La Luce del
Tramonto
T |
ramonto.
Sapeva
che era finito il tempo dei giochi.
Nascondeva
sotto il maglione il segno della vergogna.
Tramonto
della sua infanzia, e dei suoi sogni.
Quella
giovinezza che volgeva al prematuro termine, nella sua più
fulgida alba, quella
purezza che si eclissava come il sole di sera, lasciando al suo posto
il
peccato.
Il
gelo delle genti che la guardavano, fissando il maglione e il peccato
che
nascondeva. Parevano lame di ghiaccio, che attanagliavano crudeli quel
corpo
fragile.
Tramonto
di una vita che troppo presto, con incurante disprezzo, Egli aveva
sporcato.
Sporcato con lusinghieri sorrisi, e falsi complimenti, lui, che viveva
nella
sua sera, e, con occhi rapaci, bramava quella freschezza candida,
quella pelle
che profumava di rugiada dell’alba.
Si
era cibato, di quell’alba rosea, mentre ombre nere di tenebra
ormai scacciavano
l’imbrunire.
Le
medesime tenebre che della sua anima s’erano cibate, in un
fulgido meriggio, di
falsa luce calda, e vanesie farfalle dipinte di cangianti colori, che
nascondevano, coi loro voli, menzogne malcelate, che la bramosia del
rapace
partoriva.
E
contro il tramonto maledizioni mandava, disperando del suo destino.
T |
ramonto.
Da
bambino, gli era sempre piaciuto quello spettacolo. Particolare,
naturale,
quanto ultraterreno, dono degli dei agli uomini, che assistevano
silenti a quel
prodigio, che ogni giorno si ripeteva, e che sempre pareva nuovo.
Fiamme
che lambivano le nubi, tingendole d’oro e rosa, mentre la
volta del cielo
s’arrossava, quasi dovesse ardere per davvero.
Tanti
vedevano il crepuscolo come la fine, il momento in cui la luce
abbandona gli
uomini, gettandoli nel gelido sconforto del buio. Il momento in cui
luce e buio
sembravano quasi fondersi, come la vita e la morte, in un intricato
dipinto
eseguito dal più delicato e sensibile pittore.
Spesso
sedeva davanti alla finestra della sua stanza, sua Madre accanto a lui,
persa
in qualche tomo dalla consunta copertina, fissando ammaliato il
tramonto,
incorniciato da tralci d’edera.
Lo
fissava, estasiato, quasi dovesse cibarsene, come se volesse imprimere,
nella
sua mente di bambino, quella volta rosseggiante.
E
allora pensava “Nulla può esistere, di
più bello.”
T |
ramonto.
Sembravano
fatti degli stessi colori del tramonto, i suoi capelli, così
setosi e
profumati. E le guancie scavate, che pure, s'imporporavano quando
rideva.
Era
felice, nel suo cuore di bambino, quando sua madre si sedeva con lui,
guardando
il tramonto, e leggendo una poesia.
Come
risuonava dolce, la sua voce, in quella casa fredda, quando leggeva
alla luce
della lampada tremula, mentre fuori il sole abbandonava il mondo dei
vivi,
scendendo in quello dei morti, dove Osiride attendeva.
Tramontava
sulle fatiche della Madre, sul giorno di lacrime e sudore, e, mentre il
giorno
cedeva il passo alla notte quieta, leggeva con voce limpida, lunghe
poesie sul
tramonto, e gli occhi dorati le si riempivano di lacrime salate, nel
scorgere
quella fievole luce che si smorzava piano, piano, piano...
Ed
era così bella, pensava il Bambino, guardando la Madre, la
fievole luce dei
suoi occhi, che declinava nel suo tramonto.
T |
ramonto.
Quando
la vita si mescola alla morte, e la si sente quasi, che fugge, ratta,
che
scivola come sabbia tra le dita, inesorabile. E la morte, che giunge in
punta
di piedi, ma con un coro di trombe e grancasse ad annunciarsi.
La
fiammella che si spegneva, nel petto della Madre, mentre il cielo
s'infiammava,
che pareva piangere anch'esso, assieme al Bambino.
E
s'infiammavano gli occhi della Madre, la luce d'essi diventava d'oro e
di
fiamma, mentre la pelle sottile, si tingeva di candidi colori.
E
tramontava la sua infanzia, guizzava come una trota catturata con le
mani, le
argentee squame che parevano beffarsi del sudore e delle lacrime.
Tramontava,
perchè la Vita incontrava la Morte, in un tempo senza tempo,
in un luogo senza
luogo, la Madre sorrise, pensando che era bello, il crepuscolo, e i
suoi colori
di fuoco.
Tramontava,
mentre gocce amare lavavano il viso del Bambino, e la luce appassiva.
T |
ramonto
non era più, era calata la Notte, negl'occhi della Madre,
l'ultima scintilla
fiammeggiante di vita lasciava il crepuscolo, e, infine, scende la
Notte.
Una
Notte priva di stelle.
Trama:
Molto carina, hai narrato di come cambia la percezione del tramonto in
vari
momenti della vita, da bambino tutto sembra più bello...
è un dato di fatto! In
questo caso però il tramonto è usato come
metafora della vita della Madre. Bel
tema. 9/10
Lessico:
Curato e a mio dire ricercato. Hai mantenuto questo livello dall'inizio
alla
fine senza far notare una diminuzione nella
“qualità” descrittiva. 9/10
Forma/stile
di scrittura: Mi piace il tuo modo di scrivere, l'ho trovato ben
amalgamato con
l'argomento trattato. Non saprei spiegare in che modo l'ho percepito
“amalgamato” però l'importante
è che va bene e funziona perfettamente nel
contesto. Hai descritto molti dettagli e hai arricchito il tutto con
aggettivi
utilissimi per immaginare la scena nel modo più realistico
possibile. 9/10
Caratterizzazione
dei personaggi: I protagonisti sono il Bambino, la Madre, la Notte ed
il
Tramonto. Non ti sei avventurata troppo nella loro descrizione, mi pare
di
intuire che hai preferito dare spazio e voce alle emozioni. 7/10
Uso
del prompt: perfetto! Mi piace quando un prompt viene utilizzato in
tutto il
corso della narrazione, se poi viene usato anche come metafora allora
tanto
meglio! 10/10
Giudizio
personale: Mi è piaciuta molto, è in parte triste
ma realistica. I tramonti
fanno nascere sempre emozioni contrastanti nel corso della vita, a mio
avviso
tutto dipende da chi ci è accanto quando li guardiamo. 8/10
Voto finale: 52/60