“You can never replace
anyone”
…
because everyone is made up of such beautiful specific details.
Quando
l’aveva capito si era rivelato però troppo tardi.
Affezionarsi,
emozionarsi, non riuscire a fare a meno dell’altra persona e
infine
innamorarsi. Non era successo subito, ma allo stesso tempo era accaduto
tutto
così in maniera naturale e spontanea, che a stento si era
resa conto di quanto
i suoi sentimenti stessero cambiando.
Ogni
giorno si rivelava una piccola sfida per Yui, una battaglia contro se
stessa e
contro i suoi stessi sentimenti.
Minuta,
insicura e silenziosa, non era decisamente il tipo di persona che
riusciva ad
esprimere i propri sentimenti con facilità, anzi; eppure
quando guardava lei
sentiva una stretta al cuore così forte da farle
male.
Asuka
aveva due anni in più di Yui, era una ragazza sveglia ed
energica, di quelle
che non si stancano mai della vita, tantomeno delle situazioni che le
si
presentavano e le affrontava sempre a testa alta, nel bene o nel male.
Se
Yui avesse dovuto dire Cosa le
piaceva di Asuka, probabilmente avrebbe tentennato. Lei non era mai
stato il
tipo di persona che considerava fondamentale l’aspetto fisico
e poi si sa,
quando si parla della persona che ti piace la vedi splendida sotto
qualsiasi
punto di vista; Yui amava l’intraprendenza di Asuka, il suo
sorriso, la sua
voglia di vivere, la sua dolcezza.
Durante
la scuola elementare, gli anni delle medie e persino alle scuole
superiori, Yui
si era sempre ritrovata vicino a Asuka, il caso le aveva sempre
permesso di
poterla osservare, persino di esserle amica. E se si potesse parlare
più di un
regalo del destino, invece di un semplice caso?
Yui
era un’inguaribile romantica e credeva tantissimo nelle
leggende come quella
del “filo rosso del destino”; sapere di essere
legati alla persona che si ama
già prima di conoscerla era qualcosa di estremamente dolce,
ma forse un po’
troppo idilliaco; eppure non poteva far altro che affidarsi ai suoi
sogni per
andare avanti.
Più
passò il tempo, più l’amicizia con
Asuka si era rafforzata: se da una parte Yui
era felice di aver ottenuto qualcosa di così importante, un
sentimento che
nemmeno credeva di poter meritare, dall’altro soffriva un
po’ per i sentimenti
che invece era obbligata reprimere.
Nel
periodo tra l’ultimo anno di liceo e l’inizio
dell’Università, Asuka si fidanzò
con una ragazza che frequentava come amica da parecchio tempo, il suo
nome era
Kuroi.
Quel
gesto significò molto per Yui, ancora perdutamente
innamorata di Asuka, mentre
lei sembrava essere davvero felice.
Asuka
non aveva dimenticato Yui, ma i sentimenti di Kuroi la travolgevano con
tanta
intensità da farle mettere un po’ in secondo piano
l’amicizia con la ragazza.
Asuka non era il tipo di persona da comportarsi in quel modo, odiava
più di
qualsiasi altra cosa l’abbandono, forse proprio
perché in passato aveva provato
più volte quella brutta sensazione, sapeva come ci si
sentiva. Eppure Yui
l’abbandonò per prima, o per meglio dire
iniziò poco alla volta a farsi vedere
sempre di meno, senza contare che scelsero per la prima volta due
Università
diverse… Il Destino aveva iniziato a muoversi in direzioni
opposte?
Il
comportamento di Yui non era sintomo di odio o delusione, ma di
semplice
fragilità. Sapere che Asuka era veramente felice accanto a
un’altra persona la
rendeva veramente triste.
Persino
quando si trattava di conversare su internet con Asuka, si ritrovava a
fissare
per minuti interminabili la finestra della discussione aperta su msn,
senza
avere il coraggio di scriverle per prima.
Yui
era sempre stata una gran frignona, ma quelli furono i giorni peggiori
della
sua vita poiché, diversamente da quando piangeva e
c’era Asuka ad asciugarle la
lacrime, quella volta era proprio Asuka la causa dei suoi pianti.
Siccome
non era mai stata il tipo da lamentarsi di continuo, decise di tenere
tutto per
sé, anche perché non aveva nessuno con cui
confidarsi.
Tutto
quello che Yui riusciva a pensare era “Ma come fai a starci
assieme?” ma non
aveva il coraggio di dirlo, visto che rispettava i sentimenti di Asuka,
lei in
fondo era profondamente innamorata di Kuroi.
Per
la prima volta in vita sua, provò il sentimento della
gelosia. Sapere che per Asuka sarebbe stata sempre una seconda
possibilità, la uccideva.
Si
sentiva patetica, debole e sciocca; Yui non era mai ricorsa a gesti
estremi,
non era il genere di persona che agiva in quel modo, ma quella volta
proprio
non riuscì a far diversamente, quel dolore
l’aiutò a cancellare quello
dell’anima e far si che si sentisse più vicina
alla sofferenza di Asuka.
Quel
gesto estremo diventò un’abitudine, un modo tutto
suo per sfogare il dolore, il
risentimento e tutti quei sentimenti sempre taciuti.
Per
coprire le cicatrici iniziò a indossare dei polsini;
raramente medicava quelle
ferite e il dolore s’intensificava ogni volta che la stoffa
si sfregava sui
tagli, rendendo più difficile la guarigione. In quel modo
era certa che nessuno
l’avrebbe scoperta, così che avrebbe potuto
continuare a sentire quel dolore ormai
diventato una dipendenza ogni volta che desiderava.
Non
parlando nessuno l’avrebbe scoperta, altrimenti
chissà cosa avrebbero pensato
“gli altri”; i suoi genitori, i suoi professori, i
compagni di scuola, se solo sarebbero
venuti a conoscenza di questa sua pazzia, sicuramente
l’avrebbero scambiata per
una malata mentale… Ma che ci poteva fare, se per lei essere
innamorata e non
ricambiata, era così doloroso da voler cercare una fonte
alternativa per
scacciare quel dolore?
Avrebbe
potuto parlare con Asuka, dirle cosa veramente provava per lei, ma non
riusciva, non voleva rovinare la loro amicizia e non voleva rovinare il
rapporto già poco sereno che Asuka aveva con Kuroi. Amica o
non amica, era
comunque innamorata di Asuka e non poteva vedere razionalmente quella
situazione.
Ma
si sa, prima o poi tutte le cose vengono a galla e quel piccolo segreto
fu
scoperto da Asuka stessa.
Durante
un tardo pomeriggio autunnale, Yui aveva incontrato Asuka
sull’autobus, così
decisero di fare assieme la tratta a piedi che conduceva alle
rispettive vie
dove abitavano.
Faceva
freddo, e il buio che caratterizzava le giornate autunnali
più corte, rendeva l’atmosfera
ancora più opprimente di quanto non lo sarebbe stato
normalmente.
Istintivamente
ritirò la mano, ma Asuka, più veloce di lei
riuscì a riacchiapparla, abbassando
il polsino e vedendo chiaramente quei segni rossastri notevoli sulla
pelle
chiarissima della ragazza.
Dapprima
Yui andò nel panico. Asuka aveva scoperto il suo segreto,
non le avrebbe più
parlato, perché si era giocata in questo modo la sua
amicizia? Improvvisamente
i sensi di colpa s’impadronirono di lei.
Ma
Asuka, diversamente da come aveva immaginato Yui, scoppiò a
piangere. I suoi
bellissimi occhi verdi traboccarono di lacrime, il suo viso si
bagnò
completamente e le sue labbra baciarono le cicatrici che deturpavano i
polsi di
Yui.
Un
gesto così bello in contrapposizione alla violenza, quasi
come se Asuka volesse
portare via il dolore di Yui; anche Yui scoppiò a sua volta
a piangere, scossa
nell’animo da quel gesto così bello, ma allo
stesso tempo così triste.
«Perché
non me ne sono resa conto prima?»
«Avevi
altro a cui pensare, non volevo turbarti… »
«Siamo
amiche, avrei dovuto capirlo subito invece che stavi male.»
«Sei
sempre stata una ragazza intelligente, ma su certe cose invece sei
più lenta a
capire…»
Asuka
rimase un po’ stranita da quelle parole, mentre Yui non
sapeva come tirarsi
fuori da quel discorso, anche se da un lato invece desiderava liberarsi
da
quello che per lei ormai era un vero e proprio peso.
«Io
sono innamorata di te.»
L’aveva
detto finalmente, ma già se ne pentiva.
L’espressione sul volto di Asuka non
era sconvolta, di più.
«Sai,
forse ne ho sempre colto qualche segnale, ma probabilmente non ci
volevo
credere… »
Ammise
dopo attimi di incertezza, durante i quali nessuna delle due aveva
avuto il
coraggio di parlare, Yui distolse lo sguardo.
La
luce del lampione più vicino alla due ragazze era ormai
l’unica fonte di
illuminazione presente nei dintorni, tutt’attorno
c’era solo il buio più
totale.
Le
parole di Asuka morirono nell’oscurità, espresse
meglio dall’abbraccio in cui
strinse Yui. La ragazza più bassa rimase attonita, mentre
Asuka la stringeva
con più intensità, nascondendo il volto
nell’incavo del suo collo.
«Perdonami
se non l’ho capito subito, non volevo farti soffrire in
questo modo.»
Perché
si scusava? Anche lei aveva sofferto, persino in quel momento ogni sua
singola
parola, ogni suo singolo gesto, riusciva a trasmetterle la sofferenza
che
provava.
«Tu
mi sei sempre stata vicina, non mi hai mai fatto domande, persino ogni
tuo
silenzio mi rassicurava.»
Perché
le stava dicendo tutto questo?
Asuka
iniziò a raccontarle di tutto il periodo passato con Kuroi,
di come avevano
rotto e dei sentimenti che provava ancora per l’altra
ragazza. Nonostante
tutto, Yui non poteva biasimare il masochismo di Asuka, in fondo anche
lei
avrebbe continuato ad amarla, pur sapendo che era ancora innamorata di
Kuroi.
Poteva capire molto bene che non era semplice dimenticare tutto,
soprattutto
quando quel “tutto” erano sentimenti speciali,
indelebili, dolorosi ma in fondo
bellissimi.
Yui
sentì il corpo di Asuka tremare a stretto contatto con il
suo, percepì il
calore del suo fiato sul collo, le guance bagnate. Strinse la mano
della
ragazza, accarezzandone il dorso con il pollice, ma non
parlò. Forse quello era
uno dei momenti in cui le parole si sarebbero rivelate eccessive.
«Salvami,
ti prego.»
Sul
momento, Yui non capì immediatamente il significato di
quelle parole. L’unico
modo che conosceva per salvare Asuka, così come se stessa,
era l’amore… Ma
Asuka era ancora innamorata di un’altra persona.
Allo
stesso tempo però, anche Yui desiderava essere salvata, e
sapeva che l’unica in
grado di poterlo fare era proprio Asuka. La strinse più
energicamente,
infondendole tutto il colore corporeo di cui era in possesso.
«Ti
salverò.»