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Autore: _Luna_    29/11/2011    13 recensioni
Eccomi con questa prima storia sul ciclo dell'eredità! Vi avverto fin da subito: è ambientato dopo Inheritance, quindi se non l'avete letto o non volete rovinarvi la sorpresa, non leggete questa fanfiction! Non leggete nemmeno quello che scriverò qui sotto!
Sono passati nove mesi dalla partenza di Eragon dalla sua terra natia e lui è ormai rassegnato: non tornerà più, come gli ha predetto Angela e forse ha abbracciato del tutto la sua sorte. Eppure, qualcosa di nuovo, qualcosa di inaspettato e di inquietante porterà di nuovo il futuro di Alagaesia nell'ombra. Il nostro Cavaliere sarà costretto a vedere la sua patria cadere o parteciperà per contrastare queste nuove minacce, nonostante le parole dell'erborista? Non vi resta che scoprirlo
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh, Roran, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Chiuse gli occhi, aspirando l’aria con il naso lentamente. Sentiva l’insistente sibilio del vento tra gli alberi, il respiro flebile degli elfi e quello più profondo di Saphira che si fondeva a quello di Rateger. Non accennava a muoversi per primo e passarono cinque minuti buoni prima che Kateld accennasse a fare qualche passo. Tentò di sorprenderlo con  un attacco frontale ma fallì miseramente, subendo anche un fendente da Brisingr. Eragon si sforzò di non guardarlo con troppa severità: da qualche giorno stava sfogando la sua nostalgia sul suo allievo troppo deliberatamente.
« Non ci siamo… non ci siamo proprio… allenati ancora… con lui » indicò Blodhgarm, che fece un cenno d’assenso con la testa. I due non si sopportavano facilmente ed Eragon pensava che fosse un buon incentivo per incoraggiarlo a sforzarsi per batterlo. Rimase fermo ad osservare i due muoversi ma ancora una volta il suo allievo fu battuto, anche se in qualche minuti in più rispetto a lui « Vedi… il tuo schema sta diventando chiaro, facilmente prevedibile » Non si aspettava che Kateld riuscisse a battere lui o gli elfi, nonostante venisse dall’esercito dei Varden, aveva combattuto solo nell’ultima guerra, quella contro Uru’baen o, come preferiva chiamarla il cavaliere, Ilirea. Osservò silenziosamente un altro tentativo da parte di Kateld che fallì miseramente.
« Saphira vuole fare un volo… sarò di ritorno tra un’ora. Va’ a riflettere » ordinò, prendendo ad esempio ciò che gli aveva insegnato Oromis. Quanto avrebbe voluto che fosse ancora lì, a dirgli di saper essere comprensivo o anche a consolarlo. Avrebbe anche voluto Brom, accanto a se, per ricevere qualche sonora bastonata per essere troppo mollaccione e nostalgico.
Montò sulla dragonessa che condivideva completamente i suoi stati d’animo e si librò nel cielo con grazia, sotto gli occhi invidiosi del drago arancione.
Uscirò pazzo. Pensò Eragon, amareggiato. In poche ore, il suo umore era completamente cambiato: si sentiva tremendamente limitato, oppresso; oltretutto vedeva lo sguardo duro e severo degli elfi, che lo ritenevano chiaramente troppo giovane per quel compito, nonostante tutti gli Eldunarì e le sue numerosissime vittorie, che però sparivano di fronte all’esperienza centenaria dei suoi compagni.
Ma no, piccolo mio. Ci sono io!Replicò Saphira, ripercorrendo con la mente tutto quello che avevano passato, da quando l’uovo si era schiuso a quando avevano combattuto una vera battaglia per l’ultima volta. E non ti abbandonerò mai… staremo insieme per sempre.
Era proprio quel “ per sempre” che spaventava il cavaliere. Non tanto per la compagnia della sua amica, ma per le altre creature con cui sarebbe convissuto, senza un supporto veramente amichevole.
Volarono per una buona ora e si fermarono vicino ad un lago abbastanza profondo. Mentre la dragonessa si rinfrescava, Eragon si stese sulla riva a pensare. Volse lo sguardo verso ovest, per tornare in Alagaesia ci sarebbe voluta una settimana di volo, o anche di più… si, forse una decina di giorni. Ma tanto era inutile rimuginarci ancora: non sarebbe tornato.
Si accorse però che c’era qualcosa di strano, anche Saphira aveva smesso di nuotare e odorava nervosamente l’aria.
Gli elfi? Domandò, non riuscendo a capire cosa lo rendesse tanto inquieto.
No.
E allora chi…
Monta, subito, dai Eragon!
Ma cosa…
Sali!
Senza farselo ripetere due volte, il cavaliere salì sulla sella di Saphira, che spiccò immediatamente il volo. Tentò di chiederle cosa fosse successo ma lei aveva chiuso completamente la mente e così si ritrovò solo con i suoi pensieri. Voleva sapere dove stavano andando ma non ci fu modo di comunicare. Era certo che si dirigevano verso ovest, ma non ci credé finché non riconobbe una torre diroccata che aveva scoperto nel suo viaggio d’andata senza ritorno. Infine si arrese a penetrare nella mente di Saphira e gli venne in mente il suo primo viaggio in groppa alla dragonessa. Per descriverlo usò un solo aggettivo: traumatico. Avrebbe voluto che la sua avventura sulle ali di un possente drago leggendario fosse diversa, ma si sapeva accontentare.
Dopo altri dieci minuti di volo sfrenato, senza sapere né la meta né il motivo, Saphira atterrò su una piccola piana che riusciva ad ospitarla, riaprendo finalmente la mente.
Mi devo preoccupare?
No.
E allora perché sei partita così velocemente e non mi hai voluto spiegare?
Volevo che fosse una sorpresa.
Che genere di sorpresa?
Una di quelle sorprese che ti lasceranno senza fiato. Commentò lei, vivacemente, e sottolineò il concetto ruggendo forte. Non seppe dire se era di felicità o di paura, ma in fin dei conti, lì niente li avrebbe attaccati.
Per qualche istante pensò che Saphira era diventata più pazza di lui, invece una macchia rossa indistinta volava proprio verso di loro. E non gli ci volle molto, ad Eragon, per capire quale fosse la sorpresa.
La macchia rossa si fece sempre più distinta e appena riconobbe Castigo, cacciò un urlo di gioia che gli si spense in gola  quando vide le condizioni in cui il drago era giunto: aveva enormi ferite ancora aperte e probabilmente infettate, lividi e bruciature su tutto il corpo, qualche scaglia rotta. Risalì sulla sua groppa e lì, svenuto e ridotto peggio del drago, c’era Murtagh.

N.d.A. Saaaalve! Scusate l'attesa ma altre fanfiction mi reclamavano e purtroppo solo ora ho avuto il tempo di scrivere a computer quello che avevo scritto a penna. Cosa dire... ci riserva nuove sorprese, il vento dell'ovest! E c'ha portato un regalo che forse è conciato un po'  male. A voi giudicare! Mi farebbe davvero piacere leggere qualche vostra recensione! A presto!

   
 
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