NB:La storia è letteralmente inspirata a Twilight, della Meyer. Ambientazioni, personaggi e dialoghi tra Edward e Bella sono gli stessi e quindi NON mi appartengono!
Tale ff non è scritta a scopo di lucro, ma solo per passione.
Confessioni
(terza parte)
Ero
rigido come una pietra e
anche se la mia pelle era fredda, il mio corpo stava andando a fuoco,
ma non
per la sete…era…non so come descriverlo, avevo
gli occhi chiusi, i pugni
stretti, i muscoli tirati, come se fossi
davanti un pericolo imminente e invece
di farmi coraggio e
difendermi…abbassassi la guardia...inerme e permettessi al
mio nemico..di
distruggermi in un istante…
Avanti
sono qui…!
Di
fronte a me però, non
c’era un nemico, ma la creatura più sorprendente
che avessi mai visto, perché
questa sensazione allora? La realtà è che sapevo
fin troppo bene che una sua
reazione negativa a quello che stava vedendo, mi avrebbe ferito
più di
qualsiasi altra cosa al mondo.
Non
sentivo niente, non
parlava, brutto segno!
Ero
sicuro che fosse ancora
lì, perché sentivo il suo cuore battere veloce,
come impazzito..brutto brutto
segno!
Aprii
lentamente gli occhi
ricominciando a respirare, ovviamente avevo smesso per qualche minuto e
vidi
che mi guardava a bocca aperta, per poi illuminarsi in un dolcissimo
sorriso….strano segno!!
Si
avvicinò senza dirmi
nulla, lo sguardo curioso e il viso gioioso, come un bambino di fronte
un
regalo, non riuscivo a crederci. Scrutava il mio volto, il mio petto
nudo e alzò
la mano come per volermi
toccare, il mio respiro accelerò ma non lo fece.
La
sua mano era vicina al mio
viso, così vicina che potevo sentirne il calore, ma la
ritrasse dolcemente, poi si allontanò e si girò
per osservare la radura.
“Così
è questo il tuo
segreto?” chiese sorridendomi ma non capii se era rivolto a
me o a quel posto.
“A
cosa ti riferisci? Io non
ho segreti!” sorrisi malizioso e decisamente curioso, mentre
mi avvicinavo a
lei mi stavo lentamente calmando.
“Bè
è ovvio, mi riferisco a
questo” rispose indicando la radura con la mano.
“Dovrei
offendermi, sai
quanto io odi il freddo e la pioggia…tu conosci un posto
simile e me lo fai
vedere solo ora?” domandò sedendosi a terra,
allora voleva far finta di niente?
“Non
sapevo se quello che
avresti visto… ti sarebbe piaciuto…” e
mi sdraiai affianco a lei sorridendo. Il
doppio senso era chiaro ma lei non rispose, continuava a fissarmi
serena.
Tra tutte le reazioni che
poteva avere
vedendomi, questa non l’avevo minimamente immaginata e una
gioia improvvisa mi
assalì.
Non
osavo toccarla certo, ma
morivo dalla voglia di farlo, la mia mano era vicino alla
sua…volevo alzarmi,
prenderla per il viso…e…respira!
Lei
non disse niente e da
principio mi incuriosì ancora di più, cosa
pensava? Aveva deciso di non
commentare quello che stava guardando? Andava bene, potevo accettarlo,
qualunque
fosse la sua reazione, era comunque lì vicino a me e questo
mi bastava.
Chiusi
gli occhi per
assaporare quel momento e iniziai a canticchiare tra me la ninna nanna
che lei
mi aveva ispirato, lo feci senza neanche accorgermene, mentre mi
gustavo il
calore del sole sulla mia pelle.
Il
suo cuore, non si era
ancora calmato, batteva veloce, sorrisi pensando che forse, batteva
per...me!
All’improvviso
sentii un
movimento impercettibile della sua mano, me ne accorsi prima ancora che
si
muovesse.. si avvicinò timorosa, verso il mio braccio.
Con
il dito sfiorò
delicatamente il dorso della mia mano, era così soffice e
calda molto più del
sole. Sentii un brivido per tutto il corpo, insomma l’avevo
già toccata altre
volte, anche quando lei non lo sapeva, ma essere
accarezzati…da…lei, era
diverso, era semplicemente meraviglioso.
Ancora
non parlava.
Si,
va bene, ho detto che
potevo accettarlo, potevo riuscirci!
O
forse no?
“Non
ti faccio paura?” finalmente
riuscii a parlare.
“Non
più del solito” rispose
ed io sorrisi divertito.
La
mano le tremava, era
nervosa, ma non nel senso negativo del termine, era curiosa..di me.
Potevo
sentire i suoi respiri
controllati, stava cercando di muoversi piano e il piacere che provavo
era
assoluto, richiusi gli occhi, per abbandonarmi a quella sensazione.
“Ti
dà fastidio?” era
l’esatto opposto di quello che provavo.
“No…non
hai idea di come mi
senta” stavo provando un calore immenso ma era puro piacere,
stare lì, nella
più totale tranquillità, essere in grado di stare
vicino a lei…
Alice
si era sbagliata ed
ero così felice!
Lentamente
mosse l’altra
mano in cerca della mia, io capendo di nuovo il movimento
l’assecondai
velocemente, forse troppo velocemente per lei, perché si
spaventò e arrestò la
mano.
“Scusa”…mormorai
guardandola
“è troppo facile essere me stesso, assieme a
te”
I suoi occhi erano fissi su
di me, prese la
mia mano e l’alzò, la guardava curiosa, come
incantata…cosa pensava?
Grazie
al mio dono potevo
sentire migliaia di pensieri, per me assolutamente insignificanti, ma
cosa me
ne facevo di quel dono desiderato da tutti, se l’unica
persona per me
importante ne era immune?
“Dimmi
cosa pensi…Mi sembra
ancora così strano non riuscire a capirlo”
“Noi
comuni mortali ci
sentiamo sempre così sai?”
“Che
vita dura”…la scambierei
in un istante, se volesse dire stare con te per sempre!
“Non
hai risposto?”
insistetti, volevo saperlo.
“Mi
chiedevo cosa stessi
pensando tu….”si fermò.
“E?”
l’incoraggiai sempre più
curioso.
“E
desideravo poter credere
che tu fossi vero. E mi auguravo di non aver paura”.
Ecco,
forse era meglio non
saperlo, non volevo che avesse paura, io…io ero
così felice, doveva esserlo
anche lei…
“Non
voglio che tu abbia
paura” le dissi con un filo di voce, di nuovo sentii
l’ imbarazzo per ciò che
ero.
“Bè,
non è esattamente quella
la paura che intendevo, malgrado sia un aspetto da non
trascurare.”
Cosa?...A
quanto pare mi
aveva lasciato di nuovo senza parole, dovevo abituarmi, ma ogni volta
scoprivo
che valutava le situazioni, sempre diversamente da me.
Non
immaginavo provasse una
paura, che la preoccupasse addirittura di più, la dovevo
capire meglio…questa
la volevo proprio sentire.
Così
mi alzai di scatto,
senza pensarci e mi
misi a sedere di
fronte a lei, una mano era ancora tra le sue, mentre la guardavo fisso
negli
occhi con curiosità.
“E
allora di cosa hai paura?”
chiesi serio.
Il
tutto fu estremamente
veloce, per gli occhi umani…ma per i miei
occhi…no!
Il
suo viso color crema, si
colorò di un rosa delicato, era davanti al mio, molto
vicino..
troppo vicino…
Come
era accaduto poco prima,
mi accorsi immediatamente del suo impercettibile movimento.
Avanzò
istintivamente verso di me, affascinata dal mio odore. Sentii il
soffiò caldo del
suo respiro su la mia pelle, sul viso…nella bocca…
Il
mostro urlò….
LA
VOGLIO!
Emerse
dalla mia gola mandandola
in fiamme, il veleno mi riempì la bocca e il sapore era
amaro come fiele sulla
lingua…Una voragine si aprì nel petto.
I
muscoli scattarono, si
tesero pronti all’attacco, l’adrenalina corse in
circolo e il mostro si eccitò,
era il suo momento finalmente poteva averla. Riuscivo a vedere
chiaramente il
suo progetto, la mano che era tra le sue, correre veloce verso la testa
e
afferrarla per il viso, facendo attenzione a non spezzarle il collo, se
moriva
subito dov’era il divertimento?
Gli
occhi fissavano la preda
e una spessa patina nera calò su di essi…non vidi
più nulla.
Il
mostro era davanti a me…
di nuovo il buio…la luce era sparita.
Con
uno sforzo
incalcolabile…spinsi il mio corpo il più lontano
possibile da lei…
NOOO….
urlai al mostro dentro
di me!
Ero in piedi, lontano solo una decina di metri da lei mentre il mostro si dimenava, era furioso, poteva sentire il suo profumo… l’aveva assaporato sulla lingua. Poteva sentirne la consistenza scendergli nella gola, poteva desiderare la morte pur di ottenerla ed era un desiderio irrefrenabile, ancora più disperato perché la reazione di Bella lo aveva invogliato più che mai.
Il
desiderio lo sommergeva…lo
sovrastava…ma Edward…ma Io.. non
volevo!
Immobilizzai
tutto il corpo,
stavo combattendo contro ogni singola cellula.
“Mi…
dispiace….Edward”
sussurrò con la voce spaventata.
Eccola
lì, è davanti a te,
tutto questo dolore non serve…non puoi nascondere la tua
natura…io sono qui…mi
ringhiava il mostro.
“Dammi
solo un momento”
riuscii a dirle a denti stretti.
È
facile, è così che deve
andare. Continuava, la voleva più di qualsiasi cosa al mondo.
Come
durante la caccia
fissavo la preda negli occhi, attento ad ogni piccolo movimento, il
mostro dentro
di me danzava…come davanti il puma…non ci sarebbe
stato nulla di più facile, non
esisteva niente di più appagante per il mostro in quel
momento!
Ma
non per me!
Chiusi
la bocca, ingoiai il
veleno, strinsi i denti così forte da poterli spezzare,
irrigidii ancora di più i
muscoli e cominciai a respirare…a tratti, a seconda del
vento, mi arrivava una
folata del suo profumo. Ero più forte..dovevo esserlo,
potevo fare solo una
cosa.
Spinsi
il mostro dentro di
me, prendevo aria ed espiravo spingendolo sempre più
giù, con la mente lo
incatenai nel fondo di me stesso, lo sentivo ringhiare di rabbia ed io
strinsi ancora di più.
Mi
mossi molto lentamente,
erano passati pochi minuti ma era stato il momento più lungo
della mia vita, mi
sedetti a terra a pochi metri da lei, tenendo gli occhi fissi su i
suoi…mi
guardava terrorizzata.
“Mi
dispiace tanto. Capiresti
cosa intendo se ti dicessi che la carne è debole?”
cercò di dirle la parte più
nobile di me.
Ma
ero furioso…dilaniato…era
tutto fuorché facile prendermi la sua vita ma non doveva
essere così, giusto?
Ero la creatura perfetta per uccidere, perché doveva essere
così doloroso?
Perché doveva essere così impossibile?
“Sono
il miglior predatore
del mondo, no? Tutto di me ti attrae: la voce, il viso..persino
l’odore.
La
furia cominciò a scorrermi
nelle vene, come sangue che ridava vita al mio corpo.
Mi
scoppiava dal
petto. Scattai in piedi e schizzai lungo il perimetro della radura
così veloce
che lei non riuscì a vedermi.
“Come
se tu potessi
fuggire”gli urlai maligno.
Afferrai
un ramo e lo
lanciai, disintegrandolo contro un albero.
E
poi, di colpo, ero lì di
fronte a lei…. a pochi centimetri dal suo viso, aveva gli
occhi sbarrati dalla
paura, il volto era bianco e non respirava.
“Come
se potessi combattere
ad armi pari” sussurrai delicato.
Era
questa la realtà.
Era
questa la natura, il
circolo della vita. Il debole doveva soccombere al più forte.
La
guardavo fisso, negli
occhi color cioccolato e lei, come ipnotizzata, guardava me.
Era
vero… il debole doveva
soccombere…
IO
dovevo soccombere…sotto
quegli occhi!
La
verità, riempì le mie
incertezze…tutte le mie paure.
Capii
che ero così forte da
poter soffocare il mostro, era legato e mai come in questo momento me
ne sentivo
padrone, avevo vinto la mia battaglia ma ero debole…
assolutamente indifeso,
Era
come se potessi vederla
veramente, per la prima volta. Capii come quei giorni passati
nell’angoscia di
dover decidere fossero spariti..
Ero
lì di fronte a quegli
occhi…assolutamente inerme…non c’era
più nessuna scelta da prendere!
Divenni
consapevole di come,
quell’amore puro mi aveva completato, di come lei, ormai mi
apparteneva. I
muscoli si rilassarono, l’adrenalina svanì, il
ruggito si spense, c’era solo il
silenzio…la quiete dopo la tempesta…come se le
nuvole che appesantivano il mio
cuore, si fossero aperte…al sole…
C’era
solo Edward…abbagliato
dalla sua Bella!