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Autore: Yoney    26/11/2011    2 recensioni
"Desiderio, non c'era cosa al momento che lei desiderasse di più.
Vedere quel caldo liquido rosso uscire della pelle dilaniata, era un qualcosa di terribilmente piacevole.."

Lei è un'assassina, si chiama Lunar. ma tutti la chiamano "Luna rossa". Luna come il suo nome, come il suo simbolo.
Rossa come il sangue, la cosa che più al mondo ama, la cosa che più al mondo ama prendere alle persone.
Lei è Lunar, un'assassina, e le sue prossime prede sono due detective e un ladro gentiluomo.
Li ucciderà o deciderà di lasciarli in vita?
Chissà..
-Raccolta di 3 shot-prologo per la fanfiction "Da quegli occhi color lapislazzulo"-
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heiji Hattori, Nuovo personaggio, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Kaito Kuroba/Kaito Kid
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non c'è niente di più brutto che dover riscrivere tutto il capitolo che tu ti sei impegnata a curare per tutto il pomeriggio per un banale errore di distrazione.
Stupida, stupida Elle! E pensare che vorresti andare a dormire. ç_ç

Sole Rosso

Lunar's POV
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo
Raiting: Giallo
Avvertimenti: What if??, Raccolta, tentativo di splatter decisamente mal riuscito.
Personaggi: Nuovo personaggio, Kaito Kid/Kaito Kuroba.

Dedicato a te ed alla prima volta che ci siamo incontrati.


21ew4ly

"Me ne stavo in piedi in cucina, a tagliare il pollo per cena
E mi facevo gli affari miei.
Mio marito Wilbourne entra come una furia, pazzo di gelosia
"Ti sei ripassata il lattaio!" dice
Era impazzito.
E continuava ad urlare "Ti sei ripassata il lattaio"
E poi si è tuffato sul mio coltello
Si è tuffato sul mio coltello ben dieci volte."


Un colpo, un altro, un altro, un altro..
Lunar non riusciva a fermarsi.
Era sempre stato l'amore per il sangue a guidarla per uccidere ma questa volta era diverso, questa volta provava rabbia, profonda rabbia.
E voleva solo cancellare quel sorriso provocante dalla faccia del ragazzo una volta per tutte.
Non poteva sopportare che qualcuno le parlasse, le sorridesse, in quel modo. Non poteva accettare il fatto che esistesse qualcuno in grado di stupirla, qualcuno con la capacità di far saltare un battito al suo cuore, al cuore che credeva di non avere.
L'aveva chiamata "Signorina" e "Bella".
Nessuno l'aveva mai fatto, nessuno le aveva mai neanche rivolto la parola in quel modo, neanche l'altro ragazzo di Tokyo o quello di Osaka.
Nessuno le aveva mai sorriso in quel modo.
Perché l'aveva fatto? Lei stava per ucciderlo.
Lunar non li avrebbe mai capiti, gli esseri umani, erano così.. Imprevedibili.
Quel sorriso. QUel sorriso l'aveva fatta impazzire, impazzire davvero, ed esplodere.
Aveva gettato a terra il ventaglio fatto di lame affilate con il quale voleva ucciderlo, velocemente aveva afferrato la mazza da baseball appesa al muro della stanza del ragazzo e, furiosa, aveva cominciato a colpire l'aria, cercando di ferirlo e, ovviamente, di ucciderlo.
Dilaniandogli la pelle, spaccandogli le ossa, facendo uscire dal suo corpo una quantità così grande di sangue da rendere, in seguito, impossibile la pulizia completa del pavimento.
Avrebbe voluto renderlo in uno stato tale che, una volta finito, di lui non restasse niente di ricomponibile.
Avrebbe davvero voluto, ma sin da subito aveva capito che non ce l'avrebbe fatta. Aveva capito che lui era diverso. L'aveva capito nel momento in cui l'aveva visto comparire lì, sulla finestra, avvolto da un lung mantello bianco.
Inizialmente il fatto che l'allegro e divertente ragazzino fosse, in realtà, il misterioso ladro gentiluomo l'aveva eccitata parecchio, ora voleva solo scappare. Ucciderlo per dimenticare che qualcuno aveva distrutto il suo muro.
Così continuava a colpirlo, colpirlo, colpirlo, ma era più forte di quanto si aspettasse (O forse era lei ad essere diventata estremamente debole in quel momento?), infatti non era neanche svenuto. Ma soffriva, lo vedeva che soffriva.
Perché, allora, non provava piacere?
Perché non provava soddisfazione?
Non riusciva a capire più niente, quel ragazzo aveva fatto crollare ogni sua certezza, l'aveva distrutta, annientata.
Era andata da lui per ucciderlo ma era stata lei a morire di dolore, di confusione.
Quel ragazzo così pericoloso per la mente di Lunar si voltò lentamente e per quanto lo permettesse la spalla rotta (E il braccio, la gamba, qualche costola? Cos'altro gli aveva fatto?) e la guardò, nuovamente.
Nuovamente la mente di Lunar venne distrutta.
-Così ti si sporcheranno tutti i vestiti, Hime(*)-
Un colpo, un altro, un altro ancora. Il cuore di Lunar stava cadendo a pezzi.
Calde lacrime di sangue le cadevano dal viso.
Dov'era il piacere? Dov'era la profonda soddisfazione che provava, di solito, in quei momenti?
Non c'era. Perché diamine non c'era?!
Lunar si chinò e baciò quel ragazzo dai vestiti bianchi come la luna, unica spettatrice silenziosa di quelle scene.
Non c'era passione nel suo gesto, solo profonda disperazione e ricerca del piacere, del piacere datole sempre dal sangue di cui quel ragazzo aveva la bocca piena.
Quel piacere non arrivò mai.
Il sangue di quel ragazzo non le dava gioia, non le dava soddisfazione. Ma le sue labbra, così come il suo cuore stranamente impazzito, erano in fiamme.
Velocemente l'assassina si staccò, la paura si era per la prima volta impossessata di lei e questo non le piaceva, la confondeva.
Aveva sbagliato ad andare lì quella sera, aveva sbagliato ad incontrarlo, non avrebbe mai dovuto avvicinarsi a lui.
Quella sera non ci sarebbe mai dovuta essere stata.
Lunar rimase qualche secondo a fissare il ragazzo steso a terra che la guardava stremato, dolorante e confuso.
Si, quella sera non c'era mai stata e di lei, il ragazzo che tanto l'aveva sconvolta, nona avrebbe ricordato niente.
A questo pensava Lunar mentre spariva dalla vita di lui, senza accorgersi che nella sua memoria, anche se in parte cancellata dall'assassina, erano rimaste impresse due immagini: Una lunga chioma nera come la pece mossa dal vento e un paio di enormi occhi da gatta color lapislazzulo.

C'era una cosa che Lunar amava dell'uccidere, che amava quanto il sangue, ed era togliere la memoria alle persone che lasciava in vita.
Perché lei si limitava a stendere un velo per appannare i ricordi relativi a quella scena, in modo che loro avrebbero ricordato solo le cose che lei decideva. E Lunar lasciava sempre loro tutto, tranne ciò che la riguardava.
infatti quegli uomini si sarebbero sempre ricordati del dolore provato quella notte, della disperazione, della paura. Ma non avrebbero ricordato assolutamente niente dell'assassina, di quella ragazza dagli occhi di un profondo turchese.
Questa misteriosa assassina della quale i testimoni ed i sopravvissuti non ricordavano né il volto né la voce fu soprannominata dalla polizia Luna Rossa.
Due famosi detective liceali le diedero la caccia senza sosta, anche se separatamente, ma nessuno dei due la trovò mai.
Ci riuscì un terzo liceale, figlio di un famoso prestigiatore, ma ormai era troppo tardi.
Da quel curioso sguardo color lapislazzulo non si sarebbe mai più sottratto.

The end.




(*): Hime in giapponese significa "Principessa".

ele No Sekai!
Chiedo scusa, per il ritardo e perché non mi dilungherò in chiacchiere.
Avevo scritto un bellissimo disgorso ma dato che sono stupida per sbaglio ho riaggiornato la pagina. ç_ç
Inoltre sono le due e mezza di notte, è davvero tardi.
Cosa dire? Abbiamo finito con le nostre one-shot, ma in compenso è cominciata la mia bella(eeh) fic su Kid, chissà se vi piacerà, chissà.
Speriamo. *W*
Si chiama Da quegli occhi color lapislazzulo.
Lo so, è lungo e privo di originalità il titolo, ma che ne dite?
E la raccolta, vi è piaciuta??
Spero vivamente di si.
Grazie di cuore a tutti, per essere arrivati fino a qui.
un bacio

ele
   
 
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