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Autore: strafe    26/11/2011    3 recensioni
questa è la storia dell'Oracolo dell'antica Ilirea, una persona potente che però ha un solo sogno, la conoscenza, e scoprirà che ogni suo sogno diventerà realta se solo lei lo vuole...è la mia seconda ff e spero che vi piaccia...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angela
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'Oracolo.

Cap. 1

Gli Urgali

Durante la Du Frìn Skulblaka quando gli elfi scoprirono il crepaccio che poi sarebbe diventato Ilirea furono molto contenti, perchè non solo offriva riparo dagli attacchi dei draghi, ma loro scoprirono che da una specie di sorgente nella roccia fuoriusciva una specie di vapore che dava la facoltà di vedere il passato e il futuro.

Sopra alla sorgente costruirono il palazzo reale, ma convogliarono tutto il vapore in una stanza, lì abitava l'Oracolo, che aveva scelto di usare la sua vita per aiutare gli elfi a vincere la guerra, a costo di rimanere in quella stanza per sempre.

Rimaneva sveglia solo poche ore al giorno, giusto il tempo di mangiare per rimanere in vita, ma quando dormiva sognava il futuro, scopriva dove e come avrebbero attaccato i draghi, sapeva cosa stavano facendo gli Urgali sulle montagne e iniziò a imparare la loro lingua, insieme a quella dei nani.

Poi però successe qualcosa di strano, il vapore cominciava a impregnarla e a penetrare nella sua carne, le sue visioni erano sempre più dettagliate, lei si svegliava in preda al panico dei soldati che in quel momento stavano morendo, sentiva tutto quello che provavano tutti gli esseri nel territorio di Alagaesia, provava il loro stesso terrore, la loro stessa felicità e il loro dolore, tutti i giorni era una tortura, perchè se la felicità era poca il dolore dominava qualunque individuo, uomo donna o bambino.

Scoprì di saper usare la magia, iniziò con incantesimi semplici come sollevare piccoli oggetti, ma dopo poco tempo si destreggiava con incantesimi sempre più complessi che richiedevano enormi quantità di energia, il suo corpo si stava rafforzando, nella mente e nello spirito.

Con il passare degli anni si accorse però di non invecchiare, per lei che era un'umana era strano, la sua pelle era sempre rosea e tesa e i suoi ricci marroni non sbiancavano, lei non era mai stata molto alta, ma la vecchiaia non la stava piegando,eppure sentiva di crescere interiormente.

Ma tutto questo era destinato a non durare in eterno.

Capì che qualcosa non andava la prima notte che le visioni non si fecero sentire, lei rimase muta e immobile e quando si svegliò non ci credette.

Il re di quel tempo venne a farle visita, era molto preoccupato perchè molte delle sue vittorie in campo bellico derivavano dalle sue premonizioni, ma la giovane donna gli disse che ormai la sua presenza l' era inutile, la fonte di vapore era prosciugata, e che anche se lei non voleva farlo doveva uscire da quel posto che ormai era diventato una sorta di prigione per lei.

E fu così che l'Oracolo iniziò a vagare per il mondo, scoprendo ogni giorno qualcosa di nuovo che la entusiasmava, da quando aveva lasciato il suo posto a palazzo era finalmente felice.

Aveva un'idea, voleva conoscere tutte le razze del suo mondo, non s sarebbe fermata davanti a niente, la prima razza era quella Urgali.

Si diresse verso la Grande Dorsale, sapeva dove trovare il villaggio più vicino, ai piedi del monte Utgard, tuttavia incontrò una loro pattuglia e, senza farsi vedere ne sentire, li seguì al loro villaggio.

Era un villaggio relativamente grande, in tutto c'erano una quarantina di tende, ma era difeso da almeno cento guerrieri disposti sul suo perimetro.

La tenda del capo era al centro, lei sapeva che per farsi accettare dalla tribù doveva sfidarlo in un incontro di lotta libera, ed erano in pochi che l'avevano fatto, almeno rimanendo vivi. Ad un certo punto un lembo della tenda si alzò, una sagoma si mosse nella penombra interno, la donna non potè reprimere un brivido sulla schiena, un Kull alto quasi tredici piedi era il capo del villaggio, non sarebbe stato per niente facile.

Quella sera era prevista una cerimonia in onore della luna rossa, gli Urgali credevano che la luna di quel colore li rafforzasse fisicamente, quindi quella sera lei avrebbe agito.

La notte gli arieti accesero innumerevoli fuochi, tutti intorno al villaggio, solo uno era al centro, e i guerrieri gli stavano ballando intorno, ma del gigante non si vedeva vedeva l'ombra.

Proprio in quel momento dalla tenda centrale provenì un urlo lacerante, e subito dopo il dolce vagito di un neonato, e a quel punto la tenda si aprì.

Tutti i guerrieri si immobilizzarono e si sedettero in cerchio, un'improvviso silenzio calò sulla radura, neanche il fuoco produceva alcun suono.

La cerimonia era iniziata, l'Urgali stava parlando nella sua lingua madre, una serie di suoni rauchi e spezzati, che foravano un'atmosfera leggermente inquietante.

L'Oracolo era dietro a una tenda e osservava la scena con un misto di stupore e curiosità, prese una leggera rincorsa e saltò nell'ampio cerchio, proprio vicino al fuoco, cinque guerrieri gli si gettarono addosso.

Tentacoli di mente andarono a urtare contro le barriere di due di loro, ma gli altri non furono così fortunati, la minuta donna estirpò dalla loro coscienza ogni traccia di rabbia e di competitività, e loro tornarono docilmente a sedersi nel cerchio.

Gli altri due avevano la mentre protetta da forti barriere, e gli saltarono addosso tutti e due insieme, ma lei non si fece cogliere di sorpresa, mormorò due secche parole e un globo compatto di aria ne colpì uno l petto, facendolo volare oltre il cerchio dei suoi compagni.

L'ultimo era proprio sopra di lei e la bloccava, senza lasciargli fare nessun movimento -Jerda!!- il collo del mostro si spezzò con uno schiocco secco.

Alzandosi in piedi si accorse che il capo Urgali sene stava fermo e fissava la scena, che non era durata più di dieci secondi, con grande stupore, poi la guardò con un'aria interrogativa.

Lei non gli diede tempo di dire niente,-Sono l'Oracolo, non sono ostile a voi e al vostro villaggio, chiedo solo di rimanere con voi, se non accetterete la mia offerta mi vedrò costretta a affrontarti, e per favore non voglio offenderti, ma qual è il tuo nome?-

-Il mio nome è Nar Garzvogh, ho ucciso ventitre avversari in incontri di lotta, non ti accetterò mai nel mio villaggio, e stasera avrò la tua testa-.

Detto questo gettò la testa all'indietro e ruggì alla luna, immobile nel cielo, una nota che rimase nella mente dell'Oracolo come una cicatrice.

Prese una lunga lancia e tracciò un grande cerchio per terra, non aveva paura di quell'essere, aveva affrontato i draghi nella sua testa e ne era sempre uscita vincitrice, lui non poteva fermarla.

Presero posizione a tre passi di distanza, un'anziano del villaggio scagliò una freccia e lo scontro ebbe inizio.

La terra tremò quando l'essere corse verso di lei, ma la manco perchè lei si spostò con facilità verso destra, sporgendo il piede e facendolo rotolare fuori dal campo, sapeva che se fosse riuscita a farlo uscire altre due volte avrebbe trionfato, ma non era troppo ottimista.

Quando capì che la forza bruta non funzionava il suo avversario cambiò tattica, si mise a girarle intorno per stringerla in un abbraccio mortale.

Ma lei non era una sprovveduta, appena l'altro si avvicinava lei sgusciava via, ma al terzo assalto non riuscì a evitare una poderosa unghiata al costato, perdeva sangue, ma la ferita non era così grave, piuttosto era grave che era per terra inerme, mentre l'altro gli saltava addosso con la testa bassa lei si scosto quel tanto che bastava perchè quelle si piantarono per terra, per poi alzarlo di peso e buttarlo fuori dal campo.

Non seppe di potercela fare finchè non lo fece, e ne fu molto stupita.

Ma il suo avversario si rialzò con un grugnito, indomabile come un'orso, rientrò nell'arena e pensò a una tattica per vincere, poi gli si gettò di nuovo addosso, come al primo assalto, lei credette che fosse andato fuori dal campo e gli si dipinse un sorriso sulla faccia, ma appena si girò si ritrovò il suo ghigno davanti, i denti giallastri erano storti e sporchi, ma lei si preoccupava di più per le enormi braccia che gli si stringevano intorno alla vita, stritolandola.

Lei vide una sola via d'uscita, la magia, ma mentre stava per pronunciare l'incantesimo che avrebbe ucciso il suo avversario sentì la morsa allentarsi, la stava lasciando andare, era incredula.

-Ti sei battuta con onore, se avessi voluto mi avresti ucciso, ma non l'hai fatto, io ti rispetto e ti cedo il comando di questa tribù, il mio tempo è finito, prese una spada enorme da un fodero appoggiato a una tenda, ti prego solo una cosa, dai il mio nome a mio figlio, so che diventerà un grande guerriero-.

Detto questo prese la spada a due mani e se la conficcò nel petto, l morte fu quasi immediata e nessuno potè salvarlo, adesso era lei il legittimo capo della comunità, adesso poteva seguire il suo sogno. 

  
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