Anime & Manga > D.Gray Man
Segui la storia  |       
Autore: Kumiko_Walker    23/11/2011    3 recensioni
Tyki ed Allen, a causa di una Innocence, si ritrovano nel mondo Reale.
Ad ospitarli sarà una quindicenne italo-giapponese, amante di D.Gray-Man e della coppia Poker.
Riusciranno i due a tornare nel loro mondo ancora sani di mente?
[Ci saranno molti nuovi personaggi] [Probabili Spoiler!]
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Nuovo personaggio, Tyki Mikk
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
In The Real World
Capitolo 4: Chiacchierate Notturne
 
Sotto ogni aspettativa, la madre di Hanabi prese piuttosto bene la storia dei fratelli, anche se servì l’aiuto di Tyki per convincerla definitivamente. La donna si chiamava Marta Scacchi, aveva gli occhi castano scuro, i capelli erano neri come la pece, costantemente legati ad un chignon con un nastro azzurro, sul viso si notavano i segni dell’età, quarantasette anni portati bene, aveva anche degli occhiali. Aveva una corporatura minuta e magra e, se non fosse stato per il sorriso sulle labbra sottili, tutti l’avrebbero presa per una maestra acida che sputava fuoco ogni due per tre, ma in realtà era buona, sotto il viso serio. Ora erano passati sei giorni da quando i due avevano conosciuto la madre della protagonista pazza.
Ora erano sul letto: Hanabi era sdraiata sulla pancia e si stava leggendo il volume 20 di D.Gray-Man, per tipo la sessantesima volta, infatti ora sapeva tutti i baloon a memoria e se li stava ripetendo a mente, Allen era seduto alla fine del letto a guardare la televisione con Tyki che era dietro all’albino, aveva il mento posato sulla testa dell’esorcista, e la posizione non è che lo infastidiva.
Dopo qualche minuto suonò il cellulare della mora, che lo prese, e guardò lo schermo con espressione annoiata. Le era arrivato un messaggio da Manuela, la sorella gemella di Alessia e diceva:
“La fai, quest’anno, la festa per il tuo compleanno? Anche Ale se lo chiedeva, rispondimi appena leggi il mess!”
Hanabi aprì gli occhi di scatto e saltò, letteralmente, giù dal letto, ricevendo degli sguardi interrogativi da parte degli altri due, che si chiedevano il motivo di tanta agitazione da parte della ragazza, visto che non era normale buttarsi a terra in quel modo.
- Il tre settembre è il mio compleanno ed oggi è l’uno, di solito faccio una festa, ma a causa vostra me ne sono completamente scordata! - quasi urlò quelle parole, ed era sull’orlo di una crisi.
Si rigirò il cellulare nelle mani, e, a velocità supersonica, scrisse un messaggio e lo mandò alle sei persone a lei più care ed importanti tra gli amici, con il cuore in gola e maledicendosi per non essersi ricordata prima di mandare gli inviti. Ma che ci poteva fare se due dei suoi personaggi preferiti di D.Gray-Man le erano entrate nella vita appena otto giorni prima, entrandole nella stanza a causa di una Innocence?!
Le arrivarono in fretta le risposte, e lei le aprì tutte, con gli occhi scuri dilatati ed il cuore che le batteva a mille. Per fortuna tutti erano liberi il tre settembre, infatti Hanabi saltò di gioia e pensò che era anche un buon motivo per far conoscere Tyki ed Allen ai suoi amici, perché diciamo la verità: chi non si vanterebbe un po’ di avere come ospiti due ragazzi fighi come quei due?!
Sorrise malignamente verso il Noah e l‘Esorcista albino, che sobbalzarono, avendo una brutta sensazione su quello che la ragazza li stava per dire.
- Il tre settembre vi presenterò al resto dei miei amici, evitate di fare cose stupide e reggetemi la recita come avete fatto fino ad ora, mi raccomando! Altrimenti vi farò pensare che l’inferno sia un posto molto piacevole in confronto a quello che vi riserverò! - la mora scoppiò in una risata malefica, che avrebbe fatto venire la pelle d’oca a chiunque, perfino ad un sordo. Ma era in quei momenti che Tyki adorava la ragazza: i suoi momenti di follia erano condivisi dal Noah, visto che anche lui provava, certe volte, gli stessi sentimenti.
Allen ebbe una brutta sensazione, mentre si sistemava la sua maglia rossa, prestata da Ichigo. Aveva l’impressione che il tre settembre sarebbe stato un lungo giorno, ma non poteva dire se negativo o positivo, sapeva solo che ne sarebbero successe di tutti i colori.
Poi ripensò a Linalee, a Lavi, a tutti i membri della scientifica, a Link, e perfino a Kanda, dopotutto gli mancava perfino il samurai giapponese, anche se gli stava un po’ antipatico. Voleva tanto sapere come stavano, se lo stavano cercando o se si erano dimenticati di lui e la loro vita era andata avanti. Girò la testa verso Tyki, che aveva anche lui lo sguardo perso nel vuoto e la sua mente era immersa negli stessi pensieri dell’albino.
Hanabi notò che qualcosa non andava e realizzò subito il motivi di quelle facce giù.
- Non preoccupatevi, le vostre famiglie non vi hanno dimenticati, saranno di sicuro preoccupatissimi - la mora sorrise, effettivamente i due avevano affrontato con grande coraggio quel mondo, dove adesso si trovavano. Se a lei le fosse capitata la stessa cosa, avrebbe finito per scivolare lentamente nel mondo della pazzia, perché, anche se parlava poco con i suoi familiari, Hanabi li voleva bene e non avrebbe sopportato di staccarsi da loro, per troppo tempo, perché anche il suo cuoricino, molte volte freddo come il ghiaccio, non era così insensibile da lasciar perdere le persone che l’avevano data al mondo.
I due le diedero dei sorrisi sinceri, anche se gli occhi le mostravano una punta di dolore. Continuavano a chiedersi quando avrebbero potuto ritornare nel loro mondo, non che li dispiacesse restare lì, insieme a quella pazza di Hanabi, che, anche se molte volte li metteva in imbarazzo, cercava in tutti i modi di tirarli su, ma nella dimensione da cui provenivano loro avevano tutti i lori amici, tutti i loro affetti, tutte le loro gioie e tutti i loro dolori, quindi volevano tornare da dove erano venuti, ma adesso si godevano quella vita “normale”, senza Noah, né Akuma e senza Innocence. Forse l’Innocence che li aveva mandati lì voleva far provare ad entrambi un po’ di “normalità”? Davvero nessuno dei due riusciva a dare una risposta a questo interrogativo, quindi avrebbero aspettato, quella era l’unica cosa che potevano fare in quel momento, ma non si sarebbero arresi.
- Io non stavo pensando alla mia famiglia! - mentì Tyki, dopotutto aveva anche lui un po’ di orgoglio!
- Certo, Tyki, ti credo, come credo che Cheryl importi qualcosa della sua povera moglie Tricia - rispose a tono Hanabi, prendendo come esempio il fratello del Noah.
Il moro ringhiò e sbuffò. Accidenti, non importava quante volte si provava a litigare con quella ragazza umana, quella l’aveva sempre vinta! L’ultima parola l’aveva sempre lei, e le cose che diceva erano sempre corrette! Vabbè, quasi sempre corrette! Comunque litigare con Hanabi Tsukishima era solo una perdita di tempo, perché era una battaglia persa in partenza, visto che alla fine lei riusciva a tirare fuori una bomba ad orologeria micidiale, e tu non potevi far altro che dargliela vinta. Tyki doveva ammettere che era una ragazza interessante, che riusciva a manipolare le persone per il suo interesse personale, senza curarsi delle conseguenze, perché tanto lei aveva una risposta a tutto, quindi le conseguenze delle sue azioni erano le ultime cose a cui andava a pensare. Però Tyki si meravigliava che, nonostante il suo carattere, avesse ancora molti amici che le volevano bene e si curavano di lei, perché, nonostante tutto, sotto quel carattere manipolatore, c’era ancora una bambina.
Quel giorno passò veloce, e, in men che non si dica, il Noah era dentro al suo letto improvvisato, con le braccia dietro la testa e la pancia all’insù, mentre osservava il soffitto con noia. Non riusciva proprio a dormire, non ne conosceva il motivo, ma c’era qualcosa che lo turbava e non riusciva a chiudere gli occhi e sprofondare nel sonno, come il piccolo stava facendo, visto che Tyki poteva sentire il leggero russare dell’albino, e gli venne da ridacchiare.
- Tyki… - il sussurro di Hanabi fece sobbalzare il Noah, che si voltò dalla parte della ragazza. Nella penombra poteva vedere gli occhi scuri ed a mandorla di Hanabi, che lo guardavano e che si aspettavano una risposta.
- Cosa vuoi? - chiese lui, sempre sussurrando: non voleva svegliare il piccolo.
- Sai, all’inizio pensavo che fosse bello avervi intorno, ma adesso non ne sono così sicura - cominciò la ragazza, mettendosi seduta sul letto, ed anche Tyki la copiò, ma restò in silenzio, permettendo alla mora di continuare il suo discorso - cioè, se a me mi staccassero dalla mia famiglia e capitassi in un altro mondo, ne resterei molto scioccata e non riuscirei a comportarmi “normalmente”, a tutti mancherebbe la proprio famiglia, perfino ad Allen ed a te, mi sbaglio? - il Noah annuì ed Hanabi ricominciò a parlare - ora io penso che, sia ai Noah che agli esorcisti, è sempre brutto perdere un membro della famiglia, quindi io non è che non vi voglia, è solo che mi sento male a pensare che ci sono delle persone da un’altra parte che vi stanno cercando, ma proprio non capisco come farete a tornare nel vostro mondo, è la prima volta nella mia vita che non riesco a dare una soluzione ad una situazione, ma credo che sarà la sfida della mia vita, e sappi che io cercherò in tutti i modi di risolverlo! - era la prima volta che Hanabi apriva i suoi pensieri ad una persona incontrata solo da una settimana, di solito lei si teneva tutto dentro, oppure parlava solo con chi si fidava di più, ma era gente che conosceva da molto tempo, ma quella era anche l‘unica volta che la ragazza metteva il cuore in una situazione, non le era mai capitato di voler così tanto risolvere una situazione. Le cose non stavano andando bene, la mora cominciava ad affezionarsi ai due, ma sapeva che si stava facendo solo del male, perché, prima o poi, Allen e Tyki sarebbero dovuti andare via, e lei ne avrebbe solo sofferto molto.
Il Noah stava cercando una risposta da darle, non voleva essere troppo brutale con Hanabi, ma sapeva bene che la ragazza aveva ragione. Prima o poi lui ed il piccolo avrebbero dovuto andarsene, ma, non sapeva il perché, sperava che quel giorno sarebbe stato ancora un po’ lontano, voleva tornare da dove era venuto, questo era certo, eppure sentiva di voler restare ancora un po’, visto che la ragazza umana stava cominciando ad apparirle simpatica ed ora poteva vedere il piccolo sotto un’altra luce, non come un nemico, ma come un amico, cosa che nel loro mondo non avrebbero potuto essere. Finalmente si decise a parlare.
- Bè, non importa fino a quando staremo qui, no? E poi un po’ di “normalità” ci serviva, sia a me che al piccolo, sinceramente io non ne potevo più di combattere e sono sicuro che un giorno tu ce la farai a risolvere questo “mistero” - Hanabi gli regalò un sorriso sincero. Aveva deciso: avrebbe goduto ogni momento che poteva con loro, fino a che il tempo glielo permetteva. Una esperienza del genere capitava solo ad una persona su cinque miliardi, o forse lei era l’unica che poteva godere di una situazione così strana ed allo stesso tempo divertente.
- Grazie Tyki - le parole le vennero spontanee, di solito non ringraziava le persone apertamente, ma questa volta doveva dire per forza “grazie” al Noah, non le importava se lui era un assassino ed aveva ucciso un po’, ok, molta gente, ma adesso sembrava una persone comune. Sembrava, perché non lo era.
Il Noah sorrise e si decise di dormire, i suoi pensieri gli avrebbe ripresi il giorno seguente, così diede le spalle ad Hanabi e chiuse gli occhi, abbandonandosi alle braccia di Morfeo.
Anche la mora chiuse i suoi occhi a mandorla, sempre con il sorriso sulle sue labbra. Quando si stava per addormentare capì che Allen era stato sveglio per tutta la conversazione ed aveva ascoltato ogni singola parola, infatti l’albino stava guardando sia Tyki che Hanabi, con i suoi occhi argentati, che avevano una scintilla di divertimento e stava sorridendo, ma era d’accordo con il Noah.
La ragazza decise che ci avrebbe pensato il giorno dopo, ora era troppo stanca, e la chiacchierata con Tyki l’aveva fatta un po’ rasserenare, così sprofondò in un sonno senza incubi né sogni.
2 Settembre
Hanabi si era svegliata tardi e notò che Tyki era già sveglio, visto che il letto sul pavimento era vuoto, ma Allen stava ancora dormendo, mugolando qualcosa nel sonno, mentre i suoi capelli bianchi erano tutti spettinati e la sua cicatrice rossa (che la mora aveva fatto passare per un tatuaggio) era ben visibile.
La ragazza si alzò, sbadigliò e guardò l’ora sul suo orologio digitale: erano le dieci e mezza. Strano, pensò Hanabi, anche se era in vacanza, era stanca morta e la sera prima era andata a letto alle tre, di solito si svegliava al massimo alle nove e mezza di mattina, prima di suo fratello Ichigo, che dormiva come un orso in letargo e si svegliava a mezzogiorno, ma era ancora nel mondo dei sogni, infatti molte volte sbatteva contro lo spigolo del tavolo, per poi finire ad urlare a tutti i santi del paradiso e lamentandosi per il dolore.
La mora si stiracchiò e si mise a posto il suo pigiamo rosso, che di notte, a causa dei suoi movimenti, le andava su e la mattina doveva sempre fare i salti mortali per metterselo a posto.
Entrata in salotto trovò Tyki sdraiato sul divano mentre lui e sua madre chiacchieravano amabilmente.
- Ciao tesoro - la salutò Marta sorridendole.
- Ciao mamma - rispose la figlia, dirigendosi verso il frigorifero e prendendo dello yogurt ed un cucchiaino. Se lo mangiò in meno di tre minuti.
- Forse dovremo svegliare Allen ed Ichigo - pensò ad alta voce Hanabi, mentre abbondava al loro destino il barattolo dello yogurt ed il cucchiaino sul tavolo.
- Sai com’è tuo fratello se svegliato, lascialo pure dormire, ed anche il piccolo Allen, fallo riposare per l‘amor del cielo! - disse sua madre, che aveva finito di parlare con Tyki. Hanabi, però, al soprannome che Marta aveva dato all’albino, alzò un sopracciglio, leggermente scioccata.
- “Piccolo”? Mamma, ma ha un anno in più di me, sai?! - la mora doveva ammettere che Allen non era grande, e non dimostrava la sua età, ma solo Tyki poteva chiamarlo “Piccolo”. Si vedeva che Hanabi Tsukishima era una fan accanita della coppia Poker.
- Ma è molto più giovane di me! - ed ecco che le due stava nuovamente litigando. Non importava se Marta aveva ragione, sua figlia doveva per forza andarle contro, erano sempre state da due schieramenti diversi, sempre a combattersi l’una contro l’altra, e, se qualcuno avesse interferito alle loro litigate, l’avrebbero sbranato subito, come se fossero in digiuno da tre mesi. Potevano fare veramente paura, a volte, e quando volevano.
- COS’E’ TUTTO QUESTO CHIASSO?! - la voce di Ichigo rimbombò per tutta la casa. Il ragazzo aveva i capelli giù, una vena gli pulsava sulla fronte ed i suoi occhi erano iniettati di sangue. Sembrava un demone appena uscito dalla tomba.
- Oh, scusa Ichigo, ti abbiamo forse svegliato? - chiese innocentemente Hanabi, cominciando a canticchiare la quarta opening di D.Gray-Man, in assoluto la sua preferita, e si tappò le orecchie.
- SE MI AVETE SVEGLIATO? CON TUTTO IL RUMORE CHE AVETE FATTO AVRESTE POTUTO SVEGLIARE ANCHE UN SORDO! - Ichigo era davvero arrabbiato, e sua sorella credette di vedere un demone dietro di lui.
- Buongiorno - la voce assonnata di Allen fece girare tutti verso l’albino.
Aveva ancora quella maglietta bianca, che metteva in mostra le sue gambe lattee, i capelli erano tutti spettinati, e si poteva vedere bene il tatuaggio (la cicatrice) sulla parte sinistra della faccia.
- Buongiorno, piccolo - lo salutò Tyki, con un cenno della mano.
Hanabi era andata in cucina a preparargli una colazione piuttosto abbondante, che l’albino divorò in pochissimi bocconi, ringraziando la ragazza che gli rispose con un sorriso.
- Scusa Tyki, perché chiami Allen “piccolo”? - chiese Marta, curiosa. Era qualche tempo che aveva notato questo strano soprannome, ed ora proprio non era riuscita a non chiederglielo.
Hanabi cominciò a sudare freddo, e sperò con tutto il cuore che il Noah non dicesse una cretinata unica.
- Perché ha dieci anni in meno di me - rispose con una calma innaturale Tyki. La italo-giapponese gridò nella sua mente un urlo di gioia.
Marta non disse nulla, ma si limitò ad annuire.
Ichigo si limitò ad un “che cazzata”, ma Hanabi gli diede una gomitata in pancia per farlo tacere e di evitare di insultare ancora i due.
- Piccola stronzetta, vieni qui che le prendi! - Ichigo partì in quarta e cominciò a rincorrere la sorella per tutta la casa, sotto lo sguardo divertito delle tre restanti persone presenti.
Hanabi scappò per mezz’ora dall’ira del fratello, che, ancora stanco e affamato, si lanciò sul divano, nascondendo la testa dentro al cuscino.
- Ma come, è già finito? - chiese la sorella, con uno sguardo divertito ed un sorriso vittorioso che le dipingevano il viso. Ormai si era allenata a scappare da Ichigo, quando si arrabbiava, per questo l’aveva sempre vinta.
- Se avessi ancora un po’ di energia ti avrei ammazzato all’istante, sai? - chiese il fratello, girando la testa in direzione di Hanabi, guardandola con occhi stanchi.
- Certo, certo… e non guardarmi così, sei tu che hai iniziato a cercare di farmi fuori! - sbuffò lei, mettendosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Poi si girò verso Tyki ed Allen, che stavano chiacchierando dall’altra parte del divano, visto che temevano di essere coinvolti in quella specie di “prendersi” mortale.
- Andiamo in camera mia? - chiese ad entrambi, che annuirono.
Hanabi aprì le finestre della sua camera, e poi si rivolse all’albino.
- Sai che non si spiano le conversazioni altrui? - chiese, con un pizzico di divertimento, abilmente mascherato da un tono infantile.
Allen rise, mentre Tyki gli lanciò un’occhiata stranita. Non credeva che l’esorcista fosse il tipo di persona che ascoltava le altre persone parlare, ma a quanto pare si era sbagliato sul suo conto, ed anche di tanto. Stare in quel mondo gli stava facendo conoscere lati del piccolo che neanche conosceva e non si era mai immaginato potessero esistere.
Hanabi cominciò a disegnare qualcosa su un foglio, Tyki si guardò un po’ di tv, visto che ormai aveva capito come funzionava, ed Allen si lesse uno dei tanti manga che aveva la mora, che erano più di duecento.
Senza che nessuno dei tre se ne fosse accorto erano, ormai, già le due di notte, ed era ora di andare a dormire.
Ma nessuno aveva sonno, quindi, cosa fare? Ovviamente chiacchierare fino a che non si crolla dalla stanchezza sui morbidi cuscini del letto.
- Avete pensato a cosa dire hai vostri compagni appena tornati nel vostro mondo? - chiese Hanabi, curiosa delle risposte degli altri due.
Allen ci pensò qualche secondo, e così fece anche Tyki.
- Io gli dirò che ho avuto un’avventura strana con un Noah ed una pazza scatenata - l’albino sorrise, pensando a Lavi, a Linalee, a Komui ed anche a quell’antipatico di Kanda, sinceramente non vedeva l’ora di rivederli.
- Io invece gli dirò che ho fatto una vacanza insieme ad un Esorcista ed ad una cretina - inutile dire che il moro ricevette occhiatacce assassine da parte degli altri due.
- Ma tu cosa dirai ai tuoi, quando noi spariremo? - chiese Allen.
Hanabi sorrise - Per ora non lo so, devo ancora pensarci, ma mi verrà in mente qualcosa, di sicuro, dopotutto io ho una soluzione a tutto, no? - l’albino ed il moro si scambiarono due occhiate, mentre la ragazza continuava a ridere, non curante di quello che pensavano quei due.
- Ma spiegaci un po’… come funziona questo “potere”? - chiese Tyki, che si stava seriamente interessando all’abilità della ragazza che gli ospitava.
- In realtà non lo so… le risposte mi vengono da sole, si formano in testa senza che io faccia nulla - rispose lei, indicandosi la fronte, con un sorriso allegro che le dipingeva il volto.
- Ma quante persone lo sanno? - ok, Allen si stava proprio appassionando del potere di Hanabi, e voleva scoprire ogni singolo dettaglio, anche sciocco.
La mora fu sorpresa da quella domanda e ci pensò un attimo.
- Allora… inclusi te e Tyki… otto persone! - disse, aiutandosi per i conti le dita, parlare di quella sua “abilità” con i due le piaceva, anche loro erano avevano dei “poteri”, quindi le parole le uscivano da sole, come se fosse una cosa naturale. Suo nonno materno odiava la sua “abilità”, quindi la chiamava “mostro”. Hanabi soffriva tanto per quello, essere rifiutata da un membro della sua famiglia (che era l‘unico che non la riteneva sua nipote, visto che tutti gli altri membri la adoravano, anche se molti non sapevano della sua strana “abilità”). Prima di morire le aveva detto che, prima o poi, avrebbe trovato delle persone simili a lei, visto che i “mostri” si capivano con gli altri “mostri”. Hanabi, però, non aveva mai provato odio verso suo nonno, perché sapeva che nelle sue parole era nascosta la verità. Infatti ora si trovava insieme a Tyki ed Allen, due personaggi di un manga, ma entrambi con delle “abilità” che avrebbero dato fastidio alle persone normali. Per Hanabi fu infatti difficile farsi accettare dagli altri, ma non si arrese mai, ed alla fine riuscì anche ad avere molti amici sinceri, che le volevano un mondo di bene. Forse era grazie a tutti quei amici che Hanabi aveva sviluppato il suo carattere, ma a lei, sinceramente, non è che le importava molto.
- A cosa stai pensando? - chiese Tyki, molto disinteressato, ma volle chiederglielo comunque, tanto per dire qualcosa, visto che era stato estraniato dalla conversazione.
- A mio nonno materno, che ha cominciato ad odiarmi quando ha scoperto la mia “abilità speciale” - rispose la mora. Non ne conosceva ancora il motivo, ma qualcosa la spingeva a dire ai due tutto quello che le girava per la testa, era strano, non si era mai sentita così, neanche con Alessia, visto che anche alla sua migliore amica nascondeva molte cose e molti suoi pensieri.
Tyki si pentì immediatamente per aver posto a quella domanda, ma dopo si accorse che Hanabi non aveva difficoltà a parlarne, come, di solito, una persona “normale” avrebbe avuto. Ma ormai aveva capito che quella ragazza di “normale” non aveva proprio nulla.
- Ehi, Tyki, ma tu parli portoghese? - chiese la mora, cambiando completamente argomento.
- Prima sì, ora sono un po’ arrugginito - il Noah si grattò la parte destra della testa, intanto sentiva che le palpebre si facevano un po’ pesanti, effettivamente era tardi, ma lui voleva chiacchierare per ancora un pochino di tempo, perché, doveva ammettere, che si stava divertendo, ed anche parecchio.
- Fai pena - un commento sbagliato di Hanabi lo fece ricredere. Ma era possibile che quella cretina riusciva a distruggere anche i momenti in cui lui era felice o divertito?!
- Sei una cretina - commentò, mentre buttava la faccia dentro al cuscino.
- ‘Notte - sussurrò la mora, che ora voleva solo dormire.
Entrambi i due ragazzi clandestini salutarono Hanabi, con la voce impastata dal sonno, e caddero tutti e tre nel mondo dei sogni e degli incubi.
Per la prima volta, Hanabi sognò i compagni di Allen e Tyki.
Era in una foresta, di notte, la luna era piena e faceva diventare inquietanti le ombra scure delle piante alte, che facevano filtrare a malapena la luce a causa delle loro folte chiome verdi.
Le nubi nere coprivano le luminose stelle, e tra quella fitta vegetazione, vi era una lieve nebbia, che faceva diventare più spettrale il tutto.
Hanabi si continuava a chiedere cosa diavolo ci faceva in un posto simile. Sentiva il profumo dell’erba, e sentiva un lieve rumore di passi. Tutto tranquillo, no?
Un momento… passi?!
Hanabi vide un ragazzo dai capelli rossi spuntare tra le foglie, con aria da cane bastonato. Oddio, Lavi!
La mora cercò di nascondersi, ma poi notò di essere invisibile.
Ma cosa ci faceva l’Apprendista Bookman in uno dei suoi sogni?
Poi un turbine nero, che mescolava tutti i colori, verde, blu, rosso, per scoppiare in una luce gialla.
Hanabi si svegliò con il cuore che le batteva a mille nel petto. Perché aveva fatto quel sogno? Perché Lavi sembrava preoccupato a morte e sembrava che stava cercando qualcosa? Troppe domande e neanche una risposta. Sbuffò nervosamente. La presenza di Tyki ed Allen la stava forse rincretinendo? Nah… comunque decise di non pensarci su e ributtò la testa sul cuscino morbido.
Erano le cinque di mattina e lei era andata a letto solamente due ore prima, quindi chiuse gli di nuovo gli occhi, in cerca del sonno e sperando che le braccia di Morfeo l’accogliessero. Invece nulla, si limitò a fissare il soffitto, illuminato dalla luce fioca della lucina, che Hanabi non voleva mai spegnere. In apparenza la mora non aveva paura di nulla, ma in realtà il buio la terrorizzava a morte. Provate a metterla in una stradina senza luci di sera e senza nessuno nei paraggi, vedrete che vi farà i quattrocento metri in meno di venti secondi. Hanabi non aveva mai creduto alla storia dei fantasmi, degli zombie, dell’uomo nero, dei vampiri o dei licantropi, ma il buio la terrorizzava, non ne capiva il motivo, ma se veniva circondata dal nero, si sentiva vulnerabile, come se ci fosse qualcuno nascosto dentro di essa, pronta a catturarla e la sua sicurezza scemava, la sua “abilità”, quando era nell’oscurità, non funzionava, forse era per questo che la temeva, e cercava in tutti i modi di evitarla come la peste.
Cavoli, si disse mentalmente, certo che l’insonnia ti fa pensare cose veramente profonde, di cui normalmente non si preoccupava.
Si rigirò nel letto, in cerca di fresco, anche se aveva solo le lenzuola a coprirle il suo corpo, sentiva un caldo molto forte, penetrarle nei pori della pelle e facendole andare in tilt il suo cervello, che restava attivo per la maggior parte della sua giornata e che non si distraeva quasi mai. Si alzò e si mise seduta.
Con la coda dell’occhio vide che anche Allen si era svegliato, eppure c’era qualcosa di strano in lui. Aveva il viso serio, troppo serio per lui, i capelli più mossi del solito e gli occhi era dorati.
Hanabi deglutì, sapeva cosa significava questo: Neah Walker, nonché il Quattordicesimo Noah.
Guardò Tyki, che dormiva tranquillamente, senza accorgersi di nulla.
La ragazza strinse il pugno. Aveva paura? Era veramente patetica. Guardò in cagnesco Neah, era uno dei suoi personaggi preferiti, ma ora, a vederlo di persona, sinceramente le faceva un po’ di timore.
- Tu, oi, Noah! - lo chiamò lei, sussurrando, usando un accento giapponese sull‘ultima parola. Sperò vivamente di non commettere l’errore più grande della sua vita.
Il Quattordicesimo, nel corpo di Allen, di voltò, e gli occhi dorati squadrarono Hanabi, poi fece un sorriso inquietante e malizioso, poi il suo corpo cadde svenuto sul letto.
La mora restò immobile. Effettivamente si era dimenticata del “piccolo” problema del Quattordicesimo.
Quell’ “incontro” strano le fece venire, stranamente, molto sonno. Fece un grande sbadiglio e, dopo aver dato un ultimo sguardo a Tyki ed Allen si addormentò, pensando che, dopo che si sarebbe svegliata, sarebbe stata una giornata piena di divertimento per lei.
 
 
Angolo demenziale
Kumiko: ora vi dico due novità, ma lascio questo lavoro stressante ai miei due assistenti!
Tyki: ogni capitolo nuovo della Fan Fiction sarà pubblicata ogni 23 del mese.
Allen: mentre per il secondo annuncio, avremo un nuovo personaggio, Vanessa, nonché la parte più responsabile della personalità di questa pazza autrice!
Vanessa: salve * saluta imbarazzata *
Kumiko: tsk, questa stupida parte bianca mi rompe anche nelle Fan Fiction, ora?!
Vanessa: sì * fa la linguaccia *
Kumiko: brutta- * cominciano a litigare *
Tyki: forza Kumiko!
Allen: forza Vanessa!
Dopo un po’…
Kumiko & Vanessa: * sorridono * ci vediamo al prossimo capitolo, al 23 Dicembre!
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > D.Gray Man / Vai alla pagina dell'autore: Kumiko_Walker