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Autore: Lella Duke    24/07/2006    2 recensioni
"Non una parola tra di loro, non un sorriso, non una lacrima; c'erano soltanto una sottesa gioia ed un'insperata consapevolezza di essere di nuovo insieme..." Questa storia è il seguito di "Rose".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bo Duke, Daisy Duke, Jesse Duke, Luke Duke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo secondo: Menzogne

 

Quanto tempo era passato dacché i loro occhi si erano incontrati? Da quanto le loro mani si stringevano? Si trattava di secondi? O forse di minuti? Luke non sapeva rispondere a nessuna di quelle domande. Aveva perso completamente ogni capacità cognitiva; tutto ciò che contava per lui in quel momento, era sapere che la sua Rose gli era di fronte.

Stava scrutando attentamente quell’amato volto che per tanto tempo aveva potuto rivedere soltanto nei suoi sogni; l’espressione che vi era disegnata era la somma di un insieme turbolento di emozioni: stupore, gioia, commozione. Se avesse dato ascolto al suo primo istinto, l’avrebbe presa tra le braccia e l’avrebbe stretta forte a sé, le avrebbe accarezzato i capelli come usava fare in passato premendosi il suo volto sul petto e le avrebbe sussurrato parole rassicuranti. Quando scorse il nascere di timide lacrime nei suoi cerulei occhi, provò una stretta al cuore; la terra sembrò tremare sotto i suoi piedi… non aveva mai sopportato l’idea di vederla piangere. Fu allora, dopo quello che gli era sembrato un lasso di tempo indefinibile che trovò dentro di sé la forza di parlare rivolgendole l’unica domanda che gli era balenata per la testa dal momento stesso in cui aveva udito la sua voce: “com’è possibile che tu sia qui?”

“Io… io ho visto la base saltare in aria…” Fu la risposta di Rose.

E io ho visto esplodere l’ospedale militare…”

Non ci fu tempo di dire altro però: i due giovani udirono la voce di Cooter in rapido avvicinamento ed istintivamente lasciarono ognuno la mano dell’altra. Dall’angolo della strada comparvero spalla a spalla il meccanico ed il giovane uomo che lo aveva seguito il quale, una volta giunto di fronte all’entrata dell’officina, si mosse velocemente in direzione della moglie.

“Tesoro mi dispiace, ma quel pezzo di ricambio che ci occorre sarà disponibile soltanto oggi nel tardo pomeriggio. Saremo costretti a passare la notte in questa città, ma sta tranquilla ci rimetteremo in viaggio domattina di buon’ora e giungeremo ad Atlanta per tempo.” Esordì quindi posando una tenera carezza sulle gote di Rose.

La ragazza lo osservò smarrita per qualche istante; ebbe bisogno di ripetersi mentalmente ciò che il marito le aveva appena detto prima di afferrarne il senso. Non ebbe però modo di rispondere perché Cooter riprese la parola: “proprio di fronte a voi c’è l’unica pensione di Hazzard, non è un granché, ma penso che per una sola notte ci si possa accontentare!”

“Andrà benissimo, è proprio quello che fa per noi! Sarà meglio avviarci ora... ci rivediamo più tardi!” Concluse infine l’uomo salutando con un cenno della mano ed estraendo dalla propria vettura una valigia. Quindi si incamminò mano nella mano con la moglie verso la sua breve destinazione.

Rose si lasciò trascinare via quasi di peso; sembrava si stesse muovendo meccanicamente e di certo non aveva ascoltato una sola parola del breve scambio di battute che avevano avuto il meccanico e suo marito. Ebbe il tempo di voltarsi ancora una volta per guardare di nuovo Luke, dopodichè attraversò la piazza e scomparve all’interno di un vecchio edificio.

Bo si avvicinò esitante a suo cugino; aveva assistito ad una scena della quale non aveva afferrato il senso e voleva chiedere spiegazioni. Aveva visto Luke stringere la mano di quella ragazza e li aveva uditi scambiarsi qualche parola, ma la distanza non gli aveva permesso di capire cosa si fossero detti. Gli poggiò una mano sulla spalla e fu costretto a chiamarlo per nome un paio di volte prima di ottenere la sua attenzione. Luke sembrava come ipnotizzato, il suo sguardo fisso ed assente era un chiaro segnale che quella ragazza doveva averlo turbato.

“Hey Luke! Ma si può sapere che cosa ti prende?” Domandò quindi Bo.

“Niente… va tutto bene…” Rispose il giovane quasi come se si stesse risvegliando da uno stato di incoscenza.

“A vederti non si direbbe proprio! Vuoi dirmi chi era quella ragazza?”

Luke osservò il cugino per poi distogliere di nuovo lo sguardo e smarrirlo in un punto non ben definito del cielo: “due mesi fa più o meno ti ho parlato di Rose… ti ricordi?”

“Il giorno dell’incidente… e come potrei dimenticarmelo? Ma continuo a non capire! Cosa c’entra Rose?”

“La ragazza che è appena andata via… quella era Rose!

Bo assimilò quella rivelazione in silenzio; si voltò ad osservare l’entrata della pensione nella quale Rose era appena scomparsa dalle loro viste e poi guardò di nuovo Luke: “ma io credevo che… mi avevi detto che Rose era rimasta uccisa durante la guerra…”

“Lo credevo anche io, ma a quanto pare mi sono sbagliato. Non solo scoppia di salute, ma si è anche rifatta una vita…”

C’era stupore nella voce di Luke, ma in egual misura c’era anche un astio mal celato; com’era vero che non avrebbe mai più dimenticato la sensazione che aveva provato sfiorando di nuovo la pelle di Rose, era altrettanto vero che gli sarebbe rimasto impresso a vita l’odio istantaneo che gli era cresciuto dal niente al solo vedere quell’uomo alzare una carezza sulle gote della sua amata.

“Resterà qui fino a domani, perché non vai a parlarle?” Chiese quindi Bo credendo di interpretare i pensieri del cugino.

E cosa dovrei dirle? A cosa servirebbe incontrarla ancora? No, credo che sia meglio lasciare le cose così come stanno…”

Luke si voltò dunque e rientrò nell’officina recuperando la sua posizione sdraiato in terra sotto il Generale Lee. Bo lo seguì con lo sguardo e rimase ad osservarlo tacitamente; aveva percepito nitidamente il dolore e lo sconforto nella voce del cugino, avrebbe voluto consigliarlo ed avrebbe voluto sapere qual’era la cosa giusta da fare. Invece rimase in silenzio e, dopo qualche istante, lo raggiunse e continuò a prendersi cura del Generale proprio come stava facendo poco prima che arrivassero quei due forestieri.

Il cofano del bolide arancione si abbassò definitivamente nelle prime ore del pomeriggio. Jesse e Daisy si erano incamminati riprendendo la strada della fattoria già da qualche minuto e Bo e Luke seguirono di lì a poco il loro esempio. Dopo essersi accomiatati da Cooter, permisero al motore del Generale di emettere il suo abituale e famigliare rombo e guadagnarono la via di casa.

 

“Adam ti dispiace se scendo in strada a fare due passi? Da qui si vedono tanti negozi e mi piacerebbe fare un po' di compere!” La voce di Rose riempì il silenzio di quella piccola stanza d’albergo e raggiunse le orecchie del marito il quale sdraiato comodamente sul letto, al solo udirla le prestò immediatamente l’attenzione dovuta.

Perché dovrebbe dispiacermi? Vai pure, ma fai attenzione a non perderti, in fondo non la conosciamo affatto questa cittadina!”

Rose, affacciata in finestra, aveva visto Luke lasciare l’officina di Cooter soltanto da pochi minuti. Odiava mentire a suo marito, ma tutto si sarebbe aspettata dalla vita fuorché  ritrovarsi faccia a faccia con il fantasma di un passato che si era sforzata per tanti anni di dimenticare.

“Sta tranquillo, non mi allontanerò molto!” Disse infine Rose dirigendosi verso la porta della stanza ed afferrando la maniglia.

“A più tardi!” Concluse Adam rivolgendo alla moglie un sorriso stanco ed affondando la faccia nel cuscino.

Rose scese correndo la rampa di scale che le avrebbe riconsegnato la luce del giorno ed a perdifiato raggiunse l’officina di Cooter.

Il meccanico era seduto ad un vecchio e malridotto tavolo intento a sbrigare un po’ di corrispondenza, quando si accorse della presenza della ragazza. Il fiato grosso non le permise di parlare coerentemente per diversi secondi, ma quando finalmente i suoi battiti si regolarizzarono, si avvicinò a Cooter e gli afferrò entrambe le mani congiungendole con le proprie e formulando una vera e propria preghiera: “per favore… è molto importante… ho bisogno di vedere Luke, ho bisogno di sapere dove si trova… la prego signore mi aiuti, mi accompagni da lui!”

Cooter osservò la ragazza  con un misto di stupore e tenerezza; i suoi occhi lo stavano supplicando così come il tono della sua voce. Nella sua mente si erano già annidiate diverse domande, ma l’urgenza di quegli occhi lo fece desistere dal formularle; si alzò quindi dalla sua scrivania ed offrì il suo braccio alla ragazza. Rose sorrise quando si accorse che il suo desiderio sarebbe stato esaudito e lasciò che il meccanico la facesse accomodare nel suo carro attrezzi.

“Posso contare sulla sua discrezione con mio marito?” Chiese poi Rose improvvisamente.

Cooter si lasciò sfuggire un benevolo sorriso e poco prima di accendere il motore del suo ingombrante veicolo giallo rispose: “ci vorranno dieci minuti per arrivare alla fattoria dei Duke, considerando che sono le tre del pomeriggio ed io ho detto a suo marito che il pezzo di ricambio che vi occorre per la macchina sarà pronto per le cinque, se ci sbrighiamo saremo di ritorno senza che nessuno si accorga di niente!”

Rose sospirò per il sollievo; il suo senso di colpa nei confronti dell’uomo che dormiva da solo in una stanza della pensione cresceva ogni minuto di più, ma la voglia di rivedere Luke e di parlargli era ancora più grande. Aveva vissuto gli ultimi cinque anni della sua vita convinta di aver perso il suo grande amore ed ora che lo aveva ritrovato, quanto era vero che esisteva il paradiso, non se lo sarebbe fatto scappare di nuovo.

 

 

Continua…

 

 

 

   
 
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