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Autore: ryuzaki eru    28/11/2011    4 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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Stavolta niente chiacchiere iniziali… Buona lettura e grazie di esserci!
 


Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

13. Chiacchiere

 
(Dal cap. precedente)
«Sì forse sì, voglio combattere le ingiustizie» rispose Emma sorridendo candidamente «Ma magari eviterei di far venire un attacco cardiaco a quei poveri ragazzetti di prima…»
Emma aveva parlato così, naturalmente, ed aveva indirettamente tirato in ballo Kira, quasi per scherzo… Perché ormai nella sua mente, e probabilmente anche nelle menti del resto di tutto quel mondo, il concetto di “combattere le ingiustizie”  era inevitabilmente legato all’operato di Kira. E questo accadeva sia che si fosse d’accordo con lui sia che non lo si fosse.
E poi Emma l’aveva tirato fuori perché voleva cercare di capire cosa Elle pensasse a suo riguardo.
Il suo problema in quel momento era cercare di comprendere se lui stesse sospettando di lei in qualche modo o se la stesse addirittura collegando a quel caso di omicidi inspiegabili e senza precedenti.
Ma la risposta fredda e distaccata di Elle non l’aiutò affatto in questo senso. Ovviamente.
«E’ naturale che tu lo voglia evitare. Temo non sia esattamente da tutti provocare  infarti, intenzionalmente o meno.»
Una risposta quasi ovvia, normale ed in fondo non perfettamente pertinente a ciò che Emma aveva voluto dire… Lei aveva parlato, quasi ironizzando, di ipotetiche ed impossibili intenzioni ed Elle aveva ribattuto con una considerazione concreta sulla realtà dei fatti che troncava ogni discorso su quell’argomento.
Era impossibile che lui non avesse recepito cosa Emma volesse intendere. Era un’opzione assolutamente inammissibile. Quindi, cosa passava per la testa di Elle?
 
Sta sospettando di Emma? La collega al caso Kira? E se non è così perché è lì con lei in quel bar?
Lo volete sapere?
Certo che lo volete sapere…
Io lo so. Ma non ve lo dirò.
E non lo farò non solo perché, come sempre, mi piace tenervi sulle spine. Non lo farò anche perché ciò che amate di più in Elle sono proprio la sua imprevedibilità e l’alone di mistero che lo circonda…
Per il momento, riguardo a lui, mi sto limitando a porvi qualche interrogativo sottoforma di diverse opzioni e magari, ogni tanto e più avanti, potrei farvi cogliere qualcosa dei suoi pensieri… Deciderò… Ma non ora…
Eh eh eh, quanto mi diverto…
A proposito di cose non dette.
Dovrei darvi qualche aiutino su di me, forse…
Ma si tratta solo di un aiutino per evitare di farvi incastrare ancora su una strada inutile.
Non sono uno Shinigami!
Mi sono in effetti divertito a farvelo credere. Non posso negarlo. Ma ormai mi conoscete un po’, quindi dovreste aver capito che in parte mi diverto anche a mandarvi fuori strada…
E poi, pensateci bene. Uno Shinigami legge nelle menti?
Tempo fa vi dissi che ciò che era accaduto ad Emma era in parte colpa mia.
Be’, uno Shinigami potrebbe aver effettivamente “causato” questo?
Non ho bisogno di dirvelo io. Conoscete bene i poteri degli Dei della Morte. E loro, perlomeno in questa “storia”, non sono cambiati, sono sempre gli stessi.
Quindi, lo ripeto, non sono uno Shinigami.
E vi dico anche che la risposta sulla mia identità non è così incredibile. Sarà deludente?
Chi lo sa…
Eh eh eh…
Torniamo in quel bar.

 
Emma non capiva.
Elle non voleva parlare del caso Kira con lei? La cosa non lo interessava?
Lei intuì solo che lui aveva tagliato corto, in modo lapidario e senza darle grande possibilità di replica, con quella risposta spiazzante per la sua ovvietà e per la sua indiscutibile, basica e semplice verità.
«Sì. Certamente è così. Nessuno può provocare attacchi cardiaci… È ovvio che sia così… è spudoratamente ovvio che sia così.» commentò Emma «…Sei concreto, quasi “basico”, ma in modo costruttivo…» aggiunse pensierosa ed in fondo felice di percepirlo così, sulla sua pelle… La pragmaticità e l’assenza di ridondanti ed inutili paranoie l’avevano sempre colpita ed attirata nelle persone…
«La semplicità delle deduzioni è fondamentale. Come lo è l’eliminare immediatamente le false piste che occuperebbero tempo e spazio nella mente.» Elle fece una breve pausa, pensieroso e poi aggiunse «Anche queste mie considerazioni potrebbero essere oggetto di invidia nei miei confronti?» Suggerì, strusciando accuratamente il dito indice dentro la coppa per raccogliere gli ultimi residui di gelato che non era riuscito a prendere col lungo cucchiaio.
Quindi semplicemente non gli interessa parlare con me del caso Kira… perché per lui è una falsa pista con la quale non si deve perdere tempo… quindi sospetta di me per altro?
«Qualcuno potrebbe invidiarti per questo, forse sì. Ma non io... Dovrei rinnegare tutto quello che sono per ottenere questa “semplicità ragionata”. O dovrei avere dei neuroni molto più rapidi per escludere immediatamente le false piste e giungere alla semplice e corretta deduzione senza prima averne ipotizzate altre migliaia inutili, sterili ed erronee. Ma entrambe le opzioni sono impossibili, perchè non posso trasformarmi in un’altra persona né vorrei farlo. In fondo mi vado bene così, con tutti i difetti ed i limiti che ho. Credo che sia per questo motivo che l’invidia non è il mio pane quotidiano. E quindi è sempre per questo motivo di fondo che, conoscendo i miei limiti senza rammarico, chiedo il tuo aiuto per la risoluzione dei miei “enigmi archeologici”. Non fa una piega, no? » Concluse Emma con una faccetta buffa e forse appena furbetta.
«Temo che tu non sia così carente di quella sicurezza che dici di invidiarmi.» sentenziò lui, lapidario e con noncuranza.
Era vero. In fondo, Emma non era così insicura. Perlomeno non lo era così come credeva di essere… Si accettava per quello che era. E non c’è al mondo sicurezza più grande di quella dell’accettazione di se stessi.
Poi Elle si portò alla bocca l’indice e leccò rapidamente i residui di gelato che c’erano sopra e proseguì «D’accordo. Posso fare ciò che mi hai chiesto.»
«Favoloso! Grazie infinite! Sicuro di essere libero in questo periodo? Non vorrei impegnarti e portarti via tempo prezioso da dedicare magari a qualcosa di più importante…» Insinuò Emma.
«Avrei semplicemente detto di no, in quel caso. Questa era, ad esempio, una tua deduzione inutile.»
«Ah. Giusto… Diciamo che non era una deduzione, era solo un modo per sincerarmi che non avessi acconsentito solo per semplice cortesia… Ehm… Magari no… » “Per cortesia”? Ma come mi è venuto in mente che Elle potesse dire di “sì” per semplice cortesia?! «Decisamente no. Hai ragione tu.» concluse Emma.
«Già.» assentì lui serio.
Già… Devo sempre ricordarmi di avere di fronte un “alieno”, che non si comporta seguendo i consueti dettami di vita sociale o di semplice “galateo”, pur mantenendo una basilare educazione.
«Ok. Stabilito questo. Quando sarai disponibile?» gli chiese Emma.
«Domani andrà bene.» rispose lui.
Wow! «Perfetto! Domani qui all’ora di pranzo… non so… verso l’una e mezza? Ti offrirò quello che vuoi, come oggi.» propose Emma.
«Sì» Acconsentì lui in modo impersonale.
Emma non disse nulla, gli fece un sorriso sincero, riprese la tazza tra le mani e finì il suo caffé, soddisfatta.
«Ora devo and…» Non fece in tempo a finire che notò che Elle aveva fatto scivolare le gambe sotto il tavolo e stava infilando le sue scarpe da ginnastica… «… ehm, devo andare… ma per te era già chiaro evidentemente…» Posò la tazza sul tavolo e, mentre lui lentamente e placidamente si alzava,  prese il cappotto e si diresse alla cassa per chiedere il conto.
«Il conto del tavolo vicino alla vetrata. Due caffé, un gelato ed altri due caffé da portar v…»
Venne immediatamente interrotta dal cameriere «E’ tutto già pagato. Le faccio preparare subito i caffè take-away. Grazie.» Rispose quello rapidamente, ma gentilmente, poi fece due gesti al collega dietro al banco per comunicargli di preparare i due bibitoni espressi e spostò subito lo sguardo alle spalle di Emma, pronto ad ottemperare alle richieste degli altri clienti in fila.
Emma rimase un istante ferma e poi si sbrigò a levarsi di mezzo.
Cercò Elle con lo sguardo…
Era già fuori, con le mani in tasca, accanto all’ingresso…
Emma attese i caffé per Misao e Kei al banco.
Poi si affrettò a superare la folla di ragazzi e raggiunse Elle all’esterno…
«Ehi…ma… grazie… Avevo detto che avrei offerto io… E poi ci sono anche i caffè per i miei colleghi… Ma, quando avresti…sono sempre stata con te…» Farfugliò Emma, quasi emozionata.
«Io ti ho chiesto di sederci e prendere qualcosa, non tu.» Sentenziò lui in modo incolore. «A domani.»
Emma rimase un po’ sconcertata. «Sì…certo, però… Comunque sì, a domani…» disse tentennante. Eccole qui le insicurezze di Emma…
Elle annuì serio, si voltò e si incamminò verso l’ingresso della Todai che era dall’altra parte della strada.
«Ryuga!» lo chiamò Emma.
«Sì.» Elle si voltò appena col capo chino.
«Ciao!» gli disse lei in modo squillante.
Lui attese qualche impercettibile istante.
«Ciao, Emma.» e sollevò appena la mano, accennando un saluto spento. Si voltò di nuovo e proseguì a camminare.
Arrivò subito l’auto nera davanti all’ingresso.
Emma attraversò la strada.
Elle raggiunse l’auto, aprì la portiera e sparì dietro i finestrini oscurati…
Emma passò affianco alla macchina, la guardò con uno strano sorrisetto mentre ne percorreva la lunga fiancata…
 
«Allora?» Chiese Watari osservando Elle nello specchietto retrovisore.
Lui non ricambiò lo sguardo, ma, già appollaiato sul sedile, osservò fuori dal finestrino. «Non è una bugiarda.» rispose impassibile, mostrando all’anziano signore il suo profilo e continuando a seguire Emma che di spalle si allontanava, camminando per il lungo viale alberato di accesso all’università.
Watari guardò ancora un po’ il profilo del suo pupillo e poi mise in moto, in silenzio.
 
Emma sentì il rumore della macchina che si allontanava.
Si voltò.
Non c’era più.
Allora fece un sospirone.
E cominciò a correre, con i bicchieroni di carta in mano.
Correva, mentre tutti la guardavano perplessi o si spostavano appena per lasciarla passare.
Correva perché era contenta.
E non le importava assolutamente niente di cosa potessero pensare di lei tutti ragazzi che superava…
Correva, ed era “strana” per questo… ma era inspiegabilmente bella…
Arrivò davanti all’ingresso della facoltà appena rosea in viso e rallentò, prima di entrare.
Il vapore caldo del respiro le usciva fumoso dalla bocca…
Fece i gradini delle scale due a due ed arrivò davanti alla porta del laboratorio.
La spalancò e col sorriso sulle labbra disse «Ecco i vostri caffé! Ho fatto una corsa perché non vi si freddassero!»
«Che servizio!» commentò Misao, alzando lo sguardo. Poi la guardò meglio… «Cos’è quel luccichio che hai negli occhi…?» le disse con una voce appena maliziosa.
«Nulla. Prendere questo caffé è stato illuminante.» Lo era stato, in effetti. «Sono rigenerata. Sarà un’ottima giornata ora!»
Lasciò i due bicchieri sui tavoli dei ragazzi e si rimise al lavoro, contenendo la voglia di ridere, di cantare e di ballare che si sentiva in corpo…
 
Quando rientrò in casa era sola, perché Misao doveva passare dai genitori. Era libera, almeno per un po’…
Corse in camera sua, accese il computer, fece partire la musica ad un volume altissimo e scrisse un sms a Viola…
Ovunque tu sia in questo momento… Ho bisogno di teeeeeeeeeeeeeee!!!! Sono su msn!! E metti le cuffiette perché non ce la faccio a scriverti tutto, stavolta devo parlarti! :D
Quest’ultimo dettaglio non lo scrisse solo perché voleva comunicare a voce con l’amica. Lo specificò anche per un altro motivo. Un motivo che aveva in qualche modo a che fare col suo piano, qualora fosse andato avanti come lei sperava. O meglio aveva a che fare con gli effetti che il suo piano avrebbe dovuto scatenare ed era connesso alla riservatezza di Emma riguardo certi aspetti e specialmente riguardo l’argomento che la conversazione con Viola avrebbe toccato: il suo innegabile interesse verso Elle, quell’interesse umano, sano e naturale che sembrava passare in secondo piano o addirittura non esserci di fronte a tutta la faccenda del caso Kira ed al suo tentativo di salvare il grande detective…
Un lato di Emma che “sembrava” non esserci, per l’appunto. E così doveva continuare a sembrare.
Poi si tuffò sotto la doccia, cantando a squarcia gola le poche note che le giungevano ovattate dal rumore dell’acqua che le scivolava sui capelli. E vi rimase a lungo godendosi il relax e la spensieratezza… Erano secoli che non le capitava…
Era felice. Nonostante la sua situazione "complessa", era felice... Ignorava cosa le fosse accaduto, stava vivendo in un’altra dimensione, era “sola” in quest’avventura, non sapeva se sarebbe riuscita a salvare Elle, né se il suo piano stava funzionando così come aveva programmato… Ma era felice. E lo era proprio come lo sarebbe stata una ragazza qualunque dopo aver avuto la possibilità di condividere dei momenti con il ragazzo che l’attirava da secoli e col quale aveva sempre creduto di non poter condividere proprio nulla... Era felice come qualunque ragazza sarebbe stata se consapevole del fatto che il giorno successivo avrebbe potuto trascorrere di nuovo del tempo con quel ragazzo…
E tutto il resto, in quel momento, sotto la doccia, passò in secondo piano, lasciando spazio all’umano, giovane e meraviglioso sentimento dell’ “aspettativa” e della “speranza”, e al ricordo dei momenti che aveva vissuto con Elle.
Quando uscì, fasciò i lunghi capelli con l’asciugamano e si infilò i pantaloni di una tuta ed una morbida felpa.
«Emmaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!» la voce entusiasta di Viola si sovrappose alla musica.
Emma si tuffò sul letto con un balzo ed abbassò il volume.
«Ehiiiiii!! Sei già qui, ma non stai lavorando?!» le chiese Emma con voce squillante.
«Sì che sto lavorando, ma posso stare, tranquilla. Allora?? Mi hai spaccato i timpani con quella musica! Cosa è successo?!!»
Viola faceva la traduttrice di documentari prodotti negli USA per un canale televisivo privato e spesso lavorava da casa…
«L’ho visto! Abbiamo preso un caffé al bar insieme e domani lo rivedrò!!!» esordì Emma entusiasta.
«Dimmi tutto!!!» la minacciò Viola.
Ed Emma raccontò.
Poco dopo rientrò anche Misao.
«E’ arrivata Misao…» disse Emma.
«E allora?» chiese Viola. Poi rimase un attimo in silenzio, mentre Emma non rispondeva e alla fine sbottò «…Vorresti farmi credere che non le hai detto nulla?! Ma sei impazzita?!»
«No, non le ho detto nulla…» Disse Emma colpevole…
Misao si affacciò alla porta della piccola stanza di Emma… «Ohi… Tutto bene…?»
Viola si intromise e rispose per Emma. La sua voce echeggiò nella camera attraverso gli altoparlanti del pc «Misao! Sono Viola! Quella demente della nostra amica deve raccontarti qualcosa, perché io, qui, all’altro capo del mondo, non potrò supportarla come si deve e quindi dovrai farlo tu!»
Emma rimase zitta e fece una faccia da bimba appena sculacciata…
Misao sgranò gli occhi «Viola! Lo sapevo, cavoli! Lo sapevo che c’era qualcosa! Avanti racconta!» disse rivolta verso Emma.
Ad Emma non restò che raccontare… le aveva entrambe “contro” le sue due amiche… entrambe “contro” ed agguerrite nell’intento di aiutarla…
Ma cosa poteva raccontare Emma?!
Che c’era un ragazzo assolutamente singolare, incredibilmente intelligente e soprendentemente seducente, perlomeno secondo lei, che bazzicava per la Todai… Questo lo poteva dire… Questo lo voleva dire… Avrebbe potuto parlare per ore di lui!
Questo era l’unico aspetto frivolo di tutta la faccenda.
Era l’unico aspetto che Elle non doveva conoscere. O perlomeno non doveva conoscere ora…
Viola ad un certo punto si intromise «Ragazze, facciamo una cosa. Mentre Emma racconta, io torno a lavorare, tanto già so tutta la storia. Quando avrete sviscerato anche i dettagli fatemi un segnale di avviso e mi rimetterò le cuffiette.»
E così fecero… per poi ritrovarsi nuovamente tutte e tre insieme dopo un bel po’… Emma e Misao sedute sul letto col pc davanti e Viola a migliaia di kilometri di distanza, anche lei davanti al pc.
Misao prese la parola per prima «Io sono dell’opinione che domani Emma debba tirare fuori le sue carte. Ma lei ha un sacco di cose da ribattere in proposito…»
Viola commentò «Emma ha sempre molto da controbattere in questo senso…»
«Non dico che sia sbagliato in generale» si difese l’ “imputata” «So per certo che in questo caso non ha senso. Ho detto ad entrambe che con lui non serve a niente fare questo genere di cose.»
Misao sbuffò «Ho capito. Hai parlato per un’ora di lui, quindi mi è chiaro. Non preoccuparti, ho compreso perfettamente che tipo è.» Emma sollevò le sopracciglia… Misao aveva capito "perfettamente" Elle?...Lasciò comunque correre e non la interruppe nel suo discorso… «E tra l’altro mi sembra che il ragazzo abbia davvero una bella testa… però, a quanto pare, non è uno interessato agli aspetti prosaici ed estetici… Però è un uomo. Non può non notare certe cose. È assolutamente impossibile. Non ti dico di metterti in ghingheri, non saresti tu… ma sciogliti quei cavolo di capelli meravigliosi che hai!» concluse infervorata.
Viola scoppiò a ridere «Misao… La tua è un'impresa tutta in salita… Emma è fatta così: finché non sarà lui a scioglierle quei capelli, lei non lo farà… non sarebbe Emma. Ed Emma pretende la luna!»
«Io non dico che lei non debba pretendere la luna… Il punto è che, un pezzettino di quella luna, dovrebbe almeno farlo vedere, tanto per dare un aiutino, per fare l'effetto "carotina"...» provò Misao.
«Sì, sono d'accordo, però...» iniziò dubbiosa Viola, che conosceva l’amica più di chiunque altro al mondo.
Emma si intromise «Scusatemi... Quello che state dicendo è verissimo e oggettivamente condivisibile, ma non mi scioglierò i capelli. A parte il fatto che non lo farei comunque perchè, magari sbagliando, non la ritengo una cosa basilare, il punto è che più parliamo, più mi rendo conto che questa conversazione comincia a sembrarmi un giornalino per adolescenti...e, considerando il soggetto con cui dovrei avere a che fare... Brrrrrrrrr!» si grattò freneticamente ed in modo buffo il capo. «...faccio bene a fare come farei, vi assicuro! Non posso ridurre tutto alla questione se debba o meno sciogliermi i capelli... Abbiate pazienza! Io vado un attimo al bagno.»
Misao e Viola risero.
Emma aveva ragione.
Probabilmente però anche Viola e Misao avevano ragione, ognuna a modo suo…
Appena Emma uscì dalla stanza, Viola, a bassa voce, disse a Misao «Domani farà tutto di testa sua, no?»
«Sì, chiaro… Ed è anche giusto che sia così.» ammise Misao seria.
«Ok. Però tu lo devi vedere questo tizio. Lo devi conoscere in qualche modo. Fatti un’idea di che tipo sia. Perché Emma è partita per lui, in tutti i sensi… Ed io sono curiosa come una scimmia. Poi con questa storia dell’aiuto che lui vi dovrebbe dare sul lavoro, potresti entrare meglio in ballo. Finché nessuna di noi due non capirà chi sia questo misterioso “Ryuga” dai capelli neri come la pece e la pelle candida,  non la potremo aiutare. Deve essere una persona particolare. Emma non sarebbe così presa altrimenti… Però, mi raccomando, discrezione totale su di lui… Emma è fissata con questa storia… Mi ha minacciata più volte di essere una tomba e soprattutto non vuole svelare tanto di lui, a parte quello che ci ha già detto… Tu accetta quello che lei racconta e non fare né farti troppe domande. Io mi fido di lei e sono certa che lui non sia uno spostato…»
«Anch’io mi fido di lei da questo punto di vista. È molto rigida su certe cose… Comunque ci avevo già pensato da sola che lo dovevo vedere…» sogghignò Misao. Poi si fece seria e proseguì «Non preoccuparti assolutamente. L’avevo capito dal silenzio di Emma che c’era una grossa resistenza da parte sua a raccontare qualcosa, per questo non ho mai insistito con lei per sapere… Con Emma la discrezione è fondamentale. Lo so bene… E, a questo punto, credo che anche con lui sia fondamentale… Uhm… Abbiamo forse trovato il primo punto in comune tra Emma ed il fantomatico Ryuga?»
Viola rimase un attimo in silenzio, poi prese la parola «Hai ragione… Sono stata una sciocca a precisare queste cose, avrei dovuto sapere che non avresti potuto legare così tanto con Emma se non fossi stata così… Non saresti una sua amica altrimenti… Il primo punto in comune tra di loro, dici? Forse…»
 
E così, tra chiacchiere, qualche busta di patatine e qualche birra Emma e Misao conclusero la serata, rimanendo in contatto continuo con Viola, che nei momenti di pausa dal lavoro, si univa alle due.
E così arrivò il giorno successivo.
E così arrivò l’una.
Mai ci furono ore più lunghe…
Emma guardò l’orologio svariate volte, dall’una all’una e cinque…
La cosa che la terrorizzava di più era il fatto che lui potesse non presentarsi…
Elle non lo farebbe mai… Non sarebbe da lui… Però…Oddio! Ecco le paranoie idiote delle ragazzine!
Misao si accorse di tutto… «Ma tu non dovevi uscire oggi per pranzo…? Non sarà ora che tu vada…?» Le chiese con un tono di voce assolutamente impersonale.
Emma annuì. «Sì infatti adesso vado…»
Salvò sul suo portatile la documentazione che avevano già informatizzato e che voleva mostrare ad Elle. Salutò ed uscì.
Camminò lentamente per i corridoi, poi per le scale, lungo il viale alberato…
E giunse davanti al bar.
Aveva il cuore in gola.
Era emozionata come una ragazzina, ancora una volta…
Era terrorizzata all’idea che lui non sarebbe venuto…
 
Eh eh eh… Ormai la conoscete anche voi Emma.
Sapete che è intelligente, che ha una grande forza d’animo, che non si arrende. Ma sapete anche che è piena di insicurezze, che viaggia con i suoi pensieri un po’ troppo a volte, che incastra la sua mente. Sapete poi che si riprende, che si forza e che procede per la sua strada.
Be’, quindi non stupitevi troppo di questa sua ultima, sciocca ed infantile paura, perché tra le altre cose, sapete anche che lei non è un supereroe, ma che è una semplice ragazza, come tante.

 
Era qualche minuto in anticipo…
Ma decise di entrare ugualmente nel bar e di aspettare Elle all’interno.
Varcò l’accesso.
Il locale era pieno, come sempre accadeva all’ora di pranzo…
I tavoli sembravano tutti occupati…
Accidenti… non avevo proprio pensato al dettaglio che qui sarebbe stato pieno e non avremmo potuto sederci, se non dopo aver aspettato un bel po’…
Si fece largo e sbirciò i posti vicino alla vetrata…
Lui era lì.
Era già lì.
Seduto come sempre.
Solo.
E Leggeva.
Sul tavolo non c’era nulla, solo i menù.
Ed Elle leggeva ed aspettava… Aspettava Emma.
Lei rimase un attimo ferma. Poi avanzò, senza dire nulla.
Lui alzò lo sguardo e la vide.  
Emma raggiunse il tavolo, mentre lui continuava a fissarla.
La osservò togliersi il cappotto e sedersi.
Quando gli fu di fronte e lo guardò negli occhi, Elle finalmente parlò «Ciao, Emma.»
«Ciao, Ryuga.»
 
 
Dunque, questi sono e saranno capitoli molto soft… “soft” nel senso che si impianteranno su Elle ed Emma, come avrete certamente già capito, probabilmente senza grossi scossoni sulla vicenda. Ma del resto siamo nei famosi tre mesi di “pausa” del caso Kira, nell’intervallo di tempo cieco del manga e dell’anime.
Non so se la vicenda stia scorrendo troppo lentamente. Mi rendo conto che aspettare una settimana e poi ritrovarsi un capitolo così non sia il massimo… Ma non riesco proprio ad immaginare un Elle che conosce, si scopre e si sbottona subito, non sarebbe proprio lui… Perlomeno secondo il mio personalissimo e modestissimo giustizio… :|
E poi doveva esserci un momento in cui Emma potesse tirare fuori la se stessa normale, la Emma che sta con le amiche… va be’ mi sto praticamente giustificando… Lasciamo perdere ;D
Un saluto e un grazie enorme a tutti voi che leggete!!!

 

Eru

 

   
 
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