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Autore: meriadock    24/11/2011    1 recensioni
Dal seme nasce la vita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io e annie, siamo nati praticamente lo stesso giorno. Era una meravigliosa giornata d'estate, certo una come tante ma diversa dalle solite, direi speciale. Perchè quel giorno là nella radura dove si ergevano per km e km fin dove occhio potea guardare c'era un giardino di acacie e di catalpe in fiore,lì i miei parenti affiancavano i miei genitori. Tutti erano impazienti di vedere chi sarebbe uscito per primo. Loro attendevano me, mi raccontarono che la mia uscita da mia madre fù gran motivo di festa. Tutti erano felici per l'arrivo di una nuova vita, mia madre mi raccontava sempre che da quanto erano contenti, molti rischiarono di cadere per terra da quanto si muovevano con sferza a quel ritmo di brezza. Ma non fui l'unico a trasmettere questa gioia, perchè successivamente in moltissime famiglie ebberò la stessa lieta e gioiosa notizia di veder nascere la propria figlia o figlio che fosse. La nostra gente non era mai stata così ricca e piena di gioventù, persino i grandi saggi dietro la loro secca pelle, e il cuore duro si concesserò di donar quel chicco di rugiada chiamata felicità. Ma Purtroppo la felicità si dovette interrompere e dovette far ampio spazio al timore, e alla paura. Mia sorella Annie, non era ancora nata grande era il dolore di mia madre e le parole rinquoranti e di sostegno non tardarono ad arrivare, ogni famiglia a modo suo si stringeva al nostro dolore per la presunta perdita. Ma quando le speranze erano ormai vane, all'ultimo raggio di sole come a testimone di un miracol avvenuto in cielo e in terra. La mia bellissima e fragile sorella Annie uscì allo scoperto. Riesco ancora a sentire la sensazione di quel giorno, son quei ricordi ricordi pieni di nostalgia, come il calore del mio primo raggio di sole sulla mia pelle, la calda brezza che faceva sventolare il mio timidissimo ciuffo appena nato, la sensazione di avere affianco a me Annie.
Annie, era nata debole per diversi giorni e mesi dovette lottare per restare in vita e recuperare in crescita me e gli altri nascituri. Ma per fortuna il calore dell'estate e la generosità di nostra madre gli permiserò di continuare il suo cammino verso la vita, certo non mancò di preoccupparci soprattutto con l'arrivo dell'inverno. Quando procurarsi nutrimento era più difficile, le ore di luce erano poche, la pesantezza della stagione era immensa, e molti crollavano sotto il suo peso. Come dimenticare poi le pungenti notti di freddo che sembravano non terminare mai. In quei casi i nonni erano soliti confortarci ripetendoci siate forti, non lasciatevi vincere dal freddo, presto sarà primavera.
E piano piano a passo di java la primaverà arrivò veramente. Che bella che era, quei colori, quei profumi era qualcosa che non avevo mai provato prima, mi sentivo pieno di vita, ed ero estremamente felice, perchè vedevo Annie crescere, farsi più forte giorno dopo giorno, iniziava a sbocciare in lei quella bellezza e leggiadria che solo nostra madre sarebbe riuscita a donarle. Era un frutto non ancora maturo, ma se ne potevano già delineare i lineamenti di quella bellezza limpida, pura, scintillante che si riscontrava solo una volta ogni cento anni. Ma per quanto si poteva vedere la sua bellezza, non era ancora matura del tutto, nemmeno io del resto lo ero. Ma tutti noi eravamo felici per come stavamo crescendo e di come Annie si era riscattata dalla sua nascità.
L'inverno successivo fù tra i più duri, molti non ce la fecerò a trovare la forza necessaria per continuare a vivere, eravamo tutti in lutto. Persino il vento si era placato in rispetto di quei morti, ma meno accettata fù la perdità di alcuni di noi dovute alle barbarie della gente confinante, non gli bastava ciò che gli offrivamo liberamente ? non gli concedevamo spesso i nostri frutti più di quanto avevano realmente bisogno? E come se non bastasse avevano preso ad ucciderci uno ad uno, non facevano nessuna distinzione di età e sesso. Quella macchina insensata di morte si arrestò solamente con l'arrivo della primavera. Per nostra fortuna io e Annie, eravamo riusciti a scampare quella insensata follia. E col passare dei giorni quando anche gli ultimi rimasugli di neve vennero sciolti dai raggi del sole, notai per la prima volta di quanto Annie fosse diventata bella. Adesso si ergeva completamente nella sua magnificenza, ispirava forza, flessibilità, leggerezza, le sue forme erano sensuali e dolci a tempo stesso, meraviglioso era come il vento faceva muovere le sue ciocche risaltandone. La sua bellezza era finalmente sbocciata completamente, emanava quel profumo inconfondibile di maturità, persino il colorito era incantevole. Come dimenticare quel bianco panna che si colorava di un dolce roseo man mano che ci si stringeva al centro, dava una sensazione che intender non la può chi non la prova. E con la nostra maturazione anche quegli istinti che nessuno avvolte spiega, ma che sono di una semplicità naturale che non occorrono parole per insegnarle. Noi tutti sentivamo la necessità di dare luce a nuova vita, sentivamo che i tempi erano maturi per farlo, che noi eravamo maturi per farlo. Con l'aiuto del vento in quelle giornate d'amore e scambio di canti soavi avvenne il nostro accoppiamento. Non restava che attendere e sperare. Ma La speranza questa volta non ci guardò, perchè da lì a poche settimane l'occhiluto uomo tornò, più rabbioso e portatore di morte che mai, non si fece scrupoli ad eliminare chiunque li ostacolasse il cammino, se eri un problema venivi eliminato...ed a dir la verità tutti vennerò eliminati, tutti tranne me a testimonianza di quell'orrore, come a farne scherno della vita stessa. Io resto qui, in questa giungla grigia, immobile e ormai senza più linfa, che ogni tanto getta uno sguardo triste a dove si trovava Annie, ma al suo posto adesso vi trovo solo un centro commerciale.
Io ti rimprovero e maledico, perchè i tuoi signori della morte hanno detto si! così che l'albero più bello è stato abbattuto, non ci sarà mai pace mai vero amore, finchè l'uomo non imparerà a rispettare la vita, perchè non si può vivere tra acciaio e cemento.
Ma ormai io riposo qui, con un segreto che solo il vento ormai conosce. C'era un giardino di acacie di catalpe e di pergole dolci di viti in fiore, là come quel giorno d'estate che ebbi la vita, d'un tratto l'anima volò via.
  
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