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Autore: Backyard Bottomslash    05/12/2011    1 recensioni
Il tutto è ambientato in seguito a quanto accaduto nella 3x7 tra Quinn, Puck e Shelby, ma è pur sempre frutto della mia mente malata. Credo, inoltre, che la svilupperò in più capitoli.
Cosa passerà per la testa di Quinn dopo le rivelazioni di Puck? Il ragazzo continuerà con caparbietà a "corteggiare" la professoressa? E come agirà Shelby?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Un po' tutti | Coppie: Puck/Quinn
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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2. Starlight


La biologia non era decisamente il suo forte. Lo sapeva lui, lo sapevano i suoi compagni di corso e lo sapeva bene anche Shelby Corcoran. Dunque, in un certo senso, si sentiva addirittura legittimato a fissare inespressivo la nuova professoressa. La sua attenzione era calamitata da quelle curve, da quel corpo che, nonostante avesse già posseduto, ancora bramava. 

Ripensò a quella giornata della settimana precedente e, senza poterlo controllare, un sorrisino malizioso colorò il suo viso. 

Ripensando a quel giorno, però, non poté fare a meno di focalizzare davanti ai suoi occhi quanto avvenuto, poco dopo, con Quinn. Qualcosa in lei non andava ed era palese a tutti da tanto, troppo tempo, ma avevano deciso di svegliarsi da quel torpore collettivo solo quando erano rimasti accecati dall'improbabile tinta fucsia che la ragazza aveva sfoggiato il primo giorno di scuola. Quando la vide conciata in quel modo il suo primo pensiero andò alla lunga chioma dell'ex capo cheerleader, caduta vittima di un taglio netto in quel di New York. La memoria andò a qualche anno prima, quando ogni momento era quello opportuno per sentire quel profumo di vaniglia che emanavano, quando avrebbe fatto di tutto pur di guadagnarsi almeno uno di quegli splendidi sorrisi che solo lei era in grado di regalargli. 

Pian piano il sorrisino malizioso di poco prima lasciò spazio ad un'espressione decisamente più seria sul volto del ragazzo.

 

*****

 

Santana e Brittany si trovavano a pochi banchi di distanza e, nonostante non fossero un granchè interessate da ciò che le circondava, notarono immediatamente quel volto pensieroso e non passò molto tempo prima che si aprissero le scommesse:

 

"Non dite cretinate! E' impossibile che stia ascoltando la Corcoran. E non lo dico per sminuirlo o cose del genere… E' che proprio non può! Dei recenti studi sul suo cervello hanno dimostrato che il suo unico neurone si è suicidato tempo fa: non riusciva a sopportare la solitudine…"

 

L'ispanica non perdeva mai l'occasione per mettere in bella mostra la sua "stronzaggine"  e, nonostante tutto, bisognava ammettere che lo faceva con una nonchalance più unica che rara. Un'ironia, la sua, che era davvero impossibile non cogliere. Eppure c'era una persona che ci riusciva alla perfezione e che, anche per questo, Santana non poteva fare a meno di adorare. 

 

"E' vero! Io ho sentito dire che al suo funerale non c'era nessuno! Sarei andata io, ma per farlo dovevo entrare dal suo orecchio e non ho trovato la ricetta della pozione per rimpicciolirmi."

 

La reazione di tutti a quelle parole fu la solita. Prima che potesse scoppiare l'ilarità generale la mora fulminò i suoi compagni con uno sguardo e prese ad accarezzare la mano della bionda che, ignara di tutto, continuava a sorridere ed a masticare rumorosamente il suo chewing gum. 

 

*****

 

Tra un'ipotesi e l'altra l'ora di lezione scivolò via velocemente e come era solito fare Puckerman uscì dalla classe per primo, andandosi a posizionare poi a qualche armadietto poco distante dall'aula. In quel modo poteva ammirare Shelby con più calma, senza farsi notare... Senza il rischio che LEI lo notasse. Era evidente, infatti, che la Corcoran non gradisse particolarmente quelle attenzioni, soprattutto, se in presenza di altri.

In effetti il ragazzo poteva anche comprendere le sue ragioni nel non voler portare avanti quella relazione iniziata in modo clandestino: sarebbero rimasti coinvolti in un vero e proprio scandalo, probabilmente lei sarebbe stata licenziata e chissà, magari, ci sarebbero state ripercussioni anche sulla piccola Beth.

Ma allora perché? Perché si era lasciata andare tanto facilmente solo pochi giorni prima? Questa domanda gli frullava nel cervello da una settimana ormai perché, in fondo, lui non credeva minimamente alla storia del momento di debolezza.

La vide procedere proprio nella sua direzione e prima che potesse continuare per la sua strada, ignorandolo completamente, decise di accompagnarla nella sua frettolosa camminata.

 

Puck hai lezione. Dovresti essere già in classe.”

 

Shelby sembrava quasi esasperata dai continui appostamenti del ragazzo ed il suo tono di voce non nascondeva affatto quella fastidiosa sensazione.

 

Wow... Credevo che avessi dimenticato il mio nome.”

 

Se la madre di Rachel era infastidita non si poteva affatto dire che Puck fosse da meno. Provava qualcosa per quella donna, ma non gli piaceva il modo in cui lo trattava, quel tono di sufficienza che sembrava venir fuori in automatico quando si ritrovavano a parlare, quasi fosse pre impostato.

Ok, magari invaghirsi della nuova professoressa, nonché madre adottiva di sua figlia, non era stata la migliore delle sue idee, ma non meritava quel trattamento ed aveva intenzione di chiarirlo uno volta per tutte.

 

Shelby si volto verso di lui, posizionandosi proprio davanti al ragazzo in modo che non potesse proseguire oltre e, come se avesse compreso le sue intenzioni, rilasciò un sospiro che sembrava volergli dare il consenso a parlare.

 

Senti... Posso tentare di capire il tuo punto di vista, ma non mi piace questo modo di fare. Certe cose si fanno in due, ma ok! Ci vuoi mettere una pietra sopra e va bene... Solo, se continuerai ad evitarmi in questo modo la gente inizierà a credere che sia un appestato o che abbia iniziato a guardare Disney Channel... ed onestamente non saprei scegliere quale delle due sia la migliore.”

 

A quelle parole Shelby non riuscì a trattenere un piccolo sorrisino, ma prima che potesse iniziare a parlare fu interrotta dal suono della campanella. Suono che la riportò alla realtà e, di conseguenza, le fece tornare alla mente il fatto che, in quel momento, la stava attendendo un'aula piena di ragazzini svogliati.

 

Io... Devo andare.”

 

Si limitò a dire e così continuò dritta per la sua strada mentre un Puck più che mai deluso la guardava allontanarsi. Pian piano prese vita sul suo volto un'espressione a dir poco contrariata che, consequenzialmente, lo portò a scuotere la testa.

I corridoi erano ormai quasi deserti, fatta eccezione per quei pochi che avevano deciso che quell'ora non l'avrebbero dedicata a seguire la lezione di uno qualsiasi dei professori del McKinley.

Mentre guardava ancora nella direzione verso la quale si era allontanata la Corcoran vide una figura a lui molto familiare. L'espressione di Puck divenne di colpo più preoccupata quando si accorse di Quinn che, a testa bassa, apriva la porta del bagno delle ragazze.

Aveva l'ipod tra le orecchie quindi rinunciò a chiamarla già in partenza. Poco dopo però la bionda alzò il viso... Era più che evidente il fatto che poco prima fosse stato segnato da alcune lacrime e senza fare una piega lo salutò con un sorriso. Un saluto che Puck ricambiò facendo altrettanto, ma il ragazzo non impiegò molto tempo per accorgersi che quel sorriso non aveva nulla a che vedere con quelli che era solita regalargli tempo addietro. Era spento, stanco, privo di una qualsiasi emozione... Semplicemente non era il sorriso di Quinn.

 

*****

 

Trascorse anche quell'ore seguendo una lezione che però non stava ascoltando veramente. I pensieri erano altrove e Quinn se ne accorgeva, lo sapeva, ma non aveva voglia di dissuaderli.

Uscì dall'aula prima ancora che la lezione finisse e infilò nuovamente le cuffie del suo iPod tra le orecchie, impostando la stessa canzone che stava ascoltando dall'inizio della giornata: Resistance dei Muse. No, non era decisamente il suo genere, ma i ragazzi l'avevano cantata durante le prove del Glee Club la settimana precedente e da allora non se l'era più tolta dalla testa.

I corridoi iniziarono a riempirsi nuovamente con una lentezza quasi spasmodica seppur inesorabile. Camminava in completa solitudine, prendendosi qualche spallata di tanto in tanto. Aveva trovato in quella canzone come un rifugio, qualcosa che la allontanasse dal caos che c'era tra i corridoi del McKinley come tra le strade di Lima. Ed ignara di quanto stesse accadendo oltre quelle cuffie continuava a camminare come in una scena al rallentatore.

Quando, però, girò l'angolo si trovò dinanzi ad una scena che non avrebbe mai neanche immaginato di vivere: un uomo alto e dalla stazza prorompente era piazzato al centro del corridoio. Aveva in dosso la classica giacca della squadra Football, ma non era quella dei Titans, e tra le mani una pistola che puntava nella direzione opposta a quella di Quinn.

La ragazza si fermò di colpo, impaurita e shockata. Non riuscì a pensare a nulla per almeno cinque secondi: il tempo necessario a realizzare che sarebbe dovuta scappare da dove era arrivata. Prima che potesse portare a termine il suo piano mentale venne, però, bloccata da uno sguardo pieno di terrore proprio come il suo, ma a lei troppo caro perchè potesse scappar via come se nulla fosse.

Puck era dall'altra parte del corridoio in preda al timore proprio come tutti gli altri eppure il suo sguardo sembrava le stesse implorando di correre via, di mettersi in salvo!







Note: 
Ho ovviamente preso spunto da una celebre puntata di One Three Hill, però penso di essermi discostata abbastanza da quelle scene con le mie descrizioni.
Se così non fosse, liberi di prendermi a pomodori.
Baci.

   
 
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