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Autore: Kat Logan    02/12/2011    10 recensioni
C'è chi vive un amore in segreto dai propri genitori. Chi è una teppista che esce vincitrice da ogni scontro con il preside. C'è il gruppetto dei secchioni e c'è una faida tra i due gruppi più popolari di tutta la scuola.
Amori, segreti, amicizie e guai si nascondono dietro la bella facciata dell'istituto più aristocratico ed esclusivo del Giappone.
[Haruka, Michiru, Usagi, Setsuna, Mamoru, Minako, Setsuna, Ami, Rei, Makoto, Seiya, Yaten,Taiki]
Guest star: Akira
Momentaneamente sospesa causa mancanza di tempo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Capitolo 1.
Parte I
 
Romeo Jiuliet & Jiuliet

 
 
Le pallide luci dell’alba fendettero le lunghe tende bianche svolazzanti, illuminando i due corpi che giacevano ancora aggrovigliati, tra le lenzuola di seta lilla, che ricoprivano in parte il grande letto a baldacchino.
Haruka mugugnò flebilmente qualcosa d’indefinito per poi stropicciarsi le palpebre, prima che i suoi occhi cobalto potessero scorgere il grigiore dell’aurora che ancora nascondeva il sole dietro l’orizzonte, per poi posarsi sulla figura che le stava sdraiata accanto.
Le sue dita accarezzarono tremanti e leggere la pelle candida e vellutata della ragazza che dormiva serena tra le sue braccia.
In quel momento, con quella luce soffusa, le apparve ancora più bella di quanto già non la trovasse normalmente e ringraziò, silenziosa, il destino per avergliela regalata.
Passò le dita tra i fili acqua marina scompigliati sul cuscino. Li scostò appena dal viso di quella, niente doveva nascondere quel volto angelico e delicato, mentre un brivido d’eccitazione le percorse la spina dorsale.
Era come toccare qualcosa di sacro, di prezioso, di proibito.
“Signorina?!” la voce della domestica interruppe il silenzio della stanza bussando vigorosamente alla porta.
“Signorina Michiru?!” gridò ancora facendo alzare e abbassare la maniglia della porta in un gesto di stizza.
Haruka balzò giù dal letto affrettandosi a recuperare tutti i suoi vestiti sparsi sul pavimento.
Fortuna che abbiamo chiuso a chiave!
Gli occhi blu intenso dell’altra si aprirono a quel fastidioso richiamo che aveva messo fine al suo riposo.
“Sono sveglia! Arrivo, arrivo!” esclamò con voce impastata dal sonno.
“Signorina, i suoi genitori la stanno aspettando per la colazione!”
“Sono degli psicopatici…” sibilò la bionda infilandosi la maglietta stropicciata, “ti fanno svegliare alle cinque e mezza,  non è normale, Michi!”
“Oh sta zitta un po’!” la riprese Michiru, tirandola a sé per un braccio per farla nuovamente cadere sul letto vicina a lei.
Uscì dalle coperte, sorridendole; e con sguardo felino dopo averle bloccato piano i polsi si sistemò sopra al suo corpo per poi baciarla con tutta la passione che aveva in corpo.
Haruka si sentì andare a fuoco a quel contatto.
Doveva trovare la forza di andarsene da lì, una forza che non aveva o meglio che non voleva avere.
“Signorina, ha detto qualcosa?” s’informò preoccupata la donna chiusa fuori dalla stanza.
“No assolutamente!” disse contrariata Michiru per essere stata interrotta, “Arrivo! SPARISCI!” concluse poi con un tono che aveva perso ogni sfumatura di gentilezza, mentre la ragazza clandestina in camera sua si liberò a malincuore da quella piacevole prigionia, finendo di vestirsi e mettendo una gamba a cavallo della finestra.
“Vai!” le disse sottovoce Michiru, per poi baciarla un ultima volta, “qui si mette male…Mary sembra intenzionata a buttare giù la porta!”
“Signorina ma è bloccata là dentro? Perché si è chiusa a chiave?!”
Il pericolo è più nei tuoi occhi che non in venti delle loro spade: se mi guardi con dolcezza, sarò forte contro il loro odio!” rispose la bionda con fare teatrale.
L’altra rise piano. “Salutarsi è una pena così dolce...che vorrei dirti addio fino a domani..."
“Ci vediamo a scuola, Juliet!” le fece l’occhiolino Haruka.
“A dopo Romeo!” concluse facendo volare un bacio nell’aria, che la bionda prese prontamente portandoselo al cuore.
Non appena si fu assicurata che Haruka avesse toccato il suolo sana e salva, Michiru si apprestò ad aprire la porta che sembrava tremare sotto i colpi dell’inserviente.
“MARY!” il tono di voce e la visione della sua padrona senz’abiti, fece sobbalzare la donna nella sua divisa nera con grembiule in pizzo bianco.
“Signorina, si copra! Si prenderà un raffreddore!!”
“E’ per questo che chiudo a chiave! Ho cominciato a dormire nuda! Ora che sai che sono viva, vegeta e sveglia…puoi andare! Raggiugerò i miei genitori a momenti!”
“Va-vado ad informarli su-subito!”
Michiru girò gli occhi. Sospirò appoggiandosi con la schiena alla porta in mogano, perdendosi qualche istante con lo sguardo nella sua stanza.
Anche per questa volta, l’abbiamo fatta franca!
 
 

***

 

Parte II
 
First day of my new life

 
Usagi, ormai sconsolata gettò dietro le proprie spalle la piantina della città, che aveva guardato al contrario sino a quel momento per poi appoggiare al marciapiede il pesante borsone che si stava trascinando dietro come se fosse ricolmo di pietre; e la gabbietta con all’interno la propria gattina.
“Oh, Luna…credo ci siamo perse!” sospirò con fare tragico portandosi una mano alla fronte.
“Mi domando perché nonna abbia tanto insistito perché frequentassi questa scuola assurda…” continuò a parlare come se l’animale potesse darle una risposta.
“Era la sua ultima volontà con tutti quei soldi che aveva risparmiato per far si che potessi frequentarla!”
Il cellulare rosa le squillò insistentemente nella tracolla del medesimo colore, che riportava le stampe di alcuni coniglietti bianchi, interrompendo il suo dialogo con Luna che miagolò flebilmente.
“Pronto? Oh ciao Ami!”
“Usagi dove sei?” domandò con tono agitato l’amica dall’altro capo.
“Uhm…non ti arrabbiare…”
“Quando inizi così non è una buona notizia”.
“Ma no! Ma no! è solo che…” la biondina ridacchiò nervosa, sapendo di averla fatta grossa. “Mi sono persa!”
Aveva sempre avuto un pessimo senso dell’orientamento e di questo tutti ne erano a conoscenza.
“Non ci credo…devi arrivare in tempo! Bisogna che porti tutte le tue cose al dormitorio prima dell’inizio delle lezioni e del giro dell’istituto tenuto dal comitato di benvenuto!”
“Mamma mi aveva fatto chiamare il taxi ma…”
“Spiegami come hai fatto a perderti con un taxi, Usagi!” La interruppe incredula l’altra.
Usagi sbuffò lasciandosi andare sul proprio borsone come se fosse una panchina.
“Forse ho sbagliato a dare l’indirizzo. Insomma…non mi ricordavo il nome preciso della via!”
“Chiama un altro Taxi ti do io l’ind-”
“Oh  non occorre!” la interruppe Usagi col naso all’insù. “Ho appena notato la cancellata con la targa dell’istituto dietro alle mie spalle!”
“Allora ti aspetto al dormitorio!”
“Va bene! Arrivo! A tra poco!” disse concludendo la chiamata e alzandosi pronta a raggiungere la sua scuola che sarebbe divenuta la sua nuova casa.
In pochi passi raggiunse oltre il viale alberato, l’imponente cancellata in ferro battuto che ritraeva due enormi fiori di loto stilizzati, da cui la scuola prendeva il nome.
Avanzò titubante, un piede dopo l’altro.
L’edificio principale possedeva una scalinata in marmo bianco e un colonnato degno di una reggia.
“Che lusso…” sibilò tra sé e sé emettendo un flebile fischio d’ammirazione.
Usagi si perse nel guardare il verde in cui era immerso l’istituto, le ampie vetrate che lasciavano filtrare la luce e il giardino curato, in cui si ergevano i tronchi secolari di alcuni alberi fioriti.
“Che meraviglia!” La sua voce era diventata un soffio, quello scenario l’aveva completamente catturata lasciandola senza fiato.
 
“FATE LARGOOOOOOO!” la voce squillante di una ragazza dai lunghi capelli biondi, raccolti da un fiocco rosso, arrivò alle spalle di Usagi frantumando la quiete che aveva scaturito il paesaggio nel suo animo.
Correva a perdifiato, come se scappasse da qualcuno, eppure alle calcagna non c’era anima viva ad inseguirla.
“Guarda che non sei in ritardo!” azzardò Usagi come a tranquillizzarla.
“Devo correre, correre, correreeee!! Devo essere la prima a vederl-”, la frase morì stroncata da un tonfo provocato dalla gabbietta di Luna in mezzo al passaggio, nella quale s’inciampò la sconosciuta che nel vano tentativo di tenersi in equilibrio portò con sé Usagi.
“Ahi! Ahi!”
“Scusami eri il primo appiglio disponibile!” cercò di discolparsi la folle corritrice, massaggiandosi il fondoschiena dolorante.
“Non fa niente! Ti aiuto ad alzarti!” le tese una mano Usagi.
“Oh, un gatto!” esclamò l’altra prendendo la mano della ragazza senza staccare gli occhi dalla gabbietta, “come si chiama?”
“Luna”
“E’ una lei, ma che carina!! Anche io ho un gatto! Artemis! E’ già nella sua nuova stanza!” disse con un sorriso per poi presentarsi.
“Piacere sono Minako! Ah oggi non è il giorno della divisa!” specificò guardando cosa indossava.
“Ehm…” Usagi si osservò da capo a piedi un po’ imbarazzata.
“C’è un giorno specifico per questa?”
“Si, non hai letto l’opuscolo?! E’ il mercoledì!”
“Capisco…” ma di quale opuscolo parla? C’era una guida da leggere? Oh mamma mia che sbadata che sono!
“Allora, come ti chiami ragazza con la divisa nel giorno sbagliato? Devi essere anche tu una matricola!”
“Già è il primo giorno! Sono Usagi! Ma…dove stavi andando così di fretta?”
Domandò curiosa.
“Dal mio fidanzato!” disse con gli occhi che presero a brillarle non appena pronunciò quella parola.
“Non lo vedo da tantissimo, lui è più grande. L’ho conosciuto in America!”
“Oh, hai vissuto là?!”
La domanda non trovò risposta a causa dell’improvviso sgommare di due auto sportive rosse fiammanti, che fecero la loro comparsa nel parcheggio della scuola alzando un nuvolone di polvere di notevole proporzione.
Gli studenti presenti cominciarono a tossire e a strofinarsi gli occhi irritati a causa del polverone, quando due figure alte comparvero attraverso quella nebbia che avevano sollevato.
Il ragazzo proprietario di una delle due macchine scese mostrando un sorriso sghembo all’altra figura snella dai capelli color miele.
“Ho vinto!” esultò con aria trionfante, alzando le braccia tatuate al cielo.
“Ma zitto! Non hai vinto un bel nulla! Nessuno mi batte, Akira!”
“Eccolo!” Minako saltellò su se stessa per la gioia.
“E’ quello biondo?” indagò Usagi non sapendo dire chi dei due tipi fosse più affascinante.
“Ma no, la bionda è una ragazza! E’ Haruka!”
Le labbra dipinte con uno strato di lucidalabbra di Usagi andarono a formare una piccola o.
Assomiglia ad un ragazzo ma…è bellissima.
“Akiraaaaa!” Minako si lanciò nell’ennesima corsa sfrenata, allontanandosi da lei.
Si diresse dal moro buttandogli le braccia al collo, mentre lui la sollevò da terra facendola girare nell’aria come se fosse un peso piuma.
Alla visione della scena, si alzò un coretto stupito di “oh” seguito da urletti e gridolini provenienti dalla maggior parte delle ragazze presenti nel cortile.
 
“Ma chi è quella che è corsa in quel modo da Akira Sempai?”
“Oh no, ha la ragazza! Ma non si è mai fatta vedere qui! Che sciagurata!”
“Sembra più piccola!”
“Non ci credo, non ci credo!”
 
Minako salutò con un abbraccio e una spettinata amichevole di capelli Haruka, che sembrò sbuffare per quel gesto affettuoso anche se lo sguardo trasmetteva tutto il contrario.
 
“CHE FORTUNA! CONOSCE ANCHE HARUKA SEMPAI!”
 
Questa volta il chiacchericcio generale stava assumendo le sembianze di urla isteriche degne delle peggiori fangirl.
Ci manca solo che si strappino i capelli a ciocche!
Usagi cercò di captare qualche informazione utile, ma la confusione generale le permise solo capire che quei due dovevano essere molto desiderati dalle ragazze dell’ Hasu No Hana Institute e che Minako si era sicuramente accaparrata una buona dose d’invidia e di gelosia dalle presenti.
Non appena decise di mettersi alla ricerca dell’ala est, per trovare la propria stanza ed evitare una crisi isterica da parte di Ami, la sua attenzione fu catturata da una limousine bianca che entrò lentamente sul ciottolato.
La ragazza notò che all’arrivo della vettura s’interessarono anche i ragazzi oltre che alle studentesse, che fino a un attimo prima non avevano occhi che per i due piloti.
Dev’essere una persona importante… suppose Usagi, aspettandosi di veder comparire una qualche celebrità del cinema.
L’autista scese dalla limousine per aprire la portiera, ma Haruka lo precedette.
A quel gesto si levò un sospiro generale seguito da alcuni “com’è romantico” delle spettatrici, che non sembravano averne mai abbastanza di compartecipare ad ogni gesto di quelle persone.
Dalla macchina scese una ragazza molto più bassa di Haruka, che le diede la mano.
Sfoggiava un elegante completino bianco con un copri spalle azzurro turchese che si sposava alla perfezione con i lunghi capelli acqua marina.
Ogni movimento della nuova arrivata era intriso di finezza e grazia, sembrava incantare chiunque posasse il suo sguardo su di lei.
Erano una coppia perfetta quelle due insieme. Anziché camminare parevano danzare nell’aria e Usagi per un istante giurò di aver visto un alone dorato contornarle.
 
“Manca giusto il canto degli angeli quando arrivano quelle!” sbottò irritata una voce sconosciuta.
“Dai Seiya, non sarai mica invidioso!”
“Non dire cavolate Yaten, ce le mangiamo a colazione quelle…”
“Quanto rancore che serbi però!” si aggiunse un altro ragazzo.
“Puoi tenere le tue osservazioni per te Taiki sai?!”
“Appena sveglio sei più antipatico del normale!”
“Come mai hai deciso di essere così loquace sta mattina?”
 
Allora non proprio tutti sono in completa adorazione di –
Usagi dovette persino interrompere il suo pensiero venendo spintonata da una parte all’altra da alcune studentesse, trasformatesi improvvisamente da amebe sbavanti a mandria di pecoroni impazziti, che tentarono di avvicinarsi ai tre arrivati.
Stava perdendo l’equilibrio per la seconda volta in quella mattinata quando due braccia forti arrivarono a sostenerla da dietro le spalle.
Un profumo intenso, caldo e pungente le inebriò i sensi.
Non riuscì a dare un nome a quella fragranza, sapeva solo che le stava dando alla testa.
“Devi stare attenta…” la voce del suo  salvatore, aveva un che di melodioso.
“Qui la gente impazzisce, finirai per essere travolta e farti male!”
Usagi si liberò a malincuore da quella stretta, si voltò per ringraziare il proprietario di quella premura e quando incrociò il suo sguardo blu egiziano dal taglio orientale, contornato da sottili fili corvini si sentì venir meno.
“Gra-grazie…” disse con un filo di voce.
Smettila di fissarlo in quel modo Usagi. Penserà che discendi da qualche razza di cane sbavoso se continui così!
“Non c’è di che!” Un sorriso scoprì i suoi denti bianchi perfetti, “ci vediamo dopo!”
“Co-come?” stava parlando ancora con lei? Aveva capito male?
“Sei nuova no?!”
Usagi accennò un si poco marcato con il capo.
“Allora ci vediamo alla presentazione dell’istituto, io mi occupo del giro, faccio parte del comitato di benvenuto!”
Non potevano scegliere un benvenuto migliore! Mi sento male! No, cioè bene, benissimo! Così bene da…
“Basta con i vaneggiamenti!”
Ora fu il turno del ragazzo più grande a rimanere interdetto.
Oh no, che figuraccia! Stupida! Stupida! Stupida!
“Mamoru?!” una voce femminile attirò l’attenzione dell’altro impedendogli di indagare su ciò che l’era sfuggito di bocca.
“Sbrigati! Dobbiamo prepararci!”
Usagi guardò nella direzione di quel richiamo e poté notare, con suo enorme dispiacere, che la proprietaria della voce era una studentessa dalla carnagione olivastra e un’aria misteriosa.
“Hai ragione Sets! Scusami!”
Mamoru salutò con un cenno Usagi e si avviò verso la ragazza che lo prese a braccetto dirigendosi verso l’entrata.
Che sia la sua ragazza?
Le labbra che s’increspavano in un sorriso per lei le rimbalzarono in mente provocandole un senso di vertigine.
“Non ho mai visto niente di così bello…”
“Parli di me testolina buffa?”
Il ragazzo moro, che poco prima aveva dimostrato la simpatia di una iena con i due compari le aveva appena rivolto la parola.
Usagi si guardò attorno. Lo sciame di studentesse psicopatiche in preda agli ormoni sembrava aver concentrato tutte le loro energie per braccare gli altri due.
“Che delusione…non dirmi che ti riferivi all’architettura di questo posto…” continuò l’altro con un sorriso furbo che gli attraversava il viso da parte a parte.
“Sono Seiya Kou, novellina!”
“Hai finito di darmi dei soprannomi? Nemmeno ci conosciamo! Non è che abbiamo tutta questa confidenza!”
“Potremo averne però…”
Che faccia da schiaffi!
“Ti sei persa?” domandò poi senza smettere di sorridere.
Usagi sospirò.
Forse è il caso di farsi aiutare!
“Alloggierò…uhm…nell’ala est, sai dirmi qual è?”
“No, non mi dire…” disse con aria contrariata, “Ti hanno messa li?! Accipicchia!”
“Pe-perché? Non va bene?”
“Beh…” Seiya giocherellò con la sua lunga coda di capelli color catrame.
“Diciamo che li ci finiscono quelli…”
“Quelli come?” lo incalzò Usagi presa dal panico.
La sua mente non poté far a meno di elaborare un thriller con tanto di psicopatico che si aggirava per la fantomatica ala est, torturando ed uccidendo le nuove ed innocenti matricole.
“Magari c’è un errore…potresti farti spostare! Scommetto che sei qui perché sei una modella di riviste teen o una cosa del genere no? Sei piuttosto carina!”
Usagi avvampò.
La iena mi ha appena fatto un complimento?
La ragazza scosse vigorosamente il capo.
“Mi dispiace deluderti ma non lo sono!”
“Hai vinto una borsa di studio?”
“No”.
“Sei la fidanzata di una star?”
“Nemmeno!”
“Allora…uhm…” Seiya sembrò sforzarsi parecchio per trovare il suo possibile background. “Ci sono!” Annunciò con gli occhi scintillanti.
“Sei un’ereditiera!”
“No”.
“Di buona famiglia, con un passato vagamente aristocratico?”
“No, anche questa volta!”
“Figlia di artisti?”
“Sono una normalissima poveraccia che è stata sbattuta qua dalla nonna psicopatica ormai defunta!” disse tutto in un fiato.
“Oh! Mi dispiace!”
“Non fa niente, ormai la nonna è morta da un po’.”
“Non per quello…intendevo…”
Usagi alzò un sopracciglio.
“Temo che allora non ci sia alcun errore. Sei proprio nell’ala est. Pazienza!”
 
 
 
 
 
Note dell’autrice:
 
Ciao a tutti!!
Innanzi tutto grazie per le recensioni al primo capitolo! Sono contenta che vi sia piaciuto! *__*
Questo secondo capitolo, che poi cronologicamente è prima del precedente (siccome riguarda il primo giorno di scuola), ho fatto una fatica pazzesca a scriverlo. Forse perché non è propriamente il mio genere…tuttavia non demordo! Ho cominciato? E ora continuo! Voglio vedere dove vado a finire e che pasticcio viene fuori.
Il primo giorno era troppo lungo da scrivere tutto qui perciò, anche il prossimo sarà un po’ la seconda parte di questo.
Vi avverto, presto tornerà il diario vocale di Usagi!
Mamoru probabilmente diventerà OOC perciò non appena subirà la sua “trasformazione” di carattere aggiungerò il tag agli avvertimenti.
(Io faccio il tifo per Seiya! :P)
 
 
Piccolo appunti:
I personaggi anche se sono nella stessa scuola hanno età diverse.
Michiru, Haruka e Akira ovviamente non sono matricole. Così come Setsuna e Mamoru. Lo stesso vale per i fratelli Kou, se vi ricordate nel primo capitolo Usagi dice che i popolari sono sotto agli altri perché sono del secondo anno :D

+Blu egiziano+ l'ho scelto per gli occhi di Mamoru per non tirare in causa sempre il solito noioso azzurro o celeste. Nell'antichità era un colore molto pregiato.
 
Baci baci.
Kat
   
 
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