Comincio con il
dire che oggi non sarebbe un giorno propriamente adatto per scrivere ma,
considerando le mie scadenze attuali (una volta alla settimana!^^) mi sembrava
giusto e doveroso dirvi cosa accade nel chap. 25. Come ho già detto in una mia
recensione, vorrei sapere cosa ne pensate di una mia fic (è molto corta ed è
sulla sezione fanfic originali) che si chiama “La vita all’ombra di un tiglio”.
L’ho pubblicata un po’ in giro ma fa sempre piacere sentire cosa ne pensa la
gente no?^^ Vabbè, adesso è meglio che vi lascio alla lettura!^^ Bacini Shi*
Capitolo
25.
Cosa c’è di
meglio di una bella cenetta?!
Finalmente, dopo tanto tempo, Amina aveva trovato una vera amica, di quelle che le puoi trovare una sola volta nella vita. Sapeva di potersi fidare ma, in ogni caso, non era lei la persona più adatta da interpellare in una situazione di quel genere. L’unico che poteva sapere qualcosa, che le avrebbe dato qualche consiglio reale, era Orlando. Conosceva da molto tempo Elijah e chi, meglio di lui, poteva sapere come stava? Era seduta su una sedia, in cucina e, presa dall’impazienza, telefonò al ragazzo per fissare una cena, la sera stessa…doveva sapere. Il cellulare di lui squillò per qualche istante finché non rispose.
“Pronto?”
Disse lui, evidentemente indaffarato.
“Ob? Sono io, Amy.
Senti, ho bisogno di parlarti con molta urgenza. Questa sera.” Stava girando in
tondo attorno al tavolo, molto agitata.
“Ehi, calmati!
Dammi il tempo di far arrivare tutti questi input al cervello! Allora, adesso
ricomincia tutto da capo.” Amina sentì un aspirapolvere spegnersi,
probabilmente stava facendo le pulizie.
“Da quando in qua
sei diventato una casalinga?” Disse molto divertita.
“Guarda che devo
premere un solo bottone per interrompere la chiamata!”
“Mamma mia quanto
siamo permalosi!”
“Senti, in questo
momento ho veramente un sacco di roba da sbrigare. Quindi, se non è niente di
importante…”
“No, aspetta!
Ascoltami, vorrei che questa sera venissi a casa mia, così, per parlare un po’.
Ho bisogno di sfogarmi e soprattutto vorrei qualche consiglio sincero e
spassionato da te. Ti va bene? Tanto non credo che la cosa si protrarrà fino a
tardi. Ti prego, dimmi che accetti!”
“Mah, non saprei…”
“Adesso non metterti
a fare il desiderato! Alle 20.00 vedi di alzare il culo, prendere la macchina e
venire qui. Sono stata chiara?”
“Chiara e pulita
come il sedere di un neonato”
“Te l’ho mai detto
che il tuo senso dell’humour fa proprio schifo?” Disse lei ridendo.
“Almeno un
migliaio di volte, solo che mi dimentico sempre! Allora è fatta, alle 20.00! E
vedi di cucinare qualcosa di più decente di quelle polpettine incredibilmente
agliose!”
“Se la cosa non ti
garba, puoi pure mangiare il pastone dei maiali! A me non importa!”
“Anche perché non
vedo la differenza tra la tua cucina e il pastone dei maiali!”
“Qualche volta vedi
di andare a farti fottere!” Aveva assunto un tono di voce calmo, stava
scherzando e lui lo sapeva.
“Ci proverò! Ciao
Amy!”
“Ciao Ob, e vedi di
essere puntuale!”
“Sarò più preciso
del Big Ben! Ciao”
Amina era molto
contenta del fatto che Orlando aveva accettato il suo invito. Come loro solito,
si erano tirati un po’ di cacca addosso ma, in fin dei conti, era più un
rituale che altro. Era stato così sin dall’inizio, persino il primo giorno che
si erano conosciuti avevano fatto amicizia grazie alle loro battutine sagaci.
Quella volta, però, la ragazza non si cimentò in cucine troppo particolari ed
elaborate, così oprò per qualcosa di già pronto, magari del cibo cinese
d’asporto. La cucina orientale le piaceva molto e il suo piatto preferito, in
assoluto, era l’okonomiyaki. Da piccola era appassionata di manga e, dato che
si divorava un fumetto in cinque minuti, aveva cominciato ad apprezzare la
cultura e la cucina giapponese, e orientale più in generale.
Quella sera comprò
alcune sfogliatine di gamberi, il riso alla cantonese, gli spaghetti di soia,
il maiale in agrodolce, il vitello al bambù e una piccola porzione di gelato
fritto. Quando arrivò Orlando, fu piacevolmente sorpreso di vedere tutta quella
roba sopra al tavolo.
“Accidenti, hai
preso da mangiare per un intero reggimento di persone!” Disse lui, dandole un
bacio sulla guancia, in segno di saluto.
“E’ più carta che
altro. Là in fondo c’è una porzione di pesce palla tagliato male…te la metto
nel piatto se fai il cattivo!” Amina lo superò e aprì ogni singolo piatto, che
conteneva una pietanza sempre diversa.
“Cucina
cinese…ottima scelta. Di solito mi piace molto anche il cibo italiano ma, dopo
aver sentito la tua cucina, non ne sono più così sicuro.”
“La porta è da
quella parte, se vuoi gentilmente uscire…” disse lei, indicando l’uscio.
“Dai, mangiamo che
altrimenti si fredda!”
Mentre stavano
mangiando, si era creata una situazione piuttosto surreale. Per rendere
l’atmosfera ancora più irreale, Amina aveva acceso alcune candele che aveva
trovato in casa, che avevano sparso tutt’intorno a loro un dolce odore di cera
profumata. Aveva dato fuoco ad alcuni bastoncini di incenso e, come ciliegina
sulla torta, aveva spento la luce. All’inizio le era sembrata una buona idea ma
poi, visto che sembrava una cenetta a lume di candela, si maledisse. Odiava
sentirsi così a disagio e la stessa cosa valeva per Orlando. Non facevano altro
che scambiarsi dei sguardi fugaci, cercando di non farsi beccare l’uno dall’altra.
Finita la cena, il ragazzo trovò un ottimo espediente per spezzare quell’aria
pesante.
“Senti, io direi
che, dopo una cena pantagruelica come questa, mi merito qualcosa di buono da
bere.” Disse, posando la forchetta sul tavolo e pulendosi le labbra con il
tovagliolo. Sperava con tutto il cuore che lei gli avrebbe risposto per le
rime.
“Se vuoi, c’è pure
l’acqua del rubinetto! E’ gratis, non fa male, puoi berla senza bicchiere!” Nel
sentire queste parole, Orlando fu molto sollevato.
“E ti pareva che tu
non fraintendevi le mie parole! Voglio qualcosa di alcolico, A-L-C-O-L-I-C-O!”
Gli urlò
“Guarda che ci sento
benissimo, B-E-N-I-S-S-I-M-O!” Replicò lei, cominciando a frugare su uno
scaffale.
“Allora, hai trovato
qualcosa?”
“A dir la verità ho
solo questa.” Disse lei, mostrandogli una piccola bottiglietta con un liquido
sul verdognolo.
“Cos’è?”
“L’avevo comprato
quando eravamo andati in montagna. E’ genepì delle alpi. Però non so se va
bene, è abbastanza forte.”
“Ma che forte e
forte! Avanti, versamene un bicchiere. Per i tuoi standard, quella robaccia
avrà come massimo 20°!”
“Non dire che non ti
avevo avvertito.” Lei gli versò un po’ di liquore su un bicchiere; lo ingurgitò
in un secondo. Dopo qualche attimo di tentennamento, cominciò a fare alcune
smorfie. “45°, fatto completamente a mano in un laboratorio artigianale. Ci
credi adesso? Non ti vorrei ricordare che ho fatto anche la barman.”
“Concordo.” Disse,
tossendo. “Allora, qual è il motivo di questa convocazione speciale?”
“Io vorrei chiederti
di Elijah. E’ da molti giorni che non lo sento e vorrei sapere come sta.”
“Adesso sta bene.
Sono andato a parlare con lui due o tre giorni fa, era all’ospedale a trovare
sua madre. Non è che fosse al massimo della forma, però pare che abbia
accettato con filosofia il tuo rifiuto. La cosa che l’ha fatto più soffrire è
stata la tua reazione, credo. Tu mi hai detto che hai cercato di fargli capire
che in realtà non ti amava ma, prova a pensarci, tu come avresti reagito?”
Orlando era ritornato molto serio. Aveva immaginato che Amina l’aveva invitato
solo per avere informazioni su El. Probabilmente non si sentiva ancora pronta
per parlare a quattr’occhi con lui.
“Capisco come ci si
sente. Ho solamente cercato di rendergli le cose più facili. Cerca di capirmi.”
Abbassò la testa. Effettivamente, non si era comportata molto bene.
“Ti capisco. Ma,
anche grazie al sottoscritto, ha deciso di rinunciare per sempre a te.
Dopotutto, noi siamo stelle del cinema, mica possiamo languire solo dietro ad
una donna, no?” Contrariamente a quello che pensò (magari un bello
schiaffone!^^ NdShizuru117), Amina si alzò e l’abbraccio.
“Sei il più grande
rompiscatole del mondo, ma anche tu sai renderti utile! Grazie Ob!”
Il ragazzo si
ritrovò non poco spiazzato di fronte ad un comportamento del genere. Mai e poi
mai si sarebbe aspettato una reazione così…beh, felice. Non che non gli
dispiacesse, diciamoci la verità, però sentiva che la libidine stava crescendo
e, cercando di controllare il suo testosterone, la allontanò gentilmente. Lei,
che probabilmente non si era resa conto di aver fatto una cosa molto sensuale,
lo guardò un po’ contrariata.
“Ehi, non guardarmi
così! E’ solo che…mi dai un altro bicchiere di quell’affare?” Lei fece
spallucce e poi ubbidì.
Il resto della
serata passò molto più tranquillamente. Dopo il secondo bicchiere, infatti,
Orlando ne aveva preso un altro, poi un altro ancora, e un altro ancora.
Insomma, dopo quasi due ore, era ubriaco fradicio. Non era stata quella la sua
intenzione, c’era semplicemente arrivato gradualmente. E come non biasimarlo,
dopo essersi scolato cinque bicchieri di genepì? Amina lo guardava molto
divertita, dando poca attenzione ai suoi discorsi un poco confusionari, finché
non cominciò a parlare di Kate Blosworth, la sua ex.
“Ehi, ma tu la
sapevi che prima di conoscerti ero fidanzato con una tizia che faceva cinema
come me?” Disse lui, fissando il suo bicchiere vuoto.
“No, non mi
interessa il gossip. Che tipo era?” lei era decisamente curiosa. Non leggeva
mai giornali scandalistici e, di conseguenza, non era informata sui
pettegolezzi.
“Era una ragazza
molto bella, bionda. L’avevo conosciuta mentre stavo facendo surf e, tra un
discorso e quell’altro, ci siamo messi insieme. All’inizio andò tutto bene, era
pure un fenomeno a letto, ma poi mi resi conto che stava con me solamente
perché ero famoso. Si inventava sempre delle scuse per venire con me alle
première dei film, per andare alle sfilate, alle feste, per conoscere i registi
e via dicendo. Così, quattro o cinque mesi fa, l’ho lasciata.” Per tutto il suo
discorso, non aveva smesso di guardare il bicchiere.
“Beh, in tal caso
sono contenta per te.” Amina posò lo sguardo su di lui, che la stava guardando
a sua volta.
“Lo sai? Io vorrei
tanto avere una ragazza come te. Qualcuna che non stia con me solo perché mi
chiamo Orlando Bloom, che mi amasse per quello che sono: un ragazzo semplice è
spericolato. Tu sei esattamente come la vorrei; bella, simpatica, intelligente,
tranquilla, dolce, sensibile, non te ne importa nulla del mio nome…”
“Ecco io…” Amina era
stata presa in contropiede. Sapeva bene che lui era ubriaco come una spugna,
però, sentirsi dire quelle cose era sempre un po’ imbarazzante. “Orlando ma
tu…” non riuscì a finire la frase, si era addormentato. “Ti pareva!”
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La mattina dopo,
Orlando si svegliò con un incredibile mal di testa. Aprì gli occhi lentamente
e, solo dopo alcuni istanti, focalizzò ciò che gli stava intorno. Riconobbe
subito quell’ambiente, era la cucina di Amina. Cercò di fare mente locale della
sera prima ma, a parte il suo arrivo e la cena, si ricordò ben poco. Rammendò
di aver bevuto un liquore molto forte e, probabilmente, si era ubriacato.
Quando provò ad alzarsi notò che aveva una coperta sulle spalle. Avvicinò il suo
naso e si accorse che era permeata del profumo di Amina, una fragranza forte e
dolce allo stesso tempo. Mentre respirava a pieni polmoni quel dolce aroma,
notò che c’era una pastiglia sopra al tavolo. Analgesico. Gli venne da ridere,
quella ragazza aveva proprio pensato a tutto. Si alzò di malavoglia e cercò di
andare in bagno, per prendere la medicina.
“E adesso dove
cavolo devo andare?” Spalancò la prima porta che si ritrovò sotto mano e, con
sua grande sorpresa, si accorse di essere finito in camera da letto.
Imprecò sottovoce,
per aver sbagliato stanza…poi, quando la vide dormire, rimase incantato. Il
sole le sfiorava leggermente le guance e la sua chioma rossa risplendeva di
mille riflessi, resi ancora più irreali dal colore bianco candido delle lenzuola.
Sembrava così inerme, così tranquilla e beata, così…dolce. Il suo viso era
rilassato e aveva a malapena le labbra socchiuse. Per un attimo gli parve di
vedere una dea addormentata, in tutta la sua grazia. Si avvicinò lentamente,
senza far rumore. Le scostò un ciuffo di capelli dagli occhi e, cercando di non
svegliarla, la baciò. Fu un bacio casto e puro, fatto soltanto di un leggero
contatto, come se si fosse rotta se avesse premuto con più forza. Sentì quel
dolce profumo di menta, come quella sera quando si era fatto male al dito. Lei
si rigirò nel sonno e lui le accarezzò per un’ultima volta la testa, prima di
ritornare in cucina.
Era frastornato,
persino lui non capiva come era riuscito a fare qualcosa di così dolce e
smielato. Per puro caso, mentre cercava un bicchiere, fece cadere un vaso per
terra, che fece un rumore assordante.
“E’ la fine…adesso
chi la sente?”
Dopo qualche minuto,
vide arrivare in cucina Amina: capelli scompigliati, pigiama di tre taglie più
grandi e un paio di ciabatte oscene. Si era appena svegliata, era evidente.
Orlando pregò con tutto il cuore che il suo bacio non l’avesse svegliata.
“Cos’è tutto ‘sto
casino a quest’ora del mattino?” Disse lei, sbadigliando.
“Ho fatto cadere
quel vaso per terra, è grave?” Rispose lui, cercando di apparire tranquillo e
rilassato.
“No, è solo una
schifezza che mi ero portata via dal mio vecchio appartamento. Allora, il
tavolo è comodo per dormire? Io non l’ho mai sperimentato…”
“Mah, ci sono state
delle occasioni in cui ho dormito meglio…tu piuttosto, fatto bei sogni?”
“E’ da una vita che
non mi ricordo più dei sogni che faccio la notte. Hai già preso l’analgesico?”
“Sì, grazie per
avermelo lasciato lì sopra, così non ho dovuto frugare in giro.”
“De nada. Fette
biscottate, brioche, caffè?” Disse lei, accendendo il forno a microonde.
“Una tazza di caffè
e qualche brioche, in assenza della mia cara colazione inglese!”
Mangiarono in
silenzio, a causa del sonno che avevano ancora tutti e due. Amina era curiosa
di sapere se lui si ricordava qualcosa della sera precedente. Così, con la
scusa di Kate, entrò nel discorso.
“Allora Ob, dura la
vita dopo che hai lasciato Kate?” Lui la guardò stupito.
“E tu come fai a
saperlo? Non mi sembra che ti interessi a questo genere di cose…”
“Me l’hai detto tu,
ieri sera.”
“Andiamo bene! Lo
vuoi sapere qual è il mio ultimo ricordo? Il tuo abbraccio. Da lì in
poi…nisba!”
“Ah, ho capito.
Peccato…” Disse lei, alzando gli occhi al soffitto.
“Cosa?”
“Niente!” Arrossì
visibilmente. Accidenti a lei e a quella lingua lunga che si ritrovava.
“Senti, a proposito
di ieri…ecco, dovrei dirti una cosa.” L’atmosfera si era fatta incredibilmente
pesante. Tutti e due si sentivano come dei pesci fuor d’acqua, senza contare
che avevano assunto un colorito tra il rosso e il viola. “Vedi io…” Orlando era
pronto. Era il momento giusto per dirle quali erano i suoi sentimenti. Non era
sicuramente una situazione incredibilmente romantica ma, in fin dei conti,
doveva farlo finché aveva l’occasione giusta. Stava per prenderle le mani
quando sentì il suo cellulare squillare. In quel momento maledì e benedì quel
maledetto affare: anche se non era riuscito a dirle niente, l’aveva salvato da
un momento incredibilmente imbarazzante.
“Pronto?”
“Ob, sono io! Per
fortuna che ti ho trovato!”
“Elijah?”
“Sì. Ti prego,
dimmi che non sei a casa di Amina!” El era stranamente agitato e Orlando,
guardando la ragazza, rispose.
“Invece sono proprio
lì, perché?”
“Guarda fuori
dalla finestra, senza farti vedere!” Orlando si affacciò e vide un nutrito
gruppo di persone con macchine fotografiche al seguito: paparazzi.
“Ma che diavolo
significa questa storia?”
“Ci hanno preso
di mira dopo che abbiamo scattato quella foto, alla sfilata di Christy. Pensano
che Amina sia la fidanzata di uno di noi due. Quell’idiota della Templeton gli
ha dato il suo indirizzo e i nostri!”
“Ma io a quella là
la uccido! Sono informazioni private!”
“Senti, io adesso
devo veramente lasciarti. Fammi sapere se tu e Amy riuscite a trovare una
soluzione. Io ho la casa circondata di persone!” Elijah riattaccò
bruscamente, lasciando Ob di sasso.
“Cosa è successo,
perché hai guardato fuori dalla finestra?” Chiese Amina, molto curiosa.
“E’ successo un
guaio enorme, dei paparazzi hanno pensato che tu sei o la mia fidanzata, o
quella di El. Ti ricordi di quella foto che abbiamo scattato alla sfilata di
Christy?” Lei annuì “Hanno tirato fuori questa storia dopo di ciò. Hanno invaso
il tuo cortile e, probabilmente, anche quello di casa mia.”
“Chi era stato a
dirmi che era una cosa innocua? Spiegami come hanno fatto ad avere il mio
indirizzo!!” Lei era visibilmente arrabbiata.
“Anne Marie Templeton.”
“Ancora lei? E
adesso che facciamo?”
“Non lo so, bisogna
farci venire in mente qualche idea.”
“Aspettami qui,
torno subito!” Amina andò in camera sua, la sentì parlare al telefono con
qualcuno e, dopo qualche minuto, tornò da lui con un sorriso a trentadue denti.
“Cos’ha escogitato
la tua mente malata?” Disse Orlando, abbastanza preoccupato.
“Tu ed El avete
voglia di cambiare aria per un po’?”
“Questo cosa
c’entra?”
“Beh, se vogliamo
che le acque si calmino possiamo andare via da qui per un po’…per staccare un
po’ la spina.”
“E dove, di
preciso?”
“Ho appena
telefonato a Christopher, mi ha consigliato di andare nella sua casa delle
vacanze, a Firenze!”
“Firenze?” Chiese
lui, un po’ stranito. (Ci sono tante Florence in America. Ricordatevi che
parlano in inglese. NdShizuru117)
“In Italia, scemo!
Che ne dici?”
“Dico che è un’idea
a dir poco favolosa! Amo l’Italia, da quando l’ho vista la prima volta, qualche
mese fa!” ‘E soprattutto amo i suoi abitanti’ pensò, però non lo disse.
In teoria, l’idea di
andarsene era ottima ma, le cose che accaddero una volta là, meritano di essere
raccontate un’altra volta, per la parte importante che rivestirono in tutta
questa storia…una parte fondamentale per l’evolversi delle cose soprattutto
perché là sarebbe successo qualcosa di imprevisto, che nessuno avrebbe
programmato…
CONTINUA…