Sono
Jacob Black
e se sto dormendo
vi
prego non
svegliatemi.
Non
so perché sono qui.
Correvo nel bosco, correvo fino a sentire le mie zampe sanguinare, le
ossa
spezzarsi e ancora non era abbastanza. Avrei fatto di tutto piuttosto
che
fermarmi e sentire il dolore. Il dolore vero, perché
diciamoci la verità,
quello fisico lo avrei sopportato volentieri, ma per l’altro,
per il dolore del
mio cuore e della mia anima nuda e presa a calci dalla vita non
c’era rimedio.
Lei…vedi? non riesco neanche a pronunciare il tuo nome senza
che una lacrima
bastarda faccio capolino all’angolo dei miei occhi e non va
bene. Perché noi,
fin da bambini, cresciamo con l’assoluta convinzione che no,
gli uomini veri
non piangono mai, ma tu stai per rinunciare a tutto per un essere
mostruoso. Per
uno scherzo che questo destino beffardo ha deciso di mettere sulla
nostra strada
privandoci o meglio privandomi dell’unica cosa di cui avevo
realmente bisogno
per vivere. E allora, me lo spieghi, come cazzo faccio io a non
piangere?
Perché sì, io Jacob Black posso affermare, con
assoluta certezza, che l’unica
cosa per cui vivevo erano i tuoi occhi e i battiti del tuo cuore. Quei
battiti
ormai agli sgoccioli. Quanti te ne restano ancora?
Così sono tornato. Per non sprecare quegli ultimi istanti.
Per rivederti, Bella
ancora una volta. Un’ultima volta ancora così
perfettamente imperfetta e poi
perché, non pigliamoci per il culo, io Jacob Black sono un
completo e
fottuttissimo masochista.
Proprio non potevo evitare di ritrovarmi avvolto in una cazzo di
camicia
bianca, io che per settimane avevo indossato nient’ altro che
la mia pelle.
Sorrido
sarcastico di me stesso. Sono qui tirato a lucido per te, Bella. Per
vederti
andare in pasto al mio peggior nemico. Mi sembra di vederlo con tanto
di
coltello e bavaglino intorno al collo pronto per cibarsi di te.
Perché lui ti
ucciderà, ne sono così sicuro e così
altrettanto impotente e, come uno sfigato
coglione, non posso fare altro che venire a guardati. Perché
tu stai per morire
ed io lo sto facendo con te.
Ma ora, torniamo al punto di partenza. Che diamine ci faccio su questa
maledetta scogliera? Ah vero, lo già detto. Io Jacob Black
sono un masochista
del cazzo e dovevo rivivermi fino in fondo, dovevo riempirmi la mente
di questi
ricordi per riuscire, se possibile, a conficcare il coltello, che mi
sta
dissanguando, ancora più in profondità nel petto.
Proprio qui, sopra questa
scogliera in cui tutto è cambiato.
Se non ti fossi buttata dove saremmo ora? Se mi avessi aspettato adesso
mi
ameresti? Probabilmente no. Sarei sempre Jacob: l’amico
fraterno, quello che si
danna l’anima per un sorriso, ma che non è mai
abbastanza. Perché tu me l’hai
detto. E allora, cosa cavolo ci sono venuto a fare in questo mondo, se
con
assoluta certezza sento che l’unico scopo della mia vita era
renderti felice e
con altrettanta assoluta certezza so di non essere stato abbastanza?
Alzo gli occhi verso il cielo carico di nuvole. Cosa stai facendo in
questo
momento? Hai già indossato il tuo abito?
Immagino il sole li dietro, e non posso non pensare a quante volte tu
mi hai paragonato
a lui. Adesso entrambi non riusciamo più a risplendere.
Non
riesco a stare fermo, cammino avanti e indietro. Hai già
dato l’ultimo
abbraccio a tuo padre?
E poi lo vedo. Un piccolo particolare che attira la mia attenzione.
Come una
lampo colpisce la mia vista; un bagliore che scompare inghiottito dalle
onde. Mi
sembra... ma non è possibile.
E
poi lo sento. Un pianto di donna. No, questa volta i sensi sviluppati
del lupo
non c’entrano. Perché il lupo in me ancora non era
nato quando io già ti
sentivo e ti percepivo quasi più nitidamente di me stesso.
Ma tu non puoi
essere qui. Mi devo davvero essere fottuto anche gli ultimi brandelli
di
cervello rimasti perché, invece, guardo verso la spiaggia e
ti vedo.
Cos’è che mi dicevi a proposito delle tue visioni?
Bene, allora questo deve
essere un'altra cosa che mi lasci di te, oltre il dolore, la tua
pazzia. Eppure
non riesco a impedire al mio cuore di accelerare i battiti. Non riesco
a
impedire alle mie gambe di correre giù da questa scogliera
per avvicinarmi a te
anche se, ne sono sicuro, ti sto solo immaginando.
I miei piedi affondano nella sabbia, il mio respiro si fa affannoso
perché sono
vicino e ti osservo, ti osservo e non capisco. Sei davvero tu Bella?
Adesso ho
paura. Paura di vederti scomparire in un battito di ciglia. Tremo
mentre muovo
ancora qualche passo. Sono proprio davanti a te, ma tu resti immobile.
La testa
appoggiata alle gambe, le braccia strette intorno al corpo, come quando
t’abbracciavi cercando di contenere la voragine. Ti guardo e
mi sembra un
dannato dejavu. E allora stavolta tremo sul serio. Tremo io e trema il
lupo
dentro di me, perché sei li, stai soffrendo e io non posso
sopportarlo.
Finalmente
ti accorgi di non essere più sola. Alzi gli occhi su di me e
ti sento
sussurrare piano il mio nome, lo ripeti più volte
e… sono morto.
Ti butti fra le mie braccia e non c’è altra
spiegazione. Mi devo essere gettato
in acqua senza neanche accorgermene, ho sbattuto contro la scogliera
ponendo
cosi fine alla mia patetica esistenza.
Cazzo a saperlo che il paradiso aveva il tuo corpo, Bella. Sarei morto
prima e
mi sarei risparmiato un bel po’di sofferenza.
Affondo il mio viso nei tuoi capelli. Respiro appieno il tuo profumo
mentre tu
continui a stringerti convulsamente a me. Appoggio le mie mani sulle
tue
braccia allontanandoti appena. Faccio un minuscolo passo indietro.
Voglio
guardarti. Voglio contemplarti un ultima volta perché non so
quanto questo durerà.
Non parlo io, non parli tu. Ma poi un tuono rimbomba forte, il bagliore
del
fulmino lo segue e illumina la tua figura rompendo la magia del momento
e allora
finalmente capisco. Sei tu. Sei reale. Sei qui di fronte a me.
“B.. Bella…c… che
cosa…” Balbetto. Io Jacob Black sto balbettando
come un
deficiente, ma ti guardo, sto naufragando nel cioccolato dei tuo occhi
e tutto
il resto scompare. Non esiste più questa spiaggia, non sono
più queste gambe
che mi reggono in piedi, non è più questa luce
del giorno che mi permette di
vedere ma sei tu. Tu il tutto del mio mondo. Quindi sì,
balbetto e non me ne
vergogno.
Probabilmente adesso dovrei fare una battutaccia delle mie, del Jack
faccia di
bronzo, quello che tu dici di odiare tanto. Così ti
arrabbieresti cercando di
colpirmi e, come al solito, io bloccherei i tuoi fragili polsi con le
mie mani
grandi per poi scoppiare a ridere perché, Bells proprio non
impari mai che non
si deve picchiare il lupo cattivo?
Ma tu sei ancora qui davanti a me. Sento il tuo cuore accelerare. Ti
vedo
mentre mi guardi e colgo nei tuoi occhi una luce diversa, come se mi
vedessi
davvero per la prima volta. È come rivedermi in te, la mia
espressione è la
tua: quella di un assetato che vicino alla morta finalmente trova
l’oasi tanto
agognata. Vedo tutto questo nelle tue iridi scure, ma sono sicuro di
stare
sbagliando perché tu stai andando a sposarti.
Perché tu, ormai, sei soltanto
sua.
Scuoto la testa chiudendo gli occhi. Devo cercare di uscire da questa
catalessi
in cui la tua presenza mi ha scaraventato. Faccio ancora qualche passo
indietro. Ora l’acqua lambisce le mie gambe, la sento fredda
sulla mia pelle.
Reale. E tu sei davanti a me.
Allunghi la tua mano bianca sulla mia guancia sfiorandola e io, Jacob
Black
dopo la morte rinasco sotto il tuo tocco.
Angolo autrice.
Innanzitutto, grazie per le splendide recensioni che mi avete lasciato,
sono
nuova di questo forum e sapere di avervi in qualche modo emozionato mi
riempie
di gioia, e grazie anche alle lettrici silenziose.
E ora veniamo alla storia, ho chiuso gli occhi, ho ascoltato un buon cd
e mi
sono lasciata trasportare cercando di dare vita a questo Jack e,
seguendo il
vostro consiglio questo non sarà l’ultimo
capitolo. Non so ancora se c’è ne
sarà un altro, altri due o dieci, ho qualche idea un
po’ stramba che mi sta
frullando in testa, vedremo che cosa ne tirerò fuori sempre
che voi vogliate
seguirmi.
A presto.
Noemi