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Autore: Nekhel    26/11/2011    1 recensioni
-Sapete che mai ho giocato con voi, mia signora, senza ferire più me che voi-
- Belle parole..degne di Axel Vandemberg..inefficaci con me-
-Ora siete voi a giocare una partita difficile-
-Forse..forse la posta in gioco è abbastanza alta da convincermi a continuare questo gioco-
- E cosa posso giocare io, per convincervi che non vi sto mentendo?-
- Nulla.-
-Nulla,mia signora?-
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dal mare

ricordi lontani

sulle ali

di uccelli di spuma

che rapidi s'alzano

e calano

sullo sfondo del cielo ,

ritornano lenti

nel ritmo delle maree.

 

 

Può l'animo di un uomo vivere di ricordi?

Azzurra non aveva mai considerato debolezza quel suo costante guardarsi indietro, rifarsi al passato. Le dava sicurezza.

È così sbagliato aggrapparsi a ciò che è passato per non soffrire?

Neppure la Rivolta, neppure il dolore o le difficoltà l'avevano fatta allontanare troppo, con la mente, dagli anni felici della sua vita, nonostante questi fossero finiti da tempo.

Camminava fra le stradine della Cittadella diretta in Cattedrale. Era quasi il tramonto. Le piaceva la luce soffusa del sole morente. Tingeva d'oro e rosa ogni cosa e sembrava brillare più che mai. Per nulla al mondo avrebbe rinunciato ad essa.

Come una rosa che non può vivere lontana dalla luce.

Eppure, per lungo tempo era stata una luce ben più calda di quella del sole a illuminarla.

La sua luce erano le ombre.

Era stato il periodo più bello della sua vita.

Si fermò davanti alla grande Cattedrale di Black Friars.

Sospirò. Sebbene le facesse male andava lì almeno una volta a settimana. Come ultimo segno di rispetto.

Mentre si incamminava lentamente lungo la navata sentiva il cuore farsi ogni passo più pesante. Arrivata all' altare si fece in fretta il segno della croce le mani che tremavano leggermente. Conosceva le tradizioni. Erano un buon muro dietro cui nascondersi, ma in quel momento desiderava solo di scappare.

Codarda.

Si fece forza sistemandosi il mantello e nascondendo il tremito stringendo le mani a pugno sulle ampie gonne cercando di non rovinare troppo i fiori che portava. Girò con passo sicuro dietro l'altare e salì le scale del coro girando subito a destra dove si apriva una piccola porta di legno chiaro. Bussò tre volte.

Il ragazzo che venne ad aprirle indossava il saio scuro dei frati Neri, la Fides Armata sul petto e il pugnale in vita. La fissò un istante con i grandi occhi blu poi sospirò facendosi di lato.

<< La bestia non dorme >> sussurrò piano in modo che solo lei potesse sentirlo.

<< Yelan è venuto ? >>

<< Ieri >>

I due Neri che facevano da guardia all'altra porta, in fondo al corridoio la guardarono freddi. I novizi avevano la consegna del silenzio ma Aisam, il novizio alla porta, la rompeva continuamente. Per quello era sempre lì, in punizione a fare la guardia al Sepolcro. I Neri non erano mai troppo contenti che lei gli parlasse. Ad Azzurra dispiaceva per Aisam ma le informazioni che le dava erano molto importanti e se le due guardie avessero fatto altrettanto lei non avrebbe avuto bisogno di chiedere al ragazzo aggiungendo un altro "peccato" alla sua lista.

La Consegna del Silenzio era nata per proteggere i Reals in tempi difficili come quelli antichi ma era poi divenuta una tradizione che le pesava. Un'altra.

Uno dei Neri prese una torcia e aprì la seconda porta. C'erano quattro porte, tutte chiuse a chiave, poi una lunga scala a chiocciola che portava al livello più basso delle catacombe e un lungo corridoio chiuso da una pesante porta di pietra che si poteva aprire solo con un complicato sistema di carrucole. Anche quest'ultima porta era guardata sempre da almeno tre Neri.

Aprirono la porta quel tanto che bastava a farla passare poi, consegnatale una torcia, la richiusero alle sue spalle. Azzurra rimase sola nel buio illuminato appena dalla scarsa luce della fiaccola. Si fece forza, raccolse le gonne con una mano e tenendo la luce alta con l'altra si incamminò lungo lo stretto corridoio di pietra, scese un ultima, breve rampa di scale e si trovò finalmente nel Sepolcro.

 

******

Ashton si era svegliato poco prima del tramonto e quando l'ultima luce si era spenta era uscito in strada. Era allora che l'aveva vista.

Camminava a passo veloce senza curarsi troppo di tenere ferme le gonne e la mantella che le svolazzavano libere attorno come le ali di una grande farfalla impazzita. Era bella. Ad Ashton piaceva anche così, con il vento a scompigliarle i capelli e le labbra serrate in un' espressione dura e altera.

Doveva essere andata in Cattedrale, magari a far visita al Sepolcro.

Al Sepolcro.

A quel pensiero Ashton sentì un' ondata di rabbia e amarezza inaspettate invaderlo. Lei doveva smetterla di recarsi dai morti. Doveva smettere anche se erano i morti della sua famiglia, i suoi morti. Aveva avuto diciassette anni per piangerli. Non poteva rimanere prigioniera per sempre dei ricordi.

Ma che diritto aveva lui di criticare? Proprio lui che li aveva causati quei morti e quel dolore. Lui che era costantemente inseguito da ricordi e sensi di colpa.

L'Amore è cieco. L' Amore perdona. Se le fossi stato vicino e non l'avessi ferita e abbandonata, ti avrebbe perdonato. Anche se avevi ucciso il suo Patronus.

Lei ti avrebbe perdonato.

Forse...

Forse te lo sei meritato il suo odio.

Scacciò quel pensiero mentre la guardava fermarsi e sedersi pesantemente sul bordo della fontana. Rimase come incantato a fissare le sue belle mani immergersi nell'acqua gelata e portarla al viso per togliere il pallore e il senso di nausea. Seguì con attenzione una goccia che le scivolò lungo la tempia, fra i capelli scuri, per poi cadere sul vestito di morbida seta verde.

Avrebbe potuto essere una lacrima.

Avrebbe potuto.

Ma non era così.

Perché Azzurra non piangeva spesso. Mai di dolore. Solo a volte.

Di rabbia.

 

******

Il Sepolcro era una grande sala circolare terminante in una cupola, interamente scolpita nel marmo nero. Esisteva da sempre. Era stato lì sin da quando aveva memoria, più di duecento anni prima. Nella cupola era incisa la volta stellare con tutte le linee delle costellazioni e i nomi delle stelle nella lingua arcana, scritti in oro. Dove la volta terminava c'era una balconata che faceva il giro completo della stanza ed era collegata alle tre inferiori tremite piccole scalette, anch'esse in marmo incrostato d' argento e pietre preziose.

In ogni piano, delimitato fra due balconate, si trovavano le tombe e le lapidi commemorative.

I Reals avevano una predilizione per le pietre preziose che si trovavano dappertutto. Alle mani delle statue erano appesi rosari di diamanti, rubini,smeraldi e topazi; le incensiere e i candelabri erano anch'essi finemente incastonati. Ma ce n'erano anche poggiate sulle tombe e nelle nicchie. Così semplicemente.

Al piano terra poi si trovavano le tombe più grandi, quelle dei redivivi.

Disposte a cerchio,erano coperte in alto solo da una sottile lastra di vetro che permetteva di vedere all'interno.

Vampri morti.

Morti davvero.

Azzurra infilò la torcia nel sostegno di fianco a una delle tombe. Appoggiò delicatamente i fiori bianchi tutt'intorno alla tomba e accese alcune incensiere che spandessero all'intorno il loro profumo di spezia un po'acre.

Nella tomba riposava un redivivo; i corti capelli biondo-castano e il viso allungato che tanto assomigliava a quello di Azzurra, la pelle ambrata che ricopriva i muscoli possenti di un corpo che doveva essere stato snello ed elegante.

Sebastian.

Un taglio rosso, appena coperto da una fascia di lino bianco segnava il punto dove la testa era stata staccata dal collo. Di netto.

Solo lei sapeva quanto le ci era voluto a sistemare quel povero corpo. Il corpo del suo Patronus.

Sebastian Meridian.

Morto.

Ucciso.

Da una persona che considerava quasi un amico.

Quasi un parente.

Alzò lo sguardo amareggianta alla ricerca di un altra tomba. Quella di Esteban.

Un movimento veloce, un increspatura d'aria e delle dita fredde sui suoi fianchi la sollevarono da terra.

La Bestia non dorme.

La rediviva la riappoggiò sulla seconda balconata, difronte alla tomba che cercava.

Era una nicchia, piccola e scarna:Esteban era stato cremato per volere della sua famiglia. Non le era dispiaciuto. Nessuno sarebbe riuscito a dare una parvenza di calma a quelle membra contorte.

Era morto soffocato. I polmoni schiacciati dal suono di una voce. La magia che aveva usato per crecare di proteggersi aveva reso solo più lunga e dolorosa l'agonia, la morte quasi una benedizione.

Accese una candela e appoggiò un mazzolino di fiori di campo accanto a un'altro più grande, ancora fresco.

<< Yelan è venuto ieri. >> Azzurra si voltò lentamente verso la rediviva. Indossava una lunga veste color crema fermata sotto il seno da un sottile nastro di raso bianco; i lunghi capelli ramati scendevano soffici fin quasi a sfiorare il pavimento, incorniciando un viso pallido spruzzato di lentiggini e due profondi occhi verdi.

<< Aisam me lo ha detto >>

<< Blackmore l'ha accompagnato. Ma non è entrato. Si è fermato sulle scale. >> fredda, piatta. La voce musicale di Heeja Meridian sembrava aver perso ogni singolo bagliore di umanità.

Rispetto. Solo per questo le ubbidiva.

<< Heeja... >>

<< Vorrei che gli chiedeste di non venire più. Profana questo luogo >>

Heeja..

Azzurra non rispose. Accese invece un'altra candela.

Da diciassette anni Heeja custudiva il Sepolcro. Per la crudeltà con cui puniva coloro che vi entravano senza il suo consenso era conosciuta come la "Bestia". Si raccontavano storie di Neri a cui aveva cavato gli occhi o staccato a morsi le membra solo perchè avevano avuto l'imprudenza di passare la porta di pietra per accompagnare qualcuno. Forse erano solo storie. Ma Azzurra ne dubitava fortemente e nonostante tutto aveva sempre un po' di paura a recarsi in quel luogo. Sembrava che Heeja non dormisse mai e ogni volta che suo nipote accompagnava Yelan stava sempre in pena, finchè non li sapeva salvi entrambi. Non era sicura sull'esito di un eventuale scontro e questo non faceva che accrescere i suoi timori.

<< Mia signora...perdonate se vi ho turbato >> la gentilezza premurosa nelle sue parole accentuava ancora di più il suo distacco e disinteresse. Azzurra sentì un brivido freddo percorrerle la schiena. Lei non aveva niente da temere. Forse.

<< Portami giù >>

Heeja ubbidì. Come le ebbe fatto toccare terra si scostò bruscamente, quasi come se la pelle dell'umana scottasse al pari della luce del sole.

Azzurra le volse le spalle e si incamminò a passo lento verso l'uscita senza salutare. Arrivata a metà della rampa di scale si fermò e si voltò. Abbracciò un'ultima volta con lo sguardo tutta la sala e sentì il cuore arrivarle in gola. Si girò e scappò, le lacrime che premevano dolorosamente per uscire.

Sebastian.

Padre.

Fratello.

Perdonami.

 

Quando sbagliamo,

cerchiamo il conforto,

cerchiamo il perdono e la pace.

E desideriamo scappare da quanto commesso.

 

E la Rosa piange dolci lacrime di rugiada,

attendendo solo di poter essere consolata.

******

 

Questo capitolo è particolarmente lungo..spero che non risulti anche troppo noioso ma introducendo esso uno dei punti cruciali della storia ho ritenuto fosse meglio non spezzarlo.

Sebastian ed Esteban. La loro sorte e il loro rapporto con Azzurra cosa hanno a che fare con la rottura fra la donna e Ashton? E anche perché Heeja sembra nutrire un odio così profondo nei confronti dei Blackmore?

Adesso che ho finito con la mia dose quotidiana di domande stupide ringrazio profondamente Evey_f: la tua recensione mi ha fatto molto piacere e spero che anche questo nuovo capitolo sia di tuo gradimento :) Aspetto con trepidazione un tuo parere anche su questo capitolo:) Grazie ancora anche per avere messo la storia fra le seguite. Un abbraccio.

Un grazie anche a scacri per aver messo la storia fra le seguite e anche a tutti coloro che hanno solamente letto.

Nekhel 

  
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