Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: ryuzaki eru    05/12/2011    6 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


14. He ed Elle...

(Dal capitolo precedente)
Lui era lì.
Era già lì.
Seduto come sempre.
Solo.
E Leggeva.
Sul tavolo non c’era nulla, solo i menù.
Ed Elle leggeva ed aspettava… Aspettava Emma.
Lei rimase un attimo ferma. Poi avanzò, senza dire nulla.
Lui alzò lo sguardo e la vide. 
Emma raggiunse il tavolo, mentre lui continuava a fissarla.
La osservò togliersi il cappotto e sedersi.
Quando gli fu di fronte e lo guardò negli occhi, Elle finalmente parlò «Ciao, Emma.»
«Ciao, Ryuga.»
Era strano chiamarlo così... Elle... Ryuzaki... Già era una cosa incredibile poterlo salutare veramente... Ma chiamarlo Ryuga non le veniva esattamente naturale. Non sembrava lui...
«Sei in anticipo. Sei riuscito ad occupare un tavolo…» proseguì Emma.
«Anche tu sei in anticipo.» rispose lui serio, non commentando la faccenda del tavolo.
«Già…» tentennò appena Emma. Ma si riprese all’istante con la sua naturale e consueta tranquillità «Allora… Ho parecchia fame… » e allungò lo sguardo ai menù sul tavolo «vediamo un po’…» e ne prese uno.
Elle ricominciò a leggere il suo libro.
«Tu hai già deciso cosa mangiare?» gli chiese Emma, osservandolo .
«Sì.» le rispose lui senza sollevare lo sguardo dalle pagine del suo libro, rigorosamente ricoperto da una copertina rigida e senza scritte.
Non voleva mostrare cosa stesse leggendo? Forse…
Quando Emma ebbe deciso il suo pasto chiamò il cameriere.
Elle non sollevò gli occhi neppure quando quello arrivò al loro tavolo.
«Salve. Prego, cosa volete mangiare?» Chiese loro il ragazzo.
Elle alzò semplicemente lo sguardo verso Emma. Fu solo un breve accenno, senza parole… E lei capì che poteva ordinare per prima…
Piccoli gesti…
Latenti attenzioni, contenute e discrete…? Forse… O forse no...
La cosa più importante fu certamente che lei capì cosa lui intendesse dirle con quel semplice sguardo. E forse non lo capì solo perché lo “conosceva” già da tempo… Il fatto che Emma sapesse molte cose di lui era un aiuto enorme in quel senso, ma non era, evidentemente, tutto… Trovarselo di fronte ed interagirci erano un’altra cosa… La realtà è un’altra cosa… Lo è sempre…
E così Emma, ricambiando solo lo sguardo, prese la parola, iniziando a sciorinare al cameriere cosa volesse.
Come lei iniziò, Elle poté tornare tranquillamente al suo libro. Poté tornarci “tranquillamente”, serenamente, senza dover spiegare, per l’appunto…
«Dunque… Questo qui… Il cheese-burger con insalata, pomodori, ketchup e maionese… questo qui senza cipolla, per favore. Ed una porzione maxi di patatine fritte. Da bere una birra media. E grazie.»
Solo allora Elle si rivolse al cameriere, guardandolo «Salve. Del melone. Un trancio di cheese-cake, uno di torta panna e fragole, uno di saker e tra un po’ un caffé. Per il momento basta così, grazie.»
«Ok…» Commentò il cameriere, finendo di scrivere le ordinazioni leggermente perplesso, evidentemente per le richieste di Elle… «Però… Il melone lo serviamo col prosciutto… Mi scusi… questo è un bar molto affollato, quindi abbiamo necessariamente regole abbastanza rigide sui fuori-menù e le richieste personali… Non possiamo fare cambiamenti, altrimenti il servizio si rallenterebbe troppo… Specialmente in orari di punta. Sono spiacente.»
«D’accordo.» rispose Elle.
«Ehm… Quindi lo vuole lo stesso il melone col prosciutto, oppure no…?»
«Certo. Lo prendo lo stesso.» ed alzò lo sguardo verso Emma, ancora una volta, la quale ricambiò impercettibilmente…
La precisazione del cameriere era stata superflua, agli occhi di Elle, il suo “d’accordo” implicitamente e sinteticamente esprimeva già il resto, cioè il suo assenso su tutta la linea… Emma lo sapeva…
Il ragazzo, comunque, andò via ed Emma ed Elle rimasero di nuovo uno di fronte all’altra, soli, a parte naturalmente il resto della fauna di studenti che li circondava rumorosamente…
«Vuoi mostrarmi la documentazione di cui mi hai parlato ieri?» chiese lui a bruciapelo, arrivando diretto al punto, senza perder tempo.
«Sì, certo! Non abbiamo ancora informatizzato tutto, ma quello che ho portato dovrebbe essere sufficiente…» rispose lei, mentre già sfilava il portatile dalla tracolla.
Lo poggiò al centro del tavolo, sul lato verso la finestra, cosicché entrambi potessero vedere lo schermo e lo accese.
Ci mise un po’ ad avviarsi…
«È lento.» commentò Elle.
«Lo so. Non posso permettermi un Appl… ehm… un I bite…» farfugliò Emma.
«“Apple”. Cos’è, un tuo modo di chiamarlo?»
Non ti sfugge proprio nulla eh… «Diciamo di sì. È il suo nome nel mio mondo.» rispose lei, sincera e sorridendo.
La schermata del desktop finalmente arrivò.
He. In tutto il suo fascinoso, intrigante e nello stesso tempo divertente aspetto, seduto a gambe incrociate e col cappuccio della felpa nera tirato sul capo, e sullo sfondo, nell’angolo della stanza buia, la giovane ragazza che lo osservava… He campeggiava sul pc di Emma…
Be’… Se non poteva esserci Elle… Emma aveva optato per He
Elle inclinò lievemente il capo in basso ed osservò lo schermo attentamente, con un’espressione vaga… un impercettibile ed ingenuo sorriso sulle labbra? Forse… impercettibile…
Poi ritornò su Emma, non modificando di molto quell’espressione.
… Ora sembra l’Elle buffo…quello quasi “bambino”… Mamma mia… Quanto lo adoro…
«Io lo adoro… Intendo He… » disse Emma «Ora l’ho letto tutto e posso dirlo con certezza!»
«E perché lo adori?» le chiese Elle candidamente.
«Perché mi fanno impazzire i disegni, perché lui ha un carattere assolutamente fantastico, perché è “giusto”, a modo suo ed in modo anticonvenzionale e contro le consuete regole. Perché fa la cosa giusta anche se con mezzi poco ortodossi. Perché ha il coraggio di farla, sfidando le ire e le incomprensioni degli altri. Perché il fine per lui giustifica i mezzi, anche se i suoi mezzi non sono poi così agghiaccianti, ad osservarli bene.» rispose lei.
«Sono d’accordo.» Rispose Elle serio, continuando a guardarla.
Ad Emma brillarono gli occhi.
Adorava parlare dei suoi idoli con chi poteva condividere i suoi stessi pensieri e non la prendeva come una ragazzina infantile, ma anzi la ascoltava seriamente. E quindi si fece coraggio «Ci sono anche altre cose che mi piacciano di lui…»
«E sarebbero?» le domandò Elle, con vaga curiosità e con gli occhi sgranati, portando il pollice sulle labbra, con la faccia da bimbo…
Ed Emma iniziò, a briglia sciolta…
Arrivarono le ordinazioni ed iniziarono a mangiare…
Ed Emma continuò a parlare di He, come aveva parlato un tempo di Elle…
Continuò a parlare di He con Elle… Elle che ora la ascoltava attentamente, spulciando il suo melone, mentre lei chiacchierava, faceva riferimenti al manga, ai vari capitoli, alla giovane ragazza, agli altri personaggi, e addentava il panino…
«Uscirà la prima puntata dell’anime la prossima settimana.» commentò lui ad un certo punto e spostò lentamente con la forchetta il prosciutto dall’ultima fetta di melone, accantonandolo al margine del piatto, dove ne aveva fatto un mucchietto…
«Siiiiiì!!! Lo so e non vedo l’ora!» disse Emma. «Chissà che voce gli daranno… La voce è importante! Con tutto il mistero che la sua figura trasuda  deve avere una voce azzeccata… Ah…ecco un’altra cosa che adoro… Il mistero che lo circonda, lo pseudonimo He… Adoro questo. Il fatto che nessuno lo conosca…» concluse Emma, guardando Elle in modo leggermente diverso… Poi prese una patatina, la immerse nella maionese e la mise in bocca.
«Uhm.» fu l’unico commento di Elle.
Emma osservò il piatto di lui, che aveva quasi finito il suo melone. Allungò la forchetta «Impazzisco per il prosciutto.» e senza attendere un commento e senza vergogna prese tutte le fette ammonticchiate dal bordo del piatto di Elle.
Aprì il suo, ormai, mezzo cheese-burger e ce le mise dentro, lo richiuse e ne diede un altro morso.
Lui la seguì in questa operazione e poi ritornò all’ultimo pezzo del suo melone, come niente fosse.
«Se He esistesse, se tu potessi incontrarlo… cosa faresti?» chiese improvvisamente Emma.
«La mia esistenza è incompatibile con la sua.» rispose freddo Elle, spostando il piatto ed attaccando la saker, con la forchetta in punta di dita.
«Certo che lo è, parlavo per assurdo… Intendevo dire, se tu potessi catapultarti nella dimensione del manga He, nella dimensione parallela del manga He…» e finì le patatine prendendo con le mani le ultime rimaste, intrise di ketchup…
«Appunto. Avevo capito. Ti ho già risposto: la mia esistenza sarebbe incompatibile con la sua.» un altro boccone di torta…
«Certo che avevi capito… Sono io che sono un’idiota…» Sarebbe incompatibile perché He è un ladro, alla fine, uno che decurta cifre immense ai più grandi evasori fiscali del mondo… e tu sei Elle, un detective… ed anche se He agisce sotto l’egida della giustizia e devolve al fisco le immense cifre che decurta, per risanare i bilanci e favorire così tutte le iniziative sociali,  tu dovresti dargli la caccia ugualmente… O forse no… «…Be’, però secondo me potreste trovare un modo di convivere…» concluse Emma. In fondo He non è Kira… Lui non uccide nessuno…
E così concesse ad Elle un’altra delle sue “pillole” di ambiguità sull’identità di colui che aveva di fronte.

«Deduco dunque che per te sia chiaro il motivo per cui io ed He saremmo incompatibili, almeno in teoria.» eccolo che ritornava, l’Elle inquietante e granitico…
Emma sorrise «Be’, immagino solo che, qualunque siano le difficoltà, potreste trovare un punto d’incontro, tu e lui. Un punto d’incontro, pratico e reale. “Basta volerlo”. Per lui sarebbe solo un’altra sfida, e credo che lui direbbe semplicemente “Io adoro le sfide”, no? Tu cosa gli risponderesti in quel caso?» lo incalzò Emma.
Emma che incalzava Elle… Uno strano, anzi stranissimo sketch…
Elle scartò lentamente il capo di tre quarti, i neri capelli andarono quasi a coprirgli gli enormi occhi lavagna, che brillarono intensamente e la fissarono, in modo ostinato e quasi irruente…
Come? In che modo? “Chi” era veramente quella ragazza che lo incalzava così? Così come nessun altro! In modo diretto, quasi insidioso, ma tuttavia scoperto e stranamente non temibile per lui… Forse Elle non ci era minimamente abituato? Forse… La cosa lo stuzzicava? Forse…
Lei non era pericolosa. Anche questo Elle aveva detto a Watari. Questo gli aveva detto il suo intuito. Ed il suo intuito era infallibile…
«Suppongo che gli potrei rispondere che anch’io amo le sfide. Io vivo di sfide. Ma la giustizia non è una moneta, ha una faccia sola.» rispose lapidario Elle.
Già… la giustizia ha una faccia sola… la tua!! Perché tu sei la giustizia, no? Perché il messaggio di Death Note è questo, alla fine. Alla conclusione è la giustizia di Elle a trionfare… Non quella di Kira…
«Hai ragione. Siete incompatibili.» Due personaggi di due manga differenti… entrambi con una visione identica, ma differente della giustizia… Entrambi assolutamente forti e decisi… Siete incompatibili… È ovvio che lo siate… «Sareste in competizione, credo… Mi scusi! Potrebbe portare il caffé, ora? Ne porti uno anche a me, per favore!» chiese improvvisamente Emma al cameriere che stava passando accanto a loro, ed ingoiò l’ultimo boccone del suo panino.
«Sì, probabilmente saremmo in competizione. Immagino che una trama avvincente potrebbe essere uno scontro iniziale, in cui i due protagonisti mostrano le loro capacità ed i loro caratteri, nonché le loro idee.» Ingurgitò un altro pezzo di saker.
Sì certo, perché tu saresti uno dei protagonisti… C’è un non so che di megalomane in questo… Pensò Emma divertita.
Poi Elle continuò a parlare «Sarebbe uno scontro/sfida che potrebbe poi sfociare in una sorta di collaborazione, sotto l’unica faccia della giustizia possibile. Questa potrebbe essere la soluzione più appropriata. Dico questo, perché, trattandosi di una dimensione parallela, credo che le cose non andrebbero né secondo le regole di questo mondo, cioè del mio, né secondo le regole del suo, cioè di quello del manga He.
Quindi suppongo che le cose andrebbero ancora in un altro modo. Si tratterebbe di una terza dimensione ancora, in cui io e lui dovremo convivere. Ma questo non è attualmente un mio problema, perché io sono ancora nel mio mondo. E questo discorso ha l’aria di essere sterile, anche se divertente» Concluse Elle, buttando ad Emma uno sguardo vagamente provocatorio ed iniziando poi la cheese-cake.
«Aspetta, aspetta! Sarebbe una terza dimensione ancora?! Cioè le cose andrebbero diversamente, giusto? Insomma, volendo, tu potresti intervenire e cambiare le vicende del manga di He?! Non so, ad esempio, potresti impedire il suo incontro con la giovane ragazza?» domandò Emma interessatissima…
Elle era forse l’unico a poterla aiutare in quel senso?

«Suppongo che potrei, certo. Si tratterebbe di un’altra storia, un'altra realtà “da scrivere”.» disse lui, molto tranquillamente, guardando la sua torta…
«Ma se fossi “tu” ad entrare nella dimensione parallela di He, cioè se fossi tu l’unico estraneo in quel mondo, non potrebbe essere che magari le cose debbano per forza andare come scritto nel manga? Le cose importanti, intendo…»
«Immagino che in quel caso dipenda dalle regole di quella dimensione in particolare, come ho già detto prima. Ogni dimensione ha le sue, sempre in teoria. Se, sempre per assurdo, potessimo varcare le soglie dimensionali e vivere a Metropolis, dovremmo necessariamente dare per scontato che esiste certamente la vita su altri pianeti, che la cryptonite è verde e che esistono degli esseri immortali in grado di volare e dovremmo convivere con questo assioma, senza poterlo cambiare. Pur potendoci inserire nella vicenda, dovremmo accettare questo aspetto fondamentale.» concluse Elle placidamente.
Emma lo guardava infervorata «E quindi?»
«Quindi, nel caso di una terza dimensione con He e te, ad esempio, immagino che tutto dipenda dall’esistenza o meno, in quella terza dimensione, del “destino”. Perché, alla fine, di questo stiamo parlando. Tu credi nel destino? In questo mondo esiste il fato? Sono gli essere umani a decidere il loro futuro o c’è qualcosa di scritto? Dovresti sapere questo, credo. E non dipende né da He, né da te.»
«E da chi o cosa dipende?» chiese Emma, come una bambina.
«Be’, la razionalità non permette di sondare queste cose. E personalmente ritengo di poter conoscere solo parte delle cose di questo mondo. I cosiddetti Massimi Sistemi non sono tangibili. Tu sapresti forse spiegarmi il significato della vita? E non parlo del suo significato scientifico. Non credo nel soprannaturale, ovviamente, ma non posso conoscere la risposta a questo. Non sono un profeta e onestamente non credo nei profeti. Dunque, posso esprimere la mia opinione: per me il destino non esiste. Chi o cosa abbia stabilito che non esiste e perché lo abbia fatto, non lo so e sinceramente non ho intenzione di sprecare la mia mente nel cercare di capirlo. Di conseguenza non posso sapere se esso esista nell’ipotetica terza dimensione dove tu ed He dovreste, sempre per assurdo, convivere. Ma è un discorso sterile. Tuttavia ti interessa molto…» e la fissò di nuovo, poi finalmente si appropinquò alla torta panna e fragole… L’ultima…
Quindi non posso sapere se riuscirò a salvarti… Non lo posso sapere… Esiste il destino in questa cavolo di "nuova" assurda dimensione ibrida e composita in cui io e te stiamo inspiegabilmente interagendo?!
«È la tua preferita, l’hai lasciata per ultima.» affermò Emma, guardandoselo mentre gustava la panna…
«Sì» rispose lui.
Arrivarono i caffé fumanti.
Emma osservò i piattini. Sei bustine di zucchero in tutto. Tre ciascuno. Ed un cioccolatino a testa. Così si rivolse alla ragazza che glieli aveva potati «Scusi, altre due bustine di zucchero per favore.»
Poi prese il suo zucchero ed il suo cioccolatino e li poggiò sul piattino del caffé di Elle.
Ad Emma in fondo piaceva il caffé amaro, anzi, a dire il vero lo preferiva così… Lo zucchero era una consuetudine alla quale si era abituata quasi per assuefazione sociale… Ma in fondo lo preferiva amaro…

Era tutto normale. Tornava tutto. Uno strano puzzle che iniziava a formarsi da solo, senza impegno…
Lui ci fece caso ancora una volta, ma non disse nulla, come aveva fatto la volta precedente e come aveva fatto con il prosciutto…
«Allora, adesso però magari guardiamo questi dati… se no ti farò perdere un sacco di tempo inutilmente…» Iniziò Emma.
E cominciarono a spulciare i dati, bevendo ciascuno il proprio caffé. Uno dolce e quasi nauseabondo, almeno per Emma… L’altro amaro e nauseabondo, almeno per Elle…
Erano le due e mezza passate ormai…
«Qui manca qualcosa.» disse Elle.
«Sì, lo so. Non abbiamo ancora inserito tutto… Hai ragione, il punto potrebbe essere proprio qui, accidenti… Però non mi ricordo bene…» disse lei pensierosa.
«Potrebbero essere informazioni importanti.» intendeva dire semplicemente che lo erano, importanti, anzi, probabilmente fondamentali, almeno per quella questione…
«Ohi! Che si dice?» esclamò Misao squillante, con un vestitino longuette di lana colorata e delle lucidissime e bellissime calosce. Non pioveva… Ma lei era così.
Emma si girò di scatto. «Ehi! Ma… come mai qui?» chiese all'amica, leggermente presa alla sprovvista.
«Be’, sai, anche io e Kei ogni tanto mangiamo.» disse Misao ridendo. «Sono venuta a prendere qualcosa da portar via.» Poi si rivolse ad Elle «Ciao, io sono Misao.» e gli tese la mano.
Elle la guardò con noncuranza ed allungò stancamente la mano sottile. E la strinse.
In apparenza non lo fece nemmeno in modo così flaccido, come Emma si sarebbe aspettata… Ma in fondo Elle era deciso. Aveva una grande personalità. Era un grande personaggio. E, nonostante la sua riluttanza, in fondo era ovvio che la sua stretta, sebbene disinteressata, fredda e priva di partecipazione, fosse comunque salda…
Ma Emma questo non l’aveva potuto provare, per sua scelta. Non lo aveva ancora neanche mai sfiorato...

«Ryuga.» si presentò Elle.
Misao non chiese nulla, ma disse «Vado al banco ad ordinare, poi torno qui da voi, mentre aspetto che preparino.» e guardò bene Elle… da capo a piedi, ma senza alcuna espressione in volto… e poi si allontanò.
«È una mia collega.» disse Emma ad Elle.
«Lo so. L’hai nominata ieri.» rispose lui calmo.
«Già…» Andrà bene? Misao è stata comunque grandiosa… Non ha chiesto nulla… Però…
E Misao tornò.
Allora Elle, in modo assolutamente inaspettato, con le mani poggiate sulle ginocchia ed il volto inclinato in alto per guardare la giovane ragazza giapponese che era in piedi affianco al loro tavolo, le domandò. «Tu ricordi questo passaggio?» e portò il dito quasi a sfiorare lo schermo del pc sul punto che li interessava.
Misao si piegò appena a scrutare il computer.
«Onestamente no… Però in laboratorio abbiamo tutta la documentazione. Perché non vieni su anche tu e magari lo controlliamo?»
Sempre più grandiosa… Non gli ha chiesto nulla sul perchè lui sia in grado di aiutarci, come in fondo non lo ha chiesto a me…
Emma si intromise «Sì, in effetti sarebbe fantastico… Oggi il prof. non c’è…» e si voltò a guardare Elle. Lui ricambiò lo sguardo «Se per voi non c’è problema, io non ne ho.»
«Ok! Allora quando qui avrete finito ci potete raggiungere su.» concluse Misao pragmaticamente e con l’intento di lasciarli ancora soli per un po’…
Ma Emma, come al solito priva di malizia, aggiunse «Noi abbiamo finito. Possiamo salire anche tutti e tre insieme.»
Poi si morse la lingua… Accidenti… e Kei?! Farà un sacco di domande… Mannaggia a me!!!
Elle si stava già alzando. Infilò il libro nella tasca posteriore dei jeans…
Misao lo osservò ora in piedi…
Alto…
Spalle curve ma larghe…
«Vi aspetto fuori.» disse lui alle due ragazze, in quel momento di silenzio, con una voce limpida e calda, che avrebbe fatto rabbrividire qualunque donna, nonostante il tono incolore, almeno secondo Emma…
«Stop! Aspetta un attimo tu!» Lo bloccò Emma «Non vorrai pagare anche oggi, per caso?! Oggi pago io, chiaro?»
Lui si voltò, con le mani in tasca «Sto risolvendo il vostro puzzle perché mi incuriosisce e perché sono in un momento di stallo del mio lavoro. Tutto qui. Non dovrai pagarmi proprio nulla, “in cambio”. Non avrei mai accettato questo genere di scambio. Non mi interessa. Ma immagino che tu questo lo sappia. Mi sbaglio?» Le chiese serio lui, provocatorio ancora una volta e sempre con quella maledetta voce…
«No. Non ti sbagli. Tu non ti sbagli mai.» disse Emma decisa. Quel suo modo aveva risvegliato in lei  un approccio risoluto e fermo.
«Vi aspetto fuori allora.» ribadì Elle allontanandosi.
Misao guardò Emma con gli occhi di fuori «Cioè… È un tipo assurdo… Fa quasi paura… Io… insomma, se non fosse stato insieme a te, lo avrei evitato accuratamente…»
Ma come… Tu lo adori!!! Tu avevi anche il suo poster nascosto nell’anta dell’armadio!!! Come puoi non trovarlo fantastico ora che ce l’hai davanti! Anche se non lo “conosci” più come prima, tu sei sempre la stessa…
Misao proseguì «Io… Non so… Sembra autistico …ma non lo è, questo è ovvio… Poi ha pagato il pranzo, è stato carino, anche se…»
«Appunto “anche se”. Non ha pagato perché è “carino”. Non è da lui avere queste finezze, semplicemente perchè non è abituato a pensarci... Non so neppure quando abbia pagato, visto che è uscito subito… Ci sarà qualcosa sotto, ma lasciamo stare…» Watari…
Misao proseguì, continuando a fissare Elle attraverso i vetri del locale, Elle che ora era fuori e parlava al cellulare  «Comunque è un tipo deciso, ha un approccio provocatorio con te ed anche tu lo hai con lui… è strano… però…»
«Però?» chiese Emma curiosissima.
«Però forse… in effetti ha qualcosa…qualcosa di incredibilmente affascinante… la voce forse… ma per me prevale l’aspetto inquietante. Insomma quelle occhiaie… Cioè, alla fine ha anche dei bei lineamenti. Ma io non gli avrei mai e poi mai dato confidenza… Solo tu potevi vedere in lui qualcosa o comunque non farti condizionare dal primo impatto… »

 
Ovvio che Misao la pensasse così, ora.
Ma insomma. Onestamente. Quanti tipi strani avete visto nella vostra vita? E a quanti avete rivolto tranquillamente la parola?
Lasciate perdere per un attimo Elle e Death Note.
Lasciate perdere questa storia.
Tuffatevi per un momento di nuovo nel vostro mondo.
Pensate al vostro bar preferito, quello che avete sotto casa o quello che frequentate con gli amici.
Focalizzatelo bene. Le pareti, il banco, i tavoli.
Perfetto.
Pensate di essere lì.
Pensate di scovare una persona qualunque, uno sconosciuto, una persona viva e vegeta del vostro normalissimo mondo, una persona seduta rannicchiata e scalza. E voi li guardate bene quei piedi nudi, che si muovono impercettibilmente. È inverno. È brutto guardare i piedi nudi di uno sconosciuto in inverno. Può essere fastidioso.
Poi pensate di guardare le sue scarpe e di scoprirle vecchissime.
Guardatelo in faccia.
Occhiaie visibilissime. Pupille nerissime e dilatate…
Ma voi cosa pensereste?
Cosa fareste?
Anche se lui fosse gentile ed in fondo quasi normale nei modi, quasi.
Che fareste?
Ve lo dico io.
Pensereste che è un tipo difficile, difficilissimo. Che forse è innocuo, ma che certamente è un po’pazzo o magari un tossicodipendente figlio di papà (ricordate le pupille dilatate) o ancora un senza tetto “ripulito”…
E Misao questo pensava.
Accettava la scelta della sua amica.
Ma questo pensava.
Perché in quel mondo Misao non conosceva Death Note, non aveva imparato a conoscere Elle e la sua meravigliosa, misteriosa e affascinante indole…
Ora vi chiedo: se anche Emma, per assurdo, non avesse conosciuto Death Note, proprio come Misao… in questo caso cosa avrebbe pensato di Elle?
Magari quello che avete pensato voi dello sconosciuto nel vostro bar e quello che ha pensato Misao.

 
Emma rimase un po’delusa. Si era aspettata che Misao si sarebbe messa quasi ad urlare davanti a lui… Era sola nella sua “adorazione” di Elle. Sola.
Sola perché era l’unica.
Ma non ci pensò.
Non pensò che, forse, anche questo poteva in qualche modo aver attirato Elle.
Lei era l’unica a guardarlo con quegli occhi tranquilli.
E lo era perché avvantaggiata da informazioni esterne che esulavano dal suo carattere e non perché avesse qualcosa in più nel suo intimo…

 
È molto triste ma è così. Emma non ci pensa. Elle non lo sa. Ma le cose stanno così.
Ve lo chiedo ancora una volta: siete sicuri che Elle stia indagando su di lei?

 
Misao disse «Ah, Emma, una cosa importante. Ho detto a Kei di non fare domande, di farsi gli affari suoi. Gliel’ho buttata sulla tresca ambigua tra te e Ryuga. Sai che è molto sensibile all’ambiguità… purtroppo…» Sospirò Misao, ma poi riprese «Mi sembrava l’unico modo per fargli capire che non avrebbe dovuto fare domande, né a te né a lui, perlomeno nel momento in cui ci sarà anche lui. Se si immedesima, l’idiota, magari riesce a starsi zitto, se non altro per solidarietà maschile! Dopo magari ti tartasserà, ma saprai difenderti!» e le strizzò l’occhio, complice.
Sempre più grandiosa…
«Sei fantastica…» le disse Emma e l’abbracciò. «Mi sento un verme per non averti raccontato nulla fino a ieri…»
«Falla finita!» la scosse Misao
«Comunque… Kei la deve smettere! Non potete andare avanti così! Lo devo picchiare?!»
«Potrebbe essere un’idea in effetti!» sorrise Misao «Ora vai fuori, da lui… Io prendo il nostro pranzo.»
Emma annuì e uscì…

 
 
Ohi ohi ohi.... lo dico ancora una volta...
Be', per me è fondamentale farli palrare, se non si era ancora capito ;D  Picchiatemi, ma non ce la faccio proprio a trattenermi! Nei miei programmi il capitolo doveva finire con tutti loro nel laboratorio e con qualche altro sketch lì, ma si sono lasciata andare, forse troppo, e quindi lo devo chiudere qui, se no mi sarebbe toccato pubblicare giovedì, perchè nei prossimi giorni non avrò un briciolo di tempo...
Credo che dai dialoghi tra loro si possano giustificare molte cose. Trovo difficile immaginare un Elle che non parla, non chiede, non cerca di capire chi ha davanti... Ma questo lo penso io, ed io non sono nessuno, quindi andate pure giù con le critiche! ;)
He ed Elle... Non potevo non metterli a confronto, un confronto singolare dal quale Emma ha tratto qualche informazione... Perchè, come dice il Cantastorie, o comunque lo vogliate chiamare, Elle è Elle. Ma Emma è comunque allo stesso punto di partenza...
Sono certa che mi verranno in mente altre mille cose da dirvi, ma ora smetto di annoiarvi e mi richiudo nel mio solito bozzolo di dubbi e aspettative sulle vostra opinione ;)
Grazie, grazie, grazie, grazie a tutti di essere ancora qui, di recensire, di seguire, di preferire la mia storia, di leggerla!!!
Alla prossima!!!

Eru

 

 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: ryuzaki eru