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Autore: givemefuego    02/12/2011    2 recensioni
Ho deciso di scrivere un'altra FF, per mettermi alla prova. La mia prima storia non era il massimo, la trama era abbastanza insulsa ma questa volta mi impegnerò tantissimo per rendere la FF decisamente più emozionante :3
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il sesto capitolo uù come già intuite la storia
diventerà molto ingarbugliata (?) nei prossimi capitoli.
bbbbbbene, detto questo leggete e recensite c:

-alìs.


Era passata una settimana. Una settimana da quando Louis aveva confessato a mia madre di essere suo figlio, una settimana che mio padre se n’era andato lasciandoci da sole, in quella grande casa che senza di lui sembrava vuota.

“Non tornerà Niall, è troppo arrabbiato.” Scoppiai di nuovo a piangere, cosa che facevo in media dalle 3 alle 6 volte al giorno. Louis faceva i miei turni, non voleva vedermi a lavoro in quello stato e passavo le mie giornate a casa con Niall. Per lo più stavamo sul divano, guardavamo la televisione e parlavamo, qualche volta ci addormentavamo sotto il piumone come succedeva da bambini e quando qualcosa mi ricordava mio padre iniziavo a piangere rannicchiata contro il suo petto.

Niall non ce la faceva più, lo pregavo di tornare a casa ma diceva che non mi avrebbe lasciata sola in un momento del genere. Mia madre non parlava quasi più. Preparava il pranzo e puliva la casa, era diventato una specie di abitudine quotidiana, non faceva nient’altro. Nemmeno Louis veniva molto spesso, era convinto che mia madre ce l’avesse a morte con lui ma in realtà le mancava semplicemente suo marito.
Nonostante fosse incazzato nero con mia madre, mio padre non si fece vivo nemmeno con me, sua figlia. Non capivo perché. Avevo provato a chiamarlo ma mi metteva sempre in segreteria, così dopo un paio di giorni ci rinunciai.

 Arrivò una chiamata dal giornale ‘The Sun’ per ricordarmi dell’appuntamento di venerdì. Dovevo andarci, non potevo perdere anche questa occasione. Questo avrebbe modificato il mio futuro e non potevo rovinare tutto per fare l’emo depressa. Dovevo reagire, dovevo darmi un contegno e smetterla di mangiarmi il fegato per mio padre che sapevo sarebbe tornato, prima o poi.


Mia madre mi diede un bacio poco prima che uscissi di casa. Quel giorno Niall doveva andare a trovare non so quale parente in Irlanda e così fu Louis ad accompagnarmi alla sede del giornale. Era mio fratello e stavamo costruendo un bel rapporto, ma non c’era confronto tra lui e Niall. Niall riusciva a trasmettermi sicurezza con un sorriso con Louis invece era difficile parlare di quello che provavo, anche perché era in mezzo a questa storia e non volevo farlo sentire in colpa.

Ero meno agitata delle altre volte, perché sapevo che questa era solo una formalità. Vedere il curriculum, farmi qualche domanda e poi via… sarei stata assunta. Non mi aspettavo di trovarmi subito in uno dei più importanti settori ma era già un buon inizio essere lì.

Scrivere mi rendeva felice. Fu il modo in cui parlavo delle mie idee, dei miei progetti che colpì il mio capo. Rimase davvero affascinato dal modo in cui mi presentai. Almeno, era quello che mi aveva detto. Dopo una settimana che sembrava un’eternità un sorriso comparve sulle mie labbra. Uscita dall’ufficio rimasi immobile a fissare il luogo che d’ora in poi sarebbe stato il mio posto di lavoro. “Qualcuno dovrebbe ringraziarmi” disse una voce dietro di me. Mi ritrovai Harry davanti che sorrideva compiaciuto. Ricambiai il sorriso, involontariamente. Non avevo voglia di parlare con lui, volevo semplicemente andare da Louis per abbracciarlo. E chiamare Niall.

Ma ero in debito con questo ragazzo e non potevo far finta di niente, o dirgli “Ehi, grazie mi hai dato un lavoro.” Presi fiato ma lui iniziò a parlare prima di me. “So cosa sta succedendo a casa tua… cioè, Niall mi ha detto che tuo papà è andato via di casa, nulla di più” lo guardai sorpresa, mi aspettavo un commento sarcastico simile al precedente, non questo. Dovevo sembrare proprio disperata se una specie di conosciuto provava pena per me. Cercai di trattenere le lacrime. “N-No, tranquillo. Sto bene…” dissi, anche se il mio tono di voce risultava poco convinto. Cercai subito di cambiare discorso. “Volevo ringraziarti,” dissi porgendogli la mano “davvero, è grazie a te se dalla prossima settimana mi troverò a scrivere qui. Non so come sdebitarmi.” – “Non preoccuparti, non ho fatto nulla di così importante.” Ma chi vuoi prendere in giro? Mi hai procurato il lavoro che sogno da anni e te ne esci con una frase del genere? Pensai stizzita. “Allora, come posso sdebitarmi?” chiesi di nuovo. “Con una pizza” disse lui sorridendo, ma non il solito sorriso che avevo visto fino ad ora. Le fossette erano ancora più evidenti del solito. Mi sorpresi quando il mio cuore iniziò ad accelerare i battiti. “Una pizza?” ripetei io. Non fare la finta tonta, mi disse una vocina dentro di me. “E’ l’unico modo che hai per sdebitarti” disse facendomi l’occhiolino. 
  
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