I
just haven’t met you yet
GaaIno
- della serie “Crack rules” e compagnia bella (L) -
Quando
l'Hokage le aveva proposto quel viaggio a Suna, Ino Yamanaka non
aveva accettato subito, perchè le erano venuti alla mente un paio di
codini che Shikamaru aveva deciso di sciogliere e quella dannata
sabbia negli occhi. Glielo aveva dovuto chiedere due volte, Naruto,
toccandola nell'orgoglio, dicendo che Nara era già coinvolto in
un'altra missione, che a questo punto si fidava solo di lei per
sbrigare con il Kazekage le pratiche del rinnovo dell'alleanza, che
ci sarebbe andato lui ma doveva rimanere a Konoha per Sakura e il
nascituro.
Allora Ino aveva accettato guardando malissimo
l'Hokage e si era girata sui tacchi bruscamente, prima di lasciare la
sala a passo di marcia, la pila di documenti talmente stretta tra il
petto e le mani da rischiare la rottura. Non era nemmeno passata ad
avvisare Choji, o quel che rimaneva di Shikamaru.
Era
letteralmente fuggita.
Sabbia.
Ino si stropicciò gli occhi leggermente arrossati e tra le
fessure delle mani guardò contro luce la vasta distesa di sabbia che
si estendeva dinnanzi a lei. Gaara, lì affianco, la osservava con un
briciolo di curiosità nascosta dal solito sguardo serio. “Non ti
piace proprio” constatò e alla ragazza quella frase asciutta
sembrò una domanda indiretta. Si girò appena ad incrociare gli
occhi chiarissimi del re del deserto. Occhi gelidi in tutto quel
sole. Eppure, si ritrovò a pensare con un leggero stupore, più
caldi di quel deserto.
“E' fastidiosa, è accecante, è
semplicemente troppa” rispose Ino con durezza, facendo una piccola
smorfia “ti entra dentro e quasi non ti permette di respirare. E'
ovunque, diamine. Ma come fate a convincerci senza avere crisi di
nervi voialtri?” chiese abbassando lo sguardo a terra, sui piedi,
sentendosi raffreddare un po'.
“Esattamente come voi di
Konoha vivete in mezzo a tutta quella vita” fu la risposta
eclettica.
Ino corrucciò la fronte e diede un calcio ad una
piccola duna. Migliaia di granelli si sparsero nell'aria per poi
sparire da dove erano venuti. Niente durava per sempre, lì. Suna le
dava quell'idea. Ne ebbe quasi paura. Tutto si volatilizzava.
Precario. Anche
lui era così?
“Non
è vero che a Konoha è sempre Primavera, se questo è ciò che
intendi” disse dopo un po' tornando a stropicciarsi gli occhi e
maledicendosi per aver sollevato tutta quella sabbia. “O tutto quel
casino come da quando Naruto è l'Hokage” aggiunse ridendo appena.
Gaara,
affianco a lei, la osservò con intensità aggravata dallo sguardo
serio. “Nemmeno a Suna è sempre estate, Ino”
constatò e non smise un secondo di fissarla. I capelli ondeggiavano
al vento, biondissimi e sottilissimi, proprio come tutta quella
sabbia che era la sua casa.
Quella ragazza che sapeva di una capricciosa Primavera gli
era familiare, dopotutto.
Ino boccheggiò appena mentre
tornava ad alzare gli occhi azzurrissimi e si specchiava in un
deserto di ghiaccio.
E giurò di aver visto del rosso anche
sulle guance del Kazekage, oltre che in quei capelli di fuoco. Pensò
che quella fuga non era poi così male, dopotutto. E con essa nemmeno
Gaara. Era amico di Naruto, non poteva proprio essere così
male.
“Torniamo dentro, che dici?” le domandò il re del
deserto e lei ne fu rincuorata. La sabbia andava presa un po' per
volta, non era ancora pronta a perdervisi.
Lenzuola.
Come
ci era arrivata a quel punto non sapeva dirlo.
Forse era stata
tutta quella sabbia e la sensazione di perdita che portava con sé,
forse semplicemente era impazzita. Forse aveva voluto sentire se
almeno Lui, in quel deserto, fosse concreto. Forse era stato proprio
lui, col suo sguardo di ghiaccio che scotta, a darle l'illusione di
poterla scaldare. Ed era successo.
Sentiva il corpo magro di
Gaara tra le braccia, era lei a cingere lui, gli stava sopra, lo
raffreddava. Gli parlava con le labbra appoggiate al suo collo lungo
e liscio, si aggrappava a quel corpo sottile con mani
impazzite.
Aveva appena fatto l'amore con la sabbia.
Il
Kazekage era entrato in lei con delicatezza, nessuna prepotenza,
eppure era entrato in lei con decisione, con una forza che poteva
essere paragonata a rabbia. Ma il re del deserto non era arrabbiato,
era sabbia che non faceva male, che passava sulla pelle provocando
piacevoli brividi. “Se sei anche tu effimero come tutta quella
fottuta sabbia io a Suna non ci metto più piede” aveva detto Ino
prima di soffocare un gemito contro al petto di Gaara, una volta che
lui era entrato in lei. Definitivamente.
E le lenzuola
rimanevano fresche sotto ai loro corpi bollenti, erano l'elemento
concreto di quella pazza situazione.
Gaara aveva sussurrato
qualcosa di indecifrabile, forse qualcosa che aveva a che fare con un
Naruto e con un ringraziamento, ed aveva cominciato a muoversi in
lei. Delicato come era entrato, piacevole sempre più.
Stava
facendo l'amore con la sabbia. Avrebbe potuto sparire con lei da un
momento all'altro.
Gaara si era aggrappato alle lenzuola con
mani tremanti, aveva morso l'orecchio di Ino e non si era sentito più
goffo come ai primi momenti, non si era sentito uno stupido, non si
era preoccupato delle guance rosse o dell'asetticità che regnava in
quella camera in cui, fino a quel momento, l'unica donna a metterci
piede era astata Temari, dopo sua madre. Gaara aveva voluto
sussurrare il nome di Ino più volte, per memorizzarlo, perchè ad
ogni volta diventava sempre più vero, più familiare della
precedente. Come se l'avesse sempre pronunciato. Non sapeva cos'altro
dire, non voleva dire altro.
Non sapeva come ci era arrivato
a quel punto.
Forse era stata tutta quella Primavera e la
sensazione di inebriamento che portava con sé, forse semplicemente
era definitivamente impazzito. Forse troppa felicità in poco tempo
lo avevano fatto davvero perdere il senno. Forse aveva rinunciato a
troppe cose in passato e troppo tempo era stato male, per non
afferrare al volo la Primavera. Forse era stata proprio lei, coi suoi
occhi come il cielo di Suna e la sua somiglianza con la sabbia, a
darle l'illusione di poterlo scaldare. Ed era successo.
Aveva
fatto l'amore con la Primavera.
“Non ti piace ancora, Ino?”
domandò lasciando che la donna si accoccolasse su di sé, lasciando
che un peso vivo gli mozzasse un po' il respiro, finalmente un peso
non demoniaco.
Aveva fatto l'amore con la Primavera.
Ino
non rispose. Era già nel mondo dei sogni, tornata bambina.
I
fantasmi erano lontani, se ad abbracciarla era la sabbia.
Contro
ogni aspettativa, si sentiva protetta.
Tatuaggio.
“Finalmente
abbiamo finito!” esclamò Ino battendo le mani tutta soddisfatta. I
documenti che per giorni e giorni erano rimasti sparsi in giro per la
scrivania del Kazekage, erano tornati ad essere una pila composta ed
ordinata. “Li hai firmati tutti, ditemi che non è un sogno”
aggiunse appoggiando con abbandono la schiena alla parete fredda,
mentre un rivolo di sudore le scendeva lungo la tempia ed un ciuffo
ribelle scappava dalla coda un po' disfatta.
Faceva un caldo
bestiale in quell'ufficio, eppure l'unica a patirlo sembrava la
ragazza.
“Mi fai un nervoso che non hai idea” aggiunse Ino
rivolta a Gaara che troneggiava tranquillo e asciutto di fronte alla
scrivania, ancora la penna tra le dita. “Uh? Mugugnò girandosi
appena ad osservare la donna che aveva parlato con tono
minaccioso.
Le prime volte che l'aveva vista appoggiata a
quella parete, un po' accaldata e stanca, con quei suoi occhi
azzurrissimi, i capelli un po' in disordine e il giubbotto da chunin
aperto, si era sentito pervadere da un calore mai provato prima, e da
uno strano senso di smarrimento.
Anche alcuni giorni dopo aver
fatto l'amore per la prima volta con Ino, a vedersela piombare in
quel suo ufficio spoglio, aveva creduto di esplodere dalla vertigine
e dal calore. Nemmeno il Sole di Suna era riuscito mai a scaldarlo
tanto. Eppure, era come se Ino ci fosse sempre stata. Era stato poi
il passare dei giorni a farlo abituare all'idea di ritrovarsi di
fronte una bionda non cenere, con una coda anziché due codini e
soprattutto con una
shinobi
della Foglia e non un
ninja.
Ino Yamanaka portò le braccia al petto, imbronciata. “Ma
la smetti di palesare tutta questa calma e freschezza?” lo
apostrofò corrucciando le labbra. “Sei perfido, te l'hanno mai
detto?” domandò con un guizzo nelle iridi.
Gaara socchiuse
gli occhi di ghiaccio, divenne lui stesso di ghiaccio e allora Ino,
nonostante sapesse perfettamente che non doveva temere alcunchè,
finalmente sentì freddo. “...e il senso dell'umorismo dove ce
l'hai?” domandò perfettamente conscia di star peggiorando la
situazione, ma non riuscendo proprio a trattenersi. Dopotutto quella
era la vera Ino di Konoha, una rosa che aveva tanti bei petali, ma
altrettante taglienti spine. Oltre che una certa dose di faccia
tosta, o incuranza del pericolo come si voglia chiamare.
Il
Kazekage indietreggiò, si portò di fronte alla donna e le portò
la penna alla fronte.
“Cosa hai intenzione di fare?” gli
domandò con veemenza Ino, la quale aveva portato le braccia in
avanti e aveva preso il ragazzo per le spalle magre. “Una lotta
corpo a corpo? Lo sai che vinco io” ridacchiò, ma Gaara continuò
a restare serio, la punta della penna sulla fronte di lei.
“Non
sei divertente” insistette Ino che però rimase immobile e
piuttosto docile, non decidendosi ad allontanare il re del deserto,
dopotutto in realtà voleva che stesse lì a pochissima distanza dal
suo corpo, voleva sentire il suo respiro, percepire il suo calore.
Sabaku No Gaara accarezzò leggermente il volto della donna,
poi le prese il mento con una mano e con l'altra impugnò ben bene la
penna. “Lo vedi questo mio tatuaggio?” parlò infine, saettando
con gli occhi in direzione di quelli di Ino che annuì ora
sinceramente curiosa. “E sai anche cosa significa, vero?” domandò
ancora Gaara cominciando a tracciare qualche segno sulla fronte di
lei.
Ino si ritrovò a trattenere il respiro. Naruto le aveva
detto cosa significava, o forse era stato Shikamaru tanto tempo
addietro a dirglielo, perciò seppe esattamente cosa lui stava per
farle, cosa stava per succedere. E per la prima volta in vita sua
Yamanaka Ino rimase senza parole.
Avrebbe anche pianto di
gioia, ma le sue lacrime sarebbero state assorbite troppo in fretta
dalla sabbia e si sarebbero perse per sempre. Rimase quindi muta e
felice dopo troppo tempo in cui aveva creduto di non poter esserlo
più,mentre Gaara tracciava la parola “Amore” su di lei.
Alla fine del viaggio, Yamanaka Ino non voleva più tornare a casa.
Note
autore. (L)
Questa
piccola raccolta è all'insegna del “Because
Crack
rules!” O anche del “GaaIno è bene. Perchè Mimi ed Io siamo
sceme” (Cit. Mimi). Perchè, e lo avete constatato tutti, Ino è
fantastica con chiunque.
E' una bomba con Kiba, Kisame, Naruto, Itachi e chi più ne ha più
ne metta. Ed è una bomba dunque anche con Gaara.
Uhm, mi rendo
conto che poteva essere molto più bomba con una fanfic più decente
di questa, ma date tutta la colpa di questa
cosa qua a
Dio (alias Mimi) che mi ha intrigato con l'idea di scrivere una
GaaIno su tre prompt da lei offerti. Non è quello che sua santità
si aspettava, mi sa, e mi starà odiando per questa frase XD, ma...ci
ho messo tutto il mio cuoricino, qui dentro. (L)
Vi mando a
leggere la raccolta NaruIno che Mimi ha appena postato, ora, chè
merita molto più della mia, e che è qualcosa di così coccoloso
che, dopo averne letto un pezzo, io sono ancora che gongolo come una
scema. Ah e vi mando a leggere pure la long di Chis “How I meet
your family”. Con tanto tanto amore.
Erano mesi che non scrivevo
niente, e questa
cosa
qua per
me è già un miracolo.
Vi amo tutti. (L)