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Autore: LadyTargaryen    03/12/2011    3 recensioni
raccolta di Song -fic a quattro mani mie e di rakymatsuri :D la mia lupastra ! saranno incentrate su Dora e Remus e sulla loro storia.
MODIFICATO TITOLO DELLA STORIA!!
Genere: Romantico, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Amore Infame
 
 
 
Torno a casa fuso, il cervello in palla,
Fuori c’è l’alba;
Zero calma, problemi a galla,
Paranoia e cardiopalma…
 
 

 
Remus si chiuse la porta alle spalle, ansimando. Prese fiato, e si guardò attorno con un sorriso sollevato: era a casa, era di nuovo dalla sua Dora. Dietro di lui, dietro pochi centimetri di legno scrostato, c’era l’ennesima notte di plenilunio, la sua eterna battaglia con l’astro maledetto che mai mancava di salire in cielo a ridere di lui, del suo destino immutabile.
 
Quella notte, però, lui non l’aveva guardata con la solita muta rassegnazione di un uomo piegato dalla propria sorte. Quella notte, come tutte dopo essersi innamorato di Tonks, dopo averla sposata, l’aveva osservata con uno sguardo di sfida: c’era la sua donna, a casa ad aspettarlo. Non era più solo. Quella maledetta poteva anche renderlo un mostro assetato di sangue, poteva fare di lui ciò che voleva, a lui non importava più. C’era lei. Tutto il resto poteva andarsene al diavolo.   
 
Sorrise, inspirando ad occhi chiusi quel buon odore familiare che sapeva di pace e di casa. Che sapeva di lei. Guardò fuori dalla finestra, e vide che era quasi l’alba; era distrutto dalla stanchezza, ogni singolo muscolo lanciava fitte lancinanti ad ogni movimento, la testa pulsava così dolorosamente che gli sembrava stesse per scoppiare, ma non ci pensava affatto.
 
Era di nuovo a casa, gli sarebbe bastato rivedere la sua Dora perché tutto passasse in un secondo. Voleva baciarla, sdraiarsi al suo fianco e abbracciarla forte, per addormentarsi così, aspettando che si facesse mattino. Non gli serviva niente di più, per scacciare i ricordi di quella notte.
 
Zoppicando leggermente, si avviò verso la loro camera, con un sorriso rilassato che gli distendeva le labbra.
 
Bastava lei. Nient’altro.
 
Una volta arrivato, vi entrò in silenzio, cercando di non fare rumore…Ma non la trovò. Confuso, si guardò attorno, cercandola con lo sguardo nella stanza. Ma di Tonks non c’era traccia.
 
Com’era possibile ? Di solito, dopo ogni luna piena, lo aspettava a letto, ancora sveglia, pronta ad accoglierlo in un caldo abbraccio per lavare via i ricordi di quella notte…
 
Dov’era andata a finire ?
 
Cominciò a chiamarla, lievemente preoccupato.
 
- Dora ? Dove sei, amore ? –
 
Ma non udì nessuna risposta se non quella del vento che soffiava fuori. Riprovò, con il cuore in gola che batteva da impazzire, sembrava volesse scoppiargli nel petto, sfondandogli le costole.
E se le era successo qualcosa, proprio mentre lui non c’era ? Per l’ennesima volta nella sua vita di licantropo, imprecò contro la luna. Era lei, sempre lei e nient’altro che lei a separarlo dalle persone che amava di più.  
 
Se le fosse successo qualcosa, non se lo sarebbe mai perdonato.
 
-  Dora! Dora rispondi! –
-  Sono qui Remus –
 
Rispose una voce, mentre una luce si accendeva dal corridoio del bagno.
 
- Si può sapere che hai da urlare ? –
 
Aggiunse ridendo Tonks, andando ad abbracciare il marito, ancora tutto imbrattato di sangue rappreso e terriccio fresco. Remus la strinse a sé, sollevato.
 
- No, nulla…Solo non ti ho vista a letto e mi sono preoccupato. –
 
La ragazza rise, in quel suo modo spensierato che nessuna guerra né Maledizione poteva rovinare. Lupin la guardò, se ne riempì gli occhi gonfi dalla notte insonne: sapeva che i suoi timori erano del tutto infondati, Dora era un Auror, nonostante la sua giovane età…Ma pensarla da sola, specialmente durante le notti di luna piena, era una tortura per lui.
 
- Sei il solito lupo paranoico…Cosa vuoi che mi succeda, che lo zerbino d’ingresso mi assalisca ? –
- Lo sai Dora che ho paura per te…Non voglio perderti. -
 
Lei gli prese il viso tra le mani, la fronte sopra la sua, viso a viso con lui.
 
- E non mi perderai, Remus. C’ho messo una vita a conquistarti, e non ho intenzione di lasciarti per niente al mondo! –
 
Remus s’immerse in profondità negli occhi scuri di lei, respirò il suo profumo: il suo balsamo contro ogni paura.
 
- E poi… -   
 
Mormorò lei con fare misterioso, le braccia avvolte attorno al suo collo che lo stringevano con ardore.
 
- E poi ho una notizia da darti… - 
 
Il mago la guardò incuriosito, e le appose un leggero bacio sulle labbra per invitarla a continuare. Sorrise, stando come sempre al gioco.
 
- E questa notizia sarebbe…? -
 
La Metamorfomagus gli spostò le mani dai propri fianchi al ventre, e gli mormorò in un sussurro gioioso all’orecchio, stringendolo forte:
 
- Sono incinta… -
 
Remus sbarrò gli occhi, incredulo, mentre le parole, silenziosamente, gli si seccavano sulle labbra.
 
“ No “ pensò “ No, non può essere vero. ”
 
“ Ma certo che è vero! “ disse una voce aspra nella sua testa “ E che pretendevi ? Non mi sembra che tu ti sia fatto troppi problemi a portartela a letto!! “ 
 
“ Perché tutte queste paure, Remus ? Non l’ami forse ? Non volevi costruire una famiglia con lei ? “  s’inserì una seconda.
 
Ma certo che l’amava, l’amava con tutto il cuore e con tutta l’anima, l’amava e la desiderava con un’intensità indescrivibile…
 
Ma lui era e restava un lupo mannaro.
 
Un mostro, un abominio.
 
Lei l’aveva accettato, aveva saputo portare fuori il buono sepolto nel suo animo, aveva guardato più in là di chi in lui vedeva solo una bestia schiava della luna.
 
Lei lo amava.
 
Ma il bambino ?
 
Quella piccola creaturina che stava ancora prendendo forma nel suo ventre ? Avrebbe accettato un lupo mannaro come padre ?
 
“ Un licantropo non si riproduce, non gli è consentito avere figli né tanto meno sperare che qualcuno lo comprenda e che lo ami !! Uno lo abbiamo già infranto, Remus, e con questo fanno due…”
 
“ Non dargli retta, Remus ! Il vostro bambino ti adorerà, ti vorrà bene semplicemente per il fatto che sei suo padre! Perché preoccuparsene ? “
 
Era vero, i lupi mannari non si riproducevano, le proprie vittime preferivano colpirle durante l’ebbrezza della luna piena. Lui odiava la sua condizione, e mai al mondo avrebbe voluto trasmetterla. Si era sempre isolato con il plenilunio proprio per non rischiare di mordere un innocente.
 
Remus abbassò tristemente gli occhi su Tonks, ancora abbracciata a lui. Rispose al suo abbraccio, ma il suo fu un gesto doloroso e meccanico, più per rassicurare se stesso che per altro.
 
Ironia del destino, la sua prima vittima l’aveva fatta non con le sembianze del lupo, ma dell’uomo.  
 
 
 
 
 

 
Vorrei toccarti, salvarmi,
Ma tu ora non ci sei,
E se ci fossi
Non saresti più come vorrei…
 

 
 

Remus si alzò dal letto, tirandosi su stancamente. Rabbrividì dal freddo, ma i brividi li accolse volentieri. Si passò le mani sul viso, come a voler cancellarne via i pensieri. Come se fosse bastato quel semplice gesto per dimenticarsene. Sospirò, e gettò uno sguardo a Dora, che dormiva nell’altra metà del letto, del loro letto, con quel sorriso sereno di chi pensa che la vita, nonostante tutto, sia stata buona nei suoi confronti. Si teneva una mano posata sul ventre, dove il loro bambino attendeva di venire alla luce.
 
Si prese la testa tra le mani, scuotendola tristemente: in che razza di mondo sarebbe nato suo figlio ?
 
In un mondo dove era lo Stato Di Sangue a contare, dove la felicità era qualcosa di incerto, dove si aveva paura del proprio domani, sempre che ce ne fosse uno, di domani.
Gli avrebbe consegnato un presente lacerato dalla guerra e dall’odio, un futuro senza alcuna certezza o rassicurazione.
 
Un presente con un padre lupo mannaro che non l’avrebbe mai saputo proteggere.
 
“Sei ancora lì, Remus ? Dora ti ama, ti ama! E anche il vostro bambino lo farà!“
 
“E’ inutile che t’illudi, lo sai anche tu qual è la verità! Avrà paura di te, come tutti!”
 
“Non dargli ascolto, tu non sei così! Non sei come Greyback, non lo sei mai stato!”
 
“Ah no? Un lupo mannaro contagia innocenti per puro divertimento! E non mi pare che tu ti sia trattenuto molto…”
 
No, non è così…Io amo Tonks, la amo con tutto il cuore, con tutta l’anima! Non puoi dire una cosa del genere!!
 
“L’ami tanto dici ? Eppure sei tu che hai fatto di lei una reietta, tu che forse hai trasmesso la tua maledizione al vostro bambino, tu che l’hai illusa!"
 
Non è vero! Io non volevo che questo succedesse, non l’ho mai voluto, mai!!
 
“Tutte parole, Remus. Parole, parole e nient’altro che parole. Ma in fondo è così che hai sempre fatto…Ti trinceri dietro a belle parole, ma la verità è che sei un mostro, e un codardo!”
 
Si sedette sul bordo del letto, sconsolato, le braccia abbandonate come senza forza lungo i fianchi. Era inutile provare a scacciare quella voce, tornava ogni volta, a ricordargli ciò che aveva fatto. Ma che cos’è che aveva fatto, poi ? Si era innamorato di Tonks, l’aveva sposata, ed ora aspettavano un bambino.
 
C’era qualcosa di sbagliato, in tutto questo ?
 
Era forse un errore, amare ?
 
Non l’aveva forse sognato per una vita intera, un’esistenza normale accanto ad una donna che lo amasse e lo accettasse per quello che era ?
 
“Già, peccato che tu non sia normale, Remus. Sei un licantropo, o te ne sei dimenticato ?”
 
Certo che no, e come avrebbe potuto ? Non aveva mai dimenticato la sua maledizione, mai aveva scordato il peso che da sempre gli gravava impietoso sulle spalle logorandolo ogni giorno di più…Ma con Tonks aveva pensato di poter avere quella felicità che gli era sempre stata negata. Aveva pensato che bastasse crederci. Ma la realtà si era rivelata molto diversa.
 
L’aveva illusa, e allo stesso tempo aveva illuso se stesso, dicendosi che tutto sarebbe andato a posto, con lei. Che basta un po’ di fiducia e di ottimismo per compiere anche il miracolo più grande.
 
Ripensò agli sguardi dei genitori di Dora, il giorno prima del loro matrimonio, al quale avevano assistito in silenzio e da lontano. Ricordò i loro occhi freddi ed accusatori che lo fissavano articolando senza emettere un suono la parola “mostro”. Cos’avrebbero detto, una volta scoperto che Tonks era incinta ? E lui, cos’avrebbe potuto replicare, davanti al loro disgusto ? Aveva combattuto con l’odio e il sospetto della gente per tutta una vita, e credeva di essere riuscito ad imparare a tollerarli, in silenzio e a testa bassa, camminando in mezzo agli altri cercando di confondersi con loro…Ma Ted e Andromeda non erano degli estranei qualunque.
 
Erano i genitori di sua moglie, della sua Dora.
 
Aveva sempre desiderato come non mai la loro approvazione, ma non era mai riuscito ad ottenerla.
 
Lui era un lupo mannaro.
 
Un mostro.
 
E per i mostri non c’era perdono che tenesse.
 
Per quanto Tonks avesse detto, ai loro occhi sarebbe rimasto sempre e solo un mostro, un essere maledetto che ogni giorno metteva in costante pericolo la loro unica figlia.
 
E ora, anche loro nipote.
 
Alzò la testa, e si passò le mani nei capelli spettinati per provare a scrollare via i dubbi, ma come sempre fu inutile. Erano sempre lì, pronti a pungerlo incessantemente come milioni di piccolissimi spilli. Di nuovo fissò intensamente la ragazza che dormiva tranquilla ignara della battaglia interiore che lo stava lacerando, ancora una volta.
 
Ancora una volta, il destino gli chiedeva di scegliere tra il cuore e la ragione.
 
Per troppo tempo aveva ignorato il primo per ascoltare il secondo, ma non si era mai pentito d’aver infine scelto di abbandonare la razionalità per accettare l’amore della donna che amava.
 
Peccato che, come in tutte le cose, i conti li si facesse alla fine.
 
Si allungò sul letto per farle una carezza, e si sdraiò nuovamente al suo fianco, rimanendo a contemplare il suo viso disteso nel sonno.
Quanto avrebbe voluto svegliarla, spiegarle ogni cosa, svuotarsi dal peso di tutti quei dubbi, sentirsi rassicurare su tutto.
 
Lei avrebbe capito.
 
L’avrebbe preso tra le braccia, gli avrebbe fatto posare la testa sul suo seno caldo, gli avrebbe detto “Va tutto bene, Remus. Va tutto bene. Ci sono io.”
 
‘Va tutto bene, Remus.’
 
‘Ci sono io.’
 
Parole che in una vita intera aveva sentito dirsi solo da sua madre, parole che solo Dora aveva saputo far riemergere dal baratro in cui erano finite negli anni. Parole che pronunciate da lei avevano il potere di scacciare tutti i mostri e i fantasmi del passato che affollavano da sempre i suoi incubi.
 
Parole che riuscivano a salvarlo, sempre.
 
Mai come in quel momento avrebbe voluto sentirle, sapeva che sarebbe bastato poco per dissipare ogni paura.
 
Ma non poteva dirglielo.
 
Non poteva confessarle di avere paura.
 
Non poteva confessarle di odiare se stesso per quello che era successo.
 
Dora era felice, felice come non l’aveva mai vista. Nei suoi pensieri, Remus era entusiasta quanto lei di quella gravidanza, era il marito dolce e protettivo con cui avrebbe cresciuto amorevolmente il loro bambino; lui e lei, insieme.
 
Nel suo sogno, Remus Lupin non era un lupo mannaro che forse aveva contagiato il loro figlioletto, ma soltanto Remus Lupin.
 
Dora dormiva senza sospettare nulla, Dora era felice.
 
E lui non voleva guastare quella felicità per nulla al mondo.
 
 

 
 
Le bugie mi uccidono,
Le follie dividono,
La realtà fa male,

Il mio bacio ti lascia un livido…
 
 



- Remus! –
 
Dora si slanciò tra le sue braccia, stringendolo a sé con forza. Lupin ricambiò la stretta, senza dir nulla. Nell’ultimo periodo, ogni parola che pronunciava gli pareva vuota, muta.
 
Falsa.
 
Si limitò ad abbracciarla, lasciando che fosse lei a parlare. Era appena tornata da casa dei suoi genitori, dove i Mangiamorte avevano fatto incursione e sottoposto i coniugi Tonks alla Maledizione Cruciatus nel tentativo di scoprire dove fosse Harry.
 
-  Stanno bene per fortuna –
 
Mormorò la ragazza dopo un po’, ancora sconvolta.
 
-  Ma ho avuto così tanta paura per loro…-
 
Lui continuò a tacere, accarezzandole in silenzio i capelli, per consolarla. Ma non poteva ignorare quella voce dentro di sé che gli urlava che era un ipocrita, che stava zitto solo perché non voleva affrontare l’argomento gravidanza, né con lei né con i suoceri.
 
Non voleva, perché aveva paura.
 
Paura di ferire Dora, di deluderla, ma soprattutto di dimostrarle che quello che i suoi genitori le avevano sempre ripetuto era vero: che una bestia non è capace di amare.
 
Eppure lui la amava, adorava la sua Tonks, con la sua allegria, il suo ottimismo, la sua inesauribile voglia di vivere. E amava anche il loro bambino, che pian piano stava prendendo forma dentro il ventre di lei, quello stesso bambino che voleva e non voleva allo stesso tempo.
 
Perché se da una parte aveva sognato per una vita di poter diventare padre, un giorno, dall’altra si odiava perché sapeva bene che suo figlio non l’avrebbe mai perdonato.
 
Quale padre condannerebbe il proprio bambino ad una vita d’incertezze, di privazioni ?
 
Quale uomo correrebbe coscientemente il rischio di trasmettere la propria maledizione ad un innocente ?
 
Nessuno, nessun uomo lo avrebbe mai fatto.
 
Ma lui, lui non era un uomo, ma una bestia.
 
Una bestia che s’era illusa bastasse l’amore, per cancellare la parte peggiore di sé, quella parte che lo attirava e lo respingeva al contempo.
 
Aveva creduto bastasse amare, avere fiducia, per smettere di essere un mostro, e c’era quasi riuscito; era stato un sogno, un magnifico sogno, il più bello di tutti.
 
Ma pur sempre un sogno. E il risveglio, il ritorno alla cruda realtà, era stato più amaro che mai.
 
- Remus ? –
 
L’uomo si riscosse dai propri bui pensieri e la guardò con occhi che cercavano di mascherare la tristezza, con un sorriso tirato del quale si vergognava come non mai. Mentire a lei, all’unica persona che l’aveva amato ed accettato, dando alla sua vita quel senso che non aveva mai trovato, gli faceva un male indescrivibile.
 
- Sì Dora ? -   
- C’è qualcosa che ti preoccupa ? E’ un po’ di tempo che ti vedo assente…Va tutto bene ? -
 
Remus sorrise amaramente. Quanto gli sarebbe piaciuto poterle confessare tutto, sfogare una volta per tutte quella frustrazione, quei dubbi, quella paura che sentiva premergli in petto…Lei avrebbe capito.
 
L’avrebbe abbracciato, gli avrebbe detto di non preoccuparsi, che andava tutto bene e che non aveva nulla da temere.
 
Lei avrebbe capito, lei l’avrebbe perdonato.
 
Lei sì. Ma niente gli assicurava che il loro bambino avrebbe fatto altrettanto.
 
Nessuno gli dava la certezza che un giorno non gli avrebbe rinfacciato tutto.
 
Che non gli avrebbe detto che era meglio crescere senza un padre, piuttosto che averne uno che era un lupo mannaro.
 
E lui in cuor suo sapeva che non avrebbe potuto dargli torto, così come non l’aveva mai dato in fondo ai coniugi Tonks che avevano da sempre osteggiato il loro amore.
 
Da quel giorno in cui il destino aveva deciso di intrecciare le loro vite, ai suoi occhi niente e nessuno era stato più importante di lei.
 
Voleva con tutta l’anima aprirsi con lei, raccontarle ogni cosa, togliersi quel peso dal cuore…Ma il giorno in cui l’aveva conosciuta, si era fatto intimamente una promessa: non l’avrebbe mai fatta soffrire.
 
Per nessuna ragione al mondo.
 
L’avrebbe protetta da quel suo mondo di ombre a qualunque costo.
 
L’avrebbe protetta da tutto e da tutti, perfino da se stesso, pur di renderla felice.  
 
La felicità di Dora valeva qualunque cosa, per quanto dolorosa fosse.
 
Per quante follie avesse commesso in precedenza, rifiutando il loro amore senza rendersi conto che era tutto ciò che aveva ancora di bello sulla terra, la vita non era mai riuscita a dividerli del tutto.
 
Ora, per l’ennesima volta, era chiamato a scegliere.
 
Le fece una carezza, mentre la guardava con infinito amore ed infinita tristezza.
 
- Ma no amore, è tutto a posto… -
 
Tonks sorrise sollevata, e lo baciò con dolcezza, come faceva sempre quando lo vedeva chiuso nei suoi pensieri.
 
Lupin rispose al bacio senza entusiasmo, con un’innaturale freddezza, staccandosi quasi subito come temesse di poterla rovinare al semplice contatto con lei.
 
Ripensò a quando gli bastava sfiorare quelle meravigliose labbra, così rosse, piene, perfette, perché ogni cosa andasse a posto, a tutti quei momenti che gli sembravano appartenere ad un'altra vita.
 
Pensò che presto non gli sarebbe rimasto nient’altro che quei dolci ricordi, da riassaggiare rimpiangendo ciò che avrebbe potuto essere ma non era stato.
 
Sospirò sconfitto, stretto tra le braccia della ragazza.
 
Ormai aveva fatto la sua scelta.
 

 
 
  
Ma tutto torna indietro
Il guaio mi pretende
L’ innocenza è morta

Ti ho sporcata per sempre…
 
 
 

La valigia era pronta, lì sul letto. La coperta dalla sua parte del letto già tirata su, sopra il cuscino, come se nessuno vi avesse dormito. Dentro, una manciata di cose: i suoi pochi vestiti, qualche libro. E la foto.
 
La foto scattata il giorno del loro matrimonio, quando la vita sembrava più semplice e il mondo non faceva paura.
 
Quando c’era sì una guerra, ma per quel giorno smetteva d’esistere.
 
Per quel giorno, non ci sarebbe stato nient’altro di diverso da loro due.   
 
E’ così che vuole ricordarla, con quel sorriso spensierato che lavava via tutto il male e le ombre da ciò che li circondava.
 
Dora dormiva tranquilla lì affianco, ignara di tutto.
 
Felice.
 
Chissà cosa stava sognando…
 
Chissà cos’avrebbe pensato, il giorno successivo, quando cercandolo avrebbe trovato solo un letto vuoto e un armadio svuotato. 
 
Chissà cos’avrebbe pensato, una volta realizzato che lui se n’era andato.
 
Avrebbe pianto, lo avrebbe odiato.
 
Lo avrebbe amato ancora, perché lui sbagliava ogni volta ed ogni volta Tonks era pronta a perdonarlo.
 
Ma forse quella volta non c’era perdono possibile.
 
Lo faceva per lei, per quella minuscola creaturina che portava in grembo.  
 
Lo faceva perché lei aveva ancora una vita davanti, per lui invece c’era solo una fuga da un passato che non aveva mai smesso di perseguitarlo.
 
Remus sospirò, curvo sul proprio bagaglio, facendone scattare le chiusure. Gli sembrava di essere tornato indietro negli anni, a quel giorno in cui se n’era andato di casa per non mettere in pericolo i suoi genitori. Ancora una volta, era lui che rovinava tutto.
 
Ancora una volta, era lui che scappava.  
 
Si  sentiva un codardo, ma non voleva vederla in viso mentre imboccava la porta di casa per non tornarvi mai più. Non avrebbe sopportato di vederla piangere per lui.
 
Non si meritava nulla: né le sue lacrime, né il suo amore, né nient’altro.
 
Lui aveva la capacità di guastare tutto ciò che toccava.
 
L’aveva fatto con lei, condannandola ad una vita da pericoli e privazioni, senza una certezza nel domani che fosse una. Per nulla al mondo avrebbe fatto lo stesso con il loro bambino.
 
Si chinò su di lei, le sfiorò il ventre con delicatezza, assaporando un’ultima volta il suo profumo.
 
Chissà se sarebbe stata una bimba oppure un maschietto…
 
Si sentiva stringere il cuore, pensando che non l’avrebbe visto nascere, che non l’avrebbe potuto crescere assieme a Dora.
 
Scosse tristemente la testa. No, era meglio così, era meglio per tutti.
 
Sospirò tristemente, poi le disse in un sussurro:
 
- Ti amo Dora. Ti amo infinitamente. Vorrei restare con te, lo vorrei con tutto il cuore… -
 
Fece una pausa, poi continuò, prendendo fiato per concludere quella scena che in silenzio meditava ormai da giorni.
 
- Ma tu sei quanto di più bello potesse capitarmi, tu e il nostro bambino siete i miei tesori più grandi, e farvi soffrire è l’ultima cosa che voglio. Se me ne vado, lo faccio per voi. -        
 
La baciò per quella che forse era l’ultima volta in vita sua, e le accarezzò quei pazzi capelli rosa che tanto gli piacevano.
 
- Ti amo. Non scordarlo mai. –
 
Poi si alzò, si mise una mano in tasca e ne trasse fuori una lettera piegata in due. La posò affianco a lei, e dopo averle lanciato un’ultima occhiata carica d’amore e di tristezza, uscì dalla loro camera. Si infilò il mantello da viaggio, e se ne andò in silenzio, chiudendosi piano la porta alle spalle. 
 
Tonks si girò nel sonno, e le sue dita sfiorarono la pergamena, su cui il marito, il suo Remus, aveva scritto ciò che in tutti quei giorni non era riuscito a confessarle.
 

 
 
Carissima Dora,
 
 
quando leggerai queste righe, probabilmente io sarò già lontano. Ti prego di non cercarmi, non sarebbe un bene per il piccolo. Ho intenzione di mettere quante più miglia possibile tra noi. So che mi odierai, ma lo faccio per te. Per voi. Non voglio che un domani il nostro bambino debba vergognarsi di me, non voglio che tutti lo additino come il figlio di un lupo mannaro. Di un mostro. Conosci bene la vita d’inferno che ho vissuto, lo sai perché me l’hai letta negli occhi, senza bisogno che io te ne parlassi. Non voglio che nostro figlio abbia una vita così, un’esistenza come la mia non l’augurerei a nessuno. Tu hai saputo accettarmi, sei riuscita ad amare sia l’uomo che il mostro, senza avere paura di ciò che ero e sono. Tu mi hai amato dal primo giorno, mi hai aperto il tuo cuore senza esitazioni dicendomi che la mia felicità, la nostra felicità, era lì davanti ai miei occhi. Ed io ho provato a crederci. Ho provato a credere che bastasse avere fiducia, che il tempo avrebbe spazzato via ogni dubbio e sanato ogni ferita. Credimi amore mio, c’ho provato. Ho provato a credere che l’amore bastasse per tutto, ma non ci sono riuscito. La vita m’ha ripetuto milioni di volte qual è il mio posto, qual è il mio destino, e purtroppo questa volta è stata più forte, ha vinto lei. Ciò che dai, nel bene o nel male, torna sempre indietro, e per ogni cosa c’è uno scotto da pagare. Il tuo amore è tutto ciò che ho ancora di buono al mondo, ma è la tua felicità la cosa più preziosa. Quando t’ho sposata ho  giurato di proteggerti, ed è per tenere fede a quella promessa che ora me ne vado. Ho già rovinato la tua vita, forse andandomene riuscirò almeno a rendere migliore quella del nostro bambino, o della nostra bambina. Ho sporcato il nostro amore con le bugie, e te ne chiedo perdono. Me ne vado, ma sappi che sarò sempre con voi. Perdonami, se puoi.
 
 
 
Ti amo.    
 

Tuo Remus.
 


 
 
 

 
 
 
 
Ehi gente :) ! Siamo tornate! Spero che non v'abbia depresso troppo, il capitolo, già l'argomento in sè per sè è tristino, poi arrivo io ^^"...Sorellona, te che dici ^^ ? No sorellona, basta Nutella, povero lupo, gli stai rovinando tutto il pelo >.< !!

hei! per una volta che non faccio niente >.< salve gente! io appena l'ho letto piangevo,è veramente triste ..e il prossimo lo sarà di più XD ç__ç

Ah no ?! Ma se l'altro giorno l'ho dovuto cacciare in ammollo che sembrava il Golem d'argilla >.< !! In ogni caso, già da un po’ mi frullava questo pezzo rap per la partenza di Remus e beh, eccolo qui :) ! Viene da "Amore Infame", del Club Dogo: anche se non amate il rap, ascoltate bene le parole...Vabbè, poi Guè è un gran figo ma è un altro discorso *-*...Oh sorellona, che canzone era quella dell'altra volta o.O ?

 

Quale delle tante? Dici la figura di cacca che ho fatto sull'autobus ascoltando "Fuoco nel fuoco" pensando a Remus?

 
Sbav *ç*...Ehm, no quella no, non traumatizziamo i nostri poveri lettori ^^" ( che se scendiamo nel dettaglio ci cacciano fuori a pedate o.o ) Intendevo quella del quinto capitolo XD...
 

Ahhhhhh sorry :3 “Lui e lei”, Paolo Meneguzzi :) si e la prossima ? vi dico solo Laura Pausini ^^ e non dite che sono fissata XD

 

Col lupo sì, ed io pure *ç*...Comunque la depressione durerà per...Boh ^^" ! Questo capitolo, il prossimo, quello dopo...Poi basta, avremo pietà dei vostri cuoricini u_u...siam buone noi XD, come il lupo alla Nutella *-*...


Oh si tanto il mio cervellino si sta spremendo per fare una cosa triste (come si è visto non è il mio campo u_u )
 

* E mentre lei si spreme il cervello io vado a coccolare il lupo *ç*... * No dai, so già che ti verrà benissimo, sorellona :) ! Vi salutiamo, gente! Dora, riemergi da quel let...Ehm ^^" sì insomma alzati e
saluta u_u...

 

*Si alza di malavoglia * Salve gente un saluto e mi raccomando una recensione è più che gradita !
 

  

 
 
 
 
  
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