!>l’interruppe.
<
Già?>
< Con la
sua fuga non si era allontanata di molto dalla sua meta.>
Detto
questo si voltò verso il gargoyle e disse con
espressione ferma < Cioccorane!>
La ragazza
si chiese se la donna non fosse del tutto sciroccata
come in effetti sembrava… parlare con una statua di
pietra e dire un’assurdità come”cioccorane”! Che poi cosa sono le cioccorane?
Il gargoly di pietra però la salutò con la mano e, sotto lo
stupore della covina, si sposto
per farle passare.
< Lei
ora incontrerà il preside della celebre scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts >
< Ecco,
a proposito di questo…cos…>
Ma non fece
in tempo a chiedere che un anziano dall’aria allegra fece
capolino nella stanza e invitò la corvina a sedersi su una sedie di fronte una
scrivania. Aveva una lunga barba argentata, tanto lunga
da doverla tenere a bada con la cintura dello strano abito sfavillante che
aveva addosso.
< Buon
dì signorina, io sono Albus Silente.>
< Buon
giorno. > rispose timorosa, ma al contempo risoluta. < Io sono…>
< Già
> la interruppe il preside < Chi è lei?>
< Se
magari la smettesse di interrompermi potrei dirlo!> sbottò seccata
dall’ennesima interruzione.< Mi chiamo Azzura Lazward! >
<
Azzurra Lazward?> sussurrò tra se e se il vecchio
preside < Non risulta nei nostri registri nessuna
strega con tale nome > disse pensieroso.
<
Strega?> chiese scettica Azzurra < Mi scusi, ora
posso chiederle io qualcosa?>
< Ma
certo> rispose amabilmente il preside < Spero solo che le risposte che le
darò siano di vostro gradimento.>
Azzurra
guardò il vecchietto, aveva l’aria simpatica ma aveva
come l’impressione che neanche lui sapesse giustificare la sua presenta in
quello strano luogo. Tuttavia sperò con tutta se
stessa di sbagliarsi e decide di chiedere lo stesso.
<
Stamattina mi sono svegliata in quella stanza buia, che era tutt’altro
che
< Alla
scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts> rispose
prontamente l’anziano.
< Chissà
perché l’avevo intuito…> disse tra se e se la ragazza seccata < Come mai,
di grazie, mi trovo qui?>
Ci fu un
attimo di silenzio nel quale, Azzurra suppose, silente studiasse
la situazione.
< Non lo
sappiamo.> rispose sconfortato < Sei stata ritrovata priva di sensi nella
Sala grande da degli studenti della scuola questa notte.>
<
Scherza vero? >
< Haimè No….> continuò l’anziano preside
< Qui sono ammessi solo maghi e streghe, i comuni Babbani
non dovrebbero sapere dell’esistenza di questa scuola né tanto meno potervi
accedere.>
La ragazza
soppesò l’idea di chiedere cosa fosse un Babbano, ma
al momento le risultava che non fosse una domanda di
estrema rilevanza < Quindi..> esordì
Un secondo
attimo di silenzio riempì la stanza.
< Vedi
signorina Azzurra…>
< Non
dirmelo…ora che so la verità sarò rinchiusa in questa scuola per il resto
dell’eternità affinché non possa rivelare a nessuno l’ubicazione
segreta(contando che non so dove caspio mi trovo) di
questo manicomio, oppure mi ucciderete o sarò torturata o mi cancellerete la
memoria!>
< Nulla
di tutto ciò!> la zittì il preside scoppiando in una fragorosa risata <
Sempre che non ci costringa!> continuò cercando di
trattenersi dal ridere.
<
Vede…> esordì tornando serio < Non c’è ancora
chiaro il perché della tua presenza qui, ma se ho imparato qualcosa in tutto
questo tempo di vita vissuta è che c’è sempre una spiegazione a tutto. Nel suo
caso non è ancora stata trovata, ma confido nella sua collaborazione per
farlo.>.
< Io non
so nulla > protestò.
< Certo
me ne rendo conto, ma se qualcosa o qualcuno la vuole qui, nel bene o nel male,
dobbiamo scoprirlo e non vedo altra soluzione che farla rimanere, seppur per
breve tempo.>
Azzurro lo
guardò stralunata < Rimanere?>
< Certo
capisco la sua diffidenza, ma spero che lei capisca. Il nostro mondo non è per Babbani come lei e non pretendo che capisca le nostre
problematiche, ma nel serio interesse di entrambe le
fazioni le propongo di restare un mese qui.>
< Un
mese…> gli fece eco.
<
Esatto. Ovvio potrebbe ridursi il tempo se capissimo perché è qui, ma se entro
un mese non lo sapremo le dò
la mia parola che la riporterò personalmente a casa! >
< Sempre
se accetto giusto? O sarò costretta?>
< Io non
voglio costringere nessuno Signorina Lazward…tuttavia confido nel vostro buon senso…>
< “Buon
senso” eh?> ironizzò <Bene…ma questa è una
scuola vero?>
<
Esatto!>
< Di
Magia e stregoneria…>
<
Certamente!>
< In che
senso “magia” e “stregoneria”?>
Il vecchio preside sorrise benevolo e con un gesto non curante della mano richiamò
magicamente a se il bricco del the e tre tazze, una anche per la professoressa McGrannit rimasta fin’ora in
silenzio e in disparte.
< Vuole
del the?> chiese amorevolmente.
La ragazza
era a dir poco stupefatta, guardava quel bricco volato lì a mezz’aria come fosse la cosa più incredibile del mondo.
<
Signorina Azzurra?> finalmente la professoressa parlò con la sua voce
severa.
<
Oh…> si sveglio dal trans la giovane per poi
rispondere al preside.< Ehm…no grazie.>
Ci fu
ancora silenzio interrotto solo dal sorseggiare del the di Silente.
<
Ehm…signor Silente?>
< Si signorina Lazward?>
< Anche se restassi…come giustificherei la mia assenza ai miei
genitori e anche se la giustificassi…in questo mese come passerei il tempo? Cioè mi sembra chiaro che non ho certo poteri magici e sono
fuori luogo qui.>
<
Capisco il suo problema…> disse tranquillamente < Per i suoi genitori ci
penserei io personalmente, so trattare con i Gabbani e le garantisco non farò
né lavaggio del cervello né incantesimi, ma semplicemente le fornirò un alibi.>
< Per la
scuola > continuò < Penso sia il caso di farle
seguire i corsi. Potrebbe aiutare a scoprire come mai lei è qui, magari
potrebbe avere un potere non ancora manifestato
nonostante le apparenze, ma vorrei anche che la sua identità resti segreta per
gli altri ragazzi. Avere una babbana potrebbe
rivelarsi dubbioso per alcuni alunni…>
<
Capisco…quindi se non trovo comunque potere in me
dovrò fingere di averlo?>
< Temo
sia il caso. Pensa di essere capace di farlo?>
< Non lo
so se non ci provo>
<
Bene…>
< Signor preside…> intervenne ancora
< Si Minerva?>
< Immagino
che dovremmo smistarla. Certo non sappiamo se anche su una babbana
funzioni il cappello parlante ma penso comunque che
abbia bisogno di un alloggio e se deve fingersi studentessa…>
< Hai
ragione Minerva.>
Fin’ora
la ragazza era stata zitta, ma sentiva un impellente bisogno di chiedere di
cosa stessero parlando. Ma
non fece in tempo perché si ritrovò improvvisamente senza luce.
<C-cosa?!>
La
professoressa le aveva infilato il cappello senza
preavviso sul capo, coprendole gli occhi.
In quel
buio totale la ragazza iniziò ad aver timore…infondo
che ne sapeva lei di questa gente? Potevano essere tutti pazzi! Si, ma quel
bricco?
Mentre
pensava queste cose una voce dall’interno del cappello
la distrasse:
Io son in
capello parlante
Vecchio e logoro e ansante
Smistare è il compito mio
E lo faccio con molto brio!
Dove sei destinata
Fanciulla smarrita?
Io lo decido ogni annata
L’alunna dove venga
smistata.
Griffondoro è il posto tuo?
Culla di coraggiosi,
o Serpeverde, il nemico suo,
dove fanno tanto i preziosi.
C’è anche Corvornero
Ove c’è grande intelligenza!
O Tassorosso invero
Bontà d’animo e decenza?
La
filastrocca si interruppe e calò un inquietante
silenzio durante il quale la ragazza sentì crescere la propria ansia. Cosa era questa diavoleria? Ancora una volta il cappello
riprese a parlare, stavolta per fortuna non in rima.
Che bella intelligenza…
Grazie.
Ma sei anche di animo
buono…
Grazie…
Hai astuzia da vendere!
Davvero?
Immenso coraggio…
Mi prendi
in giro?
Da oltre
l’oscurità si sentì la voce del preside che esortava il capello a parlare.
< Signor
Cappello, pensa di poter decidere?>
< A dire il vero mio buon preside, la ragazza
ha tutte le qualità a posto per tutte le case.>
<
Scegline una…>
Il cappello
ci pensò su almeno 5 minuti finché con grido a squarciagola tanto da far
intontire Azzurra:
<
GRIFFONDORO! >
Dopodichè
tornò la luce.
Il preside sorrise benevolo.
< Bene
signorina Lazward…La professoressa McGrannit la scorterà fino al suo alloggio. Dovrà condividere
la stanza con altre ragazze.>
<
Capito.>
< Le
consegnerà anche l’orario delle lezioni che dovrà seguire. Per raggiungere le
aule confido nell’amicizia che stringerà con le compagne di stanza. Bene…penso
sia tutto.>
<
Preside…> esordì la professoressa McGrannit
< Si Minerva? >
<
Consiglio di iscriverla ai corsi degli alunni della
sua età.Ovvero del 5 anno.
Ma di esonerarla per Difesa Contro Le Arti Oscure, incantesimi e la mia
materia…le resteranno immagino Pozioni, Storia della Magia e Divinazione e
altre materie in cui non è necessaria magia “evidente”.>
< Va
bene Minerva, se faranno domande penserò personalmente a sviarle.>
La ragazza
non aveva ancora capito granché cosa succedeva, ne di
cosa parlassero, ne dove stava andando, ne cosa fossero“le case”. In verità non
capiva proprio nulla!
Ma per quanto ci provasse
non riusciva a non fidarsi di quel preside dall’aria simpatica e perfino della
professoressa severa, infondo infondo le sembrava
gentile….molto infondo.
Quindi si
mise l’anima in pace, accettò di passare questo mese che, era sicura, si
sarebbe rivelato davvero interessante e vedere come andavano le cose.