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Autore: Rupertinasora2    28/11/2011    1 recensioni
[Sequel de "Il progetto segreto del Ministro della Magia"]
Hogwarts. I giorni della grande battaglia sono finiti ormai da anni, e tra le mura dell'accademia magica più famosa passeggiano i figli dei più grandi maghi che presero parte alla battaglia.
Dopo che Hermione ha scoperto il doppio gioco di Belial, e che Draco è morto per vendicare la sorte di Scorpius, la vita ad Hogwarts pare essere tornata alla normalità... solo per essere di nuovo stravolta.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dark, secret destiny '
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4.

Un incontro inaspettato

 

 

 

Era appena pomeriggio quando James Hammer venne a sapere ciò che era successo poche ore prima a Hogsmeade. Non gli ci volle molto a capire che dietro tutto quello c’era Murtagh Portbell, quello scapestrato del suo anno. Girava voce che Murtagh, insieme alla ragazza, fosse un Resistente.
Baggianate, secondo James. E lo disse anche alla sua cara amica Evelyn.
- Non saprei, James-, rispose lei, - di questi tempi non si può essere sicuri al cento per cento di chi ci sta di fronte. Chi mi assicura che tu non sia a tua volta un Resistente?-.
James annuì. La ragazza aveva ragione, ma lui aveva una ragione migliore.
- Se si decide di essere Resistente, non ci si può tirare indietro, pena la vita. Chi scambierebbe la libertà e la propria vita per perseguire un’utopia e diventare lo schiavo di qualcuno?-
La bella ragazza mosse i capelli bruni. Stava per dire qualcosa, ma si bloccò.
Qualcuno veniva verso di loro, ed entrambi lo conoscevano bene. Era una di quelle persone per cui in quel momento sarebbe stato appropriato il detto lupus in fabula.
Scorpius Hyperion Malfoy.
Scorpius era il tipico ragazzo che, secondo James, poteva ottenere tutto nella vita. Era l’ultimo rampollo di casa Malfoy, adottato alla morte misteriosa dei genitori dagli zii paterni, crescendo insieme a Blaise e Isabella, i suoi cugini. Girava voce che tra Scorpius e Isabella ci fosse una storia, ma anche su quello James nutriva forti dubbi, soprattutto perché il Serpeverde lanciava occhiate di fuoco sia alla sua compagna di casa Michelle McCartney, della quale Scorpius soleva dirsi amico, che alla grifondoro Rose Weasley. Ovviamente dell’ultima si trattava di una sua proverbiale speculazione. Avrebbe messo la mano sul fuoco sul fatto che Scorpius fosse attratto da Rose.
Insomma, la vita del Malfoy più chiacchierato era sempre sulla bocca di tutte, soprattutto di tutte quelle che farebbero carte false per andarci a letto. Eppure, Scorpius era talmente freddo dentro che quando passava anche il tempo pareva fermarsi.
- Malfoy- lo salutò lui.
Scorpius parve cadere dalle nuvole, ma si fermò ed accennò un debole e svogliato sorriso di circostanza.
- Hammer-
Si strinsero la mano, quasi come vecchi compari. Tra loro c’era sempre stata una rivalità, ma entrambi portavano rispetto dell’altro. Poi Scorpius si voltò verso Evelyn e strinse anche a lei la mano, senza però sorridere. Se la cugina Isabella era chiamata Strega di Ghiaccio, James avrebbe dato anche a Scorpius un appellativo simile, anche se per ragioni diverse.
- Qual buon vento ti porta via dal tuo regno muschiato?- lo esortò a parlare. James sperava di spingerlo a difendersi, dato che si diceva che odiava essere chiamato “il re dei sotterranei”.
Scorpius non si degnò neanche di scoccargli un’occhiataccia.
Apatico.
- C’è stata una rissa ad Hogsmeade-, lo informò. Ovviamente James era al corrente di tutto, ma aveva voluto evitare di parlarne con l’amica, poiché era facilmente impressionabile.
Evelyn subito si portò una mano sulle labbra.
- Oddio, si è fatto male qualcuno?-
- A quanto pare no. Dicono che sia intervenuto un tizio che con un gesto della mano e una formula magica sussurrata tra i denti abbia fatto addormentare tutti-
- Chi era impegnato nella rissa?- volle sapere. Per lui era solo una conferma di ciò che aveva saputo.
- La squadra di Quidditch dei Grifondoro e certi tipi del Corvonero, alcuni del tuo anno, Hammer-.
- Potter avrà una squalifica! Si sa chi ha scatenato la rissa?-
Scorpius si strinse nelle spalle.
- Non ho nessuna idea. I professori stanno cercando di capire l’accaduto ma pare che tutto sia avvenuto per gelosia-
A quell’affermazione, James vide Scorpius essere un po’ a disagio. Forse era successo qualcosa anche alla cugina. Non riuscì ad aggiungere altro che Evelyn sospirò agitata.
- Oh, vi prego! Accompagnatemi lì! Devo assolutamente capire se posso dare una mano-
Evelyn l’afferrò per un braccio e quasi iniziò a strattonarlo, insistendo rumorosamente. Scorpius si mise due dita sugli occhi, e se li premette.
- Se permetti, Baxter, preferisco tornarmene nel mio “regno muschiato”- e scoccò un’occhiata quasi divertita a James. Forse gli era piaciuta la battuta. – Tra l’altro devo avvisare Blaise che è coinvolta anche Bella-
A quella notizia, Evelyn quasi divenne insopportabile. Era talmente insistente nella richiesta di raggiungere l’infermeria, che trascinò con forza James, senza riuscire a fargli salutare il suo miglior nemico.
Lasciandosi così il Malfoy alle spalle, che tornò a camminare in silenzio verso i sotterranei, non sollevando neanche il rumore dei passi per terra, James e Evelyn cercarono di raggiungere il più in fretta possibile l’infermeria.
Evelyn continuava a parlare, a muoversi preoccupata, arrivando persino a strattonarlo certe volte. Invece, James, più che dall’accaduto, ripensava a quanto aveva detto loro Scorpius. Un uomo che con il tocco della mano e una formula sussurrata era riuscito a far smettere il litigio, e a portare addirittura tutti in infermeria. Sembrava che chiunque potesse riuscirci, ma lui sapeva bene che quando Portbell si metteva in testa di rompere le scatole, lo faceva per bene, senza contare poi che Potter aveva un bel caratterino. Come un lampo ricordò che Potter se la faceva con Angel Portbell, quella ragazzina carina ma senza troppo carattere, che gli stava dietro dal primo giorno di scuola ma voleva darsi tante arie passando da un letto a un altro. Una volta finita nel letto “giusto”, c’era rimasta. Nonostante Potter dicesse che l’amava, gli si leggeva chiaro in faccia che mentiva, e di certo non gli è sfuggito questo particolare a Murtagh. Bene, ora aveva il pretesto. La gelosia di Angel era solo una scusa, in realtà Murtagh non vedeva l’ora di far lasciare i due ragazzi. Non credeva, però, che Angel l’avesse capito.
Povera sciocca ragazzina, non tutti i problemi si risolvono andando a letto con chi ti piace.
Se, però, Murtagh aveva scatenato una rissa, ed era stata coinvolta l’intera squadra di Quidditch e il manipolo di ragazzi che vedevano in Murtagh il capo della banda, come aveva potuto un solo uomo, con un solo tocco della mano, a mettere fine alla rissa? Era questo che non riusciva a capire.
- James, ma mi stai ascoltando?- sbottò all’improvviso Evelyn, strattonandolo, ma senza rallentare.
- Mmmh, si, certo- disse, non troppo convinto.
Evelyn lo guardò con gli occhi ridotti a fessure. – Io ti ho fatto una domanda, però…-
- Oh… credo mi sia sfuggita- ammise, un po’ imbarazzato.
Evelyn sospirò e scosse la testa. – Ti ho chiesto come mai secondo te fosse coinvolta Bella-
James la guardò stupito. – No, davvero me lo stai chiedendo?-
- Sì, perché? Cosa c’è di tanto strano?-
James ridacchiò tra sé divertito.
- Hai sentito Scorpius. Gelosia. Essendo Bella l’unica donna della squadra, non credi che Angel abbia pensato che James l’abbia fatta entrare perché è successo qualcosa tra loro due? Angel l’ha detto al fratello, e il danno è fatto.-
- Sì, ma perché proprio Bella.-
James la guardò interrogativo.
- Cosa stai dicendo? Non ti seguo- dovette ammettere.
- La Strega di Ghiaccio non si è mai fatta toccare da nessuno, e contando che è una Malfoy, escluderei una possibile relazione tra Bella e James. Inoltre, Angel sta sempre così attaccata a James che non gli lascia un attimo di respiro. Non credo che James abbia fatto entrare Bella così in squadra. No, c’è un altro motivo che c’è sotto. Quello di Angel è un pretesto. Ma cosa c’è dietro?-
James sorrise. – E’ quello che mi chiedo anche io-. Si sentì sollevato per il fatto che non fosse l’unico a pensarlo.
 
***
 
La testa gli doleva come non mai. Era come se un tamburo continuasse a suonargli nelle orecchie. Anche con gli occhi chiusi, Murtagh non riusciva ad allontanare quella sensazione di nausea che pareva averlo preso.
Provò ad aprire gli occhi, ma tutto era offuscato. Battè le palpebre e cercò di mettere a fuoco.
Da quello che riusciva ad intravedere, tutt’intorno a lui era completamente bianco. Era in infermeria a quanto pareva.
Un improvviso lampo di luce aumentò la sua nausea. Serrò gli occhi e la mascella. Inspirò a fondo cercando di calmarsi. Non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo, non aveva affatto controllo sul suo corpo, e questo non gli piaceva. Una rabbia d’impotenza lo pervase. Stringere con forza ogni suo membro era come darsi mille pugni nello stomaco.
Sapeva di dover stare calmo, e così respirò a fondo.
I suoi pensieri vagarono debolmente sui ricordi di qualche ora prima. Tutto era terribilmente  confuso. Da quanto era lì? Da quanto tempo era svenuto? C’era solo lui, o c’erano anche tutti gli altri?
- …non è nulla- sentì debolmente.
La voce era chiaramente una voce profonda, saggia, anziana. Di un uomo. Non pareva nessuna voce di qualcuno che conosceva. Non era uno dei professori della scuola, come invece era quella che sentì dopo.
- Ti prego di non starci troppo a pensare, John. Sai che i ragazzi sono esuberanti-
L’uomo, che a quanto pareva era proprio questo John, si mise a ridere.
- Mia cara Evanna, dimentichi forse che ragazzo fui a mio tempo?-
La professoressa Evanna Bones stette in silenzio per un po’. Forse aveva sorriso a John.
- No, non l’ho dimenticato-
Murtagh si chiese chi fosse l’uomo che conosceva la professoressa Bones. Cercò di voltare la testa in direzione delle voci, ma un conato subito gli salì alla bocca, lasciandola amara.
Sentì dei passi avvicinarsi. Qualcuno si fermò accanto a lui.
- I segni sulla pelle di alcuni ragazzi mi lasciano da pensare, Evanna. Molto da pensare-
La professoressa respirò a fondo.
- Questi sono tempi in cui chi non è ben consapevole delle conseguenze delle scelte che fa, spesso sbaglia strada.- Una mano gli accarezzò la fronte. Era la mano morbida e calda, piena di rughe, della professoressa. La riconobbe, perché era molto simile a quella della nonna, prima che morisse. Quel contatto non fece altro che alleviargli il dolore alla testa. Respirò a fondo, riuscendo finalmente a calmarsi.
- Il nostro compito, però, è non demordere, e spiegare loro la differenza tra ciò che rispetta i diritti degli altri, e ciò che non lo fa-
- Talvolta, però, è solo tempo perso-. John pareva chiaramente dubbioso sulla riuscita dei progetti della donna.
- Talvolta, semplicemente, non si vuole ammettere di aver compiuto uno sbaglio-.
Le parole della Bones parevano celare molto più di quanto riuscisse a capire Murtagh. Il silenzio che era sceso era quasi tangibile, un silenzio teso che si attaccava alla pelle.
Murtagh provò ad aprire gli occhi. Non voleva sentire altro, cercando di far capire agli anziani che lui era lì, sveglio, e riusciva a sentire.
Una risata fu tutto ciò che riuscì a sentire prima che ripiombasse nell’oscurità.
 
***
 
Evelyn, appena arrivò in infermeria, andò a molestare la guaritrice Eleanor Lancaster, la nuova guaritrice dell’infermeria, chiedendole se potesse fare qualcosa per aiutarla. In fondo, più di dieci ragazzi da accudire contemporaneamente poteva essere oneroso per lei sola.
James approfittò della distrazione di Eleanor Lancaster per sgattaiolare in corsia. C’erano varie tende tirate, che probabilmente nascondevano degli studenti, forse a riposo. Continuò a camminare, cercando l’unico che potesse spiegargli meglio qualcosa.
Quando lo trovò, James Potter era seduto sulla brandina, un libro sul quidditch aperto sulle gambe, e lo sguardo perso nel vuoto. Evidentemente sentì i suoi passi avvicinarsi, e si voltò verso di lui.
- Ehi, tutto a posto?- gli chiese Hammer.
James Potter annuì debolmente con la testa.
- Sono un po’ intontito, in verità, ma sto bene. Niente di rotto e nessuna fattura-, l’informò.
James Hammer gli si avvicinò e si sedette sulla sedia abbandonata vicino alla brandina.
- Ma cos’è successo?- chiese subito, senza preamboli. Era un tipo a cui non piacevano inutili giri di parole.
Il grifondoro si strinse nelle spalle.
- A dire la verità, Hammer, non sono ben sicuro di aver capito cosa sia successo. Ricordo solo che Portbell…che Murtagh- si corresse quasi subito, - ha cercato un pretesto per rompere le scatole, come al solito. Solo che a un certo punto tutto si è fermato, ed è diventato tutto nero-.
Quelle parole lo fecero ancora più insospettire, ma non riuscì a chiedergli altro.
- Hammer, insomma! Che ci fai qui? Nessuno poteva entrare, Madama Lancaster…-
Hammer si voltò di scatto e iniziò a scusarsi con la professoressa Bones.
- Professoressa, mi scusi. In realtà è tutta colpa mia, ho approfittato di un attimo di distrazione della Lancaster e sono venuto a trovare James-
Lo sguardo penetrante della Bones lo scrutava, ma James non si lasciava spaventare. C’era un autore, non ricordava bene chi, che disse che il fine giustificava i mezzi. Ecco, lui diceva la verità, ma solo in parte.
Dietro la professoressa scorse un individuo. Un’occhiata migliore e quasi ne fu stupito.
- Ma lei…lei è il dottor Mason? L’autore del libro sull’alchimia?- chiese, superando senza troppi preamboli la professoressa. Era eccitato oltre ogni dire. Solo quella mattina gli aveva inviato un gufo, ed ora lo aveva proprio di fronte. Come si diceva, il caso è strano.
L’uomo sorrise sotto la barbetta brizzolata che gli copriva il mento e le guance. Gli occhi neri dell’uomo lo guardarono a fondo, uno sguardo che conosceva sin troppo bene, e che gli ricordava come lo guardava Evelyn. Il volto era pieno di rughe, alcune del tempo, altre delle esperienze. Era un uomo piacente, nel complesso, e che stranamente gli regalava una strana sensazione.
- Sì, sono proprio io. Con chi ho il piacere di parlare?- chiese, incrociando le braccia.
- James Hammer. Le ho mandato una lettera proprio in mattinata-
John Mason si lasciò sfuggire un sorrisetto.
- Hammer, eh? Chi l’avrebbe detto che ti avrei conosciuto?- chiese, allungandogli una mano. James gliela strinse, e fu strattonato verso il vecchio. – Fai domande pericolose per essere solo un curioso- gli sussurrò all’orecchio.
James non rispose, serrando la mascella. Allora aveva letto la sua lettera, ma non gli aveva risposto ancora.
- Lo scusi, professoressa. I giovani d’oggi non conoscono le buone maniere- intervenne, a difesa del ragazzo.
La professoressa bonariamente sorrise. Incitò tutti e due a lasciare “il signor Potter” a riposare, e li scortò fuori quanto prima possibile. Andando verso la porta vide che la distrazione della Lancaster ancora la importunava, così tirò via anche Evelyn, lasciando alle sole cure dell’infermiera i suoi pazienti.
James aveva voglia di parlare con John Mason. Era colui che aveva scritto del Master, era colui che pareva il più preparato sull’argomento dell’alchimia. Finalmente, con lui sentiva che avrebbe avuto tante risposte, tutte quelle che gli sarebbero servite. Il cuore gli batteva forte, allo stesso modo di quando aveva un incontro galante con chi gli piaceva per davvero. Pensò per un attimo a Crystin. Dopo, non ebbe che occhi e orecchie per il vecchio scrittore.
Mason parve accorgersi dello sguardo interessato di James. Gli mise una mano sulla spalla.
- Dai tempo al tempo, ragazzo. Saprai ciò che vuoi sapere con il tempo- gli disse, prima di voltarsi e incamminarsi insieme alla professoressa verso la fine del corridoio. Svoltarono a sinistra e sparirono dalla sua vista.
Come aveva fatto quell’uomo a indovinare quello che pensava? Tutti i pensieri di James gli turbinavano senza sosta in testa. Voleva sapere, voleva conoscere, voleva chiarimenti. Voleva sapere perché riusciva a “imporre” ciò che voleva attraverso il semplice tocco della mano.
L’uomo di cui si parlava era un tipo che non era mai stato visto da quelle parti, e aveva toccato qualcosa, sussurrato qualcosa, e chi voleva era caduto inerte per terra. L’unico uomo sconosciuto era proprio Mason.
Possibile che James e Mason fossero entrambi degli alchimisti?






~ Rupi
Spazio riservato all'autrice:
Talvolta le famiglie sono divise per così tanto tempo, che si fa fatica a riconoscersi. Eppure, quando vedo mia sorella che gioca a playstation mi chiedo come faccia a riconoscere in quell'oggetto un qualcuno più importante di sua sorella.
Mah.
Anche questo capitolo è andato. James Hammer non è certo il personaggio che più adoro, anzi a volte mi sta simpatico. Mi sa che dopo mi dedico a un capitolo su un personaggio più simpatico: Scorpius o James Potter.
Se vi state chiedendo perchè abbia chiamato Hammer con lo stesso nome di Potter, vi rispondo che è stata una semplice coincidenza. Credo che il nome James stia bene sia con Potter che con Hammer nel dirlo, non trovate?
Ringrazio chi ha recensito sinora, e spero che continuiate a farlo.
Bacioni.
  
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