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Autore: WhiteLight Girl    23/11/2011    3 recensioni
«Sotto il letto di Elena», ripeté Zick per la terza volta. Si rimboccò le maniche e si mise a carponi; sollevò la coperta e guardò con attenzione.
«Calma piatta, non c’è nulla», disse sicuro.
«Davvero?», domandò Charlie deluso. «Sei sicuro? Io l’ho visto, lo vedo sempre!», si lamentò con le lacrime agli occhi.
Zick si alzò, si inginocchiò davanti a lui e gli afferrò le manine: «Non c’è nulla qui, devi stare tranquillo, ma se mai dovessi vederlo di nuovo chiamami e sarò subito da te, ok?»
Charlie annuì deluso. «E se non arrivi in tempo?», domandò.
«Abito a meno di venti metri! Verrò anche in mutande se servirà!»
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Elena Patata, Zick Barrymore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Monster Allergy. L’uscita



«Zick, si può sapere che diavolo ti ha preso? Porca Bomba! Sembra che io abbia detto qualcosa di orrendo! Non mi sembra di averti insultato o preso in giro!»
Zick le fece cenno di star zitta con una mano. «Non ti preoccupare, non è nulla, dobbiamo trovare Charlie ed evitare il Babau, stammi vicina e non perderti»
Elena alzò il passo per raggiungerlo e gli strinse la mano. Zick le lanciò un’occhiata imbarazzata e lei arrossì. «Che c’è? Così se cado in un altro buco nel pavimento almeno ti trascino con me»
Zick rise «Va bene, allora non lasciare la mia mano neanche se scoppia un incendio tra noi due»
«Ci bruceremmo», puntualizzò Elena, ma non si lamentò più di tanto.

Dovettero camminare ancora per una mezz’ora buona prima di rendersi conto che non stavano più congelando.
Alcuni minuti dopo la grotta finì in un grosso ambiente circolare con un’ampia piattaforma nel mezzo di un lago fin troppo geometrico.
«L’acqua qui non mi piace, ci sono finita dentro prima. C’era qualcosa… Credo volesse mangiarmi» mormorò Elena preoccupata.
Zick le strinse la mano ancora più forte «Allora teniamoci alla larga»
L’unica via per raggiungere la piattaforma sembrava un ponticciolo nero dall’aria traballante e largo neanche un metro alla loro destra. Lo raggiunsero.
«Credi che sia saggio passarci su?», domandò Elena sporgendosi verso l’acqua per tentare di vedere al di sotto della sua superficie.
Sembrava immobile e nera.
Zick punzecchiò il ponte con la punta del piede facendolo oscillare «Non credo abbiamo altra scelta, a meno che tu non foglia farti una nuotata»
Zick lanciò un leggero raggio di energia ed Elena lo guardò corrucciata.
«Mi assicuro che i poteri al momento funzionino», le disse lui intuendo la domanda che le frullava per la testa.
«Andiamo insieme o uno alla volta?»
Zick calcolò approssimativamente la distanza che li separava dalla riva opposta. Sembravano una cinquantina di metri.
«Vado prima io, controllo se tiene e poi mi vieni dietro»
Le lasciò la mano ed avanzò cauto.
«Sta attento, ti prego!», lo supplicò Elena.
Zick allungò cautamente un piede sulla passerella e ne testò l’oscillazione. Quando fu certo che potesse reggerlo spostò il peso su quel piede e si lasciò scivolare sul legno consunto.
Camminò in bilico per qualche metro, poi si voltò lentamente verso Elena e le fece cenno di raggiungerlo. «Può reggerci entrambi», la informò.
Lei lo raggiunse cauta con piccoli passi leggeri e timidi, poi gli afferrò la mano e si tennero in equilibrio a vicenda.
«Sai, ora che ci penso, quando sono finita nel buco sono stata in uno strano posto, e c’era dell’acqua bollente»
Zick avanzò ancora e le domandò «Credi che l’uscita sia nell’acqua?»
«Non lo so, ma so che non ci voglio entrare di nuovo»
Il ragazzo sospirò «Sai, c’è tempo per preoccuparci di questo, ora concentriamoci su tuo fratello»
Elena si bloccò di colpo proprio mente Zick faceva un altro passo, rischiando di far perdere l’equilibrio ad entrambi. L’acqua, sotto di loro, si mosse infida.
«Io riesco a concentrarmi su entrambe le cose contemporaneamente», ribatté Elena rabbrividendo per uno schizzo che le aveva colpito la caviglia scoperta.
«Io preferisco occuparmi di una cosa alla volta invece»
Elena sbuffò «Certo, tu sei il grande eroe che prende le cose come vengono senza pensare alle conseguenze»
«Per caso mi stai rinfacciando di essere venuto a salvarti?»
«Sto solo dicendo che potevi portare qualcosa che fosse d’aiuto», strillò Elena. Il suo grido riempì la grotta e poi, come in risposta, sentirono la voce di Charlie chiamare il nome della sorella.
«Elena!»
I ragazzi si fermarono. L’avevano sentito per davvero?
«Elena! Aiuto!», strillò ancora il bambino. La voce proveniva dal centro della sala, dove non sembrava esserci nulla.
«Sto arrivando Charlie!», gridò la ragazza mentre anche Zick alzava il passo.
Quando arrivarono dall’altra parte l’acqua oscillava cupa battendo con le sue piccole onde su tutto ciò che trovava sul suo cammino. Una volta raggiunta la riva tentarono di capire dove fosse il bambino e notarono una botola nel centro esatto della piattaforma. Corsero verso quella, tolsero quel poco di terra gelida che vi era finita sopra e aspettarono un segnale. Charlie batté due colpi da sotto la botola, poi singhiozzò. «Elena!», chiamava ancora.
«Resisti», gli disse la ragazza.
Zick provò a sollevare la botola e solo allora si rese conto del lucchetto arrugginito che la fermava «Ora ti tiriamo fuori»
Lanciò un Raggio Dom e lo ruppe, poi sollevò la botola ed aiutò Charlie ad uscirne.
La buca in cui era rimasto chiuso era piccola, fredda e buia.
«E’ stato troppo facile», disse Zick mentre Charlie piangeva tra le braccia di Elena.
«Forse hai ragione», disse lei stringendo di più il fratellino. «Ora che si fa?»
«Ora si passa alla fase: trova il punto caldo e trovi l’uscita»
Elena sospirò «Dobbiamo cercare l’insegna luminosa?»
«Non mi pare affatto in momento di scherzare», rimbeccò il ragazzo. Poi lo sguardo gli cadde su un punto sospeso sopra le loro teste. L’insegna verde luccicava quasi con dispetto ostentando la scritta EXIT ad un’altezza decisamente non raggiungibile con un salto, appesa in modo sbilenco al soffitto roccioso.
«Ma stiamo scherzando?», sbottarono i due ragazzi decisamente scioccati.
L’acqua attorno a loro ruggiva e Charlie, che già aveva il volto affondato nel petto di Elena, allungò una mano per afferrare la manica della maglia di Zick. «Tu ci porterai fuori, vero?», gli chiese.
Per un istante il ragazzo sentì la pressione su di se. Come avrebbe fatto a portarli fuori? Poi il serpente enorme di cui Elena aveva parlato emerse dall’acqua strisciando e li fissò con i suoi occhietti cupi. Zick decise che li avrebbe tirati fuori ad ogni costo.
Elena tenne la testa di Charlie premuta contro il suo petto, in modo che non potesse girarsi e vederlo.
«Cos’è? Che succede?», iniziò a chiedere il bambino capendo che qualcosa non andava.
«Andrà tutto bene», gli promise Zick parandosi tra lui ed Elena ed il serpente. Lanciò un’occhiata all’insegna EXIT. Ora doveva solo trovare un modo per portarli fin lassù.
Il serpente sibilò, strisciò sul pietrisco dell’isolotto in cui si trovavano i ragazzi e si inarcò in attesa di lanciarsi addosso a Zick.
Elena trattenne un grido e distolse lo sguardo, Zick lanciò un Raggio Dom che rimbalzò addosso alle scaglie del rettile e finì in acqua. Il ragazzo provò ad attaccarlo altre volte, ma i raggi continuavano a rimbalzare; uno finì su una parete facendola franare, il livello dell’acqua sembrò salire e a Zick venne un’illuminazione. Iniziò a colpire alternatamente il serpente – per tenerlo lontano – e le pareti – per farle franare.
«Tieni stretto Charlie», disse ad Elena.
Lei lo guardò torva ma lui, concentrato com’era, non se ne preoccupò. «Si può sapere che cavolo stai facendo?», gli chiese. Poi vide che il livello dell’acqua salire e capì. Per raggiungere l’uscita avrebbero dovuto volare. Oppure far sì che l’acqua fosse tanta da poterci nuotare.
Ma quante pareti avrebbe potuto distruggere Zick prima che anche il soffitto gli crollasse addosso?
«Sei davvero sicuro?», domandò Elena permettendo a Charlie di muoversi. Il bambino si guardò attorno spaventato, poi il soffitto franò su di loro assieme ad una cascata d’acqua bollente.
Zick si lanciò su Elena e Charlie e li abbracciò circondandoli con uno scudo protettivo evocato inconsapevolmente. L’energia li cingeva con calore e li proteggeva dalla frana. L’acqua saliva in fretta, si ritrovarono a nuotare in una specie di gorgo di fango.
Zick afferrò Elena per la vita, in modo da permetterle di reggere a sua volta Charlie che ormai piangeva a dirotto dal terrore.
Il domatore tenne d’occhio il serpente e ringraziò mentalmente uno dei massi più grandi che gli crollò proprio sul muso.
Ci fu un momento in cui fu Zick a nuotare per tutti e tre, poi Charlie smise di piangere e gli chiese: «Andrà tutto bene, vero?»
«Si, certo!», gli rispose il ragazzo sbrigativo. Poi alzarono tutti e tre gli occhi. La frana era cessata e un solo masso restava ora sospeso sopra le loro teste, ovviamente da quello pendeva l’insegna verde che tanto bramavano di raggiungere. Distava solo pochi metri, l’avrebbero raggiunta con un salto, se avessero avuto un appiglio solido da cui saltare.
L’acqua si alzò di qualche altro centimetro, sotto l’insegna una scala a pioli portava ad un tombino come quelli delle fogne.
«Ascoltami Charlie», disse Elena all’improvviso «Ora ti sollevo e tu ti aggrappi a quella scala, ok?»
Il bambino la guardò, preoccupato dal fatto che potesse essere seria. Lo era.
La ragazza non gli diede tempo di riflettere, lo sollevò con tanta forza da finire sott’acqua. Charlie si aggrappò alla scala, gli ci volle un po’ per riuscire a prendere l’equilibrio e a ritrovarsi stabile.
«Sali», gli ordinò la sorella. Lui obbedì e raggiunse il tombino.
«Bravo, ora aprilo ed esci», gli disse Elena.
Lui allungò una mano per toccarlo, ma la ritirò appena l’ebbe sfiorato. «Scotta», disse.
«Non importa, devi uscire di qui», gli disse Elena, poi sentì le braccia di Zick sollevarla a sua volta e si aggrappò anche lei alla scala.
«Và con lui», le disse il ragazzo. Lei salì di fretta e diede una botta al tombino, che si sollevò. Scottava davvero.
«Fuori», disse a Charlie. Quando lo vide sparire oltre il buco scese ancora e tese una mano a Zick. Lui allungò un braccio per afferrarla, ma il sibilo del Babau li distrasse entrambi.
Non capirono da dov’era sbucato, afferrò Zick per un piede e lo trascinò a fondo.
Elena vide sparire il ragazzo nelle melma e gridò il suo nome più volte. Dopo qualche secondo in cui non lo vide tornare a galla prese un gran respiro e si buttò in acqua.
Lo cercò nell’oscurità stupendosi di quanto poco fangosa fosse in realtà. Quando finalmente lo vide gli nuotò incontro. Aveva una caviglia impigliata in una rete da pesca spuntata da chissà dove e stava cercando di liberarsene con alcuni Raggi Dom. Stava per raggiungerlo quando la figura snella e ondeggiante dell’Uomo Nero le passò davanti ondeggiante. Le sorrise mostrando una tripla fila di denti affilati e giallastri ma non la afferrò.
Elena perse l’aria che aveva nei polmoni e dovette risalire per respirare. Zick era ancora sotto, e ci era da più tempo di quanto ci fosse stata lei.
S’immerse di nuovo e nuotò con foga verso di lui, che già dava segni di cedimento e presto avrebbe perso i sensi. Afferrò una delle sue braccia e la usò per avvicinarsi a lui. Riuscì ad evitare di impigliarsi a sua volta nella rete e piantò gli occhi in quelli ormai persi di Zick.
Gli prese il volto tra le mani e piantò le labbra sulle sue. Gli passò tutta l’aria che riuscì, sperando che fosse abbastanza. Aveva ancora le mani sulle guancie di lui quando fu strattonata indietro da una mano fredda e quando si girò il Babau la guardava senza il ghigno che le aveva riservato prima.
Ma anche Zick l’aveva afferrata, la teneva stretta per un polso ed era più che convinto a non lasciarla andare. Elena fu davvero felice che si fosse ripreso, iniziò a scuotere le gambe tentando di costringere il Babau a mollare la presa su di lei, ma ci volle uno dei Raggi Dom di Zick.
Il Babau mollò, indietreggiò e si allontanò di poco, sempre pronto a tornare alla carica. Indietreggiando aveva finito per liberare Zick dalla sua trappola e il ragazzo poté risalire in superficie trascinando Elena con sé.
Riemersero ad una dozzina di metri dall’uscita.
«Devi uscire», disse Zick tossendo «E’ te che vuole»
Nuotarono insieme fino a sotto la scala e Zick sollevò di nuovo Elena. Quando lei si fu arrampicata le disse secco: «E questa volta non tornare indietro!»
Per tutta risposta lei gli allungò una mano. Questa volta Zick riuscì ad afferrarla. Quando furono entrambi sulla scala il Babau emerse sotto di loro, pronto a riafferrarli, ma Zick lo rispedì indietro con uno dei suoi raggi. Mentre Elena saliva su per il tombino il mondo del Babau iniziò a richiudersi su se stesso pronto ad implodere. Zick seguì Elena. Fu fuori appena in tempo, pochi istanti prima che il buco nella terra si richiudesse scomparendo nel nulla. Si trovarono in una fossa umida, faceva freddo ed affianco a loro c’erano i corpi svenuti degli operai scomparsi.
Elena stringeva le braccia attorno a se per riscaldarsi, Charlie non c’era. Quanto tempo era passato in questo mondo da quando era uscito? Zick non aveva voglia di pensarci, né di spiegarlo ad Elena. Ora che l’adrenalina aveva smesso di pompargli in corpo aveva solo voglia di una doccia calda e un letto comodo. I polmoni gli bruciavano per l’acqua che aveva respirato, ne sputò un po’ a terra e si pulì la bocca con la manica.
«Senti, Elena» disse poi mettendosi a sedere affianco a lei.
Lei lo guardò. Tremava, aveva le labbra violacee e i capelli scompigliati; Zick non poté che trovarla terribilmente carina. «Grazie, per essere tornata a prendermi e», sospirò «per quel bacio»
Lei lo guardò quasi indignata. «Quello non era un bacio! Stavi affogando! Ti ho solo passato l’aria!», strillò isterica arrossendo. Improvvisamente sentiva solo caldo.
«Lo so», le disse Zick divertito. Sentì Elena muoversi affianco a lui, ma non si voltò a guardarla fino a che non fu lei a chiamarlo. «Zick…»
Quando si voltò verso di lei non fece neanche in tempo a rendersene conto che si stavano scambiando un bacio vero. Durò poco, poi Elena si allontanò e gli disse: «Questo era un bacio».
Scoppiarono a ridere, fino a quando una voce preoccupata non li richiamò alla realtà.
In pochi istanti furono avvolti dal caloroso abbraccio di Greta Barrymore. «Grazie al cielo state bene»
Dal bordo della fossa Charlie li guardava sorridendo stringendosi nel cappotto scuro troppo grande per lui, Lay stava affianco a lui.
«Qualcuno dovrebbe chiamare la polizia per questi qui», esclamò poi Teddy indicando gli uomini ancora svenuti.





Ok, è finita. Spero vivamente che vi sia piaciuta e che soprattutto il finale sia stato di vostro gradimento. Spero che mi lasciate qualche commentino.

   
 
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