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Autore: terrastoria    28/11/2011    7 recensioni
Sentiva il corpo magro di Gaara tra le braccia, era lei a cingere lui, gli stava sopra, lo raffreddava. Gli parlava con le labbra appoggiate al suo collo lungo e liscio, si aggrappava a quel corpo sottile con mani impazzite.
Aveva appena fatto l'amore con la sabbia.
“Se sei anche tu effimero come tutta quella fottuta sabbia io a Suna non ci metto più piede”
[GaaIno, per Cà]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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I just haven’t met you yet
GaaIno - della serie “Crack rules” e compagnia bella (L) -

Quando l'Hokage le aveva proposto quel viaggio a Suna, Ino Yamanaka non aveva accettato subito, perchè le erano venuti alla mente un paio di codini che Shikamaru aveva deciso di sciogliere e quella dannata sabbia negli occhi. Glielo aveva dovuto chiedere due volte, Naruto, toccandola nell'orgoglio, dicendo che Nara era già coinvolto in un'altra missione, che a questo punto si fidava solo di lei per sbrigare con il Kazekage le pratiche del rinnovo dell'alleanza, che ci sarebbe andato lui ma doveva rimanere a Konoha per Sakura e il nascituro.
Allora Ino aveva accettato guardando malissimo l'Hokage e si era girata sui tacchi bruscamente, prima di lasciare la sala a passo di marcia, la pila di documenti talmente stretta tra il petto e le mani da rischiare la rottura. Non era nemmeno passata ad avvisare Choji, o quel che rimaneva di Shikamaru.
Era letteralmente fuggita.


Sabbia.
Ino si stropicciò gli occhi leggermente arrossati e tra le fessure delle mani guardò contro luce la vasta distesa di sabbia che si estendeva dinnanzi a lei. Gaara, lì affianco, la osservava con un briciolo di curiosità nascosta dal solito sguardo serio. “Non ti piace proprio” constatò e alla ragazza quella frase asciutta sembrò una domanda indiretta. Si girò appena ad incrociare gli occhi chiarissimi del re del deserto. Occhi gelidi in tutto quel sole. Eppure, si ritrovò a pensare con un leggero stupore, più caldi di quel deserto.

“E' fastidiosa, è accecante, è semplicemente troppa” rispose Ino con durezza, facendo una piccola smorfia “ti entra dentro e quasi non ti permette di respirare. E' ovunque, diamine. Ma come fate a convincerci senza avere crisi di nervi voialtri?” chiese abbassando lo sguardo a terra, sui piedi, sentendosi raffreddare un po'.

“Esattamente come voi di Konoha vivete in mezzo a tutta quella vita” fu la risposta eclettica.
Ino corrucciò la fronte e diede un calcio ad una piccola duna. Migliaia di granelli si sparsero nell'aria per poi sparire da dove erano venuti. Niente durava per sempre, lì. Suna le dava quell'idea. Ne ebbe quasi paura. Tutto si volatilizzava. Precario.
Anche lui era così?

“Non è vero che a Konoha è sempre Primavera, se questo è ciò che intendi” disse dopo un po' tornando a stropicciarsi gli occhi e maledicendosi per aver sollevato tutta quella sabbia. “O tutto quel casino come da quando Naruto è l'Hokage” aggiunse ridendo appena.


Gaara, affianco a lei, la osservò con intensità aggravata dallo sguardo serio. “Nemmeno a Suna è sempre estate,
Ino” constatò e non smise un secondo di fissarla. I capelli ondeggiavano al vento, biondissimi e sottilissimi, proprio come tutta quella sabbia che era la sua casa.

Quella ragazza che sapeva di una capricciosa Primavera gli era familiare, dopotutto.

Ino boccheggiò appena mentre tornava ad alzare gli occhi azzurrissimi e si specchiava in un deserto di ghiaccio.

E giurò di aver visto del rosso anche sulle guance del Kazekage, oltre che in quei capelli di fuoco. Pensò che quella fuga non era poi così male, dopotutto. E con essa nemmeno Gaara. Era amico di Naruto, non poteva proprio essere così male.

“Torniamo dentro, che dici?” le domandò il re del deserto e lei ne fu rincuorata. La sabbia andava presa un po' per volta, non era ancora pronta a perdervisi.

Lenzuola.
Come ci era arrivata a quel punto non sapeva dirlo.

Forse era stata tutta quella sabbia e la sensazione di perdita che portava con sé, forse semplicemente era impazzita. Forse aveva voluto sentire se almeno Lui, in quel deserto, fosse concreto. Forse era stato proprio lui, col suo sguardo di ghiaccio che scotta, a darle l'illusione di poterla scaldare. Ed era successo.

Sentiva il corpo magro di Gaara tra le braccia, era lei a cingere lui, gli stava sopra, lo raffreddava. Gli parlava con le labbra appoggiate al suo collo lungo e liscio, si aggrappava a quel corpo sottile con mani impazzite.

Aveva appena fatto l'amore con la sabbia.

Il Kazekage era entrato in lei con delicatezza, nessuna prepotenza, eppure era entrato in lei con decisione, con una forza che poteva essere paragonata a rabbia. Ma il re del deserto non era arrabbiato, era sabbia che non faceva male, che passava sulla pelle provocando piacevoli brividi. “Se sei anche tu effimero come tutta quella fottuta sabbia io a Suna non ci metto più piede” aveva detto Ino prima di soffocare un gemito contro al petto di Gaara, una volta che lui era entrato in lei. Definitivamente.

E le lenzuola rimanevano fresche sotto ai loro corpi bollenti, erano l'elemento concreto di quella pazza situazione.

Gaara aveva sussurrato qualcosa di indecifrabile, forse qualcosa che aveva a che fare con un Naruto e con un ringraziamento, ed aveva cominciato a muoversi in lei. Delicato come era entrato, piacevole sempre più.

Stava facendo l'amore con la sabbia. Avrebbe potuto sparire con lei da un momento all'altro.

Gaara si era aggrappato alle lenzuola con mani tremanti, aveva morso l'orecchio di Ino e non si era sentito più goffo come ai primi momenti, non si era sentito uno stupido, non si era preoccupato delle guance rosse o dell'asetticità che regnava in quella camera in cui, fino a quel momento, l'unica donna a metterci piede era astata Temari, dopo sua madre. Gaara aveva voluto sussurrare il nome di Ino più volte, per memorizzarlo, perchè ad ogni volta diventava sempre più vero, più familiare della precedente. Come se l'avesse sempre pronunciato. Non sapeva cos'altro dire, non voleva dire altro.

Non sapeva come ci era arrivato a quel punto.

Forse era stata tutta quella Primavera e la sensazione di inebriamento che portava con sé, forse semplicemente era definitivamente impazzito. Forse troppa felicità in poco tempo lo avevano fatto davvero perdere il senno. Forse aveva rinunciato a troppe cose in passato e troppo tempo era stato male, per non afferrare al volo la Primavera. Forse era stata proprio lei, coi suoi occhi come il cielo di Suna e la sua somiglianza con la sabbia, a darle l'illusione di poterlo scaldare. Ed era successo.

Aveva fatto l'amore con la Primavera.

“Non ti piace ancora, Ino?” domandò lasciando che la donna si accoccolasse su di sé, lasciando che un peso vivo gli mozzasse un po' il respiro, finalmente un peso non demoniaco.

Aveva fatto l'amore con la Primavera.

Ino non rispose. Era già nel mondo dei sogni, tornata bambina.

I fantasmi erano lontani, se ad abbracciarla era la sabbia.

Contro ogni aspettativa, si sentiva protetta.

Tatuaggio.
“Finalmente abbiamo finito!” esclamò Ino battendo le mani tutta soddisfatta. I documenti che per giorni e giorni erano rimasti sparsi in giro per la scrivania del Kazekage, erano tornati ad essere una pila composta ed ordinata. “Li hai firmati tutti, ditemi che non è un sogno” aggiunse appoggiando con abbandono la schiena alla parete fredda, mentre un rivolo di sudore le scendeva lungo la tempia ed un ciuffo ribelle scappava dalla coda un po' disfatta.

Faceva un caldo bestiale in quell'ufficio, eppure l'unica a patirlo sembrava la ragazza.

“Mi fai un nervoso che non hai idea” aggiunse Ino rivolta a Gaara che troneggiava tranquillo e asciutto di fronte alla scrivania, ancora la penna tra le dita. “Uh? Mugugnò girandosi appena ad osservare la donna che aveva parlato con tono minaccioso.

Le prime volte che l'aveva vista appoggiata a quella parete, un po' accaldata e stanca, con quei suoi occhi azzurrissimi, i capelli un po' in disordine e il giubbotto da chunin aperto, si era sentito pervadere da un calore mai provato prima, e da uno strano senso di smarrimento.

Anche alcuni giorni dopo aver fatto l'amore per la prima volta con Ino, a vedersela piombare in quel suo ufficio spoglio, aveva creduto di esplodere dalla vertigine e dal calore. Nemmeno il Sole di Suna era riuscito mai a scaldarlo tanto. Eppure, era come se Ino ci fosse sempre stata. Era stato poi il passare dei giorni a farlo abituare all'idea di ritrovarsi di fronte una bionda non cenere, con una coda anziché due codini e soprattutto con
una shinobi della Foglia e non un ninja.

Ino Yamanaka portò le braccia al petto, imbronciata. “Ma la smetti di palesare tutta questa calma e freschezza?” lo apostrofò corrucciando le labbra. “Sei perfido, te l'hanno mai detto?” domandò con un guizzo nelle iridi.

Gaara socchiuse gli occhi di ghiaccio, divenne lui stesso di ghiaccio e allora Ino, nonostante sapesse perfettamente che non doveva temere alcunchè, finalmente sentì freddo. “...e il senso dell'umorismo dove ce l'hai?” domandò perfettamente conscia di star peggiorando la situazione, ma non riuscendo proprio a trattenersi. Dopotutto quella era la vera Ino di Konoha, una rosa che aveva tanti bei petali, ma altrettante taglienti spine. Oltre che una certa dose di faccia tosta, o incuranza del pericolo come si voglia chiamare.

Il Kazekage indietreggiò, si portò di fronte alla donna e le portò la penna alla fronte.

“Cosa hai intenzione di fare?” gli domandò con veemenza Ino, la quale aveva portato le braccia in avanti e aveva preso il ragazzo per le spalle magre. “Una lotta corpo a corpo? Lo sai che vinco io” ridacchiò, ma Gaara continuò a restare serio, la punta della penna sulla fronte di lei.

“Non sei divertente” insistette Ino che però rimase immobile e piuttosto docile, non decidendosi ad allontanare il re del deserto, dopotutto in realtà voleva che stesse lì a pochissima distanza dal suo corpo, voleva sentire il suo respiro, percepire il suo calore.

Sabaku No Gaara accarezzò leggermente il volto della donna, poi le prese il mento con una mano e con l'altra impugnò ben bene la penna. “Lo vedi questo mio tatuaggio?” parlò infine, saettando con gli occhi in direzione di quelli di Ino che annuì ora sinceramente curiosa. “E sai anche cosa significa, vero?” domandò ancora Gaara cominciando a tracciare qualche segno sulla fronte di lei.

Ino si ritrovò a trattenere il respiro. Naruto le aveva detto cosa significava, o forse era stato Shikamaru tanto tempo addietro a dirglielo, perciò seppe esattamente cosa lui stava per farle, cosa stava per succedere. E per la prima volta in vita sua Yamanaka Ino rimase senza parole.

Avrebbe anche pianto di gioia, ma le sue lacrime sarebbero state assorbite troppo in fretta dalla sabbia e si sarebbero perse per sempre. Rimase quindi muta e felice dopo troppo tempo in cui aveva creduto di non poter esserlo più,mentre Gaara tracciava la parola “Amore” su di lei.





Alla fine del viaggio, Yamanaka Ino non voleva più tornare a casa.









Note autore. (L)
Questa piccola raccolta è all'insegna del “Because Crack rules!” O anche del “GaaIno è bene. Perchè Mimi ed Io siamo sceme” (Cit. Mimi). Perchè, e lo avete constatato tutti, Ino è fantastica con chiunque. E' una bomba con Kiba, Kisame, Naruto, Itachi e chi più ne ha più ne metta. Ed è una bomba dunque anche con Gaara.
Uhm, mi rendo conto che poteva essere molto più bomba con una fanfic più decente di questa, ma date tutta la colpa di
questa cosa qua a Dio (alias Mimi) che mi ha intrigato con l'idea di scrivere una GaaIno su tre prompt da lei offerti. Non è quello che sua santità si aspettava, mi sa, e mi starà odiando per questa frase XD, ma...ci ho messo tutto il mio cuoricino, qui dentro. (L)
Vi mando a leggere la raccolta NaruIno che Mimi ha appena postato, ora, chè merita molto più della mia, e che è qualcosa di così coccoloso che, dopo averne letto un pezzo, io sono ancora che gongolo come una scema. Ah e vi mando a leggere pure la long di Chis “How I meet your family”. Con tanto tanto amore.
Erano mesi che non scrivevo niente, e
questa cosa qua per me è già un miracolo.
Vi amo tutti. (L)

   
 
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