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Autore: PaNdArAlE    06/12/2011    0 recensioni
E' una storia un po' triste, venuta fuori una mattina in metropolitana, dopo aver affrontato il freddo e la nebbia di Londra! Parla di una ragazza alle prese con il cuore spezzato di brutto, e di quanto sia difficile riprendersi dopo una cosa del genere...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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… Era mattina, finalmente. Non era riuscita a dormire per niente… tanto per cambiare. Non dormiva ormai da mesi. Le ombre scure sotto gli occhi erano diventate una costante, come anche le cose che indossava: sciatte, senza preoccuparsi se fossero macchiate o meno, se fossero stirate o meno, penzoloni sul suo corpo, come a coprire le sue forme, a nascondere quel po’ di grasso in più che aveva messo nonostante non mangiasse, per tutto lo stress e la cioccolata. La pelle, solitamente liscia come porcellana, dava segni di brufoli qua e là. I capelli erano un disastro: non ricordava l’ultima volta che li aveva pettinati, figuriamoci lavati… Al momento, non ricordava neanche l’ultima volta che aveva fatto una doccia… Ma cosa importava? A chi importava?
Alice si avviò verso il suo albero. Lui non c’era. Si sedette ad aspettarlo, e iniziò a pensare a che cosa avrebbero detto le persone che la amavano.
La sua famiglia… Sarebbero stati tristi, si, ma lei aveva altre due sorelle e un fratello che potevano renderli immensamente più felici, quindi non si sarebbero disperati per molto. E loro, beh, loro avrebbero avuto l’un l’altro, sarebbero rimasti uniti, non se la sarebbero neanche ricordata più tra qualche anno, la loro sorellina-ombra, che era andata via di casa prima che loro potessero davvero conoscerla.
Sua nonna la avrebbe rimpianta, se non altro per aver qualcuno con cui conversare, a cui mandare lunghissime lettere via gufo, a cui spiegare antichi e complicati incantesimi e pozioni. Ma si sarebbe consolata: le altre nipoti stavano crescendo, avrebbe trovato qualcuno che prendesse il suo posto.
I suoi amici… Per quanto le costasse ammetterlo, non era mai stata l’anima della festa, quella senza la quale non si vive. Quindi loro sarebbero andati avanti. Certo, gli sarebbe mancata, dopotutto era loro amica da anni, ma si sarebbero stretti ancora un po’ e sarebbero andati avanti… Era già successo, quando avevano perso Seamus… poi Ivonne… per colpa di una malattia che non perdona e che nessun incantesimo è in grado di curare.
Lui stava arrivando: il mantello scivolava lento sul prato, sollevando le foglioline cadute dagli alberi, ondeggiando leggero nella brezza mattutina. La salutò, lei sorrise.
Cosa hai deciso?”
Lei gli porse il viso. Lui si tolse il cappuccio. Lei chiuse gli occhi.
L’ultimo pensiero di Alice fu per Samuel, e di nuovo il dolore le chiuse il petto in una morsa: avrebbe sentito la sua mancanza?
Poi, in un soffio di vento, via. Nulla.
Adesso era una bellissima bambola. I suoi stupefacenti occhi erano vacui, le labbra leggermente dischiuse, i capelli dispersi nella brezza.
E non provava nulla. Non era più schiava del dolore, della rabbia, della frustrazione, della paura. Era libera. Un vago sorriso le distese le labbra, mentre una farfalla passava davanti ai suoi occhi, le ali colorate che si muovevano veloci. Lui le prese la mano, costringendola ad alzarsi. Lei iniziò a seguirlo, priva di volontà.
Senza preoccupazioni, senza problemi, senza paure.
Senza speranze, senza sogni, senza futuro.
Senz’anima. 
  
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