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Autore: Djali    23/07/2006    2 recensioni
I Malandrini, le sorelle Black, Lily, Lucius e Severus vissero un anno speciale a Hogwarts, e perché il suo ricordo non sbiadisca ci racconteranno, uno per uno, quello che provarono nei più intensi e magici giorni della loro adolescenza...
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, I Malandrini, Lily Evans, Lucius Malfoy, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Subito dopo essere scesi dal treno, mia sorella Narcissa, Piton, Lucius ed io salimmo su una carrozza, mentre quella pecora nera di Andromeda e la sua amica spostata andavano in cerca di un altro veicolo. Sarebbe stato il colmo dover affrontare anche quei restanti pochi minuti insieme a loro... come se il viaggio in treno non fosse già stato abbastanza lungo e penoso. Affiancata da Piton, col suo naso adunco, i capelli neri e unti e il cipiglio davvero antipatico, lanciavo sguardi obliqui a Narcissa, piena d'invidia. Fin da quando lo avevamo conosciuto avevamo entrambe dimostrato un grande interesse per Lucius, ma alla fine era stata la biondina ad aggiudicarselo. Volevo molto bene a mia sorella, ma fu un affronto che non le ho mai perdonato completamente. Andromeda, invece, lo riteneva una persona rivoltante, col suo ghigno crudele e i suoi occhi grigi. Per me era terribilmente affascinante, e sentivo la gelosia che mi dilaniava il cuore mentre, difronte a me, bisbigliava parole dolci nell'orecchio di mia sorella. Avrei pagato qualunque prezzo per poter essere al suo posto.

Guardai fuori dal finestrino, stanca di rodermi l'anima, e osservai le altre carrozze scivolare verso il castello di Hogwarts, trainate dai loro cavalli invisibili. Poco lontano, attorniato da montagnole oscure e minacciose, sorgeva maestoso e imponente il castello, con le torri svettanti e luminose che si riflettevano nel lago sottostante. La voce melliflua di Narcissa ruppe il silenzio e le mie meditazioni.

-Trovo indecente che siate stati costretti a trascorrere un intero viaggio nel vagone dei prefetti con quella... quella Evans e quegli altri due schifosi mezzosangue di Tassorosso. Almeno io e Lucius abbiamo dovuto sopportare quella specie di insulto alla comunità magica solo per pochi minuti. Dannata Andromeda, se non fosse stato per lei non avremmo dovuto condividere lo scompartimento con la Evans neppure un momento. Non mi ha fatto piacere per niente- concluse con un'espressione lievemente disgustata.

-Andromeda è stata sempre strana- risposi con voce severa -E' una vergogna per la famiglia che frequenti gentaglia come quei babbani. Non mi sorprende che non sia finita a Serpeverde, non ha abbastanza orgoglio, non tiene all'onore della famiglia...- lasciai il discorso inconcluso, mentre una vena iniziava a pulsarmi dolorosamente sulla tempia. Mi era sufficiente pensare per un momento a quella scellerata e alle sue manie babbanofile perché mi innervosissi terribilmente. Trovavo insopportabile anche lei, come quell'altro dannato di nostro cugino Sirius.

-Non si direbbe che è cresciuta in una famiglia sana e devota come la vostra. Se fossi stato nel vostro povero padre... che delusione una figlia come quella!- aggiunse Lucius con la sua voce tagliente e melodiosa al tempo stesso. Sentii un tremito attraversarmi la schiena. Piton rimase in silenzio. Sapevamo tutti che era un mezzosangue, ma si era subito mostrato favorevole alla magia oscura, e così lo avevamo accolto relativamente bene, anche se spesso non potevamo impedirci di essere un po' razzisti anche con lui. Poteva anche essere il mago oscuro più potente del mondo, ma il suo sangue restava sempre sporco.

Il castello si avvicinava, sovrastando il lago sulla cui riva iniziavano ad accalcarsi i ragazzini del primo anno attorno alle barche per la consueta traversata. Le carrozze si fermarono sferragliando e noi ci diregemmo verso il grande portone in legno di quercia a piedi. Fummo accolti dalla vicepreside, la professoressa McGranitt. Una donna severa e puntigliosa che, con Silente, un uomo sarcastico e con strane tendenze a favore di mezzosangue, ibridi a simili indegne creature, era la professoressa che odiavo più di ogni altro. Non prestai ascolto ad una parola del suo discorso di benvenuto, e non appena ci lasciò attraversare la sala d'ingresso corsi a sedermi al tavolo di Serpeverde, accaparrandomi uno dei posti più ambiti, centrale, lontano sia dal tavolo dei professori che dalla postazione vicino all'ingresso da dove Argus Gazza, il custode, era solito sorvegliarci perché non esagerassimo con gli schiamazzi. Non avevo mai sopportato nemmeno lui, con le sue guance tremolanti e il suo caratteraccio da vecchio zitello, nonostante fosse abbastanza giovane e lavorasse ad Hogwarts da quattro anni appena. Accanto a me vennero a sedersi Piton e alcuni compagni che avevano viaggiato su altre carrozze. Narcissa si era seduta accanto a Lucius, che era proprio difronte a me. Sapevo che sarebbe stata un'ardua impresa riuscire a reggere tutto lo smistamento e tutto il banchetto di inizio anno con la consapevolezza di avere i suoi occhi grigi e spietati puntati a intermittenza sulla mia faccia. Sentii l'irrefrenabile impulso di arrossire, ma ero troppo brava a recitare per lasciarmi dominare da atteggiamenti traditori di questo genere.

La Sala Grande si riempì degli studenti anziani con un grande brusio. All'altro capo della sala, al tavolo dei Grifondoro, vidi sedersi quel maledettissimo bullo di mio cugino, i suoi tre amici e, pochi posti più in là, quell'insopportabile, sporca saputella della Evans. Al tavolo successivo, quello dei Corvonero, vidi avvicinarsi Andromeda, con quell'aria pacifica e tenera da pecora, e la vidi chiacchierare con l'altro prefetto di Corvonero del suo anno, un mezzosangue. Sentii un moto di odio e disgusto verso di lei nascermi nel petto. Giuro che desiderai di mollarle un ceffone su quel brutto muso, ma anche se la avessi avuta vicina non avrei potuto: i nostri genitori non sopportavano che ci alzassimo le mani fra di noi, anche se spesso era nostra madre a frenare certe esclamazioni rivoluzionarie di Andromeda riguardo babbani e mezzibabbani con un sonoro schiaffo in piena faccia. Al pensiero sorrisi appena.

Presto entrarono i ragazzini del primo anno, e, uno per uno, furono chiamati dalla McGranitt a calcarsi il cappello parlante fin sul naso per essere divisi fra le quattro case. Come tutti i Serpeverde, accolsi con grida ed applausi entusiasti tutti i nuovi studenti che venivano asseganti alla mia casa, e fischiando e urlando commenti offensivi ogni volta che, invece, veniva eletto un Corvonero, un Tassorosso o, peggio che mai, un Grifondoro. Odiavo i Grifondoro, come odiavo tutti quei nanerottoli. Li vedevo tremare spaventati mentre si sedevano sullo sgabello a tre piedi davanti al tavolo degli insegnanti, e li vedevo assumere espressioni sollevate anche se ancora impaurite quando prendevano posto ai tavoli. Tutti marmocchi pronti per essere maltrattati , pensai con un ghigno malefico. Adoravo fare la bulla con gli studenti più piccoli delle altre case. Sfogavo su di loro la mia frustrazione e il mio odio verso il mondo. Erano troppo piccoli per difendersi o per accusarmi, e godevo terribilmente immaginando le loro faccette spaventate mentre li obbligavo a cedermi le poltrone migliori della biblioteca o il passo nelle file davanti al bagno, o a promettere di non rivelare mai a nessuno di avermi vista mentre bruciacchiavo gli arazzi, se non volevano che riversassi su di loro gli anatemi più spaventosi. E la cosa più divertente era la loro sorpresa nel constatare che era un'autentica bulla una delle ragazze più carine del sesto anno, e per giunta una dei pochi che aveva la spilla verde e argento appuntata sul petto, e che quindi, al pari di pochi altri, godeva di potere e autorità, e poteva infliggere punizioni ingiuste a suo piacimento. Sorrisi ancora più malignamente.

Ogni tanto sentivo la voce di Lucius al di sopra della folla, e allora la terribile consapevolezza di averlo così vicino mi faceva battere fortissimo il cuore, e non potevo impedirmi di lanciare, sia pur di sfuggita, uno sguardo ammirato alle sue mani, così forti e belle, o al petto e alle braccia muscolosi, senza osare guardare più in alto per tema di un ennesimo moto d'invidia nei confronti di Narcissa, invidia che mi era sempre più difficile nascondere.

Terminato lo smistamento, abbe inizio il banchetto di inizio anno, e i lunghi tavoli si imbandirono magicamente di vivande succulente. Benché odiassi Hogwarts, i suoi professori e quei servili elfi domestici, non potevo negare che la cucina fosse eccellente. Divorai avidamente abbondanti porzioni di primi, secondi e dolci, gustando ogni pietanza di quel pasto pantagruelico. Ora che ci pensavo, per tutto il viaggio non avevo mangiato niente. Prima che potessi accorgermene si era fatto tardi, ed era ormai ora di andare a dormire. Silente ci tediò con un ulteriore discorso, o almeno tediò quei pochi folli che lo stavano ascoltando, fra i quali certo non comparivo io, al termine del quale ognuno si diresse al suo dormitorio. Io e Piton iniziammo a raggruppare i nuovi entrati, che dovevamo scortare per i corridoi. Narcissa mi disse con un sorriso che mi aspettava in dormitorio, e io sorrisi di rimando. Osservai lei svanire oltre la porta della sala grande che si svuotava rumorosamente, e, immediatamente dopo, vidi uscire Lucius. Avanzava col suo passo felpato ed elengante, e io contemplai per un ultimo istante il suo corpo, flessuoso e forte come quello di una pantera, prima che sparisse definitivamente fra la folla che si accalcava alla porta.

   
 
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