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Scusa…
I giorni
volarono molto velocemente, Draco fu abbastanza preso dallo studio, perché i
professori sbraitavano: – Avete i G.U.F.O! – e quindi, di conseguenza, li
caricavano di compiti.
Spesso ripensava
allo sguardo di quella ragazza di Corvonero, che vide ai pasti e a qualche
lezione con quelli del suo anno, ma, ogni volta, restava incantato dalla sua
bellezza e preferiva non guardarla per non fare brutte figure.
Aveva il
terribile sospetto di essersene innamorato.
Ma non poteva,
non lui, Draco Malfoy.
Era un sereno
pomeriggio, il sole stava tramontando, e Draco stava avanzando verso la
biblioteca, con una pila di libri tra le mani, per far finta di studiare.
Pansy lo stava
tormentando dall’inizio della giornata, e lui voleva stare un po’ da solo per
riflettere.
Entrato in biblioteca, notò un tavolo vuoto e, tutto contento, gli si avvicinò per appoggiare i libri e fare un po’ i compiti.
Ad un tratto, si
ricordò che l’indomani avrebbe dovuto consegnare il tema di Trasfigurazione, non
voleva fare brutte figure, perciò si alzò, titubante, e si avvicinò a uno
scaffale lì vicino per cercare il libro che gli serviva.
Quello che non
notò era la ragazza dai capelli castani che era proprio di fronte a lui.
Quella si girò di scatto e per poco non lo travolse, facendolo cadere a terra.
Draco imprecò
sonoramente, non solo gli era capitata la ragazza secchiona, ma pure la ragazza
disattenta e sfigata.
Alzò lo sguardo,
e il cuore gli si fermò.
Lei.
E quegli occhi
neri pieni di sgomento e imbarazzo.
Appena i loro sguardi si incrociarono arrossì,
tentando disperatamente di assumere un’espressione facciale spavalda.
– Buonasera –
salutò lui sarcastico – vedo che la Sfigata numero quattro ha lasciato il segno
–.
Lei lo fissò. – Devi sempre essere così odioso, Malfoy? –.
– Certo, devo
pur dare fastidio a te – ribattè lui, alzandosi, e guardandola, cercando di
essere sprezzante.
– Ahahah. Molto spiritoso, Malfoy. Ora mi lasceresti passare? –.
Lui la fissò.
– No. – mormorò.
– Come dici, scusa? – chiese lei, sorpresa, abbassando lo sguardo verso i libri sparsi lì accanto.
Il ragazzo le
chiese: – Come ti chiami? –.
Lei alzò i suoi occhi neri come la notte, e, con aria spavalda, rispose: – Chariot. Ti interessa tanto? –.
Lui scoppiò a ridere. Ma l’ammirazione, e, qualcosa di più, ebbe la meglio. – Bel nome. –
Chariot arrossì
violentemente. – Da quando in qua ti complimenti… ehm… –
– Draco – la interruppe lui, raccogliendo i suoi libri e porgendoglieli.
– G… grazie… –
mormorò confusamente Chariot, fissandolo come se fosse un alieno.
– Prego, Chariot.
Anzi… scusami. Scusami per tutto. –
Boccheggiò. Le aveva chiesto scusa.
Lei lo guardò
come se provenisse da un altro pianeta. – C… come dici, scusa? – chiese,
intontita.
– S… scusa, Chariot. –
Ecco. L’aveva fatto. Si era scusato con quella strana tipa, che si chiamava Chariot ed era bellissima.
E lui se n’era
innamorato.
Lei lo fissò, stranita. Come se lui non dicesse sul serio.
– Io… Draco,
beh… non importa… ma cerca di comportarti meglio la prossima volta. –
– Senz’altro, Chariot – sorrise lui.
Lei ricambiò.
Draco cominciò a
tremare.
– Ciao, allora, ci vediamo in questi giorni – lei gli sorrise, sorpassandolo e uscendo dalla biblioteca.
Draco tornò al
tavolo, tentando di sembrare impassibile.
Come poteva, ora che si era innamorato?