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Autore: Jaded_Mars    25/11/2011    2 recensioni
"I may have built for you a dreamhouse but never thought you were alone.I filled the party up with company but never made our house a home. All I got is my guitar these chords and the truth. All I got is my guitar ... but all I want is you" Izzy per un attimo trattenne il fiato. Era lì! Era lei, finalmente. La speranza gli scoppiò dentro al cuore assieme alla gioia. Dopo tre anni, lunghi come una vita intera, era tornata, era lì per lui e questa volta no, non avrebbe permesso che andasse via.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella domenica mattina Eleanor si svegliò con un terribile cerchio alla testa. Che poi dire mattina era un eufemismo, aveva appena aperto gli occhi e dato uno sguardo alla sveglia digitale senza riuscire a distinguere bene i numeri rossi su sfondo nero, era tutto sfocato. Però vedeva bene l'intensità della luce che entrava dalle finestre, le tende erano scostate. Si tirò a sedere sul letto con molta fatica, schermandosi gli occhi con una mano, resistendo all'impulso fortissimo di lasciarsi cadere con un tonfo sul materasso e tornare a dormire. Quand'é che gli ultimi ospiti se ne erano andati? Le cinque? Forse cinque e mezza, non se lo ricordava più. In realtà all'inizio sembrava che non dovesse arrivare molta gente, verso le dieci e mezza era ancora tutto piuttosto tranquillo e rilassato, era in atto una sorta di momento amarcord tra pochi intimi e sinceramente ad Eleanor andava anche bene così. Poi dopo un’oretta circa la gente arrivò praticamente dal nulla e iniziò ad accumularsi nel suo piccolo appartamento, al momento di massima affluenza erano circa una cinquantina stretti in meno di cinquanta metri quadri. E chi diavolo erano? Tutti sconosciuti, o quasi. Ma in fondo se l’aspettava, di solito andava proprio così alle feste, la gente arrivava chiamata da altra gente così alla fine non sapevi mai chi ci fosse stato in realtà e chi avesse invitato chi, a parte ovviamente pochi fidati eletti. Tutto sommato poi era stata lei a chiedere a chi aveva invitato di sentire altri, evidentemente la voce era circolata un po’ troppo, così si era ritrovata ad aprire la porta e ad offrire da bere a una serie di sconosciuti mai visti prima. In realtà però non le importava molto, era contenta di come era andata, si era divertita un mondo. Quella della sera prima le ricordava quelle vecchie feste a cui di solito partecipava quando era all’università, o ancora meglio, quelle che si improvvisavano al vecchio garage giù a Gardner. Ci era andata spesso, anche se a Izzy non andava proprio giù che lei frequentasse quel posto, soprattutto in quei momenti di baldoria sfrenata e totale dissoluzione. Non gli piaceva che vedesse come lui e i suoi compagni di band sapessero trasformarsi da ragazzi in animali da festa, e non solo. Ma Eleanor ci andava comunque, con Mel a volte, altre da sola, era successo che ci fosse andata anche senza Izzy presente, solo per stare in compagnia dei suoi amici, era perfettamente in grado di capire quando era il momento giusto per dileguarsi quando entrava in scena una ragazza che interessava a uno di loro, o anche a più di uno.  Le piaceva trovarsi in mezzo a persone così creative e ricche di idee come quelle che costituivano il circolo dei primi Guns N’ Roses. Erano tutti praticamente senza un soldo, quasi nessuno di Los Angeles, erano arrivati lì con la speranza di potere realizzare il loro sogno. Si arrabattavano come potevano, con qualche lavoretto di poco valore che consentiva loro di tirare fine mese o che più frequentemente, non riuscivano a tenere fino a fine mese. Vivevano in posti luridi o in quartieri di dubbia fama, ma poco importava, perché avevano energia da vendere, quando suonavano facevano impallidire anche i gruppi più famosi che oramai facevano concerti solo per lavoro e non per passione. Loro invece erano spinti da una forza interna, avevano una vocazione, qualcosa da dire e l'urgenza di esprimersi e comunicarlo, di liberare la loro forza e questo succedeva solo quando erano su un palco. Aveva conosciuto tanta gente quando frequentava Izzy, con tanti aveva stretto anche un rapporto, ma per lo più erano amici del suo ragazzo o della band, quindi era stato piuttosto difficile mantenere i contatti una volta trasferita.

La numerazione dell'orologio segnò le tre, forse era davvero il caso di alzarsi. Passò rapidamente in bagno per darsi una ripulita e infilarsi un leggero copricostume verde, la prima cosa che le era capitata in mano dalle valigie ancora da disfare, non si curò troppo di quello che prendeva, perché tanto non doveva uscire, l’aspettava un bel pomeriggio di ripresa prima del rientro in ufficio il giorno dopo. Si trascinava per casa rallentata dallo stordimento dell’hangover, tutto sommato era di buon umore, ma quando mise piede in salotto per poco non si mise a piangere. Aveva cancellato il fatto che c’era ancora tutto da sistemare. La sera prima avevano tirato così tardi che aveva mandato tutti a casa con un bel sorriso stampato sulle labbra per poi crollare sul letto senza toccare niente. Ora era un bel casino, per terra tutto sporco e pieno di briciole, c’erano bicchieri di carta blu e rossi ammucchiati ovunque e tutte le bottiglie stavano dentro il lavandino. ‘Oddio che porcilaio’ la ragazza si mise un attimo le mani nei capelli per ragionare da dove fosse il caso di iniziare quella che sarebbe stata una lunga sistemazione. Cominciò col legarsi i capelli e mettersi le scarpe, c'era fin troppo lerciume intorno per usare le ciabatte. Tirò fuori una serie di sacchi neri della spazzatura e uno ad uno vi infilò dentro tutti i bicchieri e i piatti di plastica che trovava in giro, carte e cartacce, pacchetti di patatine e cibarie varie che erano troppo rovinati per pensare di essere messi via e finiti. A ben guardare, Eleanor realizzò che aveva dato fondo a tutta la spesa che aveva comprato la mattina prima, la dispensa era vuota implorava pietà e anche il frigo era peggio del deserto dei tartari. Per ironia della sorte lo stomaco le gorgogliò di fronte a quella moria, protestando per avere un pò di cibo solido da ingerire dopo tutto l'alcohol che aveva bevuto. E dio se ne era partito, la prova erano tutte le bottiglie vuote che s'erano accumulate a dismisura, alcune prese da lei, la maggior parte dono generoso degli ospiti. Buttò via anche quelle, finendo per avere l'ingresso ingombrato da cinque sacchi di immondizia. 'E questo é fatto, via uno' Eleanor si tirò su di morale, passando all'opera di pulizia dei mobili e pavimenti. Armata di straccio e detersivo fece tornare a brillare la cucina e il salotto. Quando passò vicino al telefono le venne in mente quella strana chiamata della sera prima.Si domandò chi potesse essere stato, non le piaceva quando qualcuno non rispondeva al telefono, si sentiva a disagio almeno, poi una parola poteva almeno dirla anziché tacere. Eppure non riusciva a togliersi dalla testa quella strana sensazione che si trattasse di qualcuno che conosceva bene. Di solito quel modo di fare ce l'aveva proprio Izzy quando parlavano al telefono, a volte prima di rispondere alle sue domande si fermava un attimo in silenzio a pensare e tutto quello che lei sentiva era il suo respiro. 'Ma figuriamoci, perché poi Izzy avrebbe dovuto chiamarmi?'

Tornò in cucina e gettò soddisfatta lo straccio nel lavandino, aveva finito, non ci aveva messo nemmeno troppo e la casa risplendeva, il vantaggio di avere un bilocale.
Si slegò la coda e lo stomaco ricominciò a farsi sentire prepotente. Non aveva per niente voglia di uscire, però era costretta, la fame era più forte. Mentre passava davanti allo specchio si rassegnò anche al fatto che forse era il caso di farsi una doccia veloce, aveva l'aria sciupata di una che era appena tornata da una giornata devastante nel deserto.

Eleanor uscì da casa con ancora i capelli bagnati, era una giornata tremendamente calda e non c’era stato bisogno di asciugarli, tutto per non dire che non aveva la minima voglia di perdere un’ora a tirarseli dritti e perfetti per poi dover camminare fino al primo 24/7 che era a mezz’ora di distanza sulla San Vincente Boulevard e rifarsela tutta in salita. Pensò che probabilmente una passeggiata l’avrebbe fatta ripigliare definitivamente, o più probabilmente si sarebbe trovata accasciata sulla prima panchina disidratata dal sole che ancora picchiava forte e per la mancanza di acqua. Aveva deciso di mettere su un paio di shorts di jeans, una maglia extra large a righe e le sue converse rosse, almeno sarebbe stata comoda. Mentre camminava stringeva una mano attorno alla tracolla della sua borsa di pelle e sentiva la pelle riscaldarsi al sole. C’era una leggera arietta calda che soffiava dalla Valley e i capelli le si stavano asciugando rapidamente, attorcigliandosi in quei morbidi boccoli che ora si ostinava a domare. Come sempre in quella città le strade erano deserte a parte uno sfrecciare continuo di auto, le persone sembravano scomparse, chissà dove, se non che poi bastava fermarsi nel primo locale o negozio per scoprirle tutte dentro a spendere i propri soldi in qualcosa da sorseggiare o in qualche abito. Ci mise un po’ più di un’ora tra tragitto fatto tranquillamente e spesa, quando sarebbe arrivata in casa sarebbe già stato tempo di farsi un’altra doccia. Stava sorseggiando una coca cola fredda che aveva appena preso mentre tornava indietro e passando davanti al Whisky pensò che ci sarebbe dovuta andare in settimana, c’era una bella locandina per il venerdì e sabato, magari le band che erano in cartellone erano anche brave.

Quando giunse alle scale di ingresso della sua palazzina si fermò un attimo seduta fuori sui gradini, non aveva voglia ancora di salire su. Il sole a quel punto stava iniziando a tramontare dietro le colline e il cielo si era dipinto di un arancione intenso. Voleva godersi ancora un po’ di quel momento all’aria aperta. Forse sarebbe dovuta salire sul tetto, aveva le chiavi, ma non si mosse. In quel momento un ragazzino in bicicletta sfrecciò davanti a lei perdendo il cappello. Eleanor si alzò di scatto a raccoglierlo “Aspetta!” lasciando i suoi sacchetti sparsi sulle scale e iniziò a rincorrerlo inutilmente. Era scappato via troppo veloce. Lo guardò andare via, avrà avuto dodici o tredici anni. Si rigirò il cappello tra le mani osservandolo un po’. ‘Una coppola nera?! Che gusti retrò che ha quel bambino, come si fa a dodici anni a mettersi una coppola?’. Si girò sui tacchi tornando verso casa, continuando a guardare il cappello e chiedendosi se avrebbe mai potuto ridarglielo, più probabilmente sarebbe rimasto a lei, magari era anche della sua misura. Era quasi tornata sulle scale quando improvvisamente si vide portare via la coppola dalle mani. Stava già avanzando una stizzita protesta ma quando vide in faccia il ragazzo che le aveva preso il cappello, le parole le morirono in gola. ‘No non può essere, è tutto solo un abbaglio, colpa del sole troppo forte!’

“Ciao! Questa è mia! Mi stavi cercando?” rispose Izzy con un sorriso furbo stampato in viso.

This is like a flashback
This is like a dream
This is like all the things you can fit inside a memory *


Lui, quelle parole, quel sorriso, sbucati dal nulla con la forza distruttiva di un uragano forza cinque. Eleanor era stordita e confusa come non mai, le gambe le iniziarono a tremare dallo shock. Era stata colta completamente impreparata e dire che era sorpresa non descriveva nemmeno lontanamente lo stato in cui si trovava. Izzy, assieme a tutta la vita che conosceva un tempo, erano giunti fino a casa sua per dirle ciao. Dopo tre anni, come se non fosse successo niente,un semplice ciao. La sua presenza, quella frase, quella dinamica, l’avevano investita con la rapidità di un treno in corsa. Era tutto reale, era di fronte a lei, con quei capelli neri lunghi, quegli occhi color cioccolato profondi e dolci, la sua figura magra e allo stesso tempo estremamente forte, la sua voce calma e scherzosa.  Niente era uno scherzo della sua mente, lo sapeva, era l’ennesima giocata del destino che si divertiva con le loro vite. Ed ora le sembrava di essere stata risucchiata a forza dal vortice incontrollabile di un grandissimo, enorme flashback.

*** 
*Flashback – Calvin Harris

   
 
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