Capitolo 27
Se qualcuno mi avesse detto che stanotte avrei ricevuto il mio primo bacio, non ci avrei creduto.
Sensazioni strane si agitano in me, mai sentite prima d’ora.
Ripercorro con la mente quel momento in cui Sebastian mi afferra per le
spalle in maniera decisa, ma senza mai farmi del male. Le sue labbra
fredde che sfiorano con delicatezza le mie, indugiano con timore, come
se io fossi il cacciatore e lui la preda che si avvicina, rischiando il
tutto.
E il mio corpo!
Come dimenticare ciò che quello sciagurato mi ha trasmesso,
facendomi dolere parti che non mi sarei mai aspettata. Perché
sì: quel vampiro mi ha stregata in qualche modo, rendendomi
succube di quel piacevole piacere che solo un suo tocco è in
grado di trasmettermi.
Mentre cammino con passo malfermo per la casa, in direzione della
camera dei miei, le mie dita non ne vogliono sapere di allontanarsi
dalle mie labbra, toccandole più volte, nel tentativo di
simulare altre più invitanti.
È questo che provano i miei zii e i miei nonni? È questo
strano senso di pace e serenità che anela mio padre da anni?
Forse adesso riesco anche solo ad intuire cosa si prova, perché
da quando Sebastian è andato via, scomparendo
nell’oscurità della notte, è subentrato un
sentimento di malessere fisico, come se ad ogni mio passo un vuoto mi
accompagnasse.
I miei occhi schizzano sia a destra che a sinistra, alla ricerca di
qualche segnale, di qualcosa che mi possa aiutare ad attenuare questo
gelo improvviso, ma l’unica cosa che riesco a fare è
stringermi tra le braccia.
«Smettila, Renesmee. È solo una stupida sensazione. Non
puoi essere diventata così dipendente da quell’arrogante,
spocchioso vampiro che ti ha baciata!»
Mi mordo il labbro inferiore, cercando di trattenermi dall’urlare
a squarciagola. Vorrei gridare, emettere uno strillo così acuto,
che persino al polo Nord mi sentirebbero.
Chi se ne importa! Che mi sentissero anche sulla luna.
E così faccio,
un urlo liberatorio fuoriesce dalle mie labbra e, subito dopo, una
grande massa di pelo rossiccio si scaraventa contro la porta,
riducendola in frantumi.
Schegge di legno svolazzano per il salotto, altri due lupi infrangono le finestre.
Vetro e frammenti lignei giacciono per terra, tre lupi alti come
cavalli ringhiano a pochi passi dall’enorme divano a forma di
“L”.
Sospiro pesantemente, incrociando le braccia al petto e fulminando con
lo sguardo i tre che adesso osservano intorno a loro con sguardo
interrogativo.
«C’era bisogno di sfondarmi la porta di casa e anche le
finestre?» domando con tono ironico, ma con una velata minaccia
nei miei occhi.
Uno sbuffo esce dal lupo grigio, simile all’argento, che si volta
verso il camino, accucciandosi lì e ignorandomi bellamente.
Stringo i denti, pronta a dirgliene quattro a quella bisbetica di Leah,
ma il mio cammino viene interrotto da Jake che prontamente afferra la
mia maglietta da dietro e mi spinge dalla parte opposta.
Mi volto infuriata verso di lui, pronta a rimproverarlo, ma appena
incrocio i suoi occhi neri, grandi come palle da golf – a detta
di mia madre – la voce del vampiro dagli occhi cobalto irrompe
nei miei pensieri.
«Non dimenticare
né il bacio, né le emozioni che hai provato qui tra le
mie braccia mentre stai con lui. Potrai anche essere il suo imprinting,
ma quello che c’è tra noi va ben oltre quella magia».
Potrai anche essere il suo imprinting…
Schiudo le labbra, ma nessun suono esce dalla mia bocca.
Cos’è l’imprinting? Sarei io l’imprinting di Jake?
Perché non ho mai sentito niente di simile alla riserva? Forse
sono l’unica, l’unico “imprinting” del luogo.
Ma allora perché non dirmelo?
È una cosa brutta essere l’imprinting di Jake?
Dovrei chiederglielo, domandargli di spiegarmi cos’è un
imprinting, ma questo comporterebbe spiegare anche chi mi ha messo al
corrente di quest’altro segreto.
Come reagirebbe il mio Jake, sapendo che un vampiro conosce questa verità?
Come reagirebbe se sapesse che quell’arrogante vampiro mi ha
baciata e io non mi sono allontanata, anzi, l’ho incoraggiato?
Probabilmente allo stesso modo di mio padre. Su questo sembrano andare
d’accordo, o almeno fino al giorno in cui non hanno litigato per
la scomparsa della mamma e poi papà è fuggito via.
Ah, quante domande senza risposta…
Scuoto la testa. Al momento non posso pensare a questa nuova scoperta.
Di là c’è mio padre, disteso su un letto, il quale
sembra non aver ripreso conoscenza.
Con tutto questo baccano avrebbe dovuto, mi ripeto mentalmente, mentre esco dal salotto e mi avvio verso di lui.
Ancora mi risulta inverosimile che un vampiro possa perdere conoscenza.
È vero, può essere ferito, rimanere danneggiato per un
po’, ma mai così a lungo e alla stregua di un essere umano
comune.
Qualunque cosa gli abbiano fatto, Sebastian ne è al corrente,
altrimenti come avrebbe fatto a sapere delle sue condizioni?
Lui ci ha riportati a casa? Lui ha fatto perdere conoscenza a mio padre? È capace anche di questo?
Mi domando inoltre se è un bene avvicinarmi così tanto ad un vampiro di cui non so nulla.
Mentre sono persa in questi pensieri, non mi rendo conto di essere
arrivata alla porta della camera da letto finché una mano si
appoggia alla mia spalla destra. Mi volto, riconoscendo quella grande
mano color ruggine e mi immergo in due pozzi neri come
l’ossidiana.
Due occhi che mi fissano preoccupati, che mi sostengono anche in momenti difficili come questo.
«Andrà tutto bene. Ci sono io con te» mi rassicura,
attirandomi tra le sue braccia e stringendomi con delicatezza. Immergo
il viso nella maglietta scura che indossa, constatando che si tratta di
una marca troppo costosa per lui.
Un sorriso affiora sul mio volto. «È di mio padre, vero?»
Sento il suo cuore accelerare il battito. Sollevo lo sguardo
incuriosita per la sua reazione, trovando due guance rosse come un
pomodoro e uno sguardo sfuggevole.
«Be’, non volevo turbarti, dato che lo sei già abbastanza» mormora impacciato, allontanandosi di poco.
Sorrido, cercando di smorzare quell’imbarazzo che aleggia
nell’aria. Porto le mani sui fianchi, fissandolo truce.
«Jacob Black, da quando siamo diventati timidi? Se non sbaglio,
non lo sei mai stato da quando ti conosco»
Scoppia in una fragorosa risata, piegandosi sulle ginocchia, finché non mi unisco anche io.
Torna serio dopo non so quanto tempo. «Volevo farmi perdonare per
essere entrato in quel modo in casa. A proposito…»,
incrocia le braccia al petto e si appoggia con la schiena allo stipite
della porta, «perché ti sei messa ad urlare in quel
modo?»
Porto un dito sotto il mento, corrucciando le labbra in una smorfia.
«Vediamo…», inclino la testa di lato, guardandolo
come se fosse palese, «forse perché è una
situazione frustrante?»
Inarca un sopracciglio, rimanendo sbigottito. «Vuoi dire che hai urlato in preda alla frustrazione?»
«Non capita mai a te?» gli chiedo con tono scocciato, afferrando la maniglia della porta.
Mio padre è lì dentro, su un letto, svenuto, e lui mi chiede perché mi metto ad urlare?
«Sì, mi capita. Ma mi hai fatto prendere uno spavento! Non
fare mai pi…» si interrompe di colpo, annusando
l’aria con circospezione. Aggrotta le sopracciglia, borbottando
tra sé e sé qualche insulto ai succhiasangue,
alternandoli con insulti a chi invece li ha creati.
Si muove a scatti, come se l’odore, per lui nauseabondo, lo conducesse in una direzione ben precisa.
«Jake? Hai captato qualche odore nuo...», ma non riesco a
continuare la frase, che bruscamente mi afferra per le braccia, mi fa
arretrare fino al muro e mi fa appoggiare su di esso.
Il respiro mi muore in gola non appena vedo un muscolo guizzare sulla
sua mascella. Chiude gli occhi, con un’espressione sofferente sul
viso si avvicina. Con la punta del naso sfiora il mio collo, il suo
alito caldo mi solletica, accendendo un fuoco simile a quello che ho
sentito con Sebastian. Chiudo gli occhi a mia volta, tentando di
ripescare nella mia mente quelle sensazioni destabilizzanti. Al posto
di Jake compare Sebastian, in tutta la sua fierezza. I suoi pollici
sfregano con dolcezza le mie braccia, i suoi capelli neri e folti mi
accarezzano il mento, mentre due labbra umide si poggiano sulla mia
vena palpitante.
Ripercorre con le labbra tutti i movimenti di prima, indugiando sugli
stessi punti, per poi sussurrare: «perché non riesco a
sentirlo come quello di qualunque altro succhiasangue?»
La voce roca, bassa e profonda, di Jake, ben diversa da quella del
vampiro, mi giunge lontana, ma è abbastanza per farmi ritornare
nel pieno delle mie facoltà. È stata solo
un’allucinazione, tento di convincere me stessa.
Deglutisco a disagio, tentando di respingerlo. Mi domando perché
mi senta in dovere di farlo, perché sto allontanando il mio
lupo, ma non riesco a trovare una risposta soddisfacente.
«Perché lui non è me» sussurra una voce soave, ma con tono fermo, nella mia mente.
Apro gli occhi di scatto, sbarrandoli non appena vedo il viso di Jake adombrarsi.
«Chi è Sebastian, Renesmee?» mi domanda con voce fredda.
Renesmee, non Nessie.
Le sue mani non sono più una prigione per le mie braccia, mai la
sua voce è stata tanto fredda. D’istinto, porto le mani
alle braccia, sfregandomele come in preda alla pelle d’oca.
Qualcosa mi dice che non è per via del freddo, non è per
via di quella frase sussurrata e scagliata nella mia mente come a ciel
sereno.
È stato il tocco del mio lupo a farmi sentire strana, a disagio come mai prima d’ora.
Ma ciò che più mi ha sorpreso è sentire il nome di quel vampiro misterioso dalle labbra di Jake.
E ora?
***
Pov Sebastian
«Ma quando imparerà quel cucciolo da salotto a tenere le mani a posto?»
Senza accorgermene, il grande abete al mio fianco viene sradicato dalla
mia mano, ma prima che possa toccare il suolo, accompagno la sua caduta
con entrambe le braccia.
«Accidenti!» impreco tra me e me. Per colpa sua rischio di
farmi scoprire e mandare all’aria tutti i propositi di William di
tenere nascosta la nostra identità.
Faccio un respiro profondo e appoggio la schiena su un altro tronco
lì vicino, osservando dalle finestre infrante ciò che
avviene nella casetta.
Perché Renesmee non l’ha fermato prima? Non è
così debole da non riuscire ad allontanarlo, o semplicemente
intimargli di non farlo.
Dovrò sempre intervenire io per evitare che quel lupetto da quattro soldi la tocchi?
Afferro con forza alcune ciocche dei miei capelli, tirandomeli,
cercando di provocare un dolore che annulli quello che sento dentro.
Un sfruscio di foglie attira la mia attenzione. Alla mia destra
qualcuno si sta avvicinando, ben sapendo di trovare qualcosa. Riprendo
la mia compostezza e, con un balzo, salto uno dei rami più alti,
mettendo in allerta i miei sensi.
Chiunque sia, non è di certo uno sprovveduto o un novellino.
Forse riesco ad intuire tramite l’odore di chi si tratta. Faccio
un respiro profondo, e un odore acre e muschiato mi arriva alle narici.
Lupo di La Push.
Per fortuna, grazie alla mia esperienza, riesco anche a distinguerli
l’uno dall’altro. Riconoscerlo non sarà un problema.
Faccio un altro respiro profondo e questa volta la puzza che li
contraddistingue si mescola con l’odore tipico dei vampiri.
È ben celato, ma chiunque sia del clan di William riconoscerebbe subito una simile fraganza.
Si tratta di Seth. Dai cespugli vedo comparire una sagoma corpulenta,
degna di un lottatore di wrestling. I suoi capelli neri splendono per
la loro lucidità, i muscoli guizzano sui pettorali, indice della
sua tensione.
Ad un tratto, solleva la testa scura, mostrando una sfilza di denti
bianchissimi e sorridendomi come si saluterebbe un vecchio amico.
«Scendi, vecchietto!» ridacchia, incrociando le braccia al petto.
Sbuffo scocciato. Questi lupi non imparano mai le buone maniere?
«Non rientra nelle buone norme dell’educazione far notare
la mia età» lo rimprovero bonariamente, saltando e
atterrando silenziosamente sul terreno morbido di aghi di pino.
Scrolla le spalle, dandomi una pacca sul braccio. «E da quando sono educato?» mi domanda ironico.
Scuoto la testa, sospirando. Per quanto lo trovi oltraggioso da parte
sua, questo suo carattere allegro e spontaneo mi piace, mette di
buonumore chiunque gli stia intorno. Un grande dono, per un ragazzo
così giovane, paragonato ai tanti secoli d’età.
«Un giorno di questi ti darò una lezione
indimenticabile» gli prometto, puntandogli un dito al petto e
riducendo gli occhi a due fessure.
Solleva un sopracciglio, divertito, allontanando con una mano la mia e
battendogli dei colpetti. «Lo dici sempre, ma non lo fai
mai».
Incrocio le braccia al petto, scocciato. «Perché si da il
caso che tu non sia senza “protezione”».
Mi fissa indignato, portandosi le mani ai fianchi. «Ehi! Non sono sotto la protezione di nessuno».
«Sicuro?» domando divertito.
«Sicurissimo» mi risponde, sfidandomi con lo sguardo.
Scrollo le spalle, ritornando ad osservare la casetta e i suoi
abitanti. Un sorriso, senza rendermene conto, spunta sulle mie labbra.
«Mamma mia quanto sei… schifosamente cotto!» sghignazza Seth.
Sobbalzo a quell’affermazione, voltandomi nella sua direzione.
Dire che è completamente andato di testa, è poco.
«Davvero?» cerco di mantenere un tono indifferente, ma risulta più stridulo che mai.
«Hai l’aria compiaciuta e, forse non ci hai fatto caso, ma
ti sei sfiorato le labbra con due dita», sorride schiacciando un
occhio, poi continua, «be’, quella è proprio la
faccia di chi ha appena baciato qualcuno…»
Porto l’indice alle labbra. «Davvero le ho sfiorate? Come ho fatto a non accorgermene?»
Mi passa un braccio attorno al collo, inducendomi a voltarmi insieme a
lui verso la casa. «Forse perché i tuoi pensieri sono
catalizzati su qualcuna in particolare, non è così?»
Scosto bruscamente il suo braccio. «Ti sbagli».
«Io non ne sono tanto convinto».
Mi passo una mano fra i capelli, stranamente a disagio. Non voglio
parlare di quello che è successo tra me e Renesmee. È
qualcosa che vorrei tenere per me, una manifestazione d’affetto,
ecco.
Affetto?, mi domanda una vocina nella mia testa.
Okay, forse chiamarlo affetto non rende bene l’idea. Ah, quel bacio…
È come la scena di un film: ripercorro con la mia mente ogni
istante, ogni sfioramento, ogni piccolo bacio. La sua pelle sembra
scottare sotto le mie mani, le sue mani calde accarezzano il mio corpo,
scorrono tra i capelli facendomi rabbrividire.
«Ah, amico mio… sarà meglio andare. Prima che ti afflosci qui in mezzo al bosco».
«Posso ucciderti qui?» domando innocentemente. Perché non evita di interrompere i miei pensieri su Renesmee?
Schiocca la lingua, sorridendo. «No, Bella ha bisogno di me, e anche voi».
Lo fisso falsamente indignato. «Non so chi altri ha bisogno di te
oltre Bella, ma sappi che io non necessito affatto dei tuoi servigi,
perciò fila via».
Alza gli occhi al cielo, mentre tende i muscoli delle gambe, pronto a correre via. «Vedremo».
Sì, vedremo…
Lo trucido con lo sguardo, ma mentre stiamo per allontanarci, la
vibrazione del mio cellulare mi blocca sul posto. I miei occhi
incrociano quelli del giovane lupo che con un gesto della mano mi dice
di rispondere, e così lo estraggo dalla tasca.
Sul display compare il numero di Bella. Sicuramente mi dirà di affrettarmi per fare rapporto al grande capo.
«Dimmi» rispondo. Non ha senso perdersi in convenevoli, quali il saluto.
«Abbiamo un problema». Chiara e concisa. Qualsiasi cosa sia
accaduta, dal suo tono incolore, si direbbe più che un problema.
«Di che si tratta?» le chiedo, mentre Seth si fa più
vicino, tentando di capire cosa sta accadendo. Il suo sguardo attento
ne è la prova.
«Maggie. L’hanno presa questa notte».
Un’imprecazione fuoriesce dalle mie labbra. Faccio per scagliare
il telefono nel fitto della foresta, ma il giovane mutaforma me lo
sfila via in tempo. Stringo i pugni e mi lascio cadere sul manto erboso.
«Sebastian? Che succede? Seb…», la voce di Bella viene interrotta da Seth.
«Tranquilla, è qui con me. È meglio che parli io
con te. Parlavi di Maggie, che l’hanno rapita. Ma esattamente
quando?» domanda lui, aggrottando le sopracciglia.
In effetti, Andrew stava combattendo contro di noi stanotte. Mi
è sembrato una cosa inusuale che scendesse proprio uno come lui
in campo, quando di solito manda scagnozzi di infimo livello, magari
accompagnati da qualcuno con un po’ di esperienza.
Poi, come un lampo, tutto appare chiaro ai miei occhi.
Raze che cerca di farmi infuriare. L’apparizione improvvisa di
Andrew. Il coinvolgimento di Renesmee per spingere me e Bella a restare
lì, a combatterlo ben sapendo di non avere molte
possibilità con uno come lui. L’intervento di Nigel,
mandato da William per fare piazza pulita di ogni ricordo. Tutti i
membri maschili dei Cullen in stato catatonico.
«È stato un diversivo» sussurro senza fiato, gli occhi dilatati per lo stupore e per la rabbia.
Perché non l’ho capito prima? Ci ha preso in giro tutti!
«Cosa?» domanda stupito il lupo alle mie spalle. Dall’altro capo del telefono non si ode più nulla.
Anche Bella ha capito.
È appena iniziata la seconda fase della guerra.
Angolo autrice:
Eccomi
tornata, diciamo abbastanza in fretta, rispetto alle volte precedenti.
Questo capitolo, all’inizio, mi è sembrato banale, freddo
e distaccato, ma andando avanti sono riuscita ad apprezzarlo nonostante
questa sensazione non sia svanita. Spero che piaccia anche a voi.
Ringrazio tutti quelli che mi leggono, per il sostegno che mi fornite e
che mi da la forza di dare sempre il meglio per questa storia a cui
tengo davvero moltissimo. Grazie davvero!
Ringrazio, in particolare, Betrayed_89, per la creazione della nuova copertina di “Scomparsa”.
Ps: sul mio blog ho aperto un piccolo sondaggio sulla storia. Se vi va, fatemi sapere la vostra opinione.