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Autore: Aryapikkola    17/11/2011    1 recensioni
Allora questa storia è ambientata nel mondo che ha inventanto la Meyer, ma questa storia si concentra su personaggi diversi, la nostra protagonista è sempre una ragazza umana di nome Armony, vedremo come la sua storia la farà scontrare con una realtà che non conosceva ancora e che la sconvolgerà.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Non sono molto brava con le presentazioni, vi anticipo soltanto che sarà una storia molto romantica, non voglio assolutamente copiare Twilight, prenderò spunto in certe cose, ma gli eventi saranno completamente differenti. Le regole che riguardano il mondo soprannaturale rimangono identiche al libro. Beh buona lettura allora :)    -Ary-
 
 
Sapevo di essere dentro a un sogno, mi ricordavo quel ricordo.
 
Era il mio compleanno, ero dentro il mio salotto, vicino al tavolo ed ero seduta in modo scomposto nella sedia, appoggiata nel tavolo c'era una torta, c'erano sedici candeline. La nonna aveva fatto un ottimo lavoro, era stupenda, di cioccolato come piaceva a me.
Mi guardavo dal di fuori, sapevo che non era andata un gran che quella giornata. Ma c'era qualcos'altro a spaventarmi...
Sapevo che quando sarei uscita nel giardino avrei rivisto uno dei miei peggiori incubi. 

Sapere di essere nel sogno non mi aiutava a essere meno spaventata, la paura si sà non è razionale e non ti lascia scampo. Cercavo di rimandare quel momento cercando di guardare i particolari della scena che avevo davanti.
I miei due nonni seduti nelle loro poltrone mentre mi guardavano orgogliosi, quegli sguardi per me erano gia il miglior regalo che potessi ricevere, ma mia nonna insisteva per la torta e altre sciocchezze del genere così alla fine avevo ceduto. C'erano anche un paio di mie amiche, tra cui la mia migliore amicha Melanie.
Sprizzava gioia da tutti i pori, lei stranamente non era mai corto di felicità o di energia, forse per quello eravamo amiche,
cosi da compensare quei suoi tratti che io non avevo. 

 
Mi girai lentamente e mi concentrai sulla mia figura un pò imbarazzata mentre spegneva le candeline, con una mano mi tenevo i lunghi capelli rossi da un lato, cercando di non farli incontrare con il fuoco ( un esperienza che purtroppo avevo vissuto in prima persona ) .
Guardai il fuoco delle candeline spegnersi, rimasi a fissare le fiamme e piano piano mi resi conto che la scena aveva preso a scorrere velocemente.
Io con le mie amiche, mia nonna Marie che sistemava la tavola.
Ad un tratto confusa da quella velocità mi misi a cercare la mia figura, e come già sospettavo ero nel giardino posteriore di casa, sapevo di non poter rimandare questa parte del ricordo cosi andai verso la mia immagine e senza volerlo il sogno si era fatto in prima persona. 
Ero nel corpo che prima avevo solo guardato dal di fuori.
Questo era ancora più terribile, una cosa era vedere la scena dall'esterno ma adesso sapevo che stavo per affrontare uno dei ricordi che più mi spaventava.
Il mio corpo reagiva come nel ricordo non potevo scegliere di scappare come avrei voluto sin dall'inizio. 
Mi voltai sentendo una debole risata, quasi come se fosse sussurrata e il vento l'avesse portata per farla sentire solo a me.
Concentrai lo sguardo vicino alla vegetazione e quello che vidi mi colpì forte come in tutte le volte che lo avevo rivisto nei miei sogni, come quando lo vidi un'anno fa il giorno del mio compleanno. 

 
Due occhi neri, che mi paralizzavano nel mio posto, non potevo muovermi, non mi lasciava scampo.
Non potevo staccare i miei occhi da quelli scuri e intensi, avevo paura di caderci dentro. Non riuscivo a pensare, vedevo solo quei occhi e nient'altro aveva importanza.
Visto che nella realtà non avevo visto il viso, neanche nel mio sogno riuscivo a vederlo, sentivo solo quel senso di gelo nelle vene.

Niente sarebbe riuscito a riscaldarmi.

Lentamente mi ricordai che questo era solo un sogno e quindi mi concentrai per svegliarmi, e così la scena e il sogno iniziò a sfumare.
 
 
Aprii gli occhi di scatto, che stupida sognare ancora quel ricordo dopo un anno. E come beffa proprio nel giorno preciso in cui avrei compiuto 17 anni, ero proprio assurda. Naturalmente sapevo che quel sogno era solo suscitato dalla paura e non dalla realtà, in tutto quel tempo sicuramente avevo amplificato il tutto rendendo quel sogno troppo irreale, certamente non era andata così come ricordavo.

Perche mai due occhi neri mi avrebbero dovuto guardare nel mezzo del bosco?

Basta non volevo pensarci, guardai e l'orologio mancava ancora dieci minuti al suono della sveglia. Stupido incubo mi aveva fatto anche svegliare prima del dovuto.
Controllai il cellulare e avevo già un messaggio, naturalmente era di Melanie. Ci vedevamo tutti i giorni a scuola ma lei continuava a mandarmi i messaggi di mattina presto.
 
" Auguri mia piccola Armony, i diciasette anni si festeggiano capito? Quindi arrenditi all'idea che stasera esci con me e le altre, e nel pomeriggio shopping!! "
 
Cazzo lo sapevo che avrebbe organizzato qualcosa anche se gli avevo espressamente di non farlo. 
Così scrissi velocemente un messaggio e glie lo inviai infuriata.

" Donna stai attenta quando arrivi a scuola, perchè non te la perdonerò. " Odiavo quei genere di cose, a me bastava stare con lei a guardare un film, però lei insisteva che dovevo mettere il piede fuori di casa ogni santo secondo della mia vita. 
 
Mi rispose immediatamente come al suo solito, ogni tanto mi chiedevo se si portava dietro il cellulare anche dentro il bagno.
 
" Si piccola come no, potrai ringraziarmi più tardi ;) " 
Sbuffai, ma mi divertiva il suo carattere, non sapeva accettare un no, un tratto che gli invidiavo senza nascoderlo.
Mi alzai svogliatamente e presi i vestiti per andare in bagno a cambiarmi. Appena entrata in bagno accesi la piccola stufetta, con quel freddo assurdo era impossibile non congelarsi. Possibile che anche in autunno doveva essere cosi freddo?
Almeno la doccia mi aiutò a rilassarmi, magari Melanie ci avrebbe ripensato.
Però in effetti non aveva tutti i torti. Da oggi avevo diciasetti anni era giusto che uscissi di più con le amiche, certo non che ci fosse cosi tanto da fare nella nostra piccola cittadina, però non potevo stare sempre a casa. I miei nonni poi erano i primi che non si facevano problemi, si fidavano sul serio e non mi avevano mai imposto orari o altre cose simili. A loro non sarebbe dispiaciuto se fossi uscita oggi.
Iniziai ad asciugarmi i capelli, tra il phon e la piccola stufa avevo creato un piccolo mondo di vapore nel bagno, e mi godevo quel caldino che adoravo. Per fortuna i miei capelli anche se erano lunghi fino a quasi tutta la schiena non avevano bisogno di molte cure, non ci misi molto ad asciugarli, erano davvero lisci. Un tratto che avevo ereditato da mia madre, i capelli di quel rosso scuro invece era di mio padre.
Cercai di allontanare quei pensieri e appena vestita scesi di sotto, mia nonna aveva già iniziato a preparare la colazione e sentivo la tv accesa, sicuramente il nonno aveva iniziato a vedere il telegiornale.
In cucina c'era gia odore di latte e caffè, e nel tavolo sembrava che ci fosse la colazione per una squadra di football intera, naturalmente mia nonna non avevo il senso della misura.
 
< Armony, siediti e mangia >  mi disse mia nonna con uno sguardo che sperava fosse sul severo, ma i suoi erano così dolci che non ci riusciva neanche volendo.
 
< Nonna, io voglio solo un caffè > dissi come tutte le mattine, magari un giorno avrebbe capito  che tutte quelle cose come dolci e robetta varia non mi andavano assolutamente di prima mattina.
 Mio nonno era come me, ma visto che io non mangiavo niente, mia nonna faceva mangiare tutto a lui, facevamo colazione tra mia nonna che guardava tutte cose che aveva preparato con sguardo sconsolato, mio nonno che mi guardava male perchè per colpa mia si doveva mangiare tutta quella roba. E io che cercavo di non ridere in faccia a mio nonno.
Era bella quella rutine, certo un giorno avremmo sicuramente chiesto un debito alla banca per permetterci tutte quelle colazioni da re, era una idea così stupida che scoppiai a ridere da solo come una scema. 
Mio nonno Leo mi guardò davvero male, prese il giornale che era alla sua destra si alzò dirigendosi alla tv dietro di me per spegnerla e mi diede una botta in testa con il giornale, non mi aveva fatto male ma era così buffo che mi misi a ridere ancora più forte.
 
< Sarà meglio che ti sbrighi se non vuoi fare tardi, o se non vuoi che ti si sloghi la mascella per tutte le risate signorinella > mi disse. Mi alzai subito e non mi ero neanche accorta neanche che ora fosse.
Loro di certo non mi aiutavano ad arrivare in orario a scuola, prendevano tutto con calma. 

< Porca.. >

  disse mia nonna sperando che non continuassi l'imprecazione che mi stava per uscire fuori.
Corsi nell'armadio e prendere il mio giubotto, forse sarebbe più giusto chiamarlo tuta anticongelamento, era due volte più grosso di me. Avevo già detto che odiavo il freddo?
Sentivo che mi nonna mi stava seguendo, cosi gli dissi di oggi e del giornata che Melanie aveva organizzato per me, naturalmente anche per lei sembrava un buona idea, ero quasi fuori dalla porta che mi nonna mi diede un cioccolatino nelle mani.
< Nel caso ti venisse fame prima del pranzo > mi dissi a mò di scusa.
Gli sorrisi e uscii subito, andavo a scuola piedi, non avevo la macchina, ma per fortuna la scuola non era lontana, dieci minuti a piedi, cinque se correvo come stavo facendo adesso.
Arrivai appena in tempo, con il fiatone ma in tempo. Avevo l'ora di matematica purtroppo, e corsi nell'aula. Mi misi nel mio solito posto, di solito ero da sola solo quando mi misi seduta mi accorsi che c'era un ragazzo nel banco a due posti insieme a me. Con la fretta non avevo neanche visto chi era.
Non ci pensai molto su, e mi preparai a seguire la lezione, dovevo fare attenzione altrimenti avrei fatto fatica anche quest'anno a capire questa stupida materia. Sentivo di avere ancora il fiatone cosi cercai di calmarmi e portare una mano al petto per controllare il battito del mio cuore.
Con tutte le corse che facevo sarei diventata una brava ginnasta, sorrisi tra me. 

 
Senti che il mio compagno di banco che cercava di non ridere, forse le avevo divertito. Dovevo essere entrata a mò di cartone animato. Non ero in imbarazzo alla fine tutti lo sapevano che ero sempre in ritardo perciò mi sorpresi.
Mi voltai verso il suo viso per vedere chi fosse.

Ecco spiegato perche rideva di me, era nuovo, era naturale che vedere una ragazza che correre in quel modo facesse ridere se non si era abituati e vederlo tutti i giorni. Ma la cosa che mi soprese di più fu il fatto che era straordinamente bello, non c'erano dubbi.
Era uno di quei ragazzi dove nessuno avrebbe dubidato della sua bellezza, aveva un viso spigoloso un pò allungato ma i suoi lineamenti erano perfetti, alla linea del naso a quella della bocca.. ecco sopratutto quelli della bocca.

 
Mi voltai di scatto. Ma a cosa facevo? Mi mettevo a fissare la sua bocca? Ero proprio fuori di testa oggi. Cercai di non voltarmi più ma ormai era inevitabile che lo sbirciassi, aveva dei capelli neri intensi e leggermente ondulati, non li aveva corti corti e quindi gli ricadevano leggermente ai lati del viso.
Il suo viso, era davvero pallido, ma non toglieva niente alla sua bellezza, anzi se possibile la migliorava.
Ma niente di tutto ciò era paragonabile ai suoi occhi, li vidi quando mi becchò in flagrante a guardarlo, una persona normale li avrebbe abbassati subito per la vergogna, ma erano cosi belli che volli guardali un'altro paio di secondi. Erano di un colore che non avevo mai visto, un castano cosi chiaro che sembravano dorati ( anzi potrei giurare che fossere davvero fatti d'oro), erano cosi belli, e luminosi.
La mia mente riprese a funzionare quando capii che il suo sguardo era giustamente curioso verso di me, cosi mi chinai verso il libro e arrossii sperando che non avesse visto le mie guance rosse, per oggi avevo gia fatto abbastanza figure del cavolo.
Per il resto della lezione, ebbi il buon senso di non guardarlo più, così cercai di concentrarmi su quello che diceva la professoressa. Ma avevo come la sensazione che  fosse il ragazzo bellissimo a guardarmi adesso, volevo girarmi per accettarmene ma non ne avevo il coraggio. Stavo quasi per cambiare idea quando suonò la campanella.
Mi scappò un sospiro di sollievo, e il ragazzo accanto a me rise piano, talmente piano che potevo anche essermelo immaginato, ma quando lo guardai mi accorsi che aveva uno sguardo divertito e guardava verso di me, non avevo dubbi di sicuro stava ridendo di me. Il suono della sua risata riuscì a stupirmi sul serio, non c'era modo di descriverne il suono, mi accorsi troppo tardi che lui si era gia alzato e che stava uscendo dall'aula.
Ok oggi non era proprio giornata. 
Per fotuna alla prossima lezione avevo Inglese quindi mi calmai, sapendo che accanto a me ci sarebbe stata Melanie, e certe figure davanti a lei potevo anche concedermele.
Arrivai davanti all'aula ripensando al ragazzo di prima, la nostra era una piccola scuola, era raro che qualcuno di nuovo si iscrivesse qui, mi era sembrato anche piu grande della mia età, forse era un ripetente.
Qualcuno arrivo da dietro di me e come una piccola scimmia si aggrappò alle mie spalle saltellando,

 
< Auguri! AUGURI!! > Mi urlò nell'orecchio, non avevo neanche bisogno di girarmi per capire chi era la pazza dietro di me.
< Melanie zitta dai, mi farai diventare sorda un giorno > 
 
Mi prese per mano, e corse ai nostri posti trascinandomi, aspettando che il professore di Inglese arrivasse.
 
< No, non sto zitta, dai allora pensa già a come vuoi vestirti stasera, e ti dico subito che non saranno concesse tute o jeans >
< Ah perfetto quindi oggi non mi basta fare la figura della cretina una volta, devo farla anche stasera? >
Melanie mi guardò con i suoi occhi cioccolato, incuriosita.
< Cioè che hai combinato?? > si stava gia mettendo a ridere senza sapere niente, non volevo neanche sapere come avrebbe reagito quando gli avrei detto il resto. 
Per fortuna arrivò il professore in tempo così avrei avuto una scusa buona per stare zitta, naturalmente Mel non la pensava cosi visto che continuava a scrivere nel mio libro di raccontargli tutto subito, mi stava coprendo tutto il libro con tutte quei scarabocchi che alla fine cedetti, e gli scrissi in un foglio tutto quello che era successo con il ragazzo, tutto nei minimi dettagli, neanche scrivessi un tema.
Glie lo passai, e iniziai a cancellare il casino che aveva fatto nel mio libro.
Due minuti dopo, senti la mia amica che cercava con una mano davanti alla bocca di non ridere, eravamo all'ultimo banco ma il prof poteva sentirci se voleva. Io la guardai allibita, ci mancava soltanto che mi prendesse in giro pure lei, gli diedi un calcio da sotto il banco e lei iniziò a non riuscire più a trattenersi, cosi da far voltare i due compagni di classe che avevamo davanti incuriositi. 
Angie che era alla mia sinistra in coppia nel banco con un'altra ragazza mi guardo e mimò le parole "ma cosa fa?" io la guardai con aria sconsolata e gli risposi sempre mimando " è pazza" , Angie mi sorrise, sapeva che a pranzo tanto gli avremmo raccontato tutto per bene. 
 
Le altre lezioni passarono più velocemente, e cosi mi ritrovai fuori dall'aula con Melanie che mi aspettava fuori per andare a pranzo, appena mi vide mi prese a braccetto e con fare circospetto si avvicinò a me mi disse
 
< Ho raccolto informazioni sul tuo ragazzo! > Perfetto adesso lo chiamava pure cosi,
questa giornata non sarebbe mai finita vero?
  
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