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Autore: IlMalee    25/11/2011    3 recensioni
Un mondo cupo, selvaggio, crudele. Un mondo pieno di contraddizioni, odio, furia ma anche affetti, amori e grandi eroi. Il mondo spietato di Werewolf the Apocalypse, dove i lupi combattono per la loro sopravvivenza e vivono vite travagliate,violente, a volte tragicamente spezzate.
Vite che però saranno degne di entrare nelle leggende e nei canti di Gaia e di tutte le tribù.
Genere: Azione, Dark, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La donna correva saltando ogni tanto per evitare di calpestare un tronco o un masso.
Il volto era ricoperto di piccoli tagli che sanguinavano, e la maglietta che indossava era quasi del tutto strappata.
Le gambe ormai le dolevano e i polpacci sembravano sul punto di scoppiare.
Ad un certo puntò rischiò di inciampare, era incappata in una radice.
Strinse ancora più forte a sè l’involto che teneva al petto.
“Non piangere, non piangere ti prego...” sussurrò.
Ma dal fagotto che stringeva tra le braccia cominciarono a provenire prima un lamento, poi un vagito ed infine il pianto acuto di un neonato.
“Ssshh...No, no ti prego. Non adesso.”
Pregava gli spiriti che lo facessero tacere, ma era inutile.
Ogni volta che dal suo piccolo fagotto provenivano dei gemiti, sentiva una fitta di dolore colpirla al petto, ed era costretta a trattenere le lacrime a sua volta.
Un suono in lontananza la fece sobbalzare. Si fermò all’improvviso, tesa all’ascolto, mentre il cuore le stava per esplodere in gola.
Un ululato. Poi un altro, e un altro ancora.
Erano vicini.
Venivano da tutte le direzioni.
“Spiriti, proteggeteci ve ne prego.”
Ricominciò a correre, mossa dalla disperazione.
Riusciva a sentirne l’odore. Erano lì tutti quanti, nel buio.
Sentì il rumore di foglie calpestate e di rametti spezzati. Poi arrivarono le ringhia, basse e minacciose, e l’ansimare dei suoi inseguitori.
Sentì un dolore lancinante perforarle la gamba, con un urlo cadde a terra. Qualcuno la aveva azzannata al polpaccio. Non aveva ancora smesso di stringere a sè il fagotto e lo aveva protetto col suo corpo durante la caduta.
Non appena ne fu in grado, si rialzò.
Aveva le fauci spalancate, e una folta peluria bianca le era spuntata sulle braccia, sulle gambe e sul volto. Ringhiò furiosa, e quelli che le stavano attorno fecero un passo indietro, rintanandosi nelle ombre tra gli alberi.
Li vide. Vide gli occhi gialli come i suoi, brillare nel buio.  Tutti la fissavano severi, nello stesso modo in cui si fissa una preda o un nemico. Poi alzò gli occhi e riuscì a intravedere un gruppetto di uomini che scendevano da un sentiero per venirle incontro. Erano vestiti con abiti eleganti e scuri, e sarebbero potuti facilmente passare per uomini.Ma i loro occhi erano esattamente come i suoi, e come tutti quelli degli altri lì presenti. Gialli e crudeli.
 I  tratti ricordavano i popoli nordici, avevano capelli biondi come lei.
Uno di quelli che sembrava precedere gli altri,con una lunga barba bianca, parlò a voce alta:
“Perchè fuggi, guerriera?”
Lei rimase in silenzio, a fissare l’uomo anziano con uno sguardo carico di odio.
Il fagotto tra le sue braccia aveva ripreso a piangere,  il suo pianto era l’unico suono oltre a quello del ringhiare e ansimare dei lupi.
“Tu fuggi, ma sai di non poter fuggire per sempre. Fuggi da noi, dalla tua famiglia, dalla tua tribù. Ma come puoi andare avanti? Potrai davvero fuggire da te stessa? Dal tuo stesso sangue?”
La donna si abbassò mostrando i denti, poi ringhiò.
“E lui, non è forse figlio del mio sangue? Non è forse un figlio di Fenrir come me, come te?”
I lupi attorno a lei avevano cominciato a sbuffare e  ringhiare furiosi all’udire quelle parole. Qualcuno aveva anche tentato di avvicinarsi con le zanne in vista.
“Vedi come reagiscono i tuoi fratelli? Non senti il disprezzo degli spiriti e degli antenati su di te?”
“Non m’importa.”
“Ciò che tu pensi non importa. Sei una guerriera di Gaia, e conosci la Litania. Tutti i difensori di Gaia devono sottostare alle regole che lei ha scelto per noi.”
“E’ mio figlio. Mio figlio. La legge impone forse alle madri di non allattare i propri figli?”
La donna aveva scoperto l’involucro che teneva in braccio, e illuminato dalla luce della luna, il bambino era visibile a tutti i presenti.Aveva braccia e gambe umane, della grandezza di un neonato, ma la testa era quella di un lupo, un cucciolo di lupo, e il corpo era interamente ricoperto da del pelo nero. Vicino all’occhietto destro chiuso, vi era una macchia di pelo bianca.
“Guardalo, guardatelo! Avreste forse il coraggio di uccidere il sangue del vostro sangue???”
Gli altri ulularono, poi vi fu un marasma di ringhia e latrati, e i lupi nel buio scalpitarono scuotendo il terriccio.
L’anziano parlò ancora.
“Egli non è un membro della nostra tribù, e nemmeno un membro di Gaia. E’ un abominio. Un mostro. Il Verme lo ha toccato, ed è stato maledetto. Fai un favore a quella povera creatura, e fai un favore anche a te stessa. Pulisci quest’onta e riguadagna il tuo onore e il tuo rispetto davanti agli dei.”
“Come osi parlare degli dei e dell’onore dinanzi a me? Proprio tu, che oseresti sollevare la mano contro un neonato!”
“Questa è la legge.”
“La legge è stata creata dai lupi, e non viceversa. La legge serve a preservare e guidare il Popolo, non a distruggerlo. ”
“Ma ti senti?Parli come una cucciola che ha perso il senno. Sei una vergogna per la tribù e per il nostro intero clan. Ora fai ciò che devi fare, e fallo alla svelta.”
L’anziano sollevò la mano, poi lanciò qualcosa in direzione della donna.
Lei lo afferrò al volo. Era un enorme pugnale affilato, con delle rune incise lungo la lama.
Rimase immobile.
“Avanti sbrigati, Gaia e gli spiriti ti guardano. Fai la tua scelta, ma sappi che se non sarà quel coltello a lavare il tuo disonore, saranno le nostre zanne a farlo.”
I lupi avevano iniziato ad agitarsi nel buio. Le giravano attorno con le lingue penzolanti.
La donna scoppiò in lacrime, mentre sollevava il pugnale.Le tremava la mano.
Il cucciolo non la smetteva di piangere.
Lo sguardo della donna passava dagli occhi furiosi attorno a sè al pugnale e infine al bambino, senza sosta.
Il cucciolo agitava le zampette, cercava il seno della madre.

“Smettila di piangere, ti prego. Ti prego, ti prego, smettila.”
I lupi ululavano, tra le tenebre, stringendosi sempre di più.

“Ti prego,non piangere.”



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Bene bene inauguriamo questa nuova sezione della mia pagina dedicata interamente al meraviglioso mondo di Werewolf the apocalipse. Che dire? Ho scelto forse una scena piuttosto strana per iniziare a mostrare questa ambientazione, magari qualcuno, specie chi già conosce il gioco di riferimento- potrebbe obiettarmi che avrei potuto mostrare la scena di una prima muta, o di un combattimento selvaggio tra lupi e spiriti del Wyrm, invece ho voluto scegliere questa breve e crudele storiella di madre e figlio.

Premetto che il tutto è venuto fuori semplicemente per una immagine che vidi su uno dei manuali di Werewolf, nella fattispecie l'immagine di questo video
 http://www.youtube.com/watch?v=S1JxztKnV8I  a 1:28, dove una donna impugna un pugnale puntandolo verso un neonato metis.

Innanzitutto una piccola spiegazione: nel mondo Werewolf della white wolf i lupi vivono in una società tribale fortemente incentrata su valori come famiglia, tradizioni e unità di clan, e hanno delle regole che Gaia (la dea primeva, l'essenza di questo mondo che ha generato tutto) ha imposto loro, il suo Popolo prediletto. Tra queste, una regola prevede esplicitamente che tra loro i lupi non possano assolutamente accoppiarsi, questo atto viene visto quasi come un incesto o un aberrazione specie da alcune tribù.  Ai lupi è concesso di accoppiarsi solo con altri "lupi" veri, quelli presenti in natura nei documentari, o con umani.

Nel caso due lupi si uniscano tra di loro e la madre rimanga incinta, partorirà un Metis, ovvero un lupo perennemente in forma "lupesca" classica del licantropo alto due metri con zanne e artigli. I metis hanno anche molto spesso deformazioni o deficit di altro tipo, come in un certo senso i "ritardati" degli umani.

A seconda dei casi e delle epoche (nei tempi moderni le cose sono cambiate), i metis venivano trattati come reietti, pariah della società o addirittura uccisi alla nascita.

Giusto? Nemmeno un pò. La società di Werewolf Apocalypse non è certo idilliaca o tranquilla, anzi. E' una società fortemente tribale e chiusa, dove forza e sottomissione sono concetti normalmente accettati da (quasi) ogni lupo, e dove l'autorità degli anziani o degli "alfa" non viene messa in discussione.  Credo di averne dato un piccolo assaggio anche qui, d'altronde quale madre avrebbe il coraggio di uccidere il proprio figlio appena nato? Regole antiche e insensate, una società che ricorda la crudeltà dei popoli antichi e la loro spietatezza.

Bene, prometto che col prossimo raccontino di questa sezione forse forse vi stupirò, vedremo :)
  
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