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Autore: MeiyoMakoto    29/11/2011    1 recensioni
‘Un Expecto Patronum?! Ma sei impazzito?!’
‘Fidati, Albus: tua sorella è dotata. Le serve solo un po’ di aiuto per canalizzare la sua magia.’
‘Sì, beh, se mi esplode casa saprò chi ringraziare!’
‘E se invece non esplode? Se stessi esagerando? Dopotutto me l’hai dipinta come una specie di psicopatica, mentre invece è solo ingenua e spaventata.’
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gellert Grindelwald
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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‘Al! Al!’

‘Non ora, Gell, mi dispiace, devo fare il bucato.’

‘Lascia perdere il bucato, ci pensa Abe! Ce l’abbiamo fatta, Al!’

Era veramente eccitato, le guance rosse per lo sforzo di correre dall’amico il più velocemente possibile -per l’entusiasmo si era scordato perfino di potersi Smaterializzare-.

Albus guardò speranzoso in direzione della finestra, dove si era affacciato Aberforth, messo sull’attenti dal vociare di sotto: chissà se non sarebbe riuscito a rifilargli il bucato e uscire “cinque minuti” col suo amico…

‘Scordatelo, Al!’, ruggì suo fratello dal piano superiore.

‘E dai, è importante… Non potresti farmi un piacere, solo per questa volta?’

‘E perché dovrei?’

‘Perché sono tuo fratello…’

‘E perché io non me ne andrò di qui senza Albus!’, intervenne Gellert, che evidentemente aveva troppa fretta per aspettare che le cose seguissero il giusto corso, cioè che Abe si intenerisse dopo una decina di minuti o giù di lì.

Stavolta però cascava male: Aberforth aveva appena dovuto lavare tutti i piatti sporchi del cenone di Capodanno, e sì che lui odiava fare da lavandaia. Se solo non avesse avuto paura di farsi vedere dai vicini, avrebbe potuto sistemare tutto con un colpo di bacchetta…

‘Non se ne parla!’, dichiarò.

‘Non ti mettere a fare il broncio proprio oggi, Aberforth!’, continuò Gellert poco saggiamente.

‘Senti un po’, Grindelwald, o te ne vai entro due millesimi di secondo -senza Al, si capisce- o ti caccio io, con le buone o con le cattive.’

‘Ma vai al diavolo!’, borbottò l’altro, esasperato.

Veloce come un lampo, agguantò il polso di Albus e insieme sparirono prima che il povero ragazzo potesse protestare.

‘Ma che ti salta in mente?!’ -sbottò questi quando furono riapparsi al boschetto vicino Godric’s Hollow- ‘È pericoloso Smaterializzarsi così!’

‘Per un mago esperto come te? Non credo proprio: guarda, ti sei fatto solo un graffietto!’

‘Io non direi!’, si lamentò Al, mostrandogli una ferita sanguinante sul braccio, che in effetti sembrava abbastanza profonda.

‘Niente che non si possa sistemare con un po’ di Pozione Corroborante… Per tua fortuna vengo da Diagon Alley e ne ho giusto una boccetta in tasca.’

‘Ma tu guarda che coincidenza, eh?’, fece l’altro sarcastico.

Ad ogni modo, ho una notizia magnifica!’

‘Riguarda la Bacchetta?’

‘Proprio lei: indovina un po’? Ho scoperto dove si trova!’

‘Davvero?’

‘Davvero sì! Ma che è quell’aria mogia?’

‘Niente… È solo che dopo tutti questi anni che la cerchiamo, non posso credere che tu l’abbia veramente trovata…’

‘Neanch’io, sembra un sogno!’

‘… da solo.’

‘Oh.’

‘Già.’

Silenzio.

‘Non importa, vai avanti.’, sospirò infine Al, che non sopportava l’idea di litigare con Gellert.

Lui non aspettava altro.

‘Beh, ho fatto qualche ricerca da Olivander, quel fabbricante che piace tanto a voi di Hogwarts, quando sono andato a comprare la bacchetta per tua sorella…’

‘A proposito, dopo ti devo fare un discorsetto su quella bacchetta.’

‘Sì, sì, ne hai tutte le ragioni… Dicevo, ho fatto qualche ricerca da Olivander, e indovina un po’? Ha detto che l’ultima volta che ne aveva sentito parlare era stato da un certo studente di Durmstrang, qualcosa tipo Jerod… Forse Jared… Comunque di cognome faceva Lovegood.’

‘Calmati un attimo, Gell: hai detto Durmstrang?’

‘Già: che coincidenza, no?’

‘Sì, esilarante, ma tu a Durmstrang non puoi più entrare da quando ti hanno sbattuto fuori.’

‘Oh, per quello non c’è problema: prendo un po’ di Polisucco, mi presento come insegnante, e il gioco è fatto, no?’

‘E che materia insegneresti, di grazia?’

‘Qualsiasi materia mi andrebbe bene: ho tutti i GUFO, e questo direi che sia più che sufficiente per qualificarmi come professore. Però…’

‘C’è un però?’

‘Temo di sì: mi sono informato, e pare che l’unico posto disponibile sia la cattedra di Arti Oscure.’

Albus non rispose per un po’, poi mormorò:

‘Non andarci, Gell.’

‘Perché no?’

‘Le Arti Oscure… Ti fanno un brutto effetto; voglio dire, sono affascinanti e tutto, ma tu… Tu le ami.’

‘Beh, ci sarai tu a proteggermi dalle tentazioni, no?’

‘Non credo proprio.’

‘Che cosa?’

Gellert era genuinamente deluso, cosa che suo malgrado fece piacere all’amico.

‘Devo occuparmi di Aberforth e Ariana: non posso abbandonarli di nuovo.’

‘E invece a me, puoi abbandonarmi, eh?’

‘Non fare così, lo sai che non posso fare altrimenti.’

‘Senza di te non posso andare, Al.’

‘Perché?’

Lo sapeva benissimo, aveva solo voglia di sentirselo dire.

‘Perché è il nostro Progetto, non il mio.’

‘E non potresti aspettare un po’ di tempo prima di partire, fino a che la salute di Annie abbia fatto progressi? Poi andremmo insieme!’

‘No.’

Era il tono duro di chi ha preso una decisione difficile e all’improvviso vede sconvolti tutti i suoi progetti.

‘Cerca di capire, Al’ -continuò più dolcemente- ‘Non posso rischiare di perdere di vista la Bacchetta…’

‘Capisco.’, rispose l’altro sinceramente: aveva lavorato troppo a quella ricerca per non percepire anche lui l’importanza di agire subito.

‘Quindi che facciamo?’, domandò Gellert.

Un altro di quei tremendi silenzi.

‘Ti scriverò tutte le settimane, promesso, così saprai come sta mia sorella.’, disse infine Al con la voce strozzata e un sorriso spento.

Anche Gellert sorrise amaramente.

‘Ti scriverò anch’io, a costo di sfinire i nostri gufi!’

‘Se non lo fai giuro che vado a Durmstrang e ti strangolo con le mie mani.’

‘Non ce ne sarà bisogno, tranquillo, ma vieni appena puoi, mi raccomando!’

‘Certo.’

Tutti e due sapevano che sarebbe passato molto tempo prima di rivedersi.

 

‘Ah, finalmente ti sei degnato di tornare! Ti avverto, io e Ariana abbiamo già cenato, se vuoi mangiare penso proprio che dovrai utilizzare quelle belle manine curate per farti un panino.’

‘Non ora, Abe.’

Aberforth si raddolcì all’istante.

‘Che è successo, Al? Quel cane ti ha fatto del male?’

Albus non rispose subito.

‘Ti capisco, sai.’ -mormorò infine, lentamente- ‘Ora capisco quello che tentavi di dirmi il giorno che Ariana… Quella volta al boschetto, sai.’

‘In che senso?’

‘Quando mi hai detto che se ti avessero portato via Annie non ti sarebbe rimasto più niente…’ - Prese un respiro profondo prima di aggiungere- ‘Gellert se ne va.’

Aberforth riuscì a trattenere un grido di trionfo.

‘Mi dispiace.’, mormorò al fratello.

Non ci fu risposta, ma le spalle di Albus cominciarono a tremare.

‘Stai piangendo, Al?’

L’altro si irrigidì.

‘No.’ -rispose- ‘Non c’è nessuna ragione per piangere… Siamo così vicini al risultato…’

Ma quella notte suo fratello lo sentì rigirarsi nel letto per ore, senza riuscire a prendere sonno.

‘Oh, Gellert! Sono così fiera di te: finalmente puoi tornare a Durmstrang… Sarai così felice!’

‘Moltissimo, zia.’

Non c’era colore nella sua voce.

‘Mi mancherete tutti, però.’

‘E tu mancherai a noi. Specialmente ad Albus.’

‘A proposito, dov’è?’

‘Sarà… Toh, parli del diavolo e spuntano le corna! Ciao, Al.’

‘Ciao, Batty, come va?’

‘Non malaccio, grazie.’

Silenzio.

‘Forse è meglio se vi lascio fare i vostri saluti con comodo.’

‘Sì, grazie, zia. Allora, Al?’

‘Allora che?’

‘Non lo so.’

Stavano cominciando ad esserci un po’ troppi silenzi.

‘Fatti onore, a Durmstrang.’, disse Albus dopo un po’.

‘E tu prenditi cura della tua famiglia, mi raccomando.’

‘Certo. È il tuo treno, quello?’

‘Sì, forse è meglio che vada… Senti, Al…’

‘Sì?’

‘Sei davvero grande. Chi l’avrebbe mai detto che in un villaggio sperduto dell’Inghilterra avrei trovato qualcuno come te?’

Era ora o mai più.

‘Gell…’

‘Sì?’

‘Sei il migliore amico che abbia mai avuto.’

‘Sì, anche tu.’

Il treno fischiò perentoriamente, e i ragazzi si staccarono senza ulteriori saluti.

Avrei potuto dirgli qualsiasi cosa, pensò Albus guardando il suo amico che si allontanava, e ho scelto quella più scontata.

Avrebbe potuto dirmi qualsiasi cosa, pensò Gellert allontanandosi, e nessuna mi avrebbe fatto più piacere.

 

  

  
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