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Autore: GallagherBlack    29/11/2011    3 recensioni
Provate ad immaginare, solo per un istante, come sia essere catapultati, in meno di due ore, dalla persona che odiate di più al mondo, per un tempo indeterminato, perché i tuoi genitori devono fare “un viaggio di lavoro, e non possono portarti con loro”.
Immaginate poi, di scoprire questo inquietante e orribile fatto, solo il giorno prima della partenza, con viaggio già prenotato, e con l'altra persona già avvisata del tuo arrivo. Tu non puoi fare altro che stare zitta per qualche secondo, prima di scoppiare in una marea di ragioni (validissime, tengo a sottolineare) sul perché non ci sia più ragione di vivere, e che i tuoi genitori avrebbero fatto prima a puntarti addosso a turno la bacchetta, lanciandoti maledizioni a caso e portandoti ad una morte lenta e dolorosa, che di sicuro -sostenni irritata- sarebbe stato molto, ma molto meglio.
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Rose/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Ci sono molte, molte cose che mi irritano, lo ammetto.

Così tante che se cominciassi ad elencarle, finirei al Natale del prossimo anno.
Così tante che se ci mettessi tutto il mio impegno, potrei scriverci persino un libro, e anche bello spesso, volendo.
Così tante, che a pensarci adesso me ne vengono in mente addirittura troppe, per riuscire a dirne anche solo una.

Ma poi, come se non bastasse, c'è perfino una categoria... una “Top Ten” chiamiamola così, delle cose che in assoluto mi irritano più di tutte.

E al secondo posto, subito dopo quello che rientra nella categoria “esseri assolutamente spregevoli”, ovvero Scorpius Malfoy, si trova una frase. Una frase che solo a sentirla, mi innervosisco tanto da diventare rossa dalle prime lentiggini fino alle orecchie.
Sei troppo piccola per fare..”.

Sentirmi dire che sono piccola, o ancora peggio, troppo piccola, raggiunge livelli di irritazione nei miei confronti, da poter competere con quella di mamma nei suoi giorni peggiori ( anche sotto la voce di “furia nera”).

Nella mia fantastica Top Ten, rientra anche l'essere obbligata a fare qualcosa. Non avere la libertà di poter scegliere cosa fare, ma essere costretta a seguire quella di qualcun altro. E credo proprio che questo rientri alla perfezione al terzo posto, subito prima della cara, vecchia, immancabile “Buona Fortuna”.

 

Bene, ora immaginate come sia stato per me essere stata non costretta, addirittura trascinata a casa di Scorpius Malfoy, perché i miei genitori sostenevano che io fossi ancora troppo piccola per andare con loro, o stare da sola.
Beh, in quel momento mi chiesi come fossi riuscita a non distruggere qualcosa (in quel caso, per la rabbia). Evidentemente ancora non avevo idea di come sarebbe andata dai Malfoy. .

 

______________________________________________

 

Stavo volando su una scopa. La mia Nimbus 3000 sfrecciava in cielo che era una meraviglia. Era fantastica la sensazione di libertà che comportava poter volare.

Ma non era quello il lato migliore della faccenda. Ciò che davvero mi stava rendendo così soddisfatta, era il fatto di star buttando giù allegramente Scorpius Malfoy dalla scopa e (cosa ancora più soddisfacente) con una facilità incredibile. Con un ghigno divertito, diedi un'ultima spinta alla scopa, e Malfoy finalmente cadde, con un'espressione terrorizzata in volto, che mi ripagò da qualsiasi sforzo.
Sinceramente non avrei mai augurato la morte a nessuno, ma lì era diverso.. era come se già sapessi che..

Ad un tratto, mi resi conto della mancanza dell'essenziale tonfo che si sente quando qualcuno cade. Mi abbassai con la scopa di qualche metro, per vedere dove diavolo fosse finito Malfoy, e subito dopo mi ritrovai attaccata al mio manico con una mano sola, confusa, nel tentativo rimettermi in sella. Alle mie spalle sentii una risata maligna e, voltandomi con un grande sforzo, vidi il ghigno di Malfoy allargarsi, mentre il ragazzo montava un ippogrifo, che continuava ad agitare le zampe per buttarmi giù. Scossi la testa. Com'era possibile? Non avevo visto nessun ippogrifo, entrando in campo! E perché mai stavo indossando la divisa di Serpeverde, ora che lo notavo..?

-Rose, sei sveglia?- una voce lontana mi fece aprire di scatto gli occhi. Prima di tutto, mi resi subito conto di due cose: 
Punto Uno: era stato tutto un sogno. Uno strano, strano, stranissimo  sogno... Eppure mi era apparso così reale... beh, fino alla parte iniziale, almeno..

Punto Due: il mio volto era circondato da piccole gocce di sudore. Mi ero agitata così tanto, nel sonno? Bhe, alla fine stavo rischiando di morire per colpa di un idiota patentato, una ragione per agitarmi ce l'avevo eccome...
Fu la voce di mio fratello Hugo a riportarmi a galla da questi pensieri.

-...Sei sveglia?- lo sentii ripetere.

Dopo qualche secondo, mi voltai lentamente verso di lui, gli occhi socchiusi e ancora un po' gonfi per via del sonno. -Adesso sì..- mormorai, stropicciandomi gli occhi e concludendo il tutto con un grande sbadiglio. Con grande sforzo (dopo essermi stiracchiata la schiena) mi rizzai a sedere.
-Cosa c'è, Hugo?- chiesi sospirando. Hugo pareva aver perso la parola. Dopo un po', rispose incerto:
- Volevo solo sapere se stavi bene..- All'inizio ebbi la “strana” voglia di soffocarlo con un cuscino. (Mai provata, ovvio... emh..emh...) Perché? Perché svegliarmi solo per sapere se stavo bene? Era davvero necessario, alla fine? Ma dopo qualche secondo, realizzai che si era solo preso la briga di preoccuparsi per me.

Ci pensai su per un attimo, cercando le parole giuste. Poi, decisi le migliori per descrivere la mia situazione.

-Da schifo.- borbottai, lasciandomi sfuggire un gemito, dopo essermi resa conto di ciò che sarebbe accaduto quello stesso giorno. Non osai pensarci. 
- Ros, ti prometto che appena posso ti vengo a prendere e ti porto via di lì.- disse con un tono così deciso, che mi strappò un sorriso.

- Hugo, se almeno uno di noi si può godere le vacanze, perché rovinarsele così? Non se ne parla, divertiti dai tuoi amici e basta- mormorai, chiedendomi da dove fosse spuntata questa “sorella premurosa” che non avevo neanche io mai conosciuto. Hugo sorrise, trionfante. Probabilmente anche lui se n'era reso conto.

-Tu mi vuoi bene! Allora è vero, non sono solo vecchie leggende!- ridacchiò divertito - Beh, comunque sia, verrò a trovarti il più spesso possibile. E comunque possiamo sentirci, papà mi ha spiegato come si una il fele..tele...- cominciò balbettando.

-T-E-L-E-F-O-N-O, Hugo.- scandii io, quasi divertita. -E comunque, sarei felice di vedere un volto amico, quest'estate. O comunque, di sentirne la voce..- ammisi, sospirando. Poi, rendendomi conto di ciò che lui aveva appena detto, mi affrettai ad aggiungere: -E che io ti voglia bene è ancora da vedere! Adesso sparisci dalla mia stanza, nanerottolo rosso!- e lasciandogli dietro un cuscino, lo convinsi ad uscire da camera mia. Non riuscii a nascondere un sorrisetto nei pochi felici secondi dopo, prima che mi ricordassi per quale motivo la mia stanza era così vuota e c'era un baule davanti al mio letto.

 

___________________________________________

 

Dopo pranzo risalii per controllare di nuovo il baule.
Ok, avevo preso tutto. Ricontrollai un'ultima volta la mia lista delle cose “necessarie”.

-Anfibi;

-Chitarra;

-CD di gruppi babbani, (per la maggior parte Rock);

-Stereo;

-Cuffie;

-Cellulare;

-Trucchi (neri);

-Piastra;

-Qualsiasi cosa si possa raggruppare nella categoria “per capelli”;

- Tutta la roba in camera mia.

 

Era una lista piuttosto fatta bene, visto il mio solito ordine.

Scesi le scale con una smorfia in volto, mentre mio fratello mi dava una mano a portare giù il pesante baule.
Arrivai in cucina da mamma e papà e li salutai con scarso entusiasmo.
Mamma mi avvolse forte in un abbraccio, che non potei che ricambiare, e mi raccomandò non so più quante volte, di non combinare guai (- come se fosse possibile- le risposi a bassa voce.) e Hugo mi strinse ancor prima di farmi capire cosa stava succedendo. Ricambiai la stretta, come per dirgli “non lasciarmi”.
Infine andai verso mio padre, che dopo avermi guardata con un'espressione mortificata, mi prese per mano e si smaterializzò con me. Appena arrivati davanti a casa Malfoy, per poco non vomitai quel poco pranzo che avevo ingerito. Mi trattenni con grande sforzo.

Aspettai che qualcuno venisse ad aprire, scura in volto, ed ebbi l'occasione di notare che quella non era una casa: era una maledettissima villa. Alzai gli occhi al cielo e sussultai nel sentire il cancello aprirsi. Poco dopo, dal portone, uscì un alto uomo, con capelli biondissimi – tsk, saranno tinti – e vestito completamente in nero, tranne che per la camicia bianca. Quell'uomo, era certamente Draco Malfoy.

Aveva un'aria di superiorità, che, ne ero sicura, cercava di nascondere.
Malfoy e papà si salutarono come se fossero amici da una vita. Io mi appoggiai al muretto bianco dietro di me, a braccia incrociate, senza staccare lo sguardo da mio grande baule.

Quando ebbero finito – mi parvero ore- Malfoy e mio padre spostarono lo sguardo su di me. Mi sentii arrossire appena le orecchie, sotto quegli sguardi.

-Lei è Rose.- disse papà, schiarendosi la voce. -Rose, lui è Draco Malfoy-.

-Cià.- lo salutai, osservandolo torva. Lo odiavo, prima di tutto per essersi offerto di ospitarmi, quando neanche ci conoscevamo, e poi per aver creato un essere che ripugnante era dir poco: suo figlio.

Ma andiamo! Io con questo tizio non ci passo neanche mezza giornata!” avrei voluto dire a mio padre.
Per quanto Malfoy potesse sforzarsi di sembrare una brava persona, a me non la dava a bere: conoscevo il suo passato. Mamma e papà me ne avevano parlato. E questo già mi faceva crescere l'odio verso di lui.

Sotto lo stesso tetto di un ex-mangiamorte? Sì, ok. Potevo ritenermi morta.

Lo osservai a lungo, approfittando di quel silenzio che per loro poteva essere imbarazzante quanto per me rilassante, essendo sempre io a crearlo. Subito riosservai i capelli. Decisi che erano ossigenati con una grande O. (Oltre Ogni Previsione).
Stempiato e con un viso appuntito, aveva tutta l'aria di uno di quei tizi che se vedi per strada cerchi di evitare. Eppure, ringraziando la mia solita fortuna, ci avrei addirittura passato l'estate! Sì, in quel momento stavo proprio sprizzando gioia da tutti pori!

Beh, evidentemente ero a corto di pori da cui far uscire quella grande gioia, in quel momento.

Mi ci volle solo qualche secondo per pensarci. E poi lampo di genio: ecco il meraviglioso piano. Prendere la bacchetta dalla mia tasca, puntarmela alla testa, e un Avada Kedavra per completare in bellezza. Stavo ancora ammirando la genialità del mio piano, quando una voce interruppe i miei pensieri: evidentemente Malfoy aveva ritrovato l'uso della parola, probabilmente perso all'interno di quella ampia stempiatura proprio sopra gli occhi di un azzurro-grigio, che ritenni abbastanza grande da poterci giocare a golf.
Stavo per ridacchiare alle mie stesse battute, ma mi resi conto di quianto il suo “-Ciao.-” fosse gelido almeno quanto il mio. Mi stava decisamente guardando male, e per qualche secondo, mi chiesi il perché.

Ma poi eccolo, il motivo di tanta irritazione, e mi ritenni immensamente stupida, : mi ero decisamente scordata del fatto che lui era un ottimo legilimens, come mamma si era curata di dirmi almeno cinque o sei volte, quella stessa mattina. 

Ops. 


  

  
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