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Autore: Eos BiancaLuna    27/11/2011    1 recensioni
“Lo sai che non si dovrebbe…” dissi interrompendo quel momento e maledicendomi per ciò. “Ti blocchi perché non vuoi o perché non puoi?” rispose fissandomi “adesso gradirei che non mi interrompessi più” aggiunse scherzando. Notò la mia espressione però e allentò la presa. Mi pentii subito per quello che avevo detto e lo guardai negli occhi, cosi maledettamente azzurri, “scusa” bisbigliai avvicinandomi di nuovo. Lui fece lo stesso e le sue braccia mi cinsero la vita poi le sue labbra furono sulle mie finalmente. Quando anche le nostre lingue si trovarono gli passai una mano fra i lunghi capelli dapprima lentamente poi mi ci aggrappai. Le mie ansie e le mie paure non c’erano più. Fu un bacio intenso come quello della mattina precedente nel suo letto solo che questa volta durò molto di più.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Scusate la mia assenza ho avuto da strafare! ihih comunque la storia va avanti e che dire, stavolta niente scene hot , per quelle c'è tempo! Vabbè sto scherzando, buona lettura.

CAPITOLO 15

 

 

Mi svegliai prestissimo, all’alba. Sgattaiolai fuori dalle coperte e corsi in bagno. Nemmeno l’acqua fredda sul viso riusciva a calmarmi, a distrarmi da quanto fossi arrabbiata e innamorata allo stesso tempo. Eppure da sempre avevo odiato l’orgoglio nelle persone, e adesso ero io la prima ad esserlo.

 

Mi ero alzata dal letto però cosi infuriata che decisi in qualche modo di fargliela pagare, non mi interessava quanto fosse stato ubriaco la sera precedente, non riuscivo a togliermi dalla testa il fatto che mi avesse toccata dove non avrebbe dovuto, cosi decisi di affrontarlo.

 

Uscii dal bagno sbattendo la porta e mi diressi verso la finestra, scostai le tende e l’aprii con decisione. I raggi del sole colpirono Matt in pieno viso svegliandolo. Alzò la testa lentamente e mi lanciò un occhiata molto addormentata, mi faceva quasi tenerezza.

 

“Svegliati Tuck” dissi austera. Lui si tirò su scostandosi le coperte di dosso, “Non mi dai neanche il bacio del buongiorno?” chiese dolce poi sbadigliò. Dopo essersi stiracchiato si guardò addosso “Hey ma come mai ho dormito con i pantaloni? Per di più slacciati…?” chiese. Non risposi, restai accanto alla finestra a fissarlo per un attimo poi mi avvicinai “Bella, bellissima domanda!” gridai “Lo sai che stanotte sei entrato in camera mia ubriaco?”. Mi guardò da sotto i capelli che aveva in faccia sbadigliando di nuovo “Davvero? Non me lo ricordo, ma perché sei cosi incazzata, è successo qualcosa?”.

 

Senza rispondere gli mollai uno schiaffo che riecheggiò in tutta la stanza. Rise debolmente poi rigirò la testa verso di me guardandomi in modo strano che quasi mi spaventò. Sembrava che qualcosa stesse per esplodere in lui. Poi abbassò lo sguardo e si toccò la guancia.

 

Un senso profondo di colpa mi assalì “Oddio scusa!” mormorai e mi sedetti vicino a lui. Gli accarezzai i capelli poi d’un tratto mi afferrò per i polsi e mi ritrovai distesa sul letto “Non farlo più” ringhiò serio poi la sua espressione tornò neutra. Rimasi in silenzio per un attimo, mi teneva ancora i polsi bloccati.

 

“Non ho paura di te” sibilai acida. Lui si sdraiò accanto a me dicendo “Infatti non è di me che hai paura ma di te…” mi accarezzò il mento “tu mi vuoi, stanotte mi hai anche sognato, come fai tutte le notti del resto…e com’è che dici spesso alla tua amica della cucina? Vorrei essere la sua chitarra per essere toccata da lui…” lo interruppi graffiandogli il polso “adesso falla finita, smettila non ti sopporto più!” gridai ma non servì a nulla.

 

Mi tappò la bocca e continuò “e vorrei essere il microfono per stare cosi vicino alla sua bocca”, lo morsi. Poi scattai in piedi “stronzo!” ringhiai e corsi ad aprire la porta della camera “Adesso sparisci! Non ti voglio più vedere fino a domani!”. Lui rise di gusto e abbracciò il mio cuscino dopo essersi spaparacchiato nuovamente sul letto. “

 

Ma dico ci senti?” urlai furiosa. “Vieni a prendermi e trascinami fuori di qui con la forza se ci riesci” rispose sarcastico. In quel momento Padge passò davanti la porta, si fermò di scatto “Hey che succede qui? Liz?”. Mi limitai a guardarlo e mi sedetti sul letto, la giornata era appena cominciata ed ero praticamente già stanca. Intanto Matt se la rideva, “Ciao Padge, hai visto come facciamo amicizia io e lei?” aveva detto tranquillamente.

 

“Matt dai andiamo che ti devo parlare” rispose il chitarrista senza guardarmi neanche. Finalmente il ragazzo dei miei sogni si decise a dargli retta e si alzò “ci vediamo dopo Liz” disse tutto sorridente.

 

Mentre uscivano entrambi dalla mia stanza gli tirai il cuscino e quando richiusi la porta non potei fare a meno di non pensare ancora una volta a ciò che mi aveva detto. Aveva ragione e lo sapevo ma non potevo iniziare qualcosa di serio con lui. C’era qualcosa che mi bloccava.

    

Andai a fare colazione in cucina, di nascosto, lo ammetto. Infatti quando il mio capo se ne accorse si infuriò molto “ E stai calmo!” gli urlai contro e mi diressi nella sala riservata più piccola. Mi accomodai su uno dei tavoli apparecchiati per due, su una sedia c’era anche il giornale che qualcuno aveva dimenticato, perfetto pensai.

 

 Mentre ero immersa nella lettura sui fatti di cronaca Sharon comparve di fronte a me e mi salutò. “Hey!” le dissi lasciando perdere il giornale abbracciandola “ma come mai qui a quest’ora?”, lei sorrise “Semplice, ti sostituisco. Se non fosse per il fatto che oggi i tuoi cari idoli fanno colazione a buffet invece che in camera…” il suo sguardo si immobilizzò oltre le mie spalle.

 

“Oh no” sussurrai “dimmi che non è qui”, finalmente tornò a guardarmi “sono qui tutti e 4” rispose poi si allontanò da me. La seguii con lo sguardo finché non spari dalla sala dopo aver chiesto ai ragazzi cosa prendevano da bere. Jay mi salutò con la mano e Padge mi fece cenno di avvicinarmi.

 

Un po’ perplessa andai da lui, “ Scusa per prima ti sarò sembrato un po’ strano” disse, Matt ci osservava attentamente “ma guarda che non devi scusarti” risposi, “no Liz, seriamente, ormai quello che c’è fra te e lui è troppo palese…” Sharon riapparve con un vassoio e 4 tazze, io guardai Padge confusa “cosa stai dicendo?” chiesi a voce molto alta, quando mi innervosivo alzavo sempre la voce “Liz ce ne siamo accorti tutti…” continuò lui, stavo per rispondergli ma la mia amica-collega mi trattenne “Vieni in cucina con me ho bisogno di parlarti” guardai storta anche lei “no scusate ma che vi prende a tutti quanti? Vedete cose che non esistono…” Matt rise poi tornò serio , si rivolse a Padge “cosa cazzo le hai detto?”.

 

 L’aria che tirava era di lite cosi mi misi in mezzo “ Niente…di importante, adesso per favore se la smettesse tutti con questa favola ve ne sarei grata, ok?” li guardai tutti uno ad uno. Poi Sharon mi trascinò in cucina.

 

“Ti dico soltanto quello che c’è da dire Liz…se vuoi veramente togliertelo dalla testa a vacci a letto” mi disse appena restammo da sole, “Cosa?” le urlai in faccia “tu non stai bene”, quando cercò di aggiungere altro la piantai in asso. Fui tentata di tornare a discutere di nuovo con i ragazzi ma mi dissi che era meglio evitare.

 

Il pomeriggio lo passai a casa visto che non c’ero quasi mai, ma i nervi tesi non mi lasciavano, improvvisamente mi venne una gran voglia di andare al poligono di tiro, era un modo abbastanza efficace di scaricare la tensione.

 

Mentre scendevo al piano di sotto sentii suonare il citofono ma mi accorsi anche di aver dimenticato il cellulare, tornai nella mia stanza a recuperarlo. Quando mia madre gridò “Liz c’è uno alla porta che somiglia tanto a quello dei Valentie…”, la corressi distrattamente “ mamma i bullet for my…oddio come hai detto scusa?!” sbiancai e sentii il cuore esplodere quasi.

 

Mi precipitai al piano di sotto e aprii la porta, era davvero lui, con quel’aria strafottente come al solito. Lanciai un occhiata a mia madre e notai i suoi occhi su di me pieni di domande “Comunque stavo uscendo…” dissi e mentre aprivo il cancello mi chiese ancora “Ma non me lo presenti neppure?”, “No” risposi trascinandolo via mentre la salutava.

 

“Ma che diavolo ti salta in mente? Adesso vieni a casa mia ?” sbottai, lui mi passò un braccio intorno al collo “Rilassati, dove stai andando?” Rispose.

Io non ero arrabbiata, anzi, tutto il contrario e sicuramente lui l’aveva intuito “Al poligono di tiro” dissi distrattamente, “ Ti piacciono le armi?” chiese incuriosito, scorsi la sua auto nel parcheggio prima di rispondere “Oh si non te l’avevo detto?”.

 

La aprì ed io entrai per prima senza obiettare. Quando si richiuse anche il suo sportello infilò la chiave senza mettere in moto “Mi piaci sempre di più non te l’avevo detto?” disse apertamente guardandomi. Cercai di distogliere lo sguardo ma senza successo “Ascolta, io vorrei essere me stessa con te e non la acida che faccio sempre, perché io non sono cosi, sei tu che mi obblighi a trattarti sempre male” mormorai.

 

Mi fissò negli occhi pensieroso accarezzandomi la guancia poi mise in moto. Gli bloccaci la mano e girai la chiave nel senso opposto. La macchina si spense e mi guardò senza capire. Gli accarezzai la guancia come aveva fatto prima con me poi lo baciai. All’inizio piano poi con molta più foga. Matt ricambiò anche se l’avevo colto di sorpresa finché non mi staccai perché mi mancava il respiro.

“Adesso puoi partire” dissi ansimando e tranquillamente abbassai lo specchietto. Lui sorrise e ingranò la retromarcia.

 

Al rientro in Hotel (avevamo fatto solo pochi spari) trovammo gli altri bullet sul viale d’ingresso. Jay tutto sorridente ci chiedeva dove eravamo stati, Moose era incurante al cellulare e Padge se ne stava zitto, gli chiesi perché quando d’un tratto il suo sguardo fissò un punto alle mie spalle. Ci stavamo avviando verso l’entrata cosi mi voltai un attimo senza fermarmi. Charlotte era a pochi passi da noi, aveva un sorriso strano e teneva abbassata una pistola.

 

“Wow anche Carlottina ci si impegna eh?” chiesi ad alta voce, gli mi guardarono dicendo in coro “cosa?”. Mi girai ad indicargliela ma quando notai che ce la puntava contro e più precisamente in direzione del loro cantante non seppi trattenermi. Fu un attimo.

 I Ragazzi si accorsero di ciò che stata succedendo quando io mi piazzai davanti a Matt e sentii il colpo, sia con l’udito che con il corpo.

Caddi a terra e non vidi e sentii più nulla.

 

 

 

 

   
 
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