Damon tornò a casa. Salendo le scale lasciò cadere uno dopo l’altro i vestiti e si infilò in fretta nella grande vasca da bagno che, riempiendosi, traboccava di schiuma. Lasciandosi circondare dalle bollicine si ricordò di quella volta in cui, proprio lì, aveva ammesso ad alta voce di amare Elena e di aver raccontato ad Andie come lei cercasse di renderlo “un uomo migliore”. Andie. Ripensò per un attimo anche a come Stefan l’aveva uccisa davanti ai suoi occhi. Chiuse gli occhi e scivolò sotto la superficie dell’acqua respirando piano. Intanto Elena cercava di riordinare le idee fissando con aria assente il suo libro di Algebra. Negare l’evidenza era inutile: Damon non sarebbe mai stato come Stefan. Ma ora che neanche Stefan era più la persona che lei aveva conosciuto, ora che era un fantoccio nelle mani di Klaus, cosa poteva fare? Fu improvvisamente risvegliata da un rumore alle sue spalle e quando si voltò vide Katherine giocherellare con una ciocca dei suoi capelli ricci. ‘Fantastico’ pensò Elena. Katherine domandò, più a se stessa che ad Elena, cosa portasse Damon a sacrificare tutto di sé, inclusa la sua natura di killer, pur di non ferirla. Elena si alzò e scosse piano la testa, non ne aveva la più pallida idea.. o forse, come aveva detto Damon, la verità era che non voleva ammettere che ci fosse effettivamente un legame forte tra di loro. Katherine alzò gli occhi al cielo davanti alla ingenuità di Elena e proseguì il suo monologo su quanto fosse inconcludente legarsi ad uno dei fratelli Salvatore, figuriamoci ad entrambi. Elena, che già faticava a seguire il filo dei propri pensieri, tagliò corto accusando Katherine di ragionare come la volpe con l’uva e raggiunse il suo scopo, dato che a spingerla a parlare erano effettivamente orgoglio e gelosia. Le emozioni della vampira erano evidentemente fin troppo sollecitate e così non esitò ad avventarsi su quell’umana che tanto le somigliava a fauci spalancate e con gli occhi iniettati di sangue. Elena chiuse gli occhi istintivamente ma Katherine non la sfiorò. Con un tonfo cadde dall’altra parte della stanza spinta con estrema forza da Stefan, che era appena piombato nella stanza. Entrambe, come una sola persona davanti ad uno specchio, si voltarono verso di lui, ancora con i muscoli in tensione, con aria attonita. Lui si avvicinò prima all’una poi all’altra e poi uscì piano dalla stanza con aria indifferente e, facendo spallucce, bofonchiò qualcosa sul fatto che doveva badare al sangue di Elena, di cui non si poteva sprecare neanche una goccia, fino al ritorno di Klaus. Katherine guardò per un ultima volta Elena e si materializzò fuori dalla stanza. Elena si guardò attorno in cerca di qualcuno ma, non trovandovi nessuno, afferrò il cellulare e compose in fretta il numero. Il cellulare di Damon vibrò a lungo sul bordo della vasca.