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Autore: Padfoot_07    27/11/2011    6 recensioni
La storia di un nuovo personaggio, oltre a quelli che conosciamo. Post BD. Il suo nome: EJ Cullen.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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POV. EJ

Correvo tra gli alberi. I rami e gli arbusti mi sfilavano sulla pelle. Era una sensazione piacevole.

L’aria fredda della notte sembrava un balsamo sulle nuove ferite che aveva aperto quel viaggio appena iniziato.

Imrovvisamente sentii il cellulare vibrare nella tasca dei jeans. Lo afferrai velocemente, rallentando di poco la corsa e lessi il numero sul display.

Era zia Tanya. Ancora.

Rifiutai la chiamata e spensi il cellulare.

Mi stavo comportando male anche con lei, e lo sapevo. Riuscivo sempre a fare del male alle persone che meno lo meritavano.

Pensavo che per lei fosse meglio pensare che la mia fuga improvvisata da casa fosse solo una stupida ribellione adolescenziale.

Non volevo sapesse che il motivo che mi aveva spinto ad andarmene fosse che volevo mettermi sulle traccie della mia famiglia. Non lo meritava, né lei né gli zii.

Questa mia smania di partire, che già esisteva in me da tempo, era traboccata qualche settimana addietro.

Tra la mia famiglia e quella che Elazar chiamava la famiglia di Carlisle, sapevo non correva buon sangue. Qualcosa era successo tra tutti loro diversi anni prima, e qualcosa mi dava la sgradevole sensazione che il motivo del litigio fosse legato a me.

Inizialmente non mi ero mai dato la pena di chiedere troppo. Ero un bambino, sebbene più intelligente della media.

Mi era stato detto che i Cullen non si potevano prendere cura di me, che avevo bisogno di cure che loro non avrebbero potuto darmi e dell’aria aperta che poteva offrirmi Denali, per questo, ero stato affidato a loro. Quella risposta non mi era mai bastata, ma ero sempre stato orgoglioso e il fatto che non mi volessero o che comunque in sei anni non mi avessero mai cercato, era sempre bastato come motivo per eliminarli a mia volta dalla mia vita.

Col tempo mi ero accorto che non ero capace di lasciarmi le cose alle spalle. Mi guardavo allo specchio e mi chiedevo da dove venissero i miei occhi, se qualcuno aveva i miei stessi tratti somatici, i miei capelli, i miei lineamenti.

Avevo una famiglia che mi amava e che amavo. E questo forse a chiunque altro sarebbe bastato per vivere bene. Ma a me no. Io dovevo sapere. Solo così potervo liberarmi dal tormento che mi faceva sentire isolato e solo.

Speravo che i miei zii non venissero a cercarmi. Avevo bisogno di tempo da solo, per riflettere e ritrovarmi.

Mentre ormai camminavo mi accorsi di tonfi sordi, come di zampe che battevano sul suolo.

All’inizio pensai ad un animale selvatico e provai l’impulso di scagliarmici contro, più che per sete, per sfogare un po’ di tensione. Ma poi qualcosa nell’odore di quella bestia mi fece fermare ed arricciare il naso per il disgusto.

L’animale, un lupo enorme e rossiccio, puntò le zampe al suolo fermandosi a qualche metro di distanza da me. Annusò l’aria, poi tornò tra le felci e dopo qualche secondo al suo posto ne riemerse un ragazzo, come se il lupo fosse andato a chiamarlo. Chissà se quella bestia enorme era rimasta tra i cespugli a spiarci, o pronta ad attraccarmi alle spalle. Saggiai l’aria, ma era pulita, niente mi suggeriva altre presenze oltre a me e a quello strano ragazzo che girava nei boschi di notte. Strano come me, certo, ma io normale proprio non ero. Aveva lineamenti come quelli degli indiani d’america, meno marcati di quelli tradizionali però, era alto, davvero molto alto, muscoloso ma non tarchiato, e dalla pelle ramata.

Sicuramente uno di quei tipi ribelli che piacciono alle ragazze.

Tuttavia c'era qualcosa che stonava con questa analisi a pelle del "tipo". Qualcosa nel suo viso o nel sorriso che mi rivolgeva sembrava totalmente inadatto. Era un sorriso troppo aperto, un espressione troppo da ragazzino per appartenere a quell’armadio a due ante.

Chiunque fosse, rimanevo guardingo, anche se non sembrava pericoloso, o almeno, intenzionato ad attaccarmi.

“Chi sei?” chiesi. Anche le mie orecchie si stupirono di quanto suonassero aggressive e ruvide le mie parole.

“Hey hey calma ragazzino” fece il ragazzo portando una mano davanti a sé, come si fa per calmare gli animali.

In risposta sentii un ringhio furibondo risuonare dal mio petto e tra i denti.

Colsi un baleno negli occhi scuri, certamente quel suono aveva poco d’umano. Lo vidi squadrarmi in modo nuovo, come se mi stesse valutando.

Il ragazzo mi stava di fronte e mi guardava con occhi circospetti. Il petto si alzava e abbassava ancora sollecitato dalla corsa con cui era arrivato nella radura.

"Cosa sei?" soffiò.

Notai il brusco cambiamento d'atteggiamento di fronte alla mia natura vampiresca. Fece un passo avanti per osservarmi meglio alla luce tenue della luna.

Al suo passo verso di me, fui investito da un'odore pungente che mi fece pizzicare le narici e che mi trasmetteva uno strano senso d'allerta. Il ragazzo parve avvertire anche questo mio cambiamento d'umore, ed arrestò la sua avanzata.

"Sei un amico dei Cullen?" chiese

"Non direi" sorrisi amaro. La risposta m'era scattata automatica.

"E allora chi saresti? Un nomade?"

Ma cosa gl'importava di me? Perchè un ragazzo, seppur di due metri, gironzolava nei pressi di una casa di vampiri, e colmo dei colmi: sapendo benissimo della loro natura.

Era venuto lì per suicidarsi? Bah...

Avanzai andandogli incontro, vidi i suoi muscoli irrigidirsi per la tensione, ma non si mosse.

Quando mi trovai quasi di fronte avrei giurato di vedere un accenno di movimento, quasi volesse attaccarmi, ma non lo fece, buon per lui. Ed io non ero abituato ad attaccare prede umane.

L'oltrepassai lasciandolo interdetto e per la seconda volta nel giro di dieci minuti fui afferrato e trattenuto per il medesimo braccio.

La presa del ragazzo era sorprendentemente forte e la cosa mi colse impreparato. Non capivo...

"Ma come...?" feci confuso

Il ragazzo mi guardò alzando un sopracciglio "Pensi di essere l'unico personaggio da fiaba nel bosco dei Cento Acri?" fece sarcastico.

Continuavo a non capire.

"Hai presente il lupo di prima?" mi domandò laciandomi il braccio "beh..." ed allargò le braccia con gesto eloquente.

"Quindi vuoi dirmi che sei..."

"Un mutaforma" mi anticipò "si"

Era la prima volta che incontravo qualcuno di un'altra specie che non fosse ne umana ne vampiresca.

"Beh, vedo che ti ho bloccato almeno, ma non mi hai ancora risposto"

Lo soppesai con lo sguardo. In fin dei conti qualcosa in me, non credeva che quel tizio costituisse un serio pericolo per me, e poi ero stato io a partire in maniera sgarbata nei suoi confronti.

Quindi senza pensarci "Edward" risposi "ma se non ti dispiace, preferisco Eddie"

Il ragazzo storse il naso.

"Cosa c'è?" chiesi.

"Oh, niente figurati. E' che non ho mai avuto molta simpatia per gli Edward" fece con un mezzo ghigno.

Dato che continuavo a fissarlo aggiunse "Io sono Jacob Black, piacere di conoscerti".

Edward POV

Il suono acuto del campanello d’ingresso mi riscosse.

Probabilmente era Jacob venuto a trovare Renesmee. Se fossi stato più vigile, forse avrei fatto caso al fatto che Jake non era solito fare tante cerimonie prima di entrare in casa, ma nel mio cervello vorticavano tanti e confusi pensieri.

Non riuscivo a smettere di pensare a quel ragazzo dall’aspetto tanto familiare. Mi sentivo a un passo dall’ovvietà, ma non riuscivo a trovare il coraggio di crederci. L’unica spiegazione era che quel ragazzo fosse… ma quell’ipotesi mi dava troppo orrore. Non poteva essere così.

Il campanello incalzava, e io mi avviai alla porta stranito, ma fui preceduto da Bella. Si voltò a con un sorriso avviandosi ad aprire. Ma quella non era una serata come le altre. Ed ancora una volta accadde qualcosa di inaspettato.

Ebbi appena modo di percepire un odore conosciuto, al posto di quello di Jacob, e del fatto che chiunque fosse la persona fuori, non era umana; che vidi Bella farsi da parte con un balzo, mentre la porta veniva letteralmente scardinata da… Tanya.

  
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