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Autore: Aryapikkola    28/11/2011    1 recensioni
Allora questa storia è ambientata nel mondo che ha inventanto la Meyer, ma questa storia si concentra su personaggi diversi, la nostra protagonista è sempre una ragazza umana di nome Armony, vedremo come la sua storia la farà scontrare con una realtà che non conosceva ancora e che la sconvolgerà.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Adoravo il pranzo, perchè doveva tattarssarmi così? 
Certo potevo capire l'entusiasmo per il ragazzo nuovo, ma così non mi aiutava. Io cercavo solo di dimenticare la figuraccia, e Mel di certo non mi aiutava. Continuava chiedermi particolari di lui, ma le cose che avevo notato in lui le avrei tenute per me. Riuscivo ancora a sentire quella strana sensazione ad averlo vicino, l'imbarazzo potevo capirlo, ma non era quella la sensazione. Era un misto tra elettrecità e qualcosa di misterioso; ma invece che farmi paura mi attirava a se. 
Mi sentivo una stupida piena di pregiudizi, lo giudicavo senza sapere niente di lui.
 Così scollegai il cervello, e mi concentrai sul cibo della mensa, certo chiamarlo cibo era una parola grossa.
Forse avrei trovato la pasta, non succedeva quasi mai. Ma io ci andavo matta, le mie amiche mi guardavano come se fossi pazza, mentre Mel continuava a dirmi quando ero fortunata ad essere così magra. Non capiva di esserlo anche lei, ma questo non evitava che facesse diete assurde.
Io di certo non mi trattenevo, il cibo era una delle cose che più apprezzavo della vita. Rimanevo sempre scioccata quando delle ragazze preferivano un piatto di insalata, invece che a un bel piatto di lasagne. 
 
Ma quella strana ero io, e mi andava bene cosi.
 
< Mi stai ascoltando vero?? Non ti pare che William sia un nome stupendo?? >
< Certo.. >  risposi senza pensarci, davanti a me c'era un bellissimo muffin al cioccolato. 
 Lo presi subito, visto che la pasta non c'era dovevo pur consolarmi.

Poi riflettendo sulla domanda aggiunsi  < Scusa ma chi è che si chiama William ??>
< Lo sapevo che non mi stavi ascoltando uffi! > Iniziò a tirarmi per il braccio, per raggiungere il nostro solito tavolo. Sbuffava leggermente infastidita che non  l'avessi ascoltata, era così carina che sorrisi, sembrava una bambina in cerca di attenzioni. 
 
< Allora.. > disse con un tono da maestrina dell'elementari. 
< Ti dicevo che il tuo ragazzo, sì insomma il ragazzo nuovo si chiama William. Non è un nome bellissimo? > Automaticamente feci una faccia scocciata.
< Non chiamarlo più il mio ragazzo, chissà perche cerchi di affibbiarmi sempre qualcuno, guarda che a me non interessa. Se vuoi è tutto tuo. > Dissi con aria di sfida, lei era dieci volta più timida di me.
< Certo, perchè uno così bello secondo te calcolerebbe una come me? > 
< Sei stupida lo sai vero? >  Lei mi fece la linguaccia. Poi si concentrò in un punto dietro la mia schiena, era ipnotizzata.
< Mel così avrai una paralisi alla mascella >
< Scusa ma è appena entrato lui. >

Sbuffai di nuovo, non mi interessava. Me lo continuavo a dire sperando di crederci un pò anche io. Alla fine era un ragazzo come gli altri, tutte le mie compagne lo guardavano affascinate solo perchè era nuovo, certo il fatto che fosse bello come un dio di sicuro aiutava. 
Ci raggiunse anche Angie, che mi sorrise dolcemente. Mi diede un leggero bacio sulla guancia seguito da un piccolo pizzicotto
< Auguri piccola > 
< Ahi, grazie > dissi ridendo.
< Immagino che Mel sia andata in stato di shock per via del ragazzo nuovo vero? > Io risi spontaneamente, era fantastica, capiva tutto al volo. 
< Sai Angie solo perchè tu ormai sei quasi sposata, questo non vuol dire che non hai gli occhi. Come puoi dire che non è bello? > disse Mel con lo sguardo rivolto verso il ragazzo.
< Non so, a me piace Matt e basta > Guardai Angie, non era per niente in imbarazzo quando diceva certe cose, nei suoi occhi c'era assoluta verità, si vedeva che credeva profondamente a quello che diceva.

Mel non scherzava quando diceva che Angie era quasi sposata. Lei e il suo ragazzo stavano insieme da tre anni, ma questa estate lui gli aveva proposto di sposarlo. Quando me lo raccontò io rimasi stupita, certo avevamo quasi 18 anni ma era ancora molto giovane per certe cose. Gli chiesi se lei non avesse dubbi, mi rispose " Quando sai che potrai amare solo lui e nessun'altro allora non hai dubbi, il matrimonio sarà solo per renderlo ufficiale, per me io sono già sua per il resto della vita". 
Sentirla parlare così mi faceva sentire così immatura, io non sapevo niente dell'amore, sarei stata fortunata se avessi quello che a lei. Ogni tanto pensavo ad Angie con una punta di invidia, ma alla fine non potevo che essere felice per lei.
 
Trascoremmo, gli ulltimi dieci minuti della pausa tranquille, anche Mel aveva iniziato a scollarsi gli occhi dal ragazzo nuovo, e così potei rilassarmi. 
Ogni tanto anche a me scappava uno sguardo verso di lui.
Era da solo vicino alla finestra, aveva il vassoio con il cibo ancora tutto intatto, forse non aveva fame. Quello che mi sembrava strano però era il fatto che fosse da solo, essere in una nuova scuola di sicuro non era uno spasso.

Suonò la campana, e mi ricordai che avevo ginnastica. Dio mio no.
Mel vide la mia faccia e mi diede un abbraccio, lei sapeva che odiavo ginnastica. Ci salutammo, e io inizia piano con tutta calma a dirigermi in palestra. Un' idea iniziò a vorticarmi nella mia testolina, non ne potevo più di quei stupidi esercizi di ginnastica, il prof poi sembrava sempre avercela con me. Per una volta avrei saltato, non mi interessavano le conseguenze, ogni tanto fare qualche pazzia ci stava, e poi oggi era anche il mio compleanno. Decisi che quello era il mio di regalo per me stessa.
Così appena i corridoi iniziarono svuotarsi, io andai nel posto che più adoravo. Nel tetto della scuola.
La bidella non c'era mai, o se c'era non gli importava. Ma comunque di solito era a farsi quattro passi in giro.
Arrivata finalmente alla mia meta, mi sedetti per terra, faceva freddo ma non m'importava, quella era aria di libertà.
Mi strinsi nel mio cappotto,  risi piano come una stupida, almeno recuperai un pò di buono umore.

Mi voltai quando percepii un movimento, c'era un ragazzo nell'angolo del terrazzo. Lo riconobbi immediatamente, alto capelli scuri, era William.
< Scusa, non pensavo ci fosse qualcun'altro > dissi in imbarazzo. Da quanto era li?
< Non ti preccupare > aveva un voce stupenda. Ma come faceva? Non bastava essere bellissimo? Pure la voce doveva essere attraente. Si avvicinò verso di me, e si mise seduto pure lui, sembrava volesse tenere una certa distanza notai.
< Io sono William comunque, William Tunner. >
< Armony > Era sceso un silenzio così intenso che avevo paura anche a respirare troppo forte.
Adesso che lo guardavo meglio, notavo quanto fosse rigido, sembrava teso per qualcosa. Quel suo atteggiamento di certo non mi aiutava a rilassarmi.
Senza motivo si mise a ridere, mi girai verso di lui sorpresa, cosa avevo fatto adesso?
< Mi sono persa qualcosa? > lo dissi con un tono innervosito.
< No è che hai un sguardo così concentrato e serio, ti dò fastidio? >
< Beh non proprio fastidio.. > Si mise a ridere ancora più forte, ma non mi irritò anzi, la sua risata era così bella che non potei fare a meno di unirmi a lui.
< Quindi come mai un simpaticone come te è venuto in questo posto desolato? Scommetto che i tuoi ti ci hanno trascinato > dissi curiosa, volevo sapere qualcosa in più di quello che il suo aspetto dava a vedere.
< No, vivo qui per mia scelta. I miei vivono in Alaska. >  
Oh cavolo in Alaska.. dire che era lontano era poco.
< E ti hanno fatto venire qui da solo? > 
< Beh si ho già 18 anni, si fidano > Mentre lo diceva aveva quel sorriso curioso, ma anche un pò triste, non mi guardava ma era meglio così, potevo guardarlo meglio se non mi incatenava con lo sguardo.
< E non ti mancano? > si girò verso di me, forse aveva notato il mio tono triste, non me ne preoccupai, in fondo non avevo detto niente di male.
< E tu invece che ci fai qua nel tetto? >  furbo, aveva evitato di rispondermi, infatti sorrideva più sereno.
< Potrei farti la stessa domanda, comunque non volevo fare ginnastica, mi sono fatta un regalo > dissi sorridendo più che altro a me stessa, avevo fatto bene a saltare la lezione, decisamente bene.
Lo sentii ridere ancora, dio mio, mi sembrava che ridesse come un angelo, certo non sapevo come rideva un angelo ma di sicuro doveva essere simile al suo.
< Beh almeno ti faccio ridere > dissi sarcastica, si voltò verso di me sembrava quasi si volesse avvicinare. Il mio cuore sembrava ci sperasse, inizò battere così velocemente che mi fece sentire davvero una stupida. Solo il pensiero di averlo vicino mi emozionava, non lo conoscevo neanche e già mi facevo condizionare così. 
Vidi William appoggiarsi sul suo braccio e inclinarsi verso di me
< Beh è vero, mi fai ridere > non voleva essere un offesa sembrava anzi che mi ringraziasse. Mi guardava negli occhi, e io ricambiai senza paura, volevo solo continuare a guardare quei occhi stupendi. E come in quelle scene dei film o nei cartoni, la campanella interruppe l'altmosfera.
Scostai subito gli occhi imbarazzata, guardai in alto nel cielo nuvoloso e chiusi gli occhi rilassandomi.
Mi alzai lentamente, non volevo andare ma avevo rimasto un'altra lezione purtroppo e non potevo evitare anche quella. Lui continuava a guardarmi, così mi girai di schiena per non essere troppo in imbarazzo e gli dissi .
< Beh io vado, quando hai bisogno di qualche altra risata sono qui > mi scappo una piccola risata, al quale sentii anche quella di lui unirsi alla mia.
< Ne terrò conto allora > 
< Ciao.. > gli dissi di nuovo timida.
< Ah Armony > mamma mia come suonava bene il mio nome, mi fece venire i brividi. 
< Si? > dissi voltandomi lentamente.
< Auguri > lo disse piano, aveva abbassato gli occhi, non mi guardava. Erano gli auguri più belli che avessi mai ricevuto, quello era sicuro. La sua voce era stata quasi timida, emozionata.
< Grazie > lo dissi così piano che non sapevo neanche se mi avesse sentito, corsi per le rampe di scale in preda ancora all'emozione della sua voce. 

Quando arrivai nell'aula mi sorpresi di essere in quella giusta. Dentro di me pensavo ancora al suo viso, alla sua voce. Continuavo a darmi della stupida, mi scocciava cheavesse questo effetto su di me, mi sembrava di essere una ragazza alla sua prima cotta. 
Forse era così pensai shokkata, avevo avuto solo un ragazzo, ci eravamo messi insieme il primo anno di liceo, ma non era durata, Jeremy era dolce e simpatico. Ma io non mi sentivo davvero innamorata, così dopo qualche mese lo lasciai, sapevo che lui ci teneva e questo lo rese ancora più difficile. Ma prenderlo in giro non mi sembrava davvero il caso. 
Per fortuna la mia indole mi indirizzava a essere sempre corretta.
 La mia mente iniziò di nuovo a pensare a William, paragonandolo a Jeremy, non c'era assolutamente confronto. 
Cercavo di pensare in modo razionale, ma non c'era niente di razionale in  me quando lo pensavo. Avevo sentimenti davvero contrastanti, da una parte di sicuro ero attratta da lui, questo per quanto mi costasse ormai lo ammettevo a me stessa.  Ma dall'altra parte non riuscivo a convincermi del tutto di lui, aveva qualcosa di strano. Come mai era qui da solo? Insomma i suoi erano proprio dei genitori moderni se lasciavano andare in giro il proprio figlio così come si niente fosse. Ma più di tutto era l'atmosfera che portava con sè, era carica di tensione che sembrava mi mettesse in guardia da qualcosa, ma mi sfuggiva cosa.

Ad un tratto mi ricordai dei suoi auguri, come faceva a sapere che era il mio compleanno? Quel ragazzo era un mistero dopo l'altro.

Persi gran parte della giornata così, alla fine giunsi alla conclusione che avrei fatto meglio a conoscerlo di più. Non mi sembrava male come idea, anche perchè questo avrebbe voluto che passassi più tempo con lui.
Tornai a casa, velocemente, Mel si era raccomandata di sbrigarmi a cambiare che tra un ora passava a prendermi per lo shopping.
Entrai in casa, ero da sola. Mia nonna lavorava ancora all'ospedale. Aveva l'età della pensione ma lei diceva sempre che per dare una mano non importa se si è vecchi. Il nonno doveva essere con Bill.

 In fretta iniziai a cambiarmi, jeans e maglioncino andavano più che bene per un pomeriggio con le ragazze.

Mi vibrò il cellulare nel comodino, un messaggio.
" Scendi siamo di sotto " era Mel.

Il pomeriggio passò veloce, eravamo andate in una città qui vicina a fare compere, dove c'era il centro commerciale. Presi un paio di cose carine, passare il pomeriggio con Mel ed Angie mi aveva aiutato a farmi venire la voglia di uscire la sera, quindi comprai un vestito davvero carino, sapendo che l'avrei usato solo quella sera. Non ero tipo da vestiti.

Quando ritornai a casa, mangiai con i miei nonni con calma. Pensando ancora alla giornata assurda che avevo avuto. 
I miei nonni mi fecero anche un regalo per il compleanno, anche se gli avevo chiesto di non fare niente, naturalmente non venivo mai ascoltata in queste occassioni. 
Mi dissero di non aver speso niente in effetti non era così. 
Mi aveva regalato la fede di mia madre.
Mi sentii stringere lo stomaco, non sapevo se accettare. L'idea mi piaceva, ma avevo paura che in quel modo avrei pensato sempre ai miei in quel modo, ma ritirai subito l'idea. Era qualcosa di mia madre, e gia sentii con volevo più separarmene. La guardai con attenzione, dentro c'erano incisi i nomi dei miei genitori, la fede era d'oro e sottile, semplice ma bellissima. Come lo era lei.
Me la misi alla mano destra nel dito medio, ci stava alla perfezione, certo con la mia pelle chiara risaltava ancora di più ma non mi importava. Ringraziai i miei nonni con le lacrime agli occhi.
Dopo il dolce corsi di sopra a cambiarmi, il vestito era a maniche lunghe di lana grigia. Gli abbinai degli stivali neri, e un giubbotto nero.
Uscire senza giubbotto sarebbe stato impossibile visto il freddo.

Angie arrivò in perfetto orario, e così andammo con la sua macchina a prendere Mel. L'aspettammo almeno dieci minuti prima che finisse di prepararsi.
Decidemmo di andare a un piccolo pub, qui non c'era molta scelta, e io non volevo fare niente di così straordinario. 
Quando arrivammo, rimasi sorpresa nel vedere che c'era musica da discoteca. Cavolo era lunedì, ed era pieno di gente. 
< Ah, credo che oggi ci fosse una festa per alcuni universitari! > disse Mel in tono innocente.
< Chissà perchè penso che tu lo sapessi... vero? > dissi in tono accusatorio. Sia me che Angie avevamo gli occhi sorpresi, mentre lei era tutta elettrizzata.
< Dai andiamo, sono sicura che ci divertiamo, al massimo andiamo dopo da un'altra parte >  Certo per lei che domani ci fosse scuola non era assolutamente un problema.
Ci prese per mano in modo da trascinarci dentro, ci infilammo subito dentro alla folla che ballava. Angie e Mel iniziarano subito a ballare io era poco convinta, gli dissi che avrei preso prima un pò d'aria e poi sarei tornata. Senza dargli il tempo di rispondermi mi fiondai nel retro del locale, e respirai in modo di calmarmi, tutta quella gente che si spingeva non mi piaceva.
Dopo un paio di minuti sentii la porta aprirsi, e uscire la persona che di certo non avrei mai immaginato. 
Era William.
Aveva la faccia un pò innervosita, forse neanche a lui non piaceva stare in mezzo a tanta gente. Appena mi notò sembrò davvero sorpreso.
< Ciao > la sua voce mi sembrava ancora più bella di oggi pomeriggio.
< Ciao > gli dissi sorridendo, dio che imbarazzo. Distolsi lo sguardo in modo da non guardarlo, ma non era un impresa facile.
Ero appoggiata al muro del locale, sentii che anche lui si  appoggiò, questa volta era vicino a me, mancava pochissimo che ci sfiorassimo le spalle. Il mio cuore come al solito iniziò a galoppare.
< Ti diverti? > gli dissi per spezzare un pò il silenzio.
< Diciamo che non è il mio ambiente > 
< Neanche il mio > lo guardai sorridendo, mi piaceva parlare con lui, veniva così naturale.
< Con chi sei? > me lo chiese in tono strano, sembrava una domanda importante, in effetti mi guardava intensamente.
< Sono con le mie amiche, mi hanno trascinato qui > dissi ridendo passandomi la mano tra i capelli, con quella umidità si erano fatti leggermente ondulati nell punte. Chissà che aspetto avessi, speravo ardentamente di avere un aspetto decente. Lui continuava a guardarmi insistente, di sicuro non aveva paura nel guardare troppo una persona.
< Anche a me mi ci hanno trascinato > Il sorriso si allargò, e involontariamente con la mia spalla toccai il suo braccio, era alto quindi non arrivavo alla sua altezza, ci sfioravamo, forse lui neanche lo sentiva mai io si e questo non mi aiutava a concentrarmi.
< Beh se vuoi possiamo scappare via > oddio ma come mi era uscita questa? Ero proprio fuori di testa, sperai che capisse che era una battuta sennò mi avrebbe davvero preso per una matta. Sentii la sua risata melodiosa, e io mi calmai.
< Okay per me non cè problema > Adesso ci guardavamo intensamente, ero tra il rilassato e l'agitata, tra lo scappare e l'avvicinarmi di più, in pieno conflitto con me stessa. Non riuscivo a capire come si sentisse lui, di solito ero abbastanza intuitiva. Ma lui aveva quello sguardo concentrato, e quei suoi bellissimi occhi che riuscii a capire che cosa provasse.

Non so quanto tempo ma passò, ma non abbassammo mai gli occhi, qualcosa cambiò. Sentii che questa volta eravamo più vicini, non c'era più lo sfiorarsi, adesso la mia spalla era proprio a contatto con il suo braccio. Non ricordai se fossi stata io ad avvicinarmi o lui, ma non mi importava, era così bello stare vicino a lui che non mi importava assolutamente. 
La porta si spalancò e distolsi gli occhi da lui sentendo tutto l'imbarazzo per averlo guardato così a lungo negli occhi, vidi con la coda del l'occhio che lui sembrava scocciato dall'interruzzione. 
Quando vidi la figura che aveva aperto la porta la mia autostima scese in modo impressionante, una ragazza davvero bellissima ci guardava apertamente.
Era alta e aggrazziata, con i capelli lunghi di un colore che assomigliava a quello del grano.
< Will dai vieni, gli altri ti cercavano >  come se non fossi ancora già abbastanza in imbarazzo mi allontanai da lui in uno scatto, troppo nervosa per guardarlo.
< Adesso vi raggiungo Kate!> rispose in tono, che sembrava tra l'alterato e l'arrabbiato. Io ancora guardavo le mie scarpe senza dire una parola. Sapevo di essere arrossita, mi sentivo una stupida, era naturale che fosse con una ragazza. Lui era così bello, che era stupido da parte mia non aver pensato subito che fosse accompagnato. 
Lei rientrò tranquillamente nel locale.
< Forse è meglio che rientri > volevo andarmene, così lo dissi volecemente, non volevo essere scortese ma ero così nervosa che non ci pensai.
Sembrò sorpreso,mi guardò intesamente, non era più appoggiato al muro. Io rimasi ferma, ero vicina alla porta, quasi indecisa se andare o meno, speravo mi fermasse. Stupida, ecco cos'ero, stupida.
Si avvicinò anche lui alla porta
< Si forse è meglio che vada anche io o le mie sorelle mi verrano a prendere con la forza > 
Mi si avvicinò ancora di più, con quel sorriso furbo nel viso. Quindi era sua sorella eh? Beh di sicuro la sua famiglia aveva il gene della bellezza. Sembrava lo avesse specificato apposta, forse avevo capito che mi ero fatta idee tutte mie. Che scema chisssà che impressione gli avevo fatto, non me ne preoccupai. Il solo fatto che quella potesse essere la sua ragazza mi aveva sconvolta, di certo non potevo sapere se lui stava con qualcuna, ma ero un pò più tranquilla.
Gli concessi anche io un sorriso sincero, era più vicino del solito, riuscii a guardarlo negli occhi solo per qualche secondo ma poi dovetti abbassarli averlo cosi vicino mi scombussolava. Mi sembrava addirittura di sentire il suo odore.
Non volevo che se ne andasse senza che gli dicessi niente. Così me ne uscii fuori con un " ci vediamo a scuola " . 
Mi guardò divertito, sembrava che gli causassi sempre buon umore. Di sicuro non mi dispiaceva se fosse stato così.
< Va bene, magari a pranzo > Lo guardai sorpresa, pensai non dicesse sul serio, ma il suo sgardo era serio adesso.
< Va bene > Quel tono timido non  mi lasciava mai scampo in quei momenti, ancora imbarazzata lo guardai entrare di nuovo nel locale.

Mentre io cercavo di riprendere un battito normale e di recuperare un pò di aria nei polmoni. 
  
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