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Autore: Ariel Bliss Russo    03/12/2011    2 recensioni
Lei è Kailey, ha diciassette anni, e ha due vite.
Una vita noiosa e piena di progetti delineati dalla routine dei suoi giorni, dove però anche la fantasia ha il suo spazio.
E un'altra, sconosciuta, ancora da scoprire...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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*Passion*


Quel silenzio corrotto, traditore, guastato dal brusio di voci intorno a loro, la innervosiva. Era un silenzio falso, perché i suoi pensieri urlavano così forte che temeva si potessero sentire a distanza di metri. Le domande esplodevano come piccoli fuochi d’artificio nei suoi occhi e nella sua mente, e odiava il modo in cui Kyle rimaneva lì a fissarla senza parlare. Sembrava che la sua mente avesse appena preso il treno per andarsene via, la fuga confusa dal rumore delle rotaie. E a lei doveva per caso spettare il ruolo della parente affranta che saluta in lacrime chi si appresta ad andare via? Avrebbe voluto schiaffeggiarlo, ma dubitava che l’etichetta del tempo accettasse simili comportamenti. Si limitò ad esprimere la sua esasperazioni con un lieve alzamento delle sopracciglia e portò le mani ai fianchi, il rimprovero nello sguardo. Ci mancava solo che si mettesse a sbattere un piede con impazienza e sarebbe diventata la copia esatta di Nikki quando si arrabbiava!
Kyle si rianimò di colpo, come se fosse stato sotto incantesimo e l’illusionista avesse appena schioccato le dita, e la guardò con un lampo di divertimento negli occhi, perfettamente consapevole dell’irritazione della ragazza, cosa che infierì ancora di più sulla pazienza di Kailey.
-Così diamo nell’occhio. Non facciamoci notare troppo, ok? Vieni, andiamo a ballare- disse, mentre il sorriso che gli toccò le labbra era carico della stessa arroganza e superiorità con cui lo aveva conosciuto nemmeno mezz’ora prima. Accettò solo perché durante il ballo avrebbe potuto rivolgergli tutte le domande che le frullavano in testa. Poi si ricordò di non esserne assolutamente capace .
-Non so ballare, ti pesterei i piedi- protestò, volendo evitare un’altra figuraccia. Ma lui sorrise, stavolta in modo più genuino.
-Non c’è problema, è come per la lingua- le spiegò, mentre Kailey, frastornata, cercava di dare un senso alle sue parole. Si sentì avvolgere dalla musica nello stesso momento in cui Kyle la fermò in un punto qualsiasi della pista segnata dagli altri ballerini e le prese la mano destra, posando l’altra all’altezza del fianco.
-Non ho capito, la lingua? Cosa c’entra?- Kailey iniziò a muovere i primi passi, incerta, e notò con stupore che le risultavano facili, come se i suoi piedi conoscessero per lei i movimenti giusti da fare.
-Non ti sei accorta che, parlando con quel tizio, prima, vi siete scambiati delle battute in un’altra lingua?- le fece notare, abbozzando un altro sorriso compiaciuto.
Kailey ripensò al dialogo di appena qualche minuto fa, e capì cosa Kyle stesse cercando di dirle. Lei e quel ragazzo.. oddio, avevano parlato in francese? Certo, aveva un otto pieno in quella materia, però non si era nemmeno accorta di averla usata. A quella consapevolezza ne seguì un’altra, che le fece comprendere un po’ di cose sul motivo che li aveva portati fin lì. Ridacchiò, meravigliandosi di quanto il suo cervello fosse a tratti avventato, altre meravigliosamente intelligente.
-Cos’hai da sghignazzare tanto?- le chiese lui, mentre la faceva volteggiare per poi tornare alla posizione di ballo. Lei scosse la testa.
-Credo di aver capito perché… ci ho portati qui. Non è stata una scelta voluta, non stavo precisamente pensando a questo..- spiegò, ancora meravigliata da quel lusso ed eleganza.
Per un po’ ballarono in silenzio, persi fra i loro pensieri azzardati, poi la curiosità di Kailey ebbe la meglio.
-Com’è possibile che io riesca a ballare senza inciampare? Non l’ho mai fatto in vita mia- spostò lo sguardo su di lui, che aveva un espressione divertita dipinta sul volto. -Fa parte del pacchetto cadi-nel-vuoto-vedrai-che-spasso?- replicò, ripensando a ciò che le aveva detto un attimo prima che l’arco li risucchiasse nel vortice.
Lui rise di gusto. -Più o meno. Ma solitamente il portale non dovrebbe comportarsi così. Mi chiedo.. cos’hai pensato quando sei entrata in contatto con lui?-
-Entrata in contatto con lui? Cos’è, un albero?- chiese scettica Kailey.
Kyle continuò a guardarla, ritrovando in quel discorso un pizzico di serietà che aveva cancellato la sua risata, lasciando solo l’ombra di un sorriso. Perciò Kailey fece finta di pensarci su, sforzandosi di trovare una spiegazione razionale all’accaduto.
-Non ho pensato Versailles in particolare, stavo- venne bruscamente interrotta dalla voce di Kyle.
-Questa è una delle sale di Versailles? Lo immaginavo, è tutto troppo raffinato e particolare, non potevamo essere che lì… qui- si corresse, aggrottando le sopracciglia, ma poi abbandonò il pensiero scuotendo il capo. -Come hai pensato ad un luogo simile? Certo, il 700 ti si addice..- entrambi ripensarono al casuale commento che lui aveva fatto quando erano ancora sulla piattaforma.
-Beh.. è un po’ complicato da spiegare- temporeggiò, le guance di colpo accaldate. Erano desideri personali, non li avrebbe condivisi nemmeno sotto tortura.
-Non hai motivo di sentirti in imbarazzo-
-Chi ti dice che io lo sia?- sbuffò lei spazientita per nascondere l’evidenzia, lì dove il suo orgoglio aveva la meglio sulla verità.
Gli angoli della sua bocca si alzarono impercettibilmente, ma non commentò oltre quella bugia. -Sono curioso, tutto qui. Diciamo che era proprio una delle cose che avrei voluto chiederti- ammise poi.
Kailey lo guardò con occhi socchiusi, decidendo se era il caso di svelargli qualcosa oppure no. Sembrava sinceramente curioso, nonostante quell’insopportabile quanto affascinante nota di arroganza nello sguardo, quel lampo genuino che gli conferiva le giuste caratteristiche per avere un comportamento tanto superiore e borioso e che non l’avrebbe fatto sembrare stupido come invece succedeva ai ragazzi troppo montati della sua scuola. In genere non apprezzava certe peculiarità, ma nell’insieme, doveva ammetterlo, non stavano tanto male su Kyle. Avrebbe voluto scuotere la testa in corrispondenza a quei pensieri, ma la verità rimane tale, e doveva essere sincera: la incuriosiva. Aveva sempre manifestato una certa diffidenza verso i ragazzi troppo altezzosi, ma quelle particolarità sembravano cucite addosso a lui, e non acquisite nell’ambito dell’adolescenza come per tutti.
Stavolta scosse davvero la testa, mentre lui aggrottava le sopracciglia, cercando di capire a cosa stesse pensando, ma continuando a tacere. Kyle non esisteva davvero, era solo frutto della sua fervida immaginazione. Fece un sorriso invisibile per essersi ricomposta con tanta facilità, riprese in mano la discussione e indossò la sua maschera d’indifferenza, rivelandogli la sua ipotesi sul perché erano finiti in una riproduzione onirica di Versailles.
-Credo tu abbia capito che mi piace leggere- disse per iniziare, e vedendolo annuire non fece attendere il seguito del suo discorso. -Quando ho poggiato la mano sull’arco io..-
-Piedritto-
-Cosa?- chiese confusa, e stavolta toccò a lei aggrottare la fronte. Intanto continuavano a ballare, muovendosi con nonchalance fra gli altri ballerini, e si sentiva leggere a aggraziata, in pace con ciò che le stava attorno, come se fosse nata per quel momento, per vivere quegli attimi, anche se non reali.
-Si chiama piedritto, e sono due. Sono i sostegni su cui poggia l’arco, tanto per precisare- spiegò lui.
-Si, beh non ha importanza- disse lei, minimizzando quell’informazione con un cenno della mano. Colse l’occhiata divertita che lui le lanciò, ma finse di ignorare anche quella e continuò. -Dicevo, toccando il piedritto e facendo quello che mi avevi detto di fare, ho ripensato a tutti i libri che tengo nella mia camera. Solo che non capisco come siamo finiti qui, dato che non ho fatto riferimento direttamente al libro in cui è citata Versailles, ma ai.. libri in generale- concluse, e lo guardò in attesa di una risposta.
Kyle si fece pensieroso, e la strinse un po’ di più, probabilmente senza accorgersene. Kailey arrossì. Che situazione! Cos’era, un bambolotto?
Se gliel’avessero descritta il giorno prima una scena del genere, probabilmente avrebbe risposto “Magari!”, con aria sognante. Ora non ne era più tanto convinta. Era tutto così… bizzarro e irreale. Lo adorava, il sogno, con la sala elegante, la gente che ballava, i vestiti e tutto il resto, ma non sapeva cosa aspettarsi. Ne quando sarebbe finito. Era stato facile desiderare di essere catapultata in uno dei suoi libri, ma ora che si ritrovava in quella strana situazione, lo scetticismo era un sentimento automatico. A differenza dei suoi personaggi preferiti, però, Kailey non era scettica perché non ci credeva. Sicuramente non era vero, sarebbe stato troppo bello vivere realmente una situazione simile. Però non lo rifiutava, voleva che lo fosse.
Tanto, anche.
Lo scetticismo le serviva per non aumentare l’inevitabile delusione una volta scoperto che ciò che stava vivendo era un illusione. E tutto sommato, pensò, non avrebbe voluto svegliarsi mai più. Aveva avuto un po’ di paura, all’inizio, ma c’erano i pro e i contro in un viaggio come quello, e lei voleva viverli tutti.
Fu strappata da quei pensieri improvvisamente tristi da un sospiro, troppo vicino al suo viso, e che sicuramente non proveniva da lei. Kyle era a qualche centimetro di distanza dal suo volto e la scrutava con curiosità e malizia. A Kailey girò la testa, il luccichio allegro che scorse negli occhi del ragazzo le tolse il fiato. Probabilmente se ne accorse davvero solo in quel momento, e la realtà la colpì come solo un pugno allo stomaco sa fare.
Kyle era bello. Non come quei ragazzi che si vantano di esserlo, ma come chi ne è consapevole e lo sfrutta a suo favore, senza però risultare vanitoso. E i suoi occhi. Erano quelli che l’avevano colpita di più, più dei capelli disordinati e adorabili, più del viso affilato e adulto, con gli zigomi alti ma non troppo pronunciati e le labbra carnose, più del corpo muscoloso ma non gonfiato, il fisico asciutto e alto. Pensò che la sua mente era un pozzo di fantasia infinita, e che magari avrebbe potuto fare la scrittrice, immaginando personaggi così. Kyle sarebbe stato il protagonista di ogni suo racconto. Ed era altrettanto sicura che quello strano ologramma sapesse di affascinarla, ma aveva la decenza di non dirlo ad alta voce.
-Credo di aver capito- soffiò lui al suo orecchio, per poi scostarsi un poco e guardarla in viso.
-E..?- volle sapere lei, di colpo ansiosa.
-Beh, il problema è proprio il modo in cui hai pensato alla tua destinazione. Eri confusa e il portale ha interpretato i tuoi pensieri in modo disordinato, prendendo forse il primo libro fra tutti quelli a cui hai fatto riferimento-
Kailey si sentiva come alle lezioni di chimica, quando la prof. diceva ‘Ci siamo ragazzi?’ e tutti annuivano facendo finto di aver capito.
-In altre parole- prese a dire -se penso ad una destinazione precisa, il portale la registra e ci spedisce lì. Se invece sono confusa io, confondo pure lui..?- azzardò, quasi convinta di ciò che aveva appena detto.
Lui scrollò le spalle. -Si, più o meno. Solitamente non ci sono… vortici, o cose del genere, a risucchiarti dentro il varco. Lo attraversi tu e ti ritrovi dove volevi essere-.
-Ho capito- esordì Kailey, che aveva attaccato un altro pezzo di puzzle a quel quadro decisamente troppo strano e complicato per lei.
Fecero un’altra pausa di silenzio, e Kailey si accorse con stupore che, per un lasso di tempo che le era sembrato lunghissimo, avevano continuato a ballare. Non era inciampata nemmeno una volta! Se aveva ragione e quello che le aveva spiegato Kyle era vero.. si trovavano dentro un libro? Era una delle tante cose poco chiare.
-Kyle..- iniziò, pronta a colmare un’altra lacuna, ma un rumore dal lato opposto della sala la fermò. La porta dorata da cui era entrata poco prima era di nuovo aperta, ai lati c’erano due lacchè che annunciarono l’ingresso di un uomo, con una benda su un occhio, alto e allampanato, che facendo passare il suo sguardo cupo sulla folla prese ad elencare i nomi delle dame fra cui il re, che in quel momento attendeva in un’altra stanza, avrebbe dovuto scegliere la sua sposa. Kailey riconobbe quell’uomo, era il duca di Borbone, cugino del re. E lo capì non perché aveva studiato - tsz! figuriamoci! -, ma perché quel contesto, l’istante che stava vivendo, era lo stesso raccontato fra le pagine della storia in cui si trovavano lei e Kyle.
Smise di ballare e lui lo fece con lei. Il timore con cui Kailey guardava quell’uomo era paragonabile solo a quello della ragazza che il duca aveva appena nominato.
-Principessa Lys di Savoia-
Tremò. Leggere l’aveva sempre coinvolta tantissimo, ma mai come in quel momento. Sapeva cosa stava per succedere e sapeva anche di non poter interferire con il corso della trama. L’aveva capito grazie ai tanti libri e film che conosceva, le regole erano sempre le stesse, eppure stare lì, consapevole di non poter fare nulla per evitarlo..
Si girò verso il ragazzo che le era accanto, vinta dalla forte determinazione che le bruciava l’animo e che la spingeva ad agire. Non poteva interferire in maniera diretta ed evidente, ma poteva dare una mano al passo successivo compiuto dalla protagonista della storia.
Ora Kailey era sicura si trattasse di un sogno. Era dentro uno dei suoi libri! Sarebbe scoppiata a ridere per la felicità, se non ci fosse una piccola questione che premeva per essere risolta.
-Vieni, Kyle, ho capito cosa devo fare-

Angolo autrice:
Ehilà! Sono riuscita ad aggiornare, finalmente!
Probabilmente, chi ha letto il libro e sta leggendo questa storia, avrà già capito in che mondo sia finita Kailey.
E con questo capitolo, oltre che col titolo, è anche piuttosto evidente.
Si, mi riferisco a Passion, di Lauren Kate.
Era questo che intendevo con una storia dentro le sotrie?
Si!
E ci saranno altri libri, che ho amato, in cui Kailey deciderà di andare.
Chissà, molti magari li conoscete anche voi!
Baci,
_Bliss
   
 
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