Note dell’Autore:
Questa storia ha partecipato al Contst OST - Contest II, indetto da Talpina Pensierosa.
Il contest prevedeva di pescare e canzoni ed, in base alle sensazioni
scatenate, scrivere una fanfiction o un originale. Io ho scelto
un'originale; sono tre momenti (corrispondenti a 3 capitoli) della vita
dei due protagonisti (Regen e Liam); sono stati
usati tutti i prompt e con ognuno di loro è stato fatto un
“capitolo”, un
“momento” diverso della loro vita.
Ho trovato alcune (per non dire tante) difficoltà nello stendere la storia e
tuttora non mi convince del tutto (soprattutto l’utilizzo dei prompt). Ho
voluto usarli tutti e tre, anche per una questione di precisione. Spero che il risultato non sia
troppo orribile.
Avvertenze: Shonen-Ai (il rapporto tra i protagonisti è
non ben definito ma si avvicina molto ad
un rapporto amoroso vero e proprio, ma non vi è NESSUNA COMPONENTE SESSUALE)
Prompt: ○ A3 (Theme of Natsu, from Fairy Tail);
○ B15 (Green
Death, from How to train your dragon);
○ C21
(Hawaiian Rollercoaster Ride, from Lilo and Stich).
Freedom
Prompt: B15
Caddi. Di nuovo.
“Maledizione!”, pensai tra me e me, “Devo farcela! Devo rimanere vivo!”.
Più veloce, con foga, senza fiato.
Fuggivo
dagli orrori della guerra; fugavo quelle maledette immagini dalla mia mente.
Tra i cespugli, lontano il più possibile dalla battaglia; ma sentivo il fragore delle lame incrociarsi,
urla d’incitamento e quelle strazianti di coloro che cadevano.
Il sudore
mi scorreva lungo la schiena e sulla fronte, ero terrorizzato.
Nessuna speranza, se non la fuga.
«Fermati
maledetto umno!» gridavano.
Sono solo
un caduto, un’anima dispersa tra le ombre e gli orrori di questo cruento mondo;
anelavo la pace mentre tutt’attorno è l’inferno più nero.
Un solo
pensiero.
“Via da questo
tempo e da questo luogo!”.
Corro
sempre più veloce, mi inseguono; sono troppi.
Paura, vivida e imperiosa.
“Via, via
di qui! Lontano da paure e oscurità! Lontano da tutto questo!”.
Li sentivo
nitidamente: mi erano addosso! Non c’era scampo!
Caddi rovinosamente. La mia faccia tra le umide foglie del bosco.
Cercai di
trascinarmi via ma ormai la distanza tra me e loro si era annullata.
Non ero
pronto, non volevo morire!
Le loro
risate, le sentivo alle mie spalle!
Mi
trascinai sulle mie ginocchia; con uno sguardo terrificato mi girai per vedere
quanto fossero vicini.
Troppo,
maledizione!
Mi
trascinai carponi per terra, cercando una via di fuga, un nascondiglio,
qualcosa che potesse salvarmi da quei mostri; ma mi avevano già accerchiato.
Potevo
sentire i loro fetidi fiati su di me, la morte stava giungendo con rapide ali
su di me.
Non tentai neppure di scappare, rassegnato, chinai il capo.
Salvation comes in desperate hours!
Il Principe
era arrivato, inaspettato.
Mai il mio cuore fu così colmo di gioia nel vederlo!
«Che fai per terra, strisci?», un
pugnale lanciato aveva fatto indietreggiare uno dei miei inseguitori.
Immediatamente si diresse verso gli
altri due; caricò il fendente cercando una falla nella difesa dei suoi nemici;
non tardò molto a trovarla. Parò di rovescio i loro colpi senza sforzo, poi con
un unico affondo si liberò di loro.
«Alzati, pelandrone! Non è il momento
di dormire!», la gentilezza non è davvero il suo forte.
«Anch’io sono felice di vedervi,
Vostra Maestà!», lo apostrofai con tono sprezzante.
In realtà ero davvero felice di
vederlo, ma non glielo avrei dato a vedere in alcun modo!
«Muoviti! Non lo sai? C’è una guerra
in corso! Devo liberare la Viverna, altrimenti qui finiamo tutti nei Campi
Elisi!», quindi mi tirò come su sacco di patate e mi pose sul suo cavallo.
Galoppava veloce, facendosi strada tra
avversari non troppo temibili: avanzavamo con decisione verso il cuore del
Monte Agicon.
Sentivo i sibili della sua lama
muoversi rapida nell’aria: sul suo volto vi era un sorriso sornione. Nel
combattere metteva la stessa passione pura che dedicava alla propria amante;
anche se qui, sarebbe stato d’obbligo un plurale.
Arrivammo all’ingresso della caverna:
due orchi possenti ci sbarrarono la strada.
Saltò da cavallo con una mossa
fulminea quanto azzardata: la punta della sua lama era affondata nel taurino
collo verdastro del suo avversario. Si ritrasse con sorriso compiaciuto quando
l’altro orco, brandendo una gigantesca ascia, gli vibrò un poderoso fendente
che riuscì a deviare per un pelo, roteando il mantello che venne lacerato in un
istante.
Kingdom
forgotten the light is falling…
Se c’era qualcuno
che poteva salvarci era l’uomo che si stava battendo come una furia.
Soon rising a new Empire…
Il Vecchio
Regno ormai era un lontano ricordo: orde di orchi avevano gettato la
popolazione nella disperazione più oscura. Ombre e male ricoprivano morbosamente
la nostra terra.
Answer our call in desperate hours…
Mai tempi
più neri si furono visti su queste terre, ma io avevo fiducia nel domani.
Avevo fiducia in lui.
A mortal man born in grace
a throne will be prepared for him
light the way with blessed shield and sword
Sapevo, in
fondo al mio cuore, che egli era il nostro Salvatore.
Avanzò con
coraggio contro il mostro e con mosse rapide ed efficaci annientò anch’esso.
Quindi mi rivolse uno sguardo e si diresse verso l’interno.
Buio,
tenebre, caos. Si sentivano rumori per nulla confortanti; non eravamo sicuri
che quella fosse la scelta giusta. Accese una torcia e si fiondò nel cuore
della caverna, con la speranza di vedere la Viverna incatenata al suo interno.
His noble porpoise will guide the battle
Lead all from chaos with shield and faith
Una luce
verdognola in fondo; la luce di una flebile speranza.
Incredibile,
era lì, davanti a noi.
«Ultimo dei
draghi, possente Viverna, abbiamo bisogno del tuo aiuto!»; non udì risposta.
«Ti prego,
anzi! T’imploro! Salvaci tutti! Viviamo in tempi sempre più bui e ora che siamo
stati decimati non abbiamo più la forza di alzarci da soli! Vienici in aiuto in
questa disperazione! Non meritiamo di sparire!»
«Ma voi
avete fatto sparire tutti i miei simili! Perché non dovrei restare qui a
guardarvi morire?», l’aveva colto in fallo.
Strinse
forte i pugni; sguardo deciso, non si voleva arrendere. Non poteva.
«Perché sei
migliore di noi! Siamo stati sciocchi ed egoisti! E anche stupidi! Ma non
accadrà più! Mi fido di te, so che non ci farai del male perciò», estrasse la
sua spada, «con questa spada benedetta, posso tranciare le tue catene!»;
sollevò la spada, impugnandola con entrambe le mani. Disegnò in aria un arco
netto e preciso, catturando la luce della lanterna che bruciava a lato.
Uno stridio
di metallo e qualcosa che ricadeva pesantemente a terra.
Era fatta!
La Viverna era libera.
Dispiegò le
sue enormi ali e spiccò un poderoso salto verso l’alto; la sue possente mole
frantumò la caverna come se fosse di cartapesta, librandosi maestosa nel cielo.
Tutti gli
esseri viventi nel giro di qualche miglia non poterono fare a meno di ammirare
quella splendida creatura che disegnava nell’aria curve ampie e faceva vibrare
la terra con il suo boato.
Quindi fece
un breve giro per le terre vicine, mentre noi cercavamo di uscire dal cumulo di
detriti.
Una folata
di vento improvvisa ci investì, io fui scaraventato indietro e caddi a terra.
Ancora una volta.
«Mortale,
dunque non mentivi», la Viverna era vicinissima a noi; potevamo sentire il suo
alito infuocato e l’odore di bruciato che impregnava l’aria circostante, «ne ho
conosciuti di uomini come te. Vi fate deviare da falsi tesori, seguite spesso
la vostra accidia ed avidità, vinti senza volontà dai vostri vizi.»
Si fermò.
«Vorresti
salvare una razza tanto abominevole?»
Il Principe
era in seria difficoltà. Ma la sua risposta mi sorprese. Era incomprensibile
alle mie orecchie e non capivo perché avesse voluto rispondere in tal modo.
«Ho visto
cadere tutto ciò in cui credevo e tutti quelli a cui volevo bene ora giacciono
a terra, nemmeno hanno avuto una degna sepoltura. Queste terre si sono
trasformate in un incubo. Ma non ci vivrò a lungo in questo infermo; cammino in
un nuovo sogno. Un impero nuovo basato sulla fede e sulla giustizia.»
Pausa.
«Non credi
che siamo già stati puniti abbastanza per i nostri peccati? Decimati, viviamo
tra fame e disperazione, senza sogni né speranze. Se pensi che meritiamo ancora
di soffrire, uccidimi. Sono l’ultima speranza, una flebile fiammella che,
timida, arde nel cuore di noi sopravvissuti».
Continuare
credo gli costò molto; persona orgogliosa che si mostrava forte perché voleva
dare forza a tutti noi.
Ma chi la
dava a lui?
«Credono
che sia io colui di cui la leggenda narra».
Abbassò gli
occhi; sorriso amaro.
«Personalmente,
non lo credo affatto, ma faccio buon viso a cattivo gioco. Non voglio che perdano
anche questo e perciò mi batto per loro e, per questa ragione, sono qui,
davanti a te, inerme, senza difese, vinto e ti supplico di aiutarmi!» l’aveva urlato.
Sì, l’aveva
urlato con quanto più fiato in gola.
Incrociò lo
sguardo con il possente drago; rispetto, orgoglio, tensione. Sì, l’aria attorno
a loro era elettrica.
Quella muta attesa mi snervava e dentro di me speravo davvero che la Viverna
potesse accogliere la nostra richiesta.
Il tempo
sembrava fermarsi, dilatarsi; in lontananza il grido degli orchi che avanzavano
inesorabilmente.
Aspettavo
ansioso un cenno di quella magica creatura con una morsa allo stomaco: ci
avrebbe incenerito o sarebbe arrivati gli orchi a finirci?
Live in silence, alone
Into a cave
Finally find a salvation
That Spirit will be leaded by the Hero
Together flew on high
They take us away from fears and shadows
Light the way
A new World will rising
Calling Heaven
Quella
stupida canzone non se ne voleva andare dalla mia testa; speravo tanto ma la
mia razionalità mi impediva d’illudermi.
Poi,
l’inaspettato!
«Mortale,
vedo in te nobili propositi. Il tuo spirito è forte ma il tuo cuore è pieno di
paure; ma con onore e coraggio affronti il domani, con spirito di sacrificio e
fede fronteggi le avversità. Sarai tu a guidare l’umanità verso giorni migliori
e io vedrò una nuova razza, degna di calpestare queste meravigliose terre»,
quindi si fece montare dal Principe Regan ed insieme andarono incontro alla
battaglia.
Il cielo,
che fino ad allora era di un colore sangue, cominciò ad aprirsi ad un azzurro
intenso; non più nuvole nere ma candide, come il domani che ci attendeva.
Quel giorno
vidi tutta la potenza di una creatura della Religione Antica, della Grande
Madre Terra che avevamo ripudiato e ucciso.
Ora
rinasceva sotto i miei occhi; dal blu del cielo, al verde delle piante che,
magicamente, da secche e bruciate, divennero rigogliose, imperiose e verdi.
I fiumi,
che fino ad allora erano letti aridi di crepe, ripresero a scorrere con tutta
la loro forza e l’acqua cristallina riprese a portare linfa vitale alle nostre
terre che, tanto scioccamente, avevamo avvelenato con la nostra cupidigia e
superbia.
Gli orchi
furono ricacciati ai confini dal mondo conosciuto e, con loro, tutta la devastazione
e la desolazione.
Era bastato
quel unico essere a salvarci tutti ma il suo aiuto non era arrivato per pura
carità: dovevamo imparare una lezione preziosa.
Mai più gli
errori del passato. La Grande Madre non doveva essere dimenticata: rispetto per
la natura e per se stessi.
Corsi di
nuovo verso la battaglia stavolta, contro il mio istinto di conservazione,
contro la mia vigliaccheria; fuoco, acqua, aria, fulmini, la natura tutta
contro gli immondi invasori.
Il
risveglio della Terra corrispondeva esattamente con il declino degli orchi: la
Viverna ci stava riportando alla vita, alla speranza, a una nuova vita.
Mai nessuno
avrebbe potuto prendersi gioco degli immensi poteri della natura.
Davvero la
Salvezza arrivava nei momenti più disperati.
Dopo
migliaia e migliaia di morti, finalmente, la pace.
L’inferno
era stato spazzato via; l’aria non era metallica e acre, non sapeva più di
sangue.
Ma solo un fresco profumo, quello della libertà, di una nuova vita, di un nuovo
regno.
* * *