Capitolo XLIX
Ore 02.30 – Cherepova Nord
Irina vide la A5, la Eclipse e la Jaguar
avvicinarsi a tutta velocità, i fari accesi nella notte. Per un attimo non
seppe che fare, poi si ricordò che il suo obiettivo primario era la Lince, e la
sua auto si stava allontanando sempre di più… Vedeva i fari concentrici
brillare tra i campi dall’erba alta, e farsi sempre più piccoli…
<< Xander >> gridò nel telefono, mentre nella sua testa
cercava disperatamente di elaborare un piano, << Sono le sue Sentinelle, tenteranno di fermarci! Liberatevi di loro, io seguo la
Lince! >>.
Per qualche secondo
dall’altra parte della linea non sentì nulla… Xander
non poteva mettersi a discutere proprio ora perché voleva prendere in mano lui
la situazione…
Poi
finalmente lo sentì dire, lentamente: << D’accordo. Ma fai attenzione. L’elicottero ti seguirà >>.
Irina tirò un sospiro di sollievo: sapeva che in quel momento Xander aveva fatto un grande sforzo, facendo un passo indietro
e lasciandole il compito di arrestare Dan… Aveva messo da parte il suo orgoglio
e la possibilità di fare bella figura.
<< Grazie.
Fate attenzione anche voi >>.
Chiuse la
telefonata, poi affondò il piede sul pedale dell’acceleratore… Vedeva i fari
concentrici della Alfa Romeo brillare a un centinaio
di metri di distanza, mentre la strada si faceva sempre più stretta e sempre
più dissestata… Dan non era diretto all’autostrada come aveva pensato…
Non poteva
scapparle così, tra le dita. Aveva la polizia ad aiutarla, e sentiva
l’elicottero sopra la testa… Doveva solo riuscire a fermarlo, o almeno a
rallentarlo…
Gettò un’occhiata
nello specchietto retrovisore, e vide la Jaguar argentata farsi spazio tra la
Ferrari e la R8. Aiutata dalla Eclipse,
che diede un colpo secco alla 599, riuscì a superarla e si diresse verso di lei
a tutta velocità.
In un attimo, si
scatenò l’inferno.
Irina si ritrovò la
Jaguar attaccata al posteriore, mentre dietro di lei la A5
cercava disperatamente di sbattere fuori strada Dimitri… Da una delle tre auto
inseguitrici partì un colpo di pistola, che cozzò sulla carrozzeria della
Ferrari creando una scia di scintille luminose, conficcandosi nella lamiera con
un tonfo secco…
Dimitri rispose al
fuoco, puntando alle gomme della A5, ma quella scartò
di lato, finendo quasi fuori strada… Le ruote sollevarono una nuvola di
ciottoli, sparando pietre in ogni direzione…
Irina cercò di
accelerare per portarsi fuori dalla traiettoria delle armi, ma la Jaguar le
venne addosso da dietro, sbalzandola in avanti. Sentì i fari posteriori della
Punto creparsi, il vetro scricchiolare, mentre con una sterzata schivava il
secondo colpo di muso…
Inchiodò, lasciando
che la Jaguar la affiancasse: era certa che si trattasse della ragazza dai
capelli rossi che aveva visto a casa di Dan, la stessa che le aveva rivolto
quello sguardo sprezzante… Forse la Lince aveva ragione, le donne sapevano
essere molto cattive, quando si trattava di difendere ciò a
cui tenevano…
“Come possono essergli così fedeli?”.
Tirò fuori la
pistola, ma le scivolò di mano quando la Jaguar la colpì di lato. Non riuscì a
evitarla, e per un attimo sentì gli pneumatici della Punto scivolare sull’erba
a bordo strada, il canale per l’irrigazione dei campi a pochi centimetri da
lei… Si trovavano in aperta campagna, e l’unica cosa che riusciva vedere in
mezzo a tutto quel buio era la strada scarsamente illuminata che proseguiva
diritta, i fari della Alfa Romeo che ancora brillavano
a un centinaio di metri…
“Maledetta”.
Spinse la Jaguar,
tentando di speronarla e farla andare in testa coda, ma non ci riuscì. L’auto
inglese era molto più pesante della Punto, e sarebbe stato difficile farla
sbandare… Ma doveva togliersi da quell’impiccio il
prima possibile, altrimenti Dan sarebbe scappato…
Improvvisamente
alle sue orecchie arrivò il rumore di qualcosa che si spaccava violentemente, e
d’istinto si guardò dietro: il cofano della R8 di Dimitri si era staccato ed
era caduto a terra, lasciando in vista il bagagliaio anteriore dell’auto. Con uno
stridore acuto, il pezzo di lamiera si schiantò sul muso della Ferrari di Xander, scheggiando la vernice rossa…
Irina affondò il
piede sul freno, e la Ecplise
dietro di lei per poco non le venne addosso… La schivò e passò davanti, mentre
lei la ignorava e i suoi occhi rimanevano incollati alla 599 e alla R8… Sia Xander che Dimitri sembravano stare bene, le loro auto
continuavano a correre…
Dan non aveva
sbagliato: quelle tre donne erano scatenate, e niente sembrava poterle fermare
dal loro intento… Erano disposte a tutto pur di ostacolarli. Avrebbe tanto
voluto vederle in faccia.
Irina fece una
smorfia.
Aveva affrontato
Nina, non poteva avere paura di quella rossa dallo sguardo assassino. Le
sarebbe rimasta attaccata finché la Lince non fosse stata al sicuro, quindi
doveva liberarsi di lei. Doveva solo capire come.
Vide la A5 prendersela con Xander,
cercando di buttarlo fuori strada… Non ci riuscì, ma Irina fu costretta a
rallentare, perché la Ecplise e la Jaguar le
intralciavano la strada… Una di fianco all’altra le chiudevano ogni via di
fuga, mentre la Alfa Romeo spariva oltre una curva… Stavano cercando di
convergere davanti a loro per bloccargli la strada e rallentarli…
Irina imprecò, poi
decise che non poteva perdere. Vide l’elicottero proseguire nella notte,
braccando la 8C per non perderla di vista…
<< Odio
queste russe… >> ringhiò, poi affondò il piede sull’acceleratore.
Si ritrovò di
fianco Dimitri, l’Audi ormai quasi ridotta a un catorcio, ma
ancora in corsa… Vide il suo sguardo puntarsi per un momento su di lei, mentre
alla sua sinistra comparve la 599 di Xander…
Bastò un cenno del
russo per far capire a Irina che doveva lasciarlo passare, e lei non ci pensò
due volte. Aveva in mente qualcosa, lo sapeva. Sentì il motore della R8 salire
su di giri, poi l’auto schizzò in avanti, dritta verso la Eclipse…
Il botto fu
assordante: la Mitsubishi venne catapultata in avanti,
il posteriore accartocciato, i pezzi di vetro dei fari che volavano per aria…
L’Audi di Dimitri non si fermò, nonostante il muso ormai appiattito, spingendo
con tanta forza da far finire fuori strada la Eclipse…
La Jaguar
improvvisamente si fece da parte, mentre la A5
superava Irina a tutta velocità. Xander la seguì,
mentre l’Audi cercava di soccorrere la compagna in difficoltà… La 599 si fece
spazio e le rimase attaccata…
Irina ne
approfittò: nel casino che si era creato, superò il gruppo e raggiunse la
Jaguar, che voleva allontanarsi per raggiungere Dan…
Gettò un’occhiata
verso l’auto, ma i finestrini erano oscurati e non riusciva a vedere il volto
della russa al volante. Era sicura però che la sua espressione non doveva essere più amichevole di quella che le aveva
rivolto Nina…
“Sono due le cose: o mi fai passare, oppure sono
costretta a levarti dai piedi…”.
Irina tentò il
sorpasso, ma la Jaguar la strinse a destra, spingendola sull’erba, il canale di
scolo a pochi centimetri dalle sue ruote… Sterzò bruscamente, cercando di
spostarsi…
Sentì qualcuno
inchiodare alle sue spalle, un colpo di pistola nell’aria, ma decise di non
guardarsi indietro: finché avesse temuto per Xander e
Dimitri non sarebbe riuscita ad andare avanti… Erano
in gamba, se la sarebbero cavata…
Strinse il volante,
poi decise di tentare il tutto per tutto: andò violentemente addosso alla Jaguar,
e per un momento credette di aver fatto la scelta
sbagliata.
Lo specchietto
della XK volò via con un sibilo, mentre la fiancata della Punto si piegò
all’indentro, e sul finestrino si disegnò un reticolo di crepe… Sentì i cerchi
in lega cozzare con quelli dell’altra auto… Era un corpo a
corpo impari, perché la Jaguar era più pesante, più potente e anche più
grossa, ma la rabbia che aveva addosso Irina era talmente tanta che non si
preoccupò di quello che poteva accadere…
La russa si scostò,
ma Irina non la lasciò scappare: affondò il piede sull’acceleratore, mentre la
Jaguar accelerava di colpo… Riuscì a guadagnare un paio di metri, ma non
abbastanza da essere fuori tiro…
Secca, Irina
speronò il posteriore della XK con tutta la forza della Punto, e l’auto grigia
sbandò. Sollevando una nuvola di polvere e ciottoli, la Jaguar perse il
controllo: più volte sembrò sul punto di riprendere
aderenza, ma alla fine si girò di lato, finendo con il posteriore sull’erba,
gli pneumatici che non riuscivano a fare presa…
Irina si scostò,
proprio mentre la Jaguar cozzava contro qualcosa lungo il canale di scolo e
finiva per aria con un botto assordante… L’auto si capovolse, rotolando come un
modellino giocattolo nell’erba ghiacciata, mentre pezzi di lamiera volavano nella
notte…
L’auto fece un
ultimo giro su se stessa e poi si fermò, una scatola
di latta appena riconoscibile. Irina non si fermò a guardare, anche se sperava
di non aver ucciso nessuno, e affondò il piede sull’acceleratore… Doveva
riprendere terreno… Non perse il sangue freddo nemmeno per un secondo, ma era
troppo impegnata per accorgesene.
Non vedeva più i
fari della Alfa Romeo di Dan, ma sapeva che
l’elicottero della polizia la stava ancora seguendo… Afferrò il cellulare, e
cercò rapidamente il numero di McDonall.
<< Signore?
Ho bisogno di sapere che direzione ha preso la Lince >> disse senza tanti
preamboli, sperando che il momento le perdonasse la mancanza di cortesie…
<< Alla
prossima prenda per il lago >> rispose il Vicepresidente, la voce sicura
e il tono tranquillo, << Prosegua verso est. Vedrà l’elicottero. Prenda
quel criminale, agente Dwight, chiuda questa maledetta faccenda. Può farcela
>>.
Irina gettò il
cellulare di lato, e accelerò ancora: la strada era stretta, i campi gelidi ai
suoi lati, il buio impenetrabile, ma i suoi occhi sembravano quasi abituati a
tutto quello. Non aveva paura di finire fuori strada, di sbandare, di fare un
incidente… La sua unica paura era quella di andare
troppo piano.
Infilò la prima
strada che trovò che dava a sinistra, ritrovandosi
improvvisamente lungo una statale piuttosto ampia, che doveva condurre di nuovo
a Cherepova. Incontrò un paio di auto sul cammino, e
le superò troppo in fretta per potersi preoccupare di chi fossero…
Scrutò il cielo nero,
cercando l’elicottero che non doveva essere troppo lontano. Lo vide, le luci
accese, riuscendo a sentire anche il tonfo delle pale nell’aria… Non era troppo
lontano…
Sentì il motore
della Punto gridare, quando la costrinse a un’accelerata incredibile, il
contagiri che schizzò dritto nella zona rossa… La lancetta del tachimetro
sfiorò i duecentocinquanta…
Poi, finalmente, la
vide: i fari rossi della Alfa Romeo brillavano a
qualche centinaio di metri da lei, mentre sfilava rapida tra le auto civili, lasciandosi
dietro facilmente le volanti della polizia.
Accelerò ancora, il
guard-rail che sfilava quasi invisibile al suo fianco, gli occhi puntati solo sulla 8C, il cuore che batteva all’impazzata…
Nera sullo sfondo
ancora più scuro, si stagliò davanti a lei una montagna che non aveva visto né
notato: una galleria si apriva proprio sul loro cammino, tagliando in due il
fianco della montagna. L’Alfa Romeo sparì dentro, e l’elicottero che la seguiva
fu costretto a deviare, aggirando l’ostacolo…
Irina si infilò nella galleria, sempre più vicina alla Lince. Non
sapeva come ci stava riuscendo, ma la Punto sembrava correre più veloce di
quanto non avesse mai fatto…
Si
incollò
al posteriore della 8C, ma quella accelerò bruscamente. Si spostò di lato,
proprio mentre uscivano dalla galleria, schivando un tir che procedeva lento…
Secca, la Lince
sterzò e si infilò nella prima uscita disponibile,
imboccando una sopraelevata che girava su se stessa, portando verso Cherepova…
Le ruote della
Punto fischiarono, mentre percorreva la curva senza premere il freno, il motore
in tiro, la forza centrifuga che la spingeva verso l’esterno… I fari della Alfa brillavano a pochi metri da lei…
Improvvisamente,
Irina capì che Dan non era bravo al volante quanto lo era stato William. Si era
sempre nascosto dietro una maschera, e per quanto fosse un cultore delle auto italiane non era il miglior pilota della Russia. Poteva
batterlo, ne era certa.
Gettò un’occhiata
nello specchietto: l’elicottero aveva perso terreno, perché aveva dovuto
allungare per aggirare la montagna… Per il momento era sola.
Aveva smesso di
avere paura. Ora che sapeva di poter reggere una missione come quella non c’era
più niente che potesse spaventarla… Avrebbe preso Dan a tutti i costi.
Affondò il piede
sull’acceleratore, cercando di colpire l’Alfa. L’italiano la schivò, poi svoltò
di nuovo, infilandosi in una rampa di decelerazione…
Davanti a loro si stagliò il casello autostradale di uscita, le sbarre
abbassate. Dan sfondò la prima che incontrò sul suo cammino, e Irina lo seguì.
Si ritrovarono direttamente dentro la città, e in un momento
capì che il piano della Lince era seminarla in mezzo alle vie tra i palazzi…
Lui conosceva la città, era avvantaggiato…
L’Alfa girò a
sinistra, ritrovandosi davanti un’auto della polizia.
La colpì sulla fiancata, mandandola in testa coda, poi guizzò via a tutta
velocità.
Irina cercò di
nuovo di speronarlo, ma non ci riuscì. Lo affiancò,
poi il suo cellulare squillò all’improvviso.
<< Spingilo
verso il lago, Irina >> disse la voce di Dimitri dall’altra parte,
<< Siamo in città anche noi. Vi seguiamo >>.
La telefonata venne interrotta, ma lei capì che cosa doveva fare. Il lago
si trovava a ovest, quindi…
Vide un cartello
stradale che mostrava un ponte, con un nome che lei non sapeva leggere. Se c’era un ponte doveva esserci anche acqua, perciò quella
poteva essere la direzione giusta…
Gettò uno sguardo
verso l’Alfa, e attraverso i vetri oscurati non riuscì
a vedere nulla. Come poteva spingerlo dove voleva lei?
“D’accordo, a mali estremi, estremi
rimedi”.
Sterzò di colpo
verso sinistra, cozzando con la fiancata dell’Alfa. Il colpo fu così forte che la 8C, leggera quanto la Punto, finì sul marciapiede,
facendo saltare via un cartello. Contrattaccò, cercando di colpirla, ma Irina
fu più veloce e si spostò…
All’incrocio, la
Lince proseguì diritta, ed Irina vide con la coda
dell’occhio due auto che correvano nella via parallela, una a destra e una a
sinistra. Un’Audi e una Ferrari.
Sorrise, mentre si
rendeva conto che lo avevano accerchiato senza che se
ne rendesse conto. Molto probabilmente era troppo impegnato a scappare, per
accorgersi che ormai era finito…
Qualcosa attirò
l’attenzione di Irina mentre correva lungo la strada, le vetrine spente dei
negozi e i semafori lampeggianti… Uno dei palazzi sulla loro strada era coperto
da un’impalcatura che si estendeva oltre il
marciapiede, le transenne a strisce bianche e rosse che indicavano di cambiare
corsia…
Irina vide l’Alfa
spostarsi, e capì troppo tardi quello che la Lince aveva in mente.
La
8C
colpì in pieno i tubi in ferro che reggevano l’impalcatura, facendo crollare
con un botto assordante le travi di legno che si arrampicavano sulla facciata…
Irina vide una nuvola di schegge cadere dall’alto, le transenne che le volavano
contro…
Sterzò così forte
che la Punto andò in testa coda, le ruote che fischiavano sull’asfalto… Salì
fin sul marciapiede, poi riuscì a riprendere il controllo dell’auto, proprio mentre
le travi di legno si schiantavano al suolo, andando in mille pezzi, esattamente
dove un secondo prima c’era lei…
La Punto scodò
violentemente, ma Irina strinse il volante e puntò lo sguardo sull’Alfa che si
stava allontanando velocemente. Affondò il piede sull’acceleratore,
intravedendo la strada che forse li avrebbe portati al lago…
Raggiunse la 8C, poi davanti ai suoi occhi si stagliò un fiume
piuttosto largo, un fiume che divideva la città dall’altra sponda. E c’era un
ponte, un ponte che avrebbe portato Dan di nuovo fuori
dalla città, dove prenderlo sarebbe stato più difficile…
Irina cercò di
pensare, poi vide l’elicottero della polizia stagliarsi sopra il fiume, e il
ponte iniziare ad alzarsi… Lento, inesorabile, ma chiudeva ogni possibile via
di fuga…
La
8C
sembrò sbandare per un momento, cercando una via laterale in cui scappare. Le
tagliò la strada, poi a sinistra comparve la 599 di Xander…
L’Audi R8 di Dimitri si stagliò dietro di loro, completando quel terzetto che
faceva da scorta alla Lince…
Irina vide le luci
del ponte, le due estremità che si alzavano sempre di più… L’Alfa accelerò,
costretta ad andare dritta… Era circondata, non poteva fuggire…
Poi un pensiero le
fulminò la testa.
Avrebbe saltato.
Dan avrebbe cercato
di saltare il ponte, perché dall’altra parte c’era la libertà… Avrebbe corso un
rischio, ma si poteva fare. Il ponte non era ancora completamente alzato,
bastava andare un po’ più forte… Era come attraversare il lago ghiacciato di Cherepova… Lei lo avrebbe fatto, se fosse stata nella sua
situazione…
Non poteva
permetterglielo. Non poteva farlo fuggire…
Accelerò, pronta a
tagliargli la strada… Si sarebbe anche fatta prendere in pieno, se fosse
servito a fermarlo…
Stava per premere
l’acceleratore, gli occhi incollati all’auto della Lince, quando l’Alfa Romeo
inchiodò.
Con uno stridore di
gomme, la 8C si piantò a pochi centimetri dal ponte,
il motore acceso, lasciando dietro di sè due lunghe
strisce nere sull’asfalto… Rimase immobile, come paralizzata.
Irina affondò il
piede sul freno, sentendo le gomme della Punto artigliare il terreno con
violenza, stridendo… La Ferrari e la R8 si fermarono di colpo anche loro,
accerchiando la Lince. Xander scese, la pistola in
pugno, e Irina fece altrettanto.
<< Scendi dall’auto
con le mani in alto! >> gridò lui, mentre l’elicottero li sovrastava, il
rumore delle pale che rendeva quasi impossibile sentire…
Irina gli rivolse
un cenno, mentre le volanti della polizia con le
sirene accese inchiodavano a pochi metri da loro. Fece un passo avanti,
riuscendo a scorgere la sagoma di Dan dentro l’auto…
“Codardo”.
Fino alla fine, Dan
aveva dimostrato ciò che era: un vigliacco. Nemmeno di fronte alla possibilità
di poter fuggire era riuscito a tirare fuori il suo coraggio…
“Lo Scorpione era tutta un’altra cosa…”.
Impugnò la pistola,
e si avvicinò all’auto. Gettò un’occhiata a Xander,
per fargli capire che sapeva cosa stava facendo, e aprì la portiera della 8C. I poliziotti li tenevano sotto tiro, le armi in
pugno, in attesa di una loro mossa. Ma qualcosa le
diceva che non ci sarebbe voluto tutto quel dispiegamento di forze per
mettergli le manette.
Dan era seduto, il
volante stretto tra le mani, lo sguardo fisso sul ponte ormai aperto: nessun
ghigno sul suo viso, nessuna espressione di sfida, nessun
sentimento d’odio. Non sembrava la Lince; non sembrava
nemmeno un pilota clandestino.
Non era nessuno,
alla fine.
<< Avrei
dovuto immaginarlo che non avresti avuto il coraggio >> disse Irina, e la
sua voce era carica di disprezzo.
Lo afferrò per un
braccio, tirandolo fuori di forza dall’auto. Senza opporre resistenza
l’italiano si lasciò spingere sulla fiancata dell’Alfa Romeo, e Irina gli mise
le manette.
<< Ti
dichiaro in arresto, Lince >> disse, neutra.
In quel momento,
capì che era davvero finita. Che aveva portato a termine quella missione che
non aveva mai programmato. Non ci aveva creduto, all’inizio; nessuno ci aveva creduto. Eppure ora la Lince era lì, tra le sue mani, in
arresto.
Rimasero così per
un momento, in silenzio, circondati dalla polizia, l’elicottero sopra la testa
e il suono delle sue pale nell’aria.
Dan teneva lo
sguardo basso, non si muoveva, non tentava di scappare. Il suo orgoglio era
talmente poco che non lottava nemmeno per la sua libertà. Era solo uno stupido
ragazzino che si era trovato nel posto giusto al momento giusto,
nient’altro.
Irina provò
un’enorme rabbia: non meritava niente di ciò che aveva avuto. Dan non meritava
i soldi, il rispetto, la fama di cui aveva goduto.
<< Avresti potuto
avere la vita che desideravi >> disse Dan, senza guardarla, <<
Avresti potuto essere una pilota clandestina >>.
Irina gli gettò
un’occhiata, mentre vedeva gli agenti di polizia circondarli, il Vicepresidente
McDonall che si avvicinava insieme a Demidoff, il capo dei servizi segreti russi.
<< Ciò che
voglio essere non sono affari tuoi >> ribatté, << E comunque, non
sarei mai stata una pilota al servizio di un codardo >>.
Lasciò Dan agli
agenti russi, che lo presero in consegna. Non oppose alcuna resistenza, lo
sguardo basso dello sconfitto. Iniziarono a spingerlo verso le auto
parcheggiate, poi Irina ricordò una cosa.
<< Aspettate
>> disse, avvicinandosi. Gettò un’occhiata a Dan e domandò: << Come
facevi a sapere che ero dell’F.B.I.? >>.
L’italiano la
guardò per un momento, poi si strinse nelle spalle.
<< Non lo
sapevo. Ho tirato a indovinare… Ti seguivano troppe volanti,
per poter essere riuscita ad arrivare fino a Cherepova
senza essere ostacolata >> rispose.
Irina lo fissò,
incredula, poi sul viso le si dipinse una smorfia. Sembrava
tutta una grande presa in giro… Dan aveva avuto fortuna anche nelle sue
supposizioni.
Lasciò che l’italiano
venisse accompagnato verso le auto della polizia
russa, poi si voltò e si avvicino a McDonall, fermo
vicino all’agente Demidoff. Le stava sorridendo,
mentre il russo appariva distaccato. Forse gli dava fastidio il fatto che alla
fine era riuscita a portare a termine la missione.
Il Vicepresidente le
sembrò cambiato. Pareva che fosse passata una vita, da quando l’aveva visto l’ultima
volta… O forse era lei che aveva cambiato modo di vedere le cose.
<< Ottimo
lavoro, agente Dwight >> disse McDonall,
stringendole la mano, << Davvero ottimo lavoro >>.
<< Grazie
>> disse Irina, stringendogliela, << Non credevo
di potercela fare… Ma alla fine è finita >>.
<< Ha
sottovalutato le sue capacità, agente Dwight >> ribatté McDonall, << Ma ero sicuro
che ci sarebbe riuscita >>.
<< I servizi
segreti russi le sono riconoscenti >> aggiunse Demidoff in modo spiccio, per poi allontanarsi piuttosto
rapidamente.
Irina e McDonall lo guardarono raggiungere i suoi agenti, e sul volto
del Vicepresidente si dipinse un sorrisetto.
<< Sarà dura
da digerire, per loro >> disse, poi la guardò, << Può andare a
riposarsi un attimo, agente Dwight. Ancora complimenti >>.
Irina annuì, poi si
rese conto che ora sentiva addosso tutta la fatica di quel viaggio. Aveva
percorso tremila chilometri, sostenuto più gare che in tutta la sua vita e aveva arrestato la Lince: se non era stanca ora, non lo
sarebbe stata mai più.
Si allontanò e
raggiunse Xander, fermo vicino alla Ferrari 599 che
portava i segni della tanta strada fatta. L’Audi R8 sembrava sparita dalla
circolazione. Le volanti iniziarono ad andarsene alla
spicciolata, i lampeggianti accesi. Faceva freddo, se ne accorse solo in quel
momento.
Guardò Xander in faccia, e lo trovò stanco quanto lei. Però le stava sorridendo; le sorrideva come non faceva da
diverso tempo… Come prima della missione, come prima che tutto quello iniziasse.
<<
Complimenti, agente >> disse Xander, <<
Missione compiuta >>.
Irina sorrise.
<< E’ anche
merito tuo e di Dimitri >> ribatté, appoggiandosi alla fiancata della
Ferrari, << Ma… Bé, grazie. Detto da te ha tutto un altro valore
>>.
Sì, era così.
Xander all’inizio non
aveva creduto in lei. Non aveva voluto che prendesse parte a quella missione,
forse anche perché non la reputava all’altezza… Ma ora le faceva i complimenti,
perciò aveva capito che non era più quella di una volta. Che ormai aveva
trovato il giusto equilibrio tra Irina e Fenice. E lui sembrava aver accettato
che non sarebbe rimasta per sempre la ragazza che aspettava di essere salvata,
che si limitava a fare da spettatrice. Quella avventura
era servita anche a mettere ordine nel loro rapporto.
Si avvicinò e baciò
Xander sulle labbra, sentendosi improvvisamente
leggera. Era stanca, ma non aveva più nessun peso sullo stomaco. Era libera,
adesso. Poteva tornare a casa.
<< E’ stato
tutto piuttosto faticoso, ma anche istruttivo >> soffiò sulle labbra di Xander, ridacchiando, << Sei ancora sicuro di voler
stare con me? Ora sai che cosa posso combinare… >>.
Lui rise.
<< Certo che
voglio stare con te. Dove la trovo un’altra che mi mette in riga come sai fare
tu? >>, rispose, << Sempre che tu voglia ancora stare con me…
>>. Ammiccò, gli occhi che scintillavano.
Irina sorrise,
facendo finta di pensarci.
<< Uhm, per
il momento va bene… Basta che non mi fai arrabbiare come hai fatto
l’ultima volta, eh? >>.
Si spostò da Xander quando si accorse che McDonall
si stava avvicinando a passo rapido.
<< Ci
troviamo alla stazione di polizia di Cherepova
>> comunicò il Vicepresidente, << Vi aspettiamo lì. Dobbiamo solo
parlare qualche momento, poi sarete liberi di andare >>.
Irina annuì.
<< Arriviamo
>> disse.
McDonall si allontanò, e lei
guardò Xander.
<< Dimitri?
>> chiese solo.
Xander fece un cenno
verso il vicolo lì vicino. L’Audi semidistrutta del russo era parcheggiata in
disparte, mezza nascosta alla vista. Dimitri stava in piedi, appoggiato alla
portiera piegata, a fissare l’asfalto, truce.
Sapeva che con la
missione finiva anche la sua libertà. Sapeva che con l’arresto della Lince lui
sarebbe tornato in carcere. Il sollievo di Irina corrispondeva alla sua
frustrazione.
Provò un moto di
tristezza, sapendo che Dimitri l’aveva aiutata ben consapevole che quello che
avrebbe guadagnato era solo qualche anno in meno dietro le sbarre… Non era
giusto che quella fosse la sua ricompensa, come non era giusto che William
fosse morto in quel modo… Non era giusto, ora che conosceva
chi era davvero Dimitri.
Gettò un’occhiata
verso Xander, mentre intorno a loro le auto della
polizia iniziavano ad allontanarsi, a sirene spente, lasciando l’Alfa Romeo in
mezzo alla strada, in attesa di un carro attrezzi che la venisse a prendere.
Rimase solo White, in disparte, con un paio di agenti, troppo lontani per sentire di ciò che stavano parlando.
<< Non è
giusto >> sussurrò, << Mi ha salvato la vita! >>.
Xander sembrò rimanere
impassibile, di fronte a quella sua mutua protesta. Ricambiò il suo sguardo, le
diede un bacio sulla fronte e disse: << Lo so. Ma
non dipende da me >>.
Irina annuì. Xander non poteva scarcerare Dimitri, e forse non poteva farlo nemmeno McDonall.
C’erano troppe implicazioni, dietro. Il Mastino si era comunque macchiato di
alcuni crimini quando era stato il braccio destro dello Scorpione, e c’era
qualcuno che aveva ricevuto giustizia, quando era stato arrestato.
<< Vado a
parlargli… >> disse.
Si staccò da Xander e raggiunse rapidamente il russo. Solo in quel
momento si accorse che aveva gli abiti ricoperti di sangue, e che sui suoi
pantaloni c’era un grosso squarcio. Sembrava uscito da una rissa.
<< Stai bene?! >> gridò Irina, correndogli incontro.
Al suono della sua
voce Dimitri alzò finalmente lo sguardo su di lei, e sul suo volto si dipinse
una smorfia ormai familiare. Alzò le braccia, e lei inchiodò dov’era, sapendo
che non voleva che si avvicinasse oltre.
<< Non sono
mai stato meglio… >> rispose, secco.
Irina lo guardò, e
lui fece altrettanto. Sapevano entrambi cosa sarebbe successo ora.
<< Hai… Hai
ucciso Vladimir? >> domandò lei, incerta.
Dimitri abbassò gli
occhi per un secondo, poi tornò a guardarla.
<< L’ho
ucciso, e non l’ho fatto come volevo io >> rispose, quasi ringhiando, <<
Immagino che questo significhi che ho fatto la scelta
migliore >>.
Irina capì cosa
intendeva, ma non volle pensare alla scena nemmeno per un secondo. Fece un
passo avanti, accorgendosi che il sangue che aveva addosso non era il suo. Non
poteva averne perso così tanto ed essere ancora vivo…
Molto probabilmente era quello di Vladimir.
<< Mi
dispiace, Dimitri >> disse lei, sentendo il bisogno di scusarsi, <<
Se solo avessi saputo come sarebbero andate le cose, avrei chiesto dei termini
diversi per la tua collaborazione… >>. Si sentì assolutamente impotente,
in quel momento.
Il russo la
inchiodò con lo sguardo, e lei sentì un brivido correrle lungo la schiena.
<< Nessuno di
noi sapeva come sarebbero andate le cose, Fenice >> ringhiò, <<
Soprattutto io. Ma rispetto i patti, e tornerò in
carcere senza fare storie. Posso solo dire almeno che alla fine mi sono anche
divertito >>.
Sul viso del
Mastino balenò un sorrisetto, e Irina sentì la tensione sciogliersi. Stava
cercando disperatamente qualcosa da dire, ma in realtà non c’era nulla da dire.
Si erano capiti già molto tempo prima.
Fece un altro passo
avanti, e dall’occhiata del russo capì che era autorizzata ad avvinarsi ancora.
Sorrise, poi lo abbracciò forte.
Fu una strana
sensazione, ma fu come essere cinti da un fratello, un vero fratello
maggiore che aveva imparato a rispettarla. Sentì l’odore acre del sangue sui
suoi abiti, ma trovò rassicurante quel calore profondo che sembrava emettere
Dimitri. Per un momento le balenò nella mente tutto ciò che era successo tra
loro, e capì che forse gli stava chiedendo troppo.
Si staccò
delicatamente, lo guardò negli occhi e disse, piano: << Grazie, Dimitri.
Grazie di tutto >>.
Il russo si
appoggiò di nuovo all’auto, come per tornare il solito freddo di sempre. Chissà
cosa gli passava per la testa, in quel momento. Chissà se era tornato ad odiarla come aveva fatto prima della missione.
<< Grazie a
te, Fenice. Mi hai offerto la possibilità di chiudere i miei conti in sospeso,
e l’ho fatto. E ora che Challagher è morto, siamo
liberi entrambi >>.
Irina annuì. Aveva
ragione, in fondo. Nessuno dei due aveva più fantasmi da cui scappare.
Finiva così, e
forse era giusto. Non c’era altro da aggiungere, tra loro che si erano
esplorati fin nel profondo del loro essere.
Si voltò verso Xander: era rimasto vicino alla Ferrari, tranquillo, in
attesa. Lei gli sorrise e gli fece cenno di
avvicinarsi: aveva rispettato il suo momento, e l’aveva lasciata libera di
parlare da sola con Dimitri, senza paranoie né gelosie stupide. Anche lui era
cresciuto, alla fine.
<< Dovremmo
andare >> disse Xander, << Abbiamo un
lungo rapporto da fare alla stazione di polizia. E penso che tutti e tre
vorremmo andare a dormire il prima possibile…
>>.
<< Potrò
dormire anche per una settimana di fila, nel prossimo mese >> ribatté
sarcastico Dimitri.
Xander lo guardò, e per
un attimo rimase in silenzio. Sul suo viso sembrò aleggiare qualcosa di strano,
come un ghigno che faceva fatica a nascondere.
<< Immagino
di doverti rimettere le manette, Mastino >> disse.
Irina lo guardò
male, fulminandolo con lo sguardo. Lo stesso fece Dimitri, ma
Xander si avvicinò con tutta la tranquillità del caso
al russo, lo fece voltare e rimase un momento immobile, ridacchiando. Armeggiò
con qualcosa, e lo fece con una lentezza esasperante.
“Gliela farò pagare, questa. Non mi sembra il caso di fare tanto lo spiritoso”.
<< Non
pensavo che avrei mai fatto una cosa del genere… >> disse Xander, all’improvviso.
Poi Irina si
accorse dagli occhi di Dimitri che c’era qualcosa che non andava: il russo si
voltò verso il suo vecchio “nemico”, senza manette, libero, e con un mazzo di
chiavi in mano. Sul volto di Xander campeggiava un
sorrisetto, che questa volta non nascose.
<< Hai un
minuto per prendere quella Ferrari 599 e sparire da qui >> disse,
<< Dopo di che sarò costretto a chiamare rinforzi. Ma
penso che sessanta secondi ti bastino, per far sparire le tue tracce >>.
Irina rimase di
sasso, e per la prima volta vide lo stupore anche sul volto di Dimitri. Xander gli stava dicendo di scappare?!
Non era possibile…
Era impazzito?!
<< Non
prendermi per il culo, Went
>> ringhiò Dimitri, << Non mi piace scherzare con te… >>.
<< Nemmeno a
me >> ribatté Xander, << Quindi se non
vuoi tornare in carcere, prendi quell’auto e vattene. Non sanno a chi è
intestata, non ha nemmeno un vero proprietario. Affonda il piede
sull’acceleratore e scappa. Mi hai aiutato troppo, per lasciare che ti
rimettano dietro le sbarre. E siccome so che non accetterai mai di diventare un
agente dell’F.B.I., l’unico modo che ho per aiutarti è
questo. E’ stato bello lavorare con te >>.
Dimitri guardò per
un momento le chiavi, poi tornò a guardare Xander.
Irina sorrideva come una stupida, perché quello che stava accadendo era troppo
incredibile… Forse nemmeno il russo ci credeva davvero.
<< Went… Questa volta mi stupisci davvero >> disse il
Mastino, avvicinandosi. Poi sorrise. Dimitri sorrise a Xander,
gli porse la mano e la strinse con forza, per la prima volta considerandolo un
suo pari. Con rispetto.
Quella fu la scena
più bella a cui Irina assistette, una scena che fissò
nella sua mente per non dimenticarla mai più. Non aveva mai creduto possibile
che accadesse.
<< Ho
imparato un sacco di cose, da queste parti >> disse Xander,
<< E una è che i russi sono ottimi compagni di lavoro… >>.
<< E che
rispettano i patti >> aggiunse Dimitri, << E’ duro ammetterlo, Went, ma è stato divertente lavorare con te >>.
Si strinsero un’ultima volta la mano, e Dimitri si voltò,
dirigendosi verso la Ferrari rossa. Poi però si girò un’ultima volta e si frugò
in tasca. Guardò Xander e gli lanciò qualcosa, che
lui prese al volo. Erano un mazzo di chiavi. Irina le riconobbe: erano della
Ferrari California bianca.
<< Non sono
per te >> disse il Mastino, ghignando, << Sono per lei >>. E
fece un cenno verso Irina. << Forse un giorno tornerò
a prenderle. Nel frattempo, non rigatemi la macchina… Ah, Fenice: bel destro,
il tuo >>.
Sorrise e le
rivolse un’ultima occhiata, e da quella Irina capì che
non gli diceva addio. Si sarebbero rivisti, un giorno.
Forse ci sarebbe voluto molto tempo, ma era solo un arrivederci, quello. Il
russo salì sulla Ferrari, accese il motore e sgommò via, lasciando dietro di sé
solo una nuvola di fumo. In un attimo, il Mastino si dissolse nell’aria gelida
di Mosca, lasciando dietro di sé solo il ricordo di quello che avevano passato.
Irina scosse il
capo, divertita per il complimento riguardo al pugno in faccia a Nina, e si
voltò verso Xander, le braccia incrociate. Non
credeva a ciò che era appena successo, ma non poteva che esserne felice. Voleva
bene a Dimitri, e sapere che sarebbe stato libero la rendeva felice. Il ragazzo
la guardava, ghignando di gusto, l’espressione soddisfatta.
<< Perché lo
hai fatto? >> domandò lei.
<< Non lo
sapevo all’inizio, ma Dimitri è un tipo a posto
>> rispose Xander, << Ha salvato la vita
a me e a te, e senza di lui questa missione non si sarebbe mai conclusa. Tu sai
meglio di me chi è veramente, da quello che ho capito… Era giusto dargli una
seconda possibilità >>.
Non sapeva
esattamente cosa era successo quando lei non c’era stata, ma se c’era qualcosa
che aveva spinto Xander a cedere la sua Ferrari e a
mettersi nei guai per aiutare Dimitri significava che reputava il Mastino una persona che meritava la sua fiducia.
<< E adesso
cosa dirai a McDonall? >> chiese lei.
Xander si strinse nelle
spalle.
<< Gli dirò che
è scappato e che mi ha rubato la macchina. Non farà troppe storie. Da quello
che ho capito, sembra che abbia cambiato idea anche lui, su Dimitri. Non poteva
farlo uscire dal carcere, ma poteva chiedergli se
voleva essere dei nostri… Dimitri non avrebbe mai accettato, o sbaglio?
>>.
Irina si avvicinò,
cingendogli le spalle con le braccia.
<< No, non
sbagli >> rispose, << Però… Davvero Xander,
il tuo è stato un gesto fantastico… Non me lo sarei mai aspettato. Lo so che
per qualcuno non sarà giusto, ma Dimitri ha fatto tanto per me >>.
<< E anche
per me >> aggiunse Xander, << Forse non
mi stava simpatico all’inizio, ma in queste settimane ci siamo conosciuti e… Bè, capisco perché tu lo apprezzi. Capisco un sacco di cose
>>. Diventò serio, forse al ricordo di tutto ciò che era successo tra
loro. << Mentirei nel dire che non mi da
fastidio sapere che voi due… Sai a cosa mi riferisco… Ma… Anche io ho le mie
colpe, in tutta questa storia. Forse è il mio modo per farmi perdonare, non lo
so, ma ho fatto quello che mi ha detto il mio istinto >>.
Irina sorrise,
guardando dritta negli occhi azzurri di Xander: si
sentiva in colpa per come si era comportato, lo vedeva. Ma
lei lo aveva perdonato comunque, perché alla fine lo amava anche con i suoi
difetti. Ciò che aveva fatto però le dimostrava che era veramente cambiato.
Lo baciò sulle
labbra, il freddo pungente della notte ad avvolgerli, ma un grande calore nel
petto a scaldarli entrambi. Era finita, era finita
davvero e meglio di come avevano immaginato.
<< Sai Xander, il tuo istinto non ha sbagliato >> sussurrò,
stringendosi a lui, << Grazie per averlo fatto >>.
Lui sorrise, mentre
la teneva per i fianchi, il fiato caldo che si condensava in nuvolette nella
notte.
<< Il mio
istinto mi dice un’altra cosa, Irina. E penso che io debba cogliere
l’occasione, perché non so se mi ricapiterà ancora… >>. Ghignò come
sapeva fare solo lui, in quel modo strafottente e insieme dolce.
Irina assunse
un’espressione confusa, perché non aveva capito cosa intendesse.
<< E cioè?
>>.
<< Cioè… Bé,
tutta questa storia è iniziata con un matrimonio, ricordi? >> disse lui,
e Irina rimase scioccata, << Non mi sembra poi tanto male, l’idea di
valutare qualcosa di simile… >>.
<< Xander, mi stai dicendo che…? >> fece lei, senza
fiato.
Lui sorrise.
<< Sto solo
dicendo che se un giorno vorrai… >> disse lui,
ridacchiando, << Forse è un po’ presto, ma… Volevo solo farti sapere che
per me esiste la possibilità >>.
Irina si scostò
appena, e si trattenne dallo scoppiare a ridere. L’aria di Mosca sembrava
avergli dato alla testa.
Poi però ci pensò
seriamente. E si chiese se lei era pronta a un passo del genere.
Sapeva cosa
comportava, sapeva cosa significava. Ma ora sapeva
anche che aveva trovato una libertà a cui non voleva
già rinunciare. Xander comunque le aveva solo detto
di pensarci, in fondo. Non era una vera proposta, era solo un’idea. Significava
che quella missione aveva cambiato le sue prospettive, esattamente come aveva
cambiato quelle di Fenice.
<< Credo di
volermi divertire ancora un po’, sai? >> disse sorridendo, mentre
spingeva Xander verso la Punto, << Ci ho preso
gusto, a fare l’agente dell’F.B.I….>>.
Lui rise, poi montò
dal lato le passeggero.
<< Andiamo,
abbiamo un rapporto da fare >> disse, semiserio.
Irina accese il
motore, mentre vedeva in lontananza, oltre il ponte, un’auto rossa che si
allontanava sempre più veloce, sparendo alla vista.
<< Sai, per
un attimo ci ero quasi cascata >> disse,
allacciandosi la cintura, << Pensavo che da un momento all’altro mi
dicessi anche che immaginavi te e me in una bella casetta di fronte al mare,
magari con una bella bambina in braccio… >>.
Xander le gettò
un’occhiata.
<< Bambina?
Al massimo un maschio… >> ribatté, quasi scoppiando a ridere.
Fu Irina questa
volta a guardarlo, interrogativa. Lui si sporse verso di lei, la baciò sulle
labbra e disse, tranquillo: << Sento che tu sei e rimani l’unica donna
della mia vita >>.
Irina scosse il
capo, gli sorrise e poi si avviò verso la stazione di
polizia.