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Autore: isline    21/07/2006    3 recensioni
Ciao a tutti! Dopo due one-shot, mi cimento in una storia lunga venutami in mente dopo aver riletto l’Ordine della Fenice. Dopo 15 anni tormentati ricordi tornano ad affollare le notti di Harry e persone e luoghi amati ripopolano la sua vita un po’ spenta. Buona lettura a tutti! Se riceverò recensioni (buone o cattive, ma soprattutto costruttive) continuerò a pubblicare e scrivere (per ora sono ferma al capitolo 13). Grazie in anticipo a tutti! N.B. La ff in questione non tiene conto degli avvenimenti del VI libro.
Genere: Malinconico, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4

Capitolo 3

Il litigio

Era ormai l’imbrunire quando Hermione si ripresentò. Harry parve non accorgersi di lei. Neville invece la accolse con gioia, visto che ormai Harry, che continuava a sanguinare, aveva un colore simile al bianchiccio della carta da parati.

- Hai un letto in più? Rimarrei qui stanotte.- chiese a Neville che assentì rincuorandosi: era contento ci fosse qualcun altro quella notte con Harry. – Ho avvertito la McGranitt che mi ha dato chiaramente subito il permesso. Ho invece faticato molto con Madama Chips per farmi avere la pozione senza svelare nulla! Per quanto riguarda la ferita, visto che la magia non sembra funzionare, proverei caro e vecchio metodo gabbano: punti di sutura.-

Harry debolmente sollevò la testa e la guardò con un sorriso (come a Neville parse) ammirato o forse un po’ scanzonato. Comunque lasciò che armeggiasse sulla sua fronte senza troppe resistenze. Hermione comandava ago e filo come se stesse cucendo una camicia. Neville preferì distogliere lo sguardo da quel metodo poco ortodosso, e occuparsi di qualcos’altro. Quando Harry si sembrò addormentarsi era ormai tardi. Neville ed Hermione lo lasciarono e andarono a preparare la stanza degli ospiti per la notte. Prima di tornare nella sua stanza Neville si fermò e si voltò, anche Hermione, intenta vacuamente a guardare fuori, si voltò. Era fermo sulla soglia con una mano sulla maniglia e l’altra sullo stipite , incerto

- Lo hanno torturato, secondo me- disse con lentezza, come se avesse dovuto calibrare ogni parola.

- Lo suppongo anch’io- disse Hermione, tornando a girarsi verso la finestra. Neville avrebbe giurato di averle visto gli occhi gonfi di lacrime, ma non disse niente e uscì.

La notte passò lenta e irrequieta per tutti. Sembrava che qualcosa di nero e viscido li avesse infettati e si trascinasse affamato all’interno delle loro membra. Harry solo, forse per la debolezza accumulatasi pesantemente sulla sua testa, riuscì poco prima dell’alba ad addormentarsi. Furono buttati giù dal letto verso le otto da degli strepiti in mezzo alla via. Data l’apprensione che gli aveva presi, saltarono giù tutti allarmati. Harry si sentiva bene e notò con piacere che la sua ferita si era finalmente chiusa.

C’era un vecchi che gridava in mezzo alla strada con la neve, caduta nella notte, che gli arrivava alle ginocchia.

- Al ladro! Mi hanno derubato!- l’agente Paciock risalì in fretta, si vestì e andò in strada a placare la grande agitazione dell’anziano signore. Hermione e Harry si sorrisero con sollievo, poi, quasi ricordandosi la loro ostilità, si divisero e andarono a prepararsi ciascuno nella propria stanza.

Harry, mentre si dava un’ultima sistemata, si rese conto di quanto, pochi minuti prima, Hermione, scompigliata ancora dal sonno, assomigliasse ancora sorprendentemente ad una ventenne: i suoi capelli erano ancora oltremodo cespugliosi: forse lei ogni mattina li incantava uno ad uno. Rise pensando ad Hermione alle prese con la sua indomabile criniera. Quando scese per la colazione, Neville non era ancora tornato ma Hermione, dall’aspetto impeccabile, era già scesa e controllava la colazione che si preparava. Si sedette a tavola e Hermione lo raggiunse porgendoli il piatto. L’aspetto non era molto invitante, ma Harry mangiò tutto lo stesso senza fiatare. Quando ebbero finito il silenzio si fece troppo pesante ed allora Harry decise di parlare di quello che gli era capitato.

- Penso di essere stato colpito con un incantesimo crociatus la notte scorsa. Volevano sapere da me qualcosa, qualcosa che non ho ben individuato. Non sono riuscito all’inizio a difendermi, non mi aspettavo un attacco e stavo crollando, anche se ormai ho imparato l’arte dell’occlumanzia. Qualcuno frugava nella mia testa e mi sentivo bruciare. Poi sono finalmente riuscito ad astrarmi da tutto e ricusarlo via.-

- Me l’ero immaginato- disse Hermione – e so anche chi può essere stato secondo te.- ci fu un breve silenzio, di nuovo molto pesante. –Lord Voldemort è morto.- concluse brevemente.

- No che non lo è!- ribattè Harry colpendo con violenza il palmo della mano sul tavolo; si riapriva una vecchia discussione.

Intanto Neville era tornato, ma nessuno dei due gli aveva dato molta attenzione.

- L’ha ucciso Silente in punto di morte.-

- Io non credo che sia morto -

- Sei un Auror Harry, ed anche molto bravo ed…esposto: in molti vogliono carpire informazioni da te!-

Sembrava che presi dalla foga del litigio almeno avessero smesso di fingere un formalismo freddo e inutile.

-…ma la cicatrice…-

- Oh andiamo! Fa parte profondamente di te, sarebbe rispuntata comunque!-

Neville si gongolò al pensiero di aver avuto la stessa idea di Hermione.

- E’ stato Voldemort!-

- E’ morto

- No che non lo è!-

- Ma perché ti ostini ancora? Sono passati dodici anni!-

- Perché non è andata come avrebbe dovuto. Perché avrei dovuto ucciderlo io, non Silente!- sbottò Harry furioso.

A Neville sembrò che fuori, attorno a loro, fosse calata una notte buia e pesta. I due si guardavano quasi con odio.

Poi con un fiotto di parole Harry riprese a parlare:

- Hermione- disse con calore e aria conciliante – io non ti ho mai detto una cosa, una cosa che mi rivelò Silente dopo la morte di Sirius.- gli tremò impercettibilmente la voce. Neville fece per andarsene con discrezione, ma il piede, già posto sul primo gradino della scala, gli si gelò.

– Riguarda molto anche te, Neville Paciock- Perché chiamarlo così solennemente? Harry riprese a parlare con aria funesta: sembrava che tutto fosse sospeso nell’aria ancora più nera.

- Ecco giungere il solo con il potere di sconfiggere l’Oscuro Signore… nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull’estinguersi del settimo mese…l’Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto…e l’uno dovrà morire per mano dell’altro, poiché nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive…- declamò e poi fece una pausa, aspettando che ognuno di loro assorbisse ogni parola. – Questo recitava la profezia che andò infranta quella notte-

Per un po’ il silenzio fu tale che sembrava si potesse sentire cadere ogni singolo fiocco di neve fuori.

- Per questo non credi alla sua morte? Per una stupida, futile ed insulsa profezia? Io non credo a queste cose Harry e pensavo non ci dessi importanza nemmeno tu!-

- Io che centro?- chiese timidamente Neville, bloccando la sfuriata di Hermione.

- Beh, mi spiegò Silente- ad Harry tremò nuovamente la voce – che date le caratteristiche elencate nella profezia, potevamo essere sia tu che io- guardava Neville ancora vicino alla scala ed evitava invece di volgersi verso Hermione che, sapeva, lo guardava torva. Neville si sentì morire: il corpo gli si congelava e la testa era invece tutta un fuoco.

- E allora perché hai detto che non è morto perché TU non l’hai ucciso?- la voce di Hermione era pungente e sarcastica. Sapeva che da tempo per quella questione i dissapori fra loro erano cresciuti fino ad allontanarli del tutto. Hermione credeva che la troppa fame gli avesse fritto il cervello. Harry glielo aveva fatto credere…del resto la reazione della sua amica lo aveva persuaso a non parlare più con nessuno: se non le aveva creduto lei, chi lo avrebbe fatto? Per fortuna il quegli anni non era successo niente e anche lui si era convinto di essersi un po’ montato la testa. Ma ora…bisognava ritornare a parlarne

- Silente era persuaso che Voldemort mi avesse designato involontariamente con la cicatrice che ho sulla fronte-

Hermione si alzò di scatto e si smaterializzò.

- Le profezie sono stupidag…- BANG Ebbe il tempo di dire, ma forse con un tono un po’ meno convinto.

- Perché non hai mai raccontato tutto ciò?- gli chiese Neville avvicinandosi e sedendosi di fronte a lui.

- Perché anch’io speravo che non fosse vero: significherebbe che se avessi la fortuna dalla mia, diventerei comunque un assassino-

Neville si chiese perché non ne avesse fatto parola con i suoi amici Hermione e Ron, e se questo era l’unico motivo dell’ostilità che li allontanava- Non disse nulla se non – Gratta e netta!- puntando la bacchetta verso i piatti sporchi della colazione.

Harry decise di uscire per rimanere un po’ da solo e far sì che l’aria pungente gli schiarisse un po’ le idee. Ripercorse gli anni trascorsi e si accorse di come stupidamente si era allontanato dai suoi amici. Si sentiva già un povero vecchio chiuso in una stamberga umida e ammuffita a pensare al suo passato. In realtà era così (pensò con un brivido alla casa di Grimmauld Place): da quando Voldemort era scomparso aveva continuato la sua carriera con sempre meno entusiasmo.

Era il migliore nel suo mestiere perché in realtà non gli importava molto della sua vita. Il periodo più bello della sua esistenza era legato a Hogwarts, ma soprattutto a Lord Voldemort.

Raggelò e pensò con orrore a quanto aveva appena pensato e alle parole della profezia: erano legati l’uno all’altro e si rese anche conto che solo ora si sentiva di nuovo rinascere…cercò di ricacciare via quest’idea agghiacciante e si rese conto che quello che più di tutto in quegli anni lo aveva corroso era stata la perdita degli amici.

Si ricordò con dolore di chi era morto e di che stupidamente aveva lasciato allontanare. Decise di essere un po’ più sincero con se stesso, e di accattare gli errori fatti: capì che in quei giorni la rinnovata vicinanza a persone che gli erano rimaste care lo avevano rincuorato e riscaldato. Non era stata la (presunta) fine di Voldemort a spegnerlo, ma la solitudine. Tornò a passo svelto, per quanto permettesse la neve, da Neville e gli sorrise.

- Voglio fare visita ad Hogwarts, penso che la McGranitt me lo permetterà…Devo fare qualcosa per la mia vita e …per la mia sanità mentale…- ora Neville, che lo guardava dritto negli occhi, si sentì di nuovo un ragazzino di fronte ad un suo coetaneo.

- Oh Harry!- si trattenne dallo scoppiare in lacrime. Si capirono a fondo, come mai era successo e come mai avrebbero creduto potesse succedere fra loro.

- Non posso venire con te, ma passa a salutarmi, fammi sapere.-

Harry salì nella sua stanza e usò il gufo di Neville per mandare un messaggio alla preside di Hogwarts: sperava per una volta di essere privilegiato. La risposta arrivò rapidamente: era come se la McGranitt si aspettasse già un biglietto del genere da parte sua. Si riempì ancor più di gioia, corse giù, salutò Neville e fra mille preoccupazioni partì con la sua scopa.

Grazie alle 27 persone che hanno avuto la pazienza di leggere la mia storia

! Se devo essere sincera ero indecisa se continuare a scrivere o no, ma ora mi sono rincuorata.

Neko_tensai, ti ringrazio molto e ti volevo avvertire che Neville non sarà l’unico protagonista di questa storia: ciascun personaggio entrato in scena avrà voce in capitolo durante la narrazione.

Evanescense88, non ho parole!! GRAZIE!!

Alla prossima!

  
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