Non ho niente da dire.
Tranne TANTI AUGURI
LETY!
Senza te, Joy non
sarebbe mai esistita.
Questa è
tutta per te!
just
perfect.
«Kris?»
«Dimmi»
«Perché
sembra che l’abbiano appena assunto in paradiso?»
«Nah,
semplice reazione alle belle notizie»
«PETEEEEER! Ciao!»
«Rob… Ciao!»
«Amico mio, come stai?»
«Bene. Al contrario tuo. Cos’hai bevuto?
Kristen, aiuto!»
«Cos’ha
il tuo ragazzo? Manca poco e comincia a saltare per il set…
Ah no, già fatto»
«Dakota,
ti devo dire una cosa»
«Che
succede?»
«Non
ci posso ancora credere, mio dio…»
«Cos’è
successo? Mi sto preoccupando… Kris, parla!»
«Ce l’ho fatta!»
«Cosa?»
«Tom! Tom, Tom, TOM… Tom!»
«So come mi chiamo»
«Non ci crederai mai!»
«Se non me lo dici…»
«Tom. Oh, Tom. Thomas…»
«Jess…»
«Che?»
«E’
successo»
«Cosa?»
«Pattz,
è vero?»
«Chi ve l’ha detto?»
«Tom»
«Infame…»
«Allora è vero! Whoa!»
«Devo
dirvi una cosa…»
«Siete
seduti?»
«Avrei
voluto aspettare di essere a LA e farlo di persona,
però…»
«Ora
siete seduti?»
«Non
volevo foste gli ultimi a saperlo»
«Okay,
non è niente di particolare, solo
che…»
«Sono
incinta»
«Diventerete
nonni! Hey, cos’era quel
tonfo?»
«Dalla
a me, dalla a
me!»
«No, voglio tenerla un
po’ io!»
«Hey, è il mio turno!»
«Oh, quella è mia
figlia, non una bambola!»
Nel momento in
cui avevo
messo piede in casa, appena dimessa dal reparto maternità,
avevo capito che nei
giorni a seguire non avrei avuto pace.
Come
volevasi dimostrare…
Da circa
due giorni, casa
nostra era sovraffollata.
Pullulava di gente eccitata
ed emozionata per il nuovo arrivo in famiglia.
I miei genitori. I suoi
genitori.
I miei fratelli, le sue
sorelle.
I nostri migliori amici.
Per non parlare di amici e parenti lontani, anche molto
lontani, che sembravano apparire dal nulla.
Era un viavai continuo, tipico
di occasioni come quella, e sapevo benissimo che sarebbe durato almeno
per un altro
paio di mesi o più.
La verità era che mia figlia
– mia figlia, mi faceva
ancora strano
dirlo o solo pensarlo – incantava tutti e nessuno voleva
più staccarsene,
trasformando così brevi visite alla nascitura in lunghe e
prolungate permanenze.
Tutti la strapazzavano e coccolavano, lasciandomela godere veramente
poco. Ma
era giusto che fosse così. Molti di loro sarebbero dovuti
ripartire a breve e
chissà quando avrebbero avuto la possibilità di
rivederla, soprattutto la
famiglia di Rob.
Tutto l’amore, la vita e la gioia
che regnavano
in casa mi facevano stare bene nonostante la confusione generale e la
mia
stanchezza, anche se una piccola parte di me non vedeva l’ora
di rimanere un
po’ sola.
Sola con Rob e Joy.
«Signorinella,
torna
immediatamente seduta!»
Ciò che mi faceva stare un
po’ meno bene era l’incessante,
maniacale preoccupazione di mia madre per me
da quando avevo partorito.
Viste e considerate le complicazioni
che c’erano state durante la gravidanza, i medici si erano
raccomandati massimo
riposo, cosa che Jules Mann-Stewart non dimenticava neanche un istante
di
ricordarmi. In quanto ad ossessività, se la batteva alla
pari con Rob.
«Volevo solo andare in
cucina a bere» dissi, innocentemente.
«Puoi chiedere a
qualcuno, non c’è bisogno che sia tu ad
alzarti»
«Mamma, ho partorito,
non sono malata!»
«Sì, ma sei debole e la
dottoressa ha detto che devi rilassarti, non devi fare
sforzi…» Blah, blah, blah
«E non fare quella
faccia!»
«Sai, mentre perdevi
tempo parlando, sono già arrivata a destinazione e guarda un
po’? Sono viva» le
feci notare un
po’ acidamente.
Aprii il frigo e presi
una bottiglietta d’acqua, sbattendo lo sportello con forza.
Per fortuna la
guarnizione ne attutì il colpo o avrebbe fatto un gran
rumore, rischiando di
svegliare Joy. Mi poggiai al ripiano della cucina, cercando di godermi
un po’ il
silenzio. Provai a stappare la bottiglia sigillata ma trovai non poca
difficoltà. Mi sforzai ancora po’, ma la mano
continuava a scivolare a vuoto
sul tappo. Ero a secco di energie. Fanculo.
«Dai a me…» Sbuffando,
mi arresi e gli passai la bottiglietta, voltandomi verso di lui.
«Ti ha mandato mia madre?»
«Jules sarà anche
asfissiante, ma nessuno supererà mai la paranoia del
sottoscritto, mia cara»
disse, passandomi la bottiglietta aperta e stampandomi un bacio
«Avevo paura
svenissi da un momento all’altro quindi ti ho
seguita»
«Sto bene…»
«Sei stanca» notò,
accarezzandomi una guancia.
«Un po’» ammisi.
«Se vuoi faccio partire
l’allarme antincendio così scappano tutti e tu
puoi riposare in santa pace»
scherzò.
«Che idiota che sei» lo
presi in giro, sorridendo. Bevvi un sorso d’acqua.
«Sono tutti adorabili, ci
vogliono un gran bene»
«Lo so, però… perché non
vai a dormire un po’?» propose, dolcemente .
«Rob, non posso
andarmene in camera e mollarli lì»
«Solo un’oretta» tentò
di convincermi «Quando ti sveglierai, saranno ancora qui, non
scappano. Anzi…»
Già, anzi. Se avessero
potuto, si
sarebbero accampati nel nostro salotto.
«No, non è educato»
borbottai, giocherellando con il tappo della bottiglietta.
«E chi se ne importa!»
Gli lanciai un’occhiataccia «Okay,
d’accordo» si arrese, sospirando tra i miei
capelli «però almeno siediti sul divano e stai
ferma lì. La dottoressa ha
dett-»
«So cosa ha detto»
sbuffai, irritata «Sono io quella che ha partorito quel
giorno, nessuno l’ha
notato?»
«Io l’ho notato. Le mie
orecchie, che hanno dovuto sentire tutti quei fanculo
e altre parole che non voglio neanche ripetere, lo hanno
notato. La mia mano che hai stritolato e che, dopo tre giorni,
è ancora
dolorante lo ha notato…»
«Non esagerare, non l’ho
stretta poi così forte» dissi, per discolparmi. Mi
guardò sbalordito. «Caro,
stavo partorendo tua figlia. Quello che avete provato tu e la tua
fragilissima
mano non è stato neanche un decimo del dolore che ho provato
io in quel momento
mentre la mia vagina si allargava fino a strapparsi per far uscire la
sua test…»
«Okay, okay» mi
interruppe, disgustato dalla
mia
descrizione dettagliata «Stop. Mi arrendo. Hai
vinto!»
«Il nasino è uguale al
tuo, Kris, ma i lineamenti del viso assomigliano tanto ai suoi appena
nato»
«Davvero?» Claire annuì
sorridendo mentre cullava piano Joy, che si era addormentata
placidamente tra
le braccia della nonna dopo la sua poppata.
«Claire, non provare
nemmeno a paragonare la mia meravigliosa nipotina a questo
qui» disse Tom,
indicando Rob «Guarda che brutta faccia che ha! Non capisco
come abbia potuto
contribuire alla creazione di questo capolavoro…»
«Non ti hanno mai
insegnato come si concepiscono i bambini, Tom?»
scherzò Rob. Risi,
accoccolandomi di più tra le sue braccia.
«Le orecchie sono di
Kris» intervenne mia madre.
«Non è vero, le sue
orecchie sono perfette!»
«Anche le tue…»
«Ehi, Dumbo!» mi prese
in giro mio fratello Taylor, facendo ridacchiare tutti. Mugolai
imbarazzata,
nascondendo il viso nel collo di Rob, che mi lasciò un bacio
sulla fronte.
«Io adoro le tue orecchie»
mi sussurrò, sorridendo e facendomi sorridere.
«Chissà di che colore
saranno gli occhi» si domandò Cameron
«Ora sono blu ma la maggior parte dei
neonati li ha così»
«Saranno come quelli di
Kris» affermò sicuro Rob. Lo guardai incuriosita
da tanta convinzione «Fidati,
sono come i tuoi» Lasciai perdere, nessuno avrebbe potuto
fargli cambiare idea.
Era testardo.
«Di certo non scuri»
«Lo spero per Rob»
scherzò Tom, facendomi scoppiare a ridere. Rob prese un
cuscino accanto a noi e
glielo tirò dietro, lui si abbassò di scatto e lo
schivò.
«E tu non ridere!»
«Scusa» ridacchiai,
stampandogli un bacio sulla guancia.
La stanchezza
cominciava
a farsi sentire. Sentivo le palpebre cedere sul serio.
«Vuoi andare di sopra?»
sussurrò Rob in modo che gli altri non lo sentissero. Sapeva
che mi sarei
sentita a disagio se fossero andati via a causa mia. Scossi la testa,
dandogli
un bacio leggero. Mi strinse più forte ed io mi accoccolai
meglio a lui.
Le chiacchiere e le
risate continuarono, ma non fui più capace di seguire il
discorso poiché la
stanchezza prese il sopravvento. Il vocio di sottofondo mi
cullò verso
l’incoscienza.
L’ultima cosa che sentii
fu qualcuno che mi copriva con una coperta e le sue labbra che si
posavano
sulla mia fronte, in un bacio delicato.
«Hey, papi» Completamente
incantato da sua figlia e con un sorriso ebete
stampato sul viso, si voltò verso di me, distogliendo per un
secondo lo sguardo
da Joy, che dormiva nella culla. Era talmente assorto da non essersi
neanche
accorto della mia presenza.
«Hey, sei sveglia» bisbigliò
dolcemente. Mi avvicinai, abbracciandolo e lasciandomi abbracciare
nella
penombra della stanza - l’unica luce proveniva dal corridoio
e da qualche lampione
che si poteva intravedere fuori alla finestra.
«Sono andati tutti via?»
gracchiai, ancora assonnata.
«Sì, pochi minuti dopo esserti
addormentata. Come ti senti?»
«Bene» sospirai, accoccolandomi
ancora di più a lui. Mi studiò di sottecchi, per
accertarsi che non stessi
mentendo «Sto bene, sul serio»
«Okay» rispose,
lasciandomi un bacio sulla fronte «Però tra poco
torni a letto. La dottoressa
ha detto che devi riposare e n-»
«Lo so, lo so, non ti
preoccupare» lo tranquillizzai. Ero più rilassata,
non mi alterai neanche
all’udire delle parole “la dottoressa ha
detto…” come avevo fatto per tutto il
giorno. Finalmente c’era pace in casa. Il totale silenzio
interrotto solo dal
suono dei nostri respiri. Dei nostri tre respiri.
Tornammo entrambi con lo sguardo a Joy, stregati da quella piccola
creatura. «E’
meravigliosa» mormorai.
«Ed è tutta mia»
«Nostra»
«Pff, tu ormai l’hai
sfornata, ora è tutta per me!» Ridacchiai,
poggiando le labbra sotto il suo
orecchio, dove lasciai un piccolo bacio per poi sussurrargli un
«Siamo stati
proprio bravi, ammettilo».
«Se c’è una cosa in cui
siamo veramente bravi, è
proprio quello» rispose,
ammiccando.
«Sono così distrutta che
non riesco neanche a pensarci, ti giuro» confessai, sedendomi
sul letto e
trascinandolo per mano con me «Conviene che ti trovi
un’amante. O una bambola
gonfiabile»
«Sai cosa? Dovrei
chiedere se hanno conservato la bambola che usavamo sul set, quella a
forma di
te…»
«Che schifo, Rob! Faceva
impressione! Oddio, no…» esclamai a mezza voce,
mentre lui sogghignava piano
per non svegliare Joy «Non sembravo così mentre
partorivo, vero?»
«No, no» mi rassicurò,
lasciando un bacio sull’angolo delle mie labbra
«Eri bellissima» sussurrò, un
bacio ancora «Sei bellissima». Sorrisi, voltandomi
completamente verso lui e unendo
le mie labbra alle sue.
«Ma se mi sento uno
straccio per lavare a terra…»
«E invece sei ancora più
bella di prima. E sei stata bravissima. Al contrario mio»
ammise, scoppiando a
ridere. Risi anch’io, accarezzandogli i capelli alla base
della nuca. «Me la
stavo facendo sotto! Ci sarebbe voluto qualcuno lì per
consolare me, mi veniva
da piangere!» Avvicinai il suo viso al mio mentre ridevamo
entrambi al ricordo
della sala parto. Due sclerati, fuori di testa, che si urlavano addosso
di
tutto, passando dai “ti amo” ai
“vaffanculo” nel giro di pochi minuti, ma che
alla vista della loro piccola creatura erano scoppiati in lacrime come
dei
bambini. La piccola creatura che, in quel momento, stava cominciato a
piangere
nella sua culla, attirando la nostra attenzione. «Che
ha?» mi chiese, già
preoccupato.
«Fame» risposi,
stampandogli un ultimo bacio prima di alzarmi ed avvicinarmi a Joy.
«Amore,
ciao» le sussurrai, prendendola tra le braccia e cullandola
piano mentre tornavo
a sedermi accanto a Rob, che subito si strinse a noi, gli occhi che
brillavano
come due stelle in piena notte. Joy ricacciò immediatamente
indietro le lacrime,
come se il contatto l’avesse calmata. Era come se ci avesse
riconosciuto, come
se tra le mie braccia si sentisse al sicuro tanto da non dover piangere
più. Ed
era una sensazione stupenda, erano quelle piccole emozioni che mi
facevano
sentire madre.
«Piccolina» sussurrò
Rob, con un sorriso enorme che gli illuminava il viso, mentre con un
dito le
sfiorava la guancia liscia e rosea. Joy, con quegli occhioni dolcissimi
che si
ritrovava, ci guardava attentamente, muovendo piano la boccuccia
«Hai fame,
mm?»
«Già» sospirai,
sbottonando la maglia del mio pigiama e portando la coda in cui avevo
raccolto
i capelli ad una lato, per allattarla. La avvicinai al seno e subito ci
si
attaccò, avida della sua poppata. «Whoa amore, sei
affamata!» Sentii Rob
sorridere accanto a me e poggiarsi piano con il mento alla mia spalla,
gli
occhi incollati a sua figlia. Mi voltai e lo fissai per un paio di
secondi. Lo avevo
visto allegro, di buonumore, entusiasta. Lo avevo visto esaltato,
eccitato,
emozionato. Lo avevo visto felice. Ma non avevo mai visto quella
particolare luce
nei suoi occhi… «Sai cosa mi ha detto Tom un paio
di giorni fa?» Mi guardò,
incuriosito, il viso vicinissimo al mio. «Che ti ha visto
guardare con quegli
occhi solamente un’altra persona in tutta la tua
vita»
«Che occhi?»
«Questi. Quelli con cui
guardi Joy. Quello sguardo…»
Mi
sorrise, con uno dei sorrisi più belli che gli avessi mai
visto sul viso, perché
sapeva esattamente di cosa parlavo. Sapeva esattamente di quale sguardo
mi
aveva parlato Tom. Quello sguardo
innamorato. Quello con cui gli aveva visto solamente guardare
me.
«Sai invece cosa mi ha
detto tuo padre?» mi domandò, le labbra sulla mia
fronte, dove lasciò un bacio «Che
quando vedrò un giovanotto guardare Joy con questi occhi,
sarà il giorno in cui
dovrò seriamente preoccuparmi» disse, ridendo.
Scossi la testa esasperata,
alzando gli occhi al cielo. Sono padri,
condannati ad essere gelosi delle loro figlie.
Sentii Joy allontanarsi
dal seno, finalmente sazia. La adagiai cautamente sulla mia spalla,
scuotendola
un po’ in attesa che… Mmm,
complimenti. «Amore!
Cos’era quello?» rise Rob, stupito dalla potenza
del ruttino di sua figlia,
lanciandomi un’occhiata divertita.
«Sei tutta tuo padre,
cucciola» le sussurrai divertita, baciandole la testolina. La
avvolsi nella sua
copertina – era Gennaio, il suo arrivo era stato un
fantastico regalo di Natale
in ritardo – e la adagiai tra le braccia di Rob
«Tienila un po’ tu prima che si
riaddormenti» Pronto la afferrò anche se, in cuor
suo, aveva sempre paura di
poterla rompere.
E
pensai che quel
momento era semplicemente perfetto.
C’era vita.
C’era gioia.
C’era amore.
C’eravamo io, lui e Joy.
Quindi… sì, era tutto
perfetto.
Noi
eravamo perfetti.
Piccole notine.
Volevo
che fosse
semplice, perché non credo che ci sia niente di
più puro di momenti come
questi.
Avrei dovuto postare
un po’ di tempo fa, ma ho deciso di farlo oggi, piccolo
regalo per la nostra
amata Letizia. È soprattutto colpa sua se io, Fio e Cloe
abbiamo cominciato a
scrivere su Joy, quindi ERA DI DOVERE!
Ora fatele tutti gli
auguri, su u.u
Quella piccola
scritta in grassetto… beh, finché non
l’ho riletta non mi ero accorta di aver
praticamente scritto il titolo della raccolta. Il che è un
bene, perché siamo
proprio all’inizio della vita di Joy.
Okay, ho deciso una
cosa.
Ormai mi sono
rassegnata. A me vengono i mente solo dei flash e il fatto che io posti
raramente è perché ogni volta devo sforzarmi per
trovare dei contesti in cui
inserirli, senza essere banale. Quindi ho deciso che posterò
storie più brevi
ma lo farò più spesso, perché se
aspettiamo la mia fantasia… buonanotte xD
Per oggi è tutto,
alla prossima!
Byeee byeee <3
Ah, se volete vi
invito a leggere le mie nuove shot, Bluberry
pie (una Edward/Bella completamente umani) e She
needs her mother (Daddy Edward <3). Per chi
me lo ha chiesto: Menta
e Cioccolato la aggiornerò presto, devo solo
concludere
la shot. Così anche When
it rains. Don’t worry! Bye.
ULTIMA COSA:
sono entrata anch’io nella rete come
autrice, potete trovarmi su Facebook qui.
Per qualsiasi domanda o sclero sulle mie
storie e no, NON ESITATE!