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Autore: Lhea    23/11/2011    1 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
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Capitolo XLIX

Capitolo XLIX

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 02.30 – Cherepova Nord

 

Irina vide la A5, la Eclipse e la Jaguar avvicinarsi a tutta velocità, i fari accesi nella notte. Per un attimo non seppe che fare, poi si ricordò che il suo obiettivo primario era la Lince, e la sua auto si stava allontanando sempre di più… Vedeva i fari concentrici brillare tra i campi dall’erba alta, e farsi sempre più piccoli…

 

<< Xander >> gridò nel telefono, mentre nella sua testa cercava disperatamente di elaborare un piano, << Sono le sue Sentinelle, tenteranno di fermarci! Liberatevi di loro, io seguo la Lince! >>.

 

Per qualche secondo dall’altra parte della linea non sentì nulla… Xander non poteva mettersi a discutere proprio ora perché voleva prendere in mano lui la situazione…

 

Poi finalmente lo sentì dire, lentamente: << D’accordo. Ma fai attenzione. L’elicottero ti seguirà >>.

 

Irina tirò un sospiro di sollievo: sapeva che in quel momento Xander aveva fatto un grande sforzo, facendo un passo indietro e lasciandole il compito di arrestare Dan… Aveva messo da parte il suo orgoglio e la possibilità di fare bella figura.

 

<< Grazie. Fate attenzione anche voi >>.

 

Chiuse la telefonata, poi affondò il piede sul pedale dell’acceleratore… Vedeva i fari concentrici della Alfa Romeo brillare a un centinaio di metri di distanza, mentre la strada si faceva sempre più stretta e sempre più dissestata… Dan non era diretto all’autostrada come aveva pensato…

 

Non poteva scapparle così, tra le dita. Aveva la polizia ad aiutarla, e sentiva l’elicottero sopra la testa… Doveva solo riuscire a fermarlo, o almeno a rallentarlo…

 

Gettò un’occhiata nello specchietto retrovisore, e vide la Jaguar argentata farsi spazio tra la Ferrari e la R8. Aiutata dalla Eclipse, che diede un colpo secco alla 599, riuscì a superarla e si diresse verso di lei a tutta velocità.

 

In un attimo, si scatenò l’inferno.

 

Irina si ritrovò la Jaguar attaccata al posteriore, mentre dietro di lei la A5 cercava disperatamente di sbattere fuori strada Dimitri… Da una delle tre auto inseguitrici partì un colpo di pistola, che cozzò sulla carrozzeria della Ferrari creando una scia di scintille luminose, conficcandosi nella lamiera con un tonfo secco…

 

Dimitri rispose al fuoco, puntando alle gomme della A5, ma quella scartò di lato, finendo quasi fuori strada… Le ruote sollevarono una nuvola di ciottoli, sparando pietre in ogni direzione…

 

Irina cercò di accelerare per portarsi fuori dalla traiettoria delle armi, ma la Jaguar le venne addosso da dietro, sbalzandola in avanti. Sentì i fari posteriori della Punto creparsi, il vetro scricchiolare, mentre con una sterzata schivava il secondo colpo di muso…

 

Inchiodò, lasciando che la Jaguar la affiancasse: era certa che si trattasse della ragazza dai capelli rossi che aveva visto a casa di Dan, la stessa che le aveva rivolto quello sguardo sprezzante… Forse la Lince aveva ragione, le donne sapevano essere molto cattive, quando si trattava di difendere ciò a cui tenevano…

 

“Come possono essergli così fedeli?”.

 

Tirò fuori la pistola, ma le scivolò di mano quando la Jaguar la colpì di lato. Non riuscì a evitarla, e per un attimo sentì gli pneumatici della Punto scivolare sull’erba a bordo strada, il canale per l’irrigazione dei campi a pochi centimetri da lei… Si trovavano in aperta campagna, e l’unica cosa che riusciva vedere in mezzo a tutto quel buio era la strada scarsamente illuminata che proseguiva diritta, i fari della Alfa Romeo che ancora brillavano a un centinaio di metri…

 

“Maledetta”.

 

Spinse la Jaguar, tentando di speronarla e farla andare in testa coda, ma non ci riuscì. L’auto inglese era molto più pesante della Punto, e sarebbe stato difficile farla sbandare… Ma doveva togliersi da quell’impiccio il prima possibile, altrimenti Dan sarebbe scappato…

 

Improvvisamente alle sue orecchie arrivò il rumore di qualcosa che si spaccava violentemente, e d’istinto si guardò dietro: il cofano della R8 di Dimitri si era staccato ed era caduto a terra, lasciando in vista il bagagliaio anteriore dell’auto. Con uno stridore acuto, il pezzo di lamiera si schiantò sul muso della Ferrari di Xander, scheggiando la vernice rossa…

 

Irina affondò il piede sul freno, e la Ecplise dietro di lei per poco non le venne addosso… La schivò e passò davanti, mentre lei la ignorava e i suoi occhi rimanevano incollati alla 599 e alla R8… Sia Xander che Dimitri sembravano stare bene, le loro auto continuavano a correre…

 

Dan non aveva sbagliato: quelle tre donne erano scatenate, e niente sembrava poterle fermare dal loro intento… Erano disposte a tutto pur di ostacolarli. Avrebbe tanto voluto vederle in faccia.

 

Irina fece una smorfia.

 

Aveva affrontato Nina, non poteva avere paura di quella rossa dallo sguardo assassino. Le sarebbe rimasta attaccata finché la Lince non fosse stata al sicuro, quindi doveva liberarsi di lei. Doveva solo capire come.

 

Vide la A5 prendersela con Xander, cercando di buttarlo fuori strada… Non ci riuscì, ma Irina fu costretta a rallentare, perché la Ecplise e la Jaguar le intralciavano la strada… Una di fianco all’altra le chiudevano ogni via di fuga, mentre la Alfa Romeo spariva oltre una curva… Stavano cercando di convergere davanti a loro per bloccargli la strada e rallentarli…

 

Irina imprecò, poi decise che non poteva perdere. Vide l’elicottero proseguire nella notte, braccando la 8C per non perderla di vista…

 

<< Odio queste russe… >> ringhiò, poi affondò il piede sull’acceleratore.

 

Si ritrovò di fianco Dimitri, l’Audi ormai quasi ridotta a un catorcio, ma ancora in corsa… Vide il suo sguardo puntarsi per un momento su di lei, mentre alla sua sinistra comparve la 599 di Xander

 

Bastò un cenno del russo per far capire a Irina che doveva lasciarlo passare, e lei non ci pensò due volte. Aveva in mente qualcosa, lo sapeva. Sentì il motore della R8 salire su di giri, poi l’auto schizzò in avanti, dritta verso la Eclipse

 

Il botto fu assordante: la Mitsubishi venne catapultata in avanti, il posteriore accartocciato, i pezzi di vetro dei fari che volavano per aria… L’Audi di Dimitri non si fermò, nonostante il muso ormai appiattito, spingendo con tanta forza da far finire fuori strada la Eclipse

 

La Jaguar improvvisamente si fece da parte, mentre la A5 superava Irina a tutta velocità. Xander la seguì, mentre l’Audi cercava di soccorrere la compagna in difficoltà… La 599 si fece spazio e le rimase attaccata…

 

Irina ne approfittò: nel casino che si era creato, superò il gruppo e raggiunse la Jaguar, che voleva allontanarsi per raggiungere Dan…

 

Gettò un’occhiata verso l’auto, ma i finestrini erano oscurati e non riusciva a vedere il volto della russa al volante. Era sicura però che la sua espressione non doveva essere più amichevole di quella che le aveva rivolto Nina…

 

“Sono due le cose: o mi fai passare, oppure sono costretta a levarti dai piedi…”.

 

Irina tentò il sorpasso, ma la Jaguar la strinse a destra, spingendola sull’erba, il canale di scolo a pochi centimetri dalle sue ruote… Sterzò bruscamente, cercando di spostarsi…

 

Sentì qualcuno inchiodare alle sue spalle, un colpo di pistola nell’aria, ma decise di non guardarsi indietro: finché avesse temuto per Xander e Dimitri non sarebbe riuscita ad andare avanti… Erano in gamba, se la sarebbero cavata…

 

Strinse il volante, poi decise di tentare il tutto per tutto: andò violentemente addosso alla Jaguar, e per un momento credette di aver fatto la scelta sbagliata.

 

Lo specchietto della XK volò via con un sibilo, mentre la fiancata della Punto si piegò all’indentro, e sul finestrino si disegnò un reticolo di crepe… Sentì i cerchi in lega cozzare con quelli dell’altra auto… Era un corpo a corpo impari, perché la Jaguar era più pesante, più potente e anche più grossa, ma la rabbia che aveva addosso Irina era talmente tanta che non si preoccupò di quello che poteva accadere…

 

La russa si scostò, ma Irina non la lasciò scappare: affondò il piede sull’acceleratore, mentre la Jaguar accelerava di colpo… Riuscì a guadagnare un paio di metri, ma non abbastanza da essere fuori tiro…

 

Secca, Irina speronò il posteriore della XK con tutta la forza della Punto, e l’auto grigia sbandò. Sollevando una nuvola di polvere e ciottoli, la Jaguar perse il controllo: più volte sembrò sul punto di riprendere aderenza, ma alla fine si girò di lato, finendo con il posteriore sull’erba, gli pneumatici che non riuscivano a fare presa…

 

Irina si scostò, proprio mentre la Jaguar cozzava contro qualcosa lungo il canale di scolo e finiva per aria con un botto assordante… L’auto si capovolse, rotolando come un modellino giocattolo nell’erba ghiacciata, mentre pezzi di lamiera volavano nella notte…

 

L’auto fece un ultimo giro su se stessa e poi si fermò, una scatola di latta appena riconoscibile. Irina non si fermò a guardare, anche se sperava di non aver ucciso nessuno, e affondò il piede sull’acceleratore… Doveva riprendere terreno… Non perse il sangue freddo nemmeno per un secondo, ma era troppo impegnata per accorgesene.

 

Non vedeva più i fari della Alfa Romeo di Dan, ma sapeva che l’elicottero della polizia la stava ancora seguendo… Afferrò il cellulare, e cercò rapidamente il numero di McDonall.

 

<< Signore? Ho bisogno di sapere che direzione ha preso la Lince >> disse senza tanti preamboli, sperando che il momento le perdonasse la mancanza di cortesie…

 

<< Alla prossima prenda per il lago >> rispose il Vicepresidente, la voce sicura e il tono tranquillo, << Prosegua verso est. Vedrà l’elicottero. Prenda quel criminale, agente Dwight, chiuda questa maledetta faccenda. Può farcela >>.

 

Irina gettò il cellulare di lato, e accelerò ancora: la strada era stretta, i campi gelidi ai suoi lati, il buio impenetrabile, ma i suoi occhi sembravano quasi abituati a tutto quello. Non aveva paura di finire fuori strada, di sbandare, di fare un incidente… La sua unica paura era quella di andare troppo piano.

 

Infilò la prima strada che trovò che dava a sinistra, ritrovandosi improvvisamente lungo una statale piuttosto ampia, che doveva condurre di nuovo a Cherepova. Incontrò un paio di auto sul cammino, e le superò troppo in fretta per potersi preoccupare di chi fossero

 

Scrutò il cielo nero, cercando l’elicottero che non doveva essere troppo lontano. Lo vide, le luci accese, riuscendo a sentire anche il tonfo delle pale nell’aria… Non era troppo lontano…

 

Sentì il motore della Punto gridare, quando la costrinse a un’accelerata incredibile, il contagiri che schizzò dritto nella zona rossa… La lancetta del tachimetro sfiorò i duecentocinquanta…

 

Poi, finalmente, la vide: i fari rossi della Alfa Romeo brillavano a qualche centinaio di metri da lei, mentre sfilava rapida tra le auto civili, lasciandosi dietro facilmente le volanti della polizia.

 

Accelerò ancora, il guard-rail che sfilava quasi invisibile al suo fianco, gli occhi puntati solo sulla 8C, il cuore che batteva all’impazzata…

 

Nera sullo sfondo ancora più scuro, si stagliò davanti a lei una montagna che non aveva visto né notato: una galleria si apriva proprio sul loro cammino, tagliando in due il fianco della montagna. L’Alfa Romeo sparì dentro, e l’elicottero che la seguiva fu costretto a deviare, aggirando l’ostacolo…

 

Irina si infilò nella galleria, sempre più vicina alla Lince. Non sapeva come ci stava riuscendo, ma la Punto sembrava correre più veloce di quanto non avesse mai fatto…

 

Si incollò al posteriore della 8C, ma quella accelerò bruscamente. Si spostò di lato, proprio mentre uscivano dalla galleria, schivando un tir che procedeva lento…

 

Secca, la Lince sterzò e si infilò nella prima uscita disponibile, imboccando una sopraelevata che girava su se stessa, portando verso Cherepova

 

Le ruote della Punto fischiarono, mentre percorreva la curva senza premere il freno, il motore in tiro, la forza centrifuga che la spingeva verso l’esterno… I fari della Alfa brillavano a pochi metri da lei…

 

Improvvisamente, Irina capì che Dan non era bravo al volante quanto lo era stato William. Si era sempre nascosto dietro una maschera, e per quanto fosse un cultore delle auto italiane non era il miglior pilota della Russia. Poteva batterlo, ne era certa.

 

Gettò un’occhiata nello specchietto: l’elicottero aveva perso terreno, perché aveva dovuto allungare per aggirare la montagna… Per il momento era sola.

 

Aveva smesso di avere paura. Ora che sapeva di poter reggere una missione come quella non c’era più niente che potesse spaventarla… Avrebbe preso Dan a tutti i costi.

 

Affondò il piede sull’acceleratore, cercando di colpire l’Alfa. L’italiano la schivò, poi svoltò di nuovo, infilandosi in una rampa di decelerazione…

 

Davanti a loro si stagliò il casello autostradale di uscita, le sbarre abbassate. Dan sfondò la prima che incontrò sul suo cammino, e Irina lo seguì.

 

Si ritrovarono direttamente dentro la città, e in un momento capì che il piano della Lince era seminarla in mezzo alle vie tra i palazzi… Lui conosceva la città, era avvantaggiato…

 

L’Alfa girò a sinistra, ritrovandosi davanti un’auto della polizia. La colpì sulla fiancata, mandandola in testa coda, poi guizzò via a tutta velocità.

 

Irina cercò di nuovo di speronarlo, ma non ci riuscì. Lo affiancò, poi il suo cellulare squillò all’improvviso.

 

<< Spingilo verso il lago, Irina >> disse la voce di Dimitri dall’altra parte, << Siamo in città anche noi. Vi seguiamo >>.

 

La telefonata venne interrotta, ma lei capì che cosa doveva fare. Il lago si trovava a ovest, quindi…

 

Vide un cartello stradale che mostrava un ponte, con un nome che lei non sapeva leggere. Se c’era un ponte doveva esserci anche acqua, perciò quella poteva essere la direzione giusta…

 

Gettò uno sguardo verso l’Alfa, e attraverso i vetri oscurati non riuscì a vedere nulla. Come poteva spingerlo dove voleva lei?

 

“D’accordo, a mali estremi, estremi rimedi”.

 

Sterzò di colpo verso sinistra, cozzando con la fiancata dell’Alfa. Il colpo fu così forte che la 8C, leggera quanto la Punto, finì sul marciapiede, facendo saltare via un cartello. Contrattaccò, cercando di colpirla, ma Irina fu più veloce e si spostò…

 

All’incrocio, la Lince proseguì diritta, ed Irina vide con la coda dell’occhio due auto che correvano nella via parallela, una a destra e una a sinistra. Un’Audi e una Ferrari.

 

Sorrise, mentre si rendeva conto che lo avevano accerchiato senza che se ne rendesse conto. Molto probabilmente era troppo impegnato a scappare, per accorgersi che ormai era finito…

 

Qualcosa attirò l’attenzione di Irina mentre correva lungo la strada, le vetrine spente dei negozi e i semafori lampeggianti… Uno dei palazzi sulla loro strada era coperto da un’impalcatura che si estendeva oltre il marciapiede, le transenne a strisce bianche e rosse che indicavano di cambiare corsia…

 

Irina vide l’Alfa spostarsi, e capì troppo tardi quello che la Lince aveva in mente.

 

La 8C colpì in pieno i tubi in ferro che reggevano l’impalcatura, facendo crollare con un botto assordante le travi di legno che si arrampicavano sulla facciata… Irina vide una nuvola di schegge cadere dall’alto, le transenne che le volavano contro…

 

Sterzò così forte che la Punto andò in testa coda, le ruote che fischiavano sull’asfalto… Salì fin sul marciapiede, poi riuscì a riprendere il controllo dell’auto, proprio mentre le travi di legno si schiantavano al suolo, andando in mille pezzi, esattamente dove un secondo prima c’era lei…

 

La Punto scodò violentemente, ma Irina strinse il volante e puntò lo sguardo sull’Alfa che si stava allontanando velocemente. Affondò il piede sull’acceleratore, intravedendo la strada che forse li avrebbe portati al lago…

 

Raggiunse la 8C, poi davanti ai suoi occhi si stagliò un fiume piuttosto largo, un fiume che divideva la città dall’altra sponda. E c’era un ponte, un ponte che avrebbe portato Dan di nuovo fuori dalla città, dove prenderlo sarebbe stato più difficile…

 

Irina cercò di pensare, poi vide l’elicottero della polizia stagliarsi sopra il fiume, e il ponte iniziare ad alzarsi… Lento, inesorabile, ma chiudeva ogni possibile via di fuga…

 

La 8C sembrò sbandare per un momento, cercando una via laterale in cui scappare. Le tagliò la strada, poi a sinistra comparve la 599 di Xander… L’Audi R8 di Dimitri si stagliò dietro di loro, completando quel terzetto che faceva da scorta alla Lince…

 

Irina vide le luci del ponte, le due estremità che si alzavano sempre di più… L’Alfa accelerò, costretta ad andare dritta… Era circondata, non poteva fuggire…

 

Poi un pensiero le fulminò la testa.

 

Avrebbe saltato.

 

Dan avrebbe cercato di saltare il ponte, perché dall’altra parte c’era la libertà… Avrebbe corso un rischio, ma si poteva fare. Il ponte non era ancora completamente alzato, bastava andare un po’ più forte… Era come attraversare il lago ghiacciato di Cherepova… Lei lo avrebbe fatto, se fosse stata nella sua situazione…

 

Non poteva permetterglielo. Non poteva farlo fuggire…

 

Accelerò, pronta a tagliargli la strada… Si sarebbe anche fatta prendere in pieno, se fosse servito a fermarlo…

 

Stava per premere l’acceleratore, gli occhi incollati all’auto della Lince, quando l’Alfa Romeo inchiodò.

 

Con uno stridore di gomme, la 8C si piantò a pochi centimetri dal ponte, il motore acceso, lasciando dietro di due lunghe strisce nere sull’asfalto… Rimase immobile, come paralizzata.

 

Irina affondò il piede sul freno, sentendo le gomme della Punto artigliare il terreno con violenza, stridendo… La Ferrari e la R8 si fermarono di colpo anche loro, accerchiando la Lince. Xander scese, la pistola in pugno, e Irina fece altrettanto.

 

<< Scendi dall’auto con le mani in alto! >> gridò lui, mentre l’elicottero li sovrastava, il rumore delle pale che rendeva quasi impossibile sentire…

 

Irina gli rivolse un cenno, mentre le volanti della polizia con le sirene accese inchiodavano a pochi metri da loro. Fece un passo avanti, riuscendo a scorgere la sagoma di Dan dentro l’auto…

 

“Codardo”.

 

Fino alla fine, Dan aveva dimostrato ciò che era: un vigliacco. Nemmeno di fronte alla possibilità di poter fuggire era riuscito a tirare fuori il suo coraggio…

 

“Lo Scorpione era tutta un’altra cosa…”.

 

Impugnò la pistola, e si avvicinò all’auto. Gettò un’occhiata a Xander, per fargli capire che sapeva cosa stava facendo, e aprì la portiera della 8C. I poliziotti li tenevano sotto tiro, le armi in pugno, in attesa di una loro mossa. Ma qualcosa le diceva che non ci sarebbe voluto tutto quel dispiegamento di forze per mettergli le manette.

 

Dan era seduto, il volante stretto tra le mani, lo sguardo fisso sul ponte ormai aperto: nessun ghigno sul suo viso, nessuna espressione di sfida, nessun sentimento d’odio. Non sembrava la Lince; non sembrava nemmeno un pilota clandestino.

 

Non era nessuno, alla fine.

 

<< Avrei dovuto immaginarlo che non avresti avuto il coraggio >> disse Irina, e la sua voce era carica di disprezzo.

 

Lo afferrò per un braccio, tirandolo fuori di forza dall’auto. Senza opporre resistenza l’italiano si lasciò spingere sulla fiancata dell’Alfa Romeo, e Irina gli mise le manette.

 

<< Ti dichiaro in arresto, Lince >> disse, neutra.

 

In quel momento, capì che era davvero finita. Che aveva portato a termine quella missione che non aveva mai programmato. Non ci aveva creduto, all’inizio; nessuno ci aveva creduto. Eppure ora la Lince era lì, tra le sue mani, in arresto.

 

Rimasero così per un momento, in silenzio, circondati dalla polizia, l’elicottero sopra la testa e il suono delle sue pale nell’aria.

 

Dan teneva lo sguardo basso, non si muoveva, non tentava di scappare. Il suo orgoglio era talmente poco che non lottava nemmeno per la sua libertà. Era solo uno stupido ragazzino che si era trovato nel posto giusto al momento giusto, nient’altro.

 

Irina provò un’enorme rabbia: non meritava niente di ciò che aveva avuto. Dan non meritava i soldi, il rispetto, la fama di cui aveva goduto.

 

<< Avresti potuto avere la vita che desideravi >> disse Dan, senza guardarla, << Avresti potuto essere una pilota clandestina >>.

 

Irina gli gettò un’occhiata, mentre vedeva gli agenti di polizia circondarli, il Vicepresidente McDonall che si avvicinava insieme a Demidoff, il capo dei servizi segreti russi.

 

<< Ciò che voglio essere non sono affari tuoi >> ribatté, << E comunque, non sarei mai stata una pilota al servizio di un codardo >>.

 

Lasciò Dan agli agenti russi, che lo presero in consegna. Non oppose alcuna resistenza, lo sguardo basso dello sconfitto. Iniziarono a spingerlo verso le auto parcheggiate, poi Irina ricordò una cosa.

 

<< Aspettate >> disse, avvicinandosi. Gettò un’occhiata a Dan e domandò: << Come facevi a sapere che ero dell’F.B.I.? >>.

 

L’italiano la guardò per un momento, poi si strinse nelle spalle.

 

<< Non lo sapevo. Ho tirato a indovinare… Ti seguivano troppe volanti, per poter essere riuscita ad arrivare fino a Cherepova senza essere ostacolata >> rispose.

 

Irina lo fissò, incredula, poi sul viso le si dipinse una smorfia. Sembrava tutta una grande presa in giro… Dan aveva avuto fortuna anche nelle sue supposizioni.

 

Lasciò che l’italiano venisse accompagnato verso le auto della polizia russa, poi si voltò e si avvicino a McDonall, fermo vicino all’agente Demidoff. Le stava sorridendo, mentre il russo appariva distaccato. Forse gli dava fastidio il fatto che alla fine era riuscita a portare a termine la missione.

 

Il Vicepresidente le sembrò cambiato. Pareva che fosse passata una vita, da quando l’aveva visto l’ultima volta… O forse era lei che aveva cambiato modo di vedere le cose.

 

<< Ottimo lavoro, agente Dwight >> disse McDonall, stringendole la mano, << Davvero ottimo lavoro >>.

 

<< Grazie >> disse Irina, stringendogliela, << Non credevo di potercela fare… Ma alla fine è finita >>.

 

<< Ha sottovalutato le sue capacità, agente Dwight >> ribatté McDonall, << Ma ero sicuro che ci sarebbe riuscita >>.

 

<< I servizi segreti russi le sono riconoscenti >> aggiunse Demidoff in modo spiccio, per poi allontanarsi piuttosto rapidamente.

 

Irina e McDonall lo guardarono raggiungere i suoi agenti, e sul volto del Vicepresidente si dipinse un sorrisetto.

 

<< Sarà dura da digerire, per loro >> disse, poi la guardò, << Può andare a riposarsi un attimo, agente Dwight. Ancora complimenti >>.

 

Irina annuì, poi si rese conto che ora sentiva addosso tutta la fatica di quel viaggio. Aveva percorso tremila chilometri, sostenuto più gare che in tutta la sua vita e aveva arrestato la Lince: se non era stanca ora, non lo sarebbe stata mai più.

 

Si allontanò e raggiunse Xander, fermo vicino alla Ferrari 599 che portava i segni della tanta strada fatta. L’Audi R8 sembrava sparita dalla circolazione. Le volanti iniziarono ad andarsene alla spicciolata, i lampeggianti accesi. Faceva freddo, se ne accorse solo in quel momento.

 

Guardò Xander in faccia, e lo trovò stanco quanto lei. Però le stava sorridendo; le sorrideva come non faceva da diverso tempo… Come prima della missione, come prima che tutto quello iniziasse.

 

<< Complimenti, agente >> disse Xander, << Missione compiuta >>.

 

Irina sorrise.

 

<< E’ anche merito tuo e di Dimitri >> ribatté, appoggiandosi alla fiancata della Ferrari, << Ma… Bé, grazie. Detto da te ha tutto un altro valore >>.

 

Sì, era così.

 

Xander all’inizio non aveva creduto in lei. Non aveva voluto che prendesse parte a quella missione, forse anche perché non la reputava all’altezza… Ma ora le faceva i complimenti, perciò aveva capito che non era più quella di una volta. Che ormai aveva trovato il giusto equilibrio tra Irina e Fenice. E lui sembrava aver accettato che non sarebbe rimasta per sempre la ragazza che aspettava di essere salvata, che si limitava a fare da spettatrice. Quella avventura era servita anche a mettere ordine nel loro rapporto.

 

Si avvicinò e baciò Xander sulle labbra, sentendosi improvvisamente leggera. Era stanca, ma non aveva più nessun peso sullo stomaco. Era libera, adesso. Poteva tornare a casa.

 

<< E’ stato tutto piuttosto faticoso, ma anche istruttivo >> soffiò sulle labbra di Xander, ridacchiando, << Sei ancora sicuro di voler stare con me? Ora sai che cosa posso combinare… >>.

 

Lui rise.

 

<< Certo che voglio stare con te. Dove la trovo un’altra che mi mette in riga come sai fare tu? >>, rispose, << Sempre che tu voglia ancora stare con me… >>. Ammiccò, gli occhi che scintillavano.

 

Irina sorrise, facendo finta di pensarci.

 

<< Uhm, per il momento va bene… Basta che non mi fai arrabbiare come hai fatto l’ultima volta, eh? >>.

 

Si spostò da Xander quando si accorse che McDonall si stava avvicinando a passo rapido.

 

<< Ci troviamo alla stazione di polizia di Cherepova >> comunicò il Vicepresidente, << Vi aspettiamo lì. Dobbiamo solo parlare qualche momento, poi sarete liberi di andare >>.

 

Irina annuì.

 

<< Arriviamo >> disse.

 

McDonall si allontanò, e lei guardò Xander.

 

<< Dimitri? >> chiese solo.

 

Xander fece un cenno verso il vicolo lì vicino. L’Audi semidistrutta del russo era parcheggiata in disparte, mezza nascosta alla vista. Dimitri stava in piedi, appoggiato alla portiera piegata, a fissare l’asfalto, truce.

 

Sapeva che con la missione finiva anche la sua libertà. Sapeva che con l’arresto della Lince lui sarebbe tornato in carcere. Il sollievo di Irina corrispondeva alla sua frustrazione.

 

Provò un moto di tristezza, sapendo che Dimitri l’aveva aiutata ben consapevole che quello che avrebbe guadagnato era solo qualche anno in meno dietro le sbarre… Non era giusto che quella fosse la sua ricompensa, come non era giusto che William fosse morto in quel modo… Non era giusto, ora che conosceva chi era davvero Dimitri.

 

Gettò un’occhiata verso Xander, mentre intorno a loro le auto della polizia iniziavano ad allontanarsi, a sirene spente, lasciando l’Alfa Romeo in mezzo alla strada, in attesa di un carro attrezzi che la venisse a prendere. Rimase solo White, in disparte, con un paio di agenti, troppo lontani per sentire di ciò che stavano parlando.

 

<< Non è giusto >> sussurrò, << Mi ha salvato la vita! >>.

 

Xander sembrò rimanere impassibile, di fronte a quella sua mutua protesta. Ricambiò il suo sguardo, le diede un bacio sulla fronte e disse: << Lo so. Ma non dipende da me >>.

 

Irina annuì. Xander non poteva scarcerare Dimitri, e forse non poteva farlo nemmeno McDonall. C’erano troppe implicazioni, dietro. Il Mastino si era comunque macchiato di alcuni crimini quando era stato il braccio destro dello Scorpione, e c’era qualcuno che aveva ricevuto giustizia, quando era stato arrestato.

 

<< Vado a parlargli… >> disse.

 

Si staccò da Xander e raggiunse rapidamente il russo. Solo in quel momento si accorse che aveva gli abiti ricoperti di sangue, e che sui suoi pantaloni c’era un grosso squarcio. Sembrava uscito da una rissa.

 

<< Stai bene?! >> gridò Irina, correndogli incontro.

 

Al suono della sua voce Dimitri alzò finalmente lo sguardo su di lei, e sul suo volto si dipinse una smorfia ormai familiare. Alzò le braccia, e lei inchiodò dov’era, sapendo che non voleva che si avvicinasse oltre.

 

<< Non sono mai stato meglio… >> rispose, secco.

 

Irina lo guardò, e lui fece altrettanto. Sapevano entrambi cosa sarebbe successo ora.

 

<< Hai… Hai ucciso Vladimir? >> domandò lei, incerta.

 

Dimitri abbassò gli occhi per un secondo, poi tornò a guardarla.

 

<< L’ho ucciso, e non l’ho fatto come volevo io >> rispose, quasi ringhiando, << Immagino che questo significhi che ho fatto la scelta migliore >>.

 

Irina capì cosa intendeva, ma non volle pensare alla scena nemmeno per un secondo. Fece un passo avanti, accorgendosi che il sangue che aveva addosso non era il suo. Non poteva averne perso così tanto ed essere ancora vivo… Molto probabilmente era quello di Vladimir.

 

<< Mi dispiace, Dimitri >> disse lei, sentendo il bisogno di scusarsi, << Se solo avessi saputo come sarebbero andate le cose, avrei chiesto dei termini diversi per la tua collaborazione… >>. Si sentì assolutamente impotente, in quel momento.

 

Il russo la inchiodò con lo sguardo, e lei sentì un brivido correrle lungo la schiena.

 

<< Nessuno di noi sapeva come sarebbero andate le cose, Fenice >> ringhiò, << Soprattutto io. Ma rispetto i patti, e tornerò in carcere senza fare storie. Posso solo dire almeno che alla fine mi sono anche divertito >>.

 

Sul viso del Mastino balenò un sorrisetto, e Irina sentì la tensione sciogliersi. Stava cercando disperatamente qualcosa da dire, ma in realtà non c’era nulla da dire. Si erano capiti già molto tempo prima.

 

Fece un altro passo avanti, e dall’occhiata del russo capì che era autorizzata ad avvinarsi ancora. Sorrise, poi lo abbracciò forte.

 

Fu una strana sensazione, ma fu come essere cinti da un fratello, un vero fratello maggiore che aveva imparato a rispettarla. Sentì l’odore acre del sangue sui suoi abiti, ma trovò rassicurante quel calore profondo che sembrava emettere Dimitri. Per un momento le balenò nella mente tutto ciò che era successo tra loro, e capì che forse gli stava chiedendo troppo.

 

Si staccò delicatamente, lo guardò negli occhi e disse, piano: << Grazie, Dimitri. Grazie di tutto >>.

 

Il russo si appoggiò di nuovo all’auto, come per tornare il solito freddo di sempre. Chissà cosa gli passava per la testa, in quel momento. Chissà se era tornato ad odiarla come aveva fatto prima della missione.

 

<< Grazie a te, Fenice. Mi hai offerto la possibilità di chiudere i miei conti in sospeso, e l’ho fatto. E ora che Challagher è morto, siamo liberi entrambi >>.

 

Irina annuì. Aveva ragione, in fondo. Nessuno dei due aveva più fantasmi da cui scappare.

 

Finiva così, e forse era giusto. Non c’era altro da aggiungere, tra loro che si erano esplorati fin nel profondo del loro essere.

 

Si voltò verso Xander: era rimasto vicino alla Ferrari, tranquillo, in attesa. Lei gli sorrise e gli fece cenno di avvicinarsi: aveva rispettato il suo momento, e l’aveva lasciata libera di parlare da sola con Dimitri, senza paranoie né gelosie stupide. Anche lui era cresciuto, alla fine.

 

<< Dovremmo andare >> disse Xander, << Abbiamo un lungo rapporto da fare alla stazione di polizia. E penso che tutti e tre vorremmo andare a dormire il prima possibile… >>.

 

<< Potrò dormire anche per una settimana di fila, nel prossimo mese >> ribatté sarcastico Dimitri.

 

Xander lo guardò, e per un attimo rimase in silenzio. Sul suo viso sembrò aleggiare qualcosa di strano, come un ghigno che faceva fatica a nascondere.

 

<< Immagino di doverti rimettere le manette, Mastino >> disse.

 

Irina lo guardò male, fulminandolo con lo sguardo. Lo stesso fece Dimitri, ma Xander si avvicinò con tutta la tranquillità del caso al russo, lo fece voltare e rimase un momento immobile, ridacchiando. Armeggiò con qualcosa, e lo fece con una lentezza esasperante.

 

“Gliela farò pagare, questa. Non mi sembra il caso di fare tanto lo spiritoso”.

 

<< Non pensavo che avrei mai fatto una cosa del genere… >> disse Xander, all’improvviso.

 

Poi Irina si accorse dagli occhi di Dimitri che c’era qualcosa che non andava: il russo si voltò verso il suo vecchio “nemico”, senza manette, libero, e con un mazzo di chiavi in mano. Sul volto di Xander campeggiava un sorrisetto, che questa volta non nascose.

 

<< Hai un minuto per prendere quella Ferrari 599 e sparire da qui >> disse, << Dopo di che sarò costretto a chiamare rinforzi. Ma penso che sessanta secondi ti bastino, per far sparire le tue tracce >>.

 

Irina rimase di sasso, e per la prima volta vide lo stupore anche sul volto di Dimitri. Xander gli stava dicendo di scappare?!

 

Non era possibile… Era impazzito?!

 

<< Non prendermi per il culo, Went >> ringhiò Dimitri, << Non mi piace scherzare con te… >>.

 

<< Nemmeno a me >> ribatté Xander, << Quindi se non vuoi tornare in carcere, prendi quell’auto e vattene. Non sanno a chi è intestata, non ha nemmeno un vero proprietario. Affonda il piede sull’acceleratore e scappa. Mi hai aiutato troppo, per lasciare che ti rimettano dietro le sbarre. E siccome so che non accetterai mai di diventare un agente dell’F.B.I., l’unico modo che ho per aiutarti è questo. E’ stato bello lavorare con te >>.

 

Dimitri guardò per un momento le chiavi, poi tornò a guardare Xander. Irina sorrideva come una stupida, perché quello che stava accadendo era troppo incredibile… Forse nemmeno il russo ci credeva davvero.

 

<< Went… Questa volta mi stupisci davvero >> disse il Mastino, avvicinandosi. Poi sorrise. Dimitri sorrise a Xander, gli porse la mano e la strinse con forza, per la prima volta considerandolo un suo pari. Con rispetto.

 

Quella fu la scena più bella a cui Irina assistette, una scena che fissò nella sua mente per non dimenticarla mai più. Non aveva mai creduto possibile che accadesse.

 

<< Ho imparato un sacco di cose, da queste parti >> disse Xander, << E una è che i russi sono ottimi compagni di lavoro… >>.

 

<< E che rispettano i patti >> aggiunse Dimitri, << E’ duro ammetterlo, Went, ma è stato divertente lavorare con te >>.

 

Si strinsero un’ultima volta la mano, e Dimitri si voltò, dirigendosi verso la Ferrari rossa. Poi però si girò un’ultima volta e si frugò in tasca. Guardò Xander e gli lanciò qualcosa, che lui prese al volo. Erano un mazzo di chiavi. Irina le riconobbe: erano della Ferrari California bianca.

 

<< Non sono per te >> disse il Mastino, ghignando, << Sono per lei >>. E fece un cenno verso Irina. << Forse un giorno tornerò a prenderle. Nel frattempo, non rigatemi la macchina… Ah, Fenice: bel destro, il tuo >>.

 

Sorrise e le rivolse un’ultima occhiata, e da quella Irina capì che non gli diceva addio. Si sarebbero rivisti, un giorno. Forse ci sarebbe voluto molto tempo, ma era solo un arrivederci, quello. Il russo salì sulla Ferrari, accese il motore e sgommò via, lasciando dietro di sé solo una nuvola di fumo. In un attimo, il Mastino si dissolse nell’aria gelida di Mosca, lasciando dietro di sé solo il ricordo di quello che avevano passato.

 

Irina scosse il capo, divertita per il complimento riguardo al pugno in faccia a Nina, e si voltò verso Xander, le braccia incrociate. Non credeva a ciò che era appena successo, ma non poteva che esserne felice. Voleva bene a Dimitri, e sapere che sarebbe stato libero la rendeva felice. Il ragazzo la guardava, ghignando di gusto, l’espressione soddisfatta.

 

<< Perché lo hai fatto? >> domandò lei.

 

<< Non lo sapevo all’inizio, ma Dimitri è un tipo a posto >> rispose Xander, << Ha salvato la vita a me e a te, e senza di lui questa missione non si sarebbe mai conclusa. Tu sai meglio di me chi è veramente, da quello che ho capito… Era giusto dargli una seconda possibilità >>.

 

Non sapeva esattamente cosa era successo quando lei non c’era stata, ma se c’era qualcosa che aveva spinto Xander a cedere la sua Ferrari e a mettersi nei guai per aiutare Dimitri significava che reputava il Mastino una persona che meritava la sua fiducia.

 

<< E adesso cosa dirai a McDonall? >> chiese lei.

 

Xander si strinse nelle spalle.

 

<< Gli dirò che è scappato e che mi ha rubato la macchina. Non farà troppe storie. Da quello che ho capito, sembra che abbia cambiato idea anche lui, su Dimitri. Non poteva farlo uscire dal carcere, ma poteva chiedergli se voleva essere dei nostri… Dimitri non avrebbe mai accettato, o sbaglio? >>.

 

Irina si avvicinò, cingendogli le spalle con le braccia.

 

<< No, non sbagli >> rispose, << Però… Davvero Xander, il tuo è stato un gesto fantastico… Non me lo sarei mai aspettato. Lo so che per qualcuno non sarà giusto, ma Dimitri ha fatto tanto per me >>.

 

<< E anche per me >> aggiunse Xander, << Forse non mi stava simpatico all’inizio, ma in queste settimane ci siamo conosciuti e… , capisco perché tu lo apprezzi. Capisco un sacco di cose >>. Diventò serio, forse al ricordo di tutto ciò che era successo tra loro. << Mentirei nel dire che non mi da fastidio sapere che voi due… Sai a cosa mi riferisco… Ma… Anche io ho le mie colpe, in tutta questa storia. Forse è il mio modo per farmi perdonare, non lo so, ma ho fatto quello che mi ha detto il mio istinto >>.

 

Irina sorrise, guardando dritta negli occhi azzurri di Xander: si sentiva in colpa per come si era comportato, lo vedeva. Ma lei lo aveva perdonato comunque, perché alla fine lo amava anche con i suoi difetti. Ciò che aveva fatto però le dimostrava che era veramente cambiato.

 

Lo baciò sulle labbra, il freddo pungente della notte ad avvolgerli, ma un grande calore nel petto a scaldarli entrambi. Era finita, era finita davvero e meglio di come avevano immaginato.

 

<< Sai Xander, il tuo istinto non ha sbagliato >> sussurrò, stringendosi a lui, << Grazie per averlo fatto >>.

 

Lui sorrise, mentre la teneva per i fianchi, il fiato caldo che si condensava in nuvolette nella notte.

 

<< Il mio istinto mi dice un’altra cosa, Irina. E penso che io debba cogliere l’occasione, perché non so se mi ricapiterà ancora… >>. Ghignò come sapeva fare solo lui, in quel modo strafottente e insieme dolce.

 

Irina assunse un’espressione confusa, perché non aveva capito cosa intendesse.

<< E cioè? >>.

 

<< Cioè… Bé, tutta questa storia è iniziata con un matrimonio, ricordi? >> disse lui, e Irina rimase scioccata, << Non mi sembra poi tanto male, l’idea di valutare qualcosa di simile… >>.

 

<< Xander, mi stai dicendo che…? >> fece lei, senza fiato.

 

Lui sorrise.

 

<< Sto solo dicendo che se un giorno vorrai… >> disse lui, ridacchiando, << Forse è un po’ presto, ma… Volevo solo farti sapere che per me esiste la possibilità >>.

 

Irina si scostò appena, e si trattenne dallo scoppiare a ridere. L’aria di Mosca sembrava avergli dato alla testa.

 

Poi però ci pensò seriamente. E si chiese se lei era pronta a un passo del genere.

 

Sapeva cosa comportava, sapeva cosa significava. Ma ora sapeva anche che aveva trovato una libertà a cui non voleva già rinunciare. Xander comunque le aveva solo detto di pensarci, in fondo. Non era una vera proposta, era solo un’idea. Significava che quella missione aveva cambiato le sue prospettive, esattamente come aveva cambiato quelle di Fenice.

 

<< Credo di volermi divertire ancora un po’, sai? >> disse sorridendo, mentre spingeva Xander verso la Punto, << Ci ho preso gusto, a fare l’agente dell’F.B.I….>>.

 

Lui rise, poi montò dal lato le passeggero.

 

<< Andiamo, abbiamo un rapporto da fare >> disse, semiserio.

 

Irina accese il motore, mentre vedeva in lontananza, oltre il ponte, un’auto rossa che si allontanava sempre più veloce, sparendo alla vista.

 

<< Sai, per un attimo ci ero quasi cascata >> disse, allacciandosi la cintura, << Pensavo che da un momento all’altro mi dicessi anche che immaginavi te e me in una bella casetta di fronte al mare, magari con una bella bambina in braccio… >>.

 

Xander le gettò un’occhiata.

 

<< Bambina? Al massimo un maschio… >> ribatté, quasi scoppiando a ridere.

 

Fu Irina questa volta a guardarlo, interrogativa. Lui si sporse verso di lei, la baciò sulle labbra e disse, tranquillo: << Sento che tu sei e rimani l’unica donna della mia vita >>.

 

Irina scosse il capo, gli sorrise e poi si avviò verso la stazione di polizia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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